venerdì 26 luglio 2019

02-14-ME03 – Léo MELLIET

LÉO MELLIET


Nicolas Cécile François Melliet, detto Léo è nato a Lévignac-de-Guyenne[1] il 22 dicembre 1843, era un avvocato, massone e politico francese. Fu una personalità della Comune di Parigi e un deputato radical-socialista dal 1889 al 1902.
Militante dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, fu uno dei fondatori del Club democratico socialista del 13° arrondissement dove di solito presiedeva le sessioni e che aderì in blocco all'Internazionale il 25 Novembre 1870.
Viveva, in quel periodo, al numero 71 avenue d’Italie, nel 13° arrondissement. Dopo alloggiò, in rue Victor-Cousin 6, 5° arrondissement. Figurò, infine, in una lista dei principali membri della sezione dell'Internazionale del 13° arrondissement.
Melliet, sotto l'Impero, fu un attivo propagatore del Libero Pensiero, e grazie alla denuncia di un prete, subì un processo e venne condannato a sei mesi di carcere. Fu oratore, come oppositore dell'Impero, nei club della riva sinistra, nel 13° arrondissement e nel quartiere di Mouffetard. Si è anche distinto nel club dei «Difensori della Repubblica».
Il 5 novembre 1870, durante l'assedio di Parigi da parte dei prussiani fu eletto vicesindaco del 13° arrondissement e prese parte alla fondazione del «Comitato centrale della Guardia nazionale», di cui fu membro.
Fu anche un delegato del Comitato centrale repubblicano dei venti arrondissement ed è stato uno dei firmatari dell’Affiche rouge del 6 gennaio 1871, il proclama al popolo di Parigi che denunciava il «tradimento» del governo del 4 settembre ed evidenziava tre parole d'ordine: Requisizione generale, razionamento gratuito, sollevazione di massa, e si concludeva con queste parole: «Potere al popolo! Potere alla Comune!».
È stato, senza successo, uno dei 43 candidati socialisti rivoluzionari per l’Internazionale nelle elezioni dell'8 febbraio 1871 all'Assemblea nazionale nella lista socialista-rivoluzionaria.
Il 26 marzo 1871 fu eletto al Consiglio della Comune dal 13° arrondissement (6.531 voti su 8.010 elettori e 16.597 elettori) e fece parte prima della Commissione giustizia (29 marzo) e poi della Commissione esteri (21 aprile); propose la demolizione della chapelle Bréa ed è stato tra i cinque membri incaricati di rivedere le sentenze della Corte Marziale (24 aprile). Il 2 aprile è stato eletto alla Questura della Comune. Votò per la creazione del Comitato di salute pubblica e ne fu membro dal all'8 maggio.
Per ordine del Comitato di salute pubblica, lo stesso 8 maggio, Melliet fu nominato governatore del forte Bicêtre e vice governatore del forte Thaller. Vi rimase fino al 25 maggio, quando si recò ad organizzare la resistenza del 13° arrondissement, abbandonandolo solamente all'ultimo minuto. Fu responsabile dell'arresto dei domenicani di Arcueil.
Alla caduta della Comune riuscì a fuggire grazie alla complicità di Edmond Turquet[2], allora deputato dell’Aisne[3], che Melliet aveva salvato il 18 marzo e del generale Chanzy; lo recuperarono e lo aiutarono ad attraversare il confine procurandogli un passaporto, "Leo Melliet mi ha salvato la vita quando sono stato arrestato il 18 marzo. Ero suo debitore e fui felice di pagare il mio debito, salvando colui che mi salvò (La Revue pour tous, n. 1, 2 luglio 1871).
Léo Melliet fuggì in Belgio, poi in Scozia, dove insegnò a Glasgow, poi alla Scuola Normale Superiore di Edimburgo, mentre il sesto Consiglio di guerra lo condannò in contumacia, il 17 febbraio 1872, alla pena di morte. In precedenza non aveva subito condanne, tranne il 3 agosto 1870, per un motivo sconosciuto, a due mesi di reclusione, 16 franchi di multa e le spese liquidate a 8,60 franchi più 3 franchi per diritti postali.
L’11 dicembre 1871, a Glasgow, scrisse a all’avvocato Renoult, difensore di Lucipia, circa l'esecuzione dei domenicani di Arcueil in cui ne fu coinvolto indirettamente.
Ecco il ritratto di Melliet ai tempi della Comune, come lo descriveva Edmond Lepelletier
"Léo Melliet era un giovane meridionale pieno di energia, bruno, tarchiato, dal severo aspetto, sguardo serio, sempre vestito di nero, ex commissario capo del procuratore di Parigi. [...] Si è fatto conoscere nei club durante l'assedio. Le sue arringhe, piene di patriottismo, non avevano nulla di arrogante. Al contrario, era uno degli oratori popolari più accurati, esprimendo sempre ciò che intendeva e nient'altro. Aveva, un acume di linguaggio e una fermezza di decisione che lo rendevano apprezzabile nell'esercizio delle sue funzioni amministrative. Era molto stimato come vice sindaco del 13° arrondissement".
Tornò in Francia solo dopo l'amnistia del 1880 e si stabilì a Marmande[4], che sarebbe diventata un focolaio socialista attivo nel sud-ovest dell'Aquitania. Candidato socialista alle elezioni legislative del 1893, senza essere iscritto a nessun partito, ottenne 4.931 voti nel primo turno e si ritirò al secondo. I Guesdisti di Tolosa[5] lo consideravano molto vicino a loro: nel 1896 promise loro di organizzare conferenze collettiviste nella loro città. Nel 1898 aumentò sensibilmente i sui consensi: dopo aver raccolto 6.164 voti nel primo turno, fu eletto al secondo con 9.647 voti come deputato radical-socialista di Lot-et-Garonne all'Assemblea Nazionale.
Non rieletto nel 1902, si ritirò dalla politica attiva e diresse una clinica psichiatrica, morendo a Cadillac-sur-Garonne[6] il 16 marzo 1909.




[1] Nel dipartimento del Lot e Garonna nella regione della Nuova Aquitania.
[2] Edmond-Henri Turquet, Senlis 31 maggio 1836 - Parigi 8 febbraio 1914, magistrato e politico francese.
[3] Dipartimento francese della regione Alta Francia.
[4] Nel dipartimento del Lot e Garonna nella regione della Nuova Aquitania.
[5] Capoluogo della regione della Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, nella Francia Meridionale.
[6] Nel dipartimento della Gironda nella regione della Nuova Aquitania.