LÉO
MELLIET
Nicolas Cécile François Melliet,
detto Léo è nato a Lévignac-de-Guyenne[1]
il 22 dicembre 1843, era un avvocato, massone e politico francese. Fu una
personalità della Comune di
Parigi e un deputato radical-socialista dal 1889 al 1902.
Militante dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, fu uno dei fondatori del Club democratico
socialista del 13°
arrondissement dove di solito presiedeva le sessioni e che aderì in blocco
all'Internazionale
il 25 Novembre 1870.
Viveva, in quel periodo, al
numero 71 avenue d’Italie, nel 13°
arrondissement. Dopo alloggiò, in rue Victor-Cousin 6, 5°
arrondissement. Figurò, infine, in una lista dei principali membri della
sezione dell'Internazionale
del 13°
arrondissement.
Melliet, sotto l'Impero,
fu un attivo propagatore del Libero Pensiero, e grazie alla denuncia di un
prete, subì un processo e venne condannato a sei mesi di carcere. Fu oratore,
come oppositore dell'Impero,
nei club
della riva sinistra, nel 13°
arrondissement e nel quartiere di Mouffetard. Si è anche distinto nel club dei
«Difensori della Repubblica».
Il 5 novembre 1870, durante l'assedio
di Parigi da parte dei prussiani fu eletto vicesindaco del 13°
arrondissement e prese parte alla fondazione del «Comitato
centrale della Guardia nazionale», di cui fu membro.
Fu anche un delegato del Comitato
centrale repubblicano dei venti arrondissement ed è stato uno dei firmatari
dell’Affiche
rouge del 6 gennaio 1871, il proclama al popolo di Parigi che denunciava il
«tradimento» del governo
del 4 settembre ed evidenziava tre parole d'ordine: Requisizione generale,
razionamento gratuito, sollevazione di massa, e si concludeva con queste
parole: «Potere al popolo! Potere alla Comune!».
È stato, senza successo, uno
dei 43 candidati socialisti rivoluzionari per l’Internazionale
nelle elezioni dell'8 febbraio 1871 all'Assemblea nazionale nella lista
socialista-rivoluzionaria.
Il 26
marzo 1871 fu eletto al Consiglio
della Comune dal 13°
arrondissement (6.531 voti su 8.010 elettori e 16.597 elettori) e fece
parte prima della Commissione giustizia (29
marzo) e poi della Commissione esteri (21
aprile); propose la demolizione della chapelle Bréa ed è stato tra i cinque
membri incaricati di rivedere le sentenze della Corte Marziale (24
aprile). Il 2
aprile è stato eletto alla Questura della Comune.
Votò per la creazione del Comitato
di salute pubblica e ne fu membro dal 1º
all'8
maggio.
Per ordine del Comitato
di salute pubblica, lo stesso 8
maggio, Melliet fu nominato governatore del forte Bicêtre e vice
governatore del forte Thaller. Vi rimase fino al 25
maggio, quando si recò ad organizzare la resistenza del 13°
arrondissement, abbandonandolo solamente all'ultimo minuto. Fu responsabile
dell'arresto dei domenicani di Arcueil.
Alla caduta della Comune riuscì
a fuggire grazie alla complicità di Edmond Turquet[2],
allora deputato dell’Aisne[3],
che Melliet aveva salvato il 18
marzo e del generale Chanzy; lo recuperarono e lo aiutarono ad attraversare
il confine procurandogli un passaporto, "Leo Melliet mi ha salvato la vita
quando sono stato arrestato il 18 marzo. Ero suo debitore e fui felice di
pagare il mio debito, salvando colui che mi salvò (La Revue pour tous, n. 1, 2
luglio 1871).
Léo Melliet fuggì in Belgio,
poi in Scozia, dove insegnò a Glasgow, poi alla Scuola Normale Superiore di
Edimburgo, mentre il sesto
Consiglio di guerra lo condannò in contumacia, il 17 febbraio 1872, alla
pena di morte. In precedenza non aveva subito condanne, tranne il 3 agosto
1870, per un motivo sconosciuto, a due mesi di reclusione, 16 franchi di multa
e le spese liquidate a 8,60 franchi più 3 franchi per diritti postali.
L’11 dicembre 1871, a Glasgow,
scrisse a all’avvocato Renoult, difensore di Lucipia,
circa l'esecuzione dei domenicani di Arcueil in cui ne fu coinvolto
indirettamente.
Ecco il ritratto di Melliet ai
tempi della Comune,
come lo descriveva Edmond
Lepelletier
"Léo Melliet era un
giovane meridionale pieno di energia, bruno, tarchiato, dal severo aspetto,
sguardo serio, sempre vestito di nero, ex commissario capo del procuratore di
Parigi. [...] Si è fatto conoscere nei club durante l'assedio. Le sue arringhe,
piene di patriottismo, non avevano nulla di arrogante. Al contrario, era uno
degli oratori popolari più accurati, esprimendo sempre ciò che intendeva e
nient'altro. Aveva, un acume di linguaggio e una fermezza di decisione che lo
rendevano apprezzabile nell'esercizio delle sue funzioni amministrative. Era
molto stimato come vice sindaco del 13°
arrondissement".
Tornò in Francia solo dopo l'amnistia
del 1880 e si stabilì a Marmande[4],
che sarebbe diventata un focolaio socialista attivo nel sud-ovest
dell'Aquitania. Candidato socialista alle elezioni legislative del 1893, senza
essere iscritto a nessun partito, ottenne 4.931 voti nel primo turno e si
ritirò al secondo. I Guesdisti
di Tolosa[5]
lo consideravano molto vicino a loro: nel 1896 promise loro di organizzare
conferenze collettiviste nella loro città. Nel 1898 aumentò sensibilmente i sui
consensi: dopo aver raccolto 6.164 voti nel primo turno, fu eletto al secondo
con 9.647 voti come deputato radical-socialista di Lot-et-Garonne all'Assemblea
Nazionale.
Non rieletto nel 1902, si
ritirò dalla politica attiva e diresse una clinica psichiatrica, morendo a
Cadillac-sur-Garonne[6]
il 16 marzo 1909.
[1] Nel dipartimento
del Lot e Garonna nella regione della Nuova Aquitania.
[2] Edmond-Henri
Turquet, Senlis 31 maggio 1836 - Parigi 8 febbraio 1914, magistrato e politico
francese.
[3] Dipartimento francese
della regione Alta Francia.
[4] Nel
dipartimento del Lot e Garonna nella regione della Nuova Aquitania.
[6] Nel dipartimento
della Gironda nella regione della Nuova Aquitania.