giovedì 27 giugno 2019

02-14-BES03 - Charles BESLAY

CHARLES BESLAY

Charles Beslay, eletto dal 6° arrondissement e membro più anziano della Comune di Parigi, è stato membro del Comitato finanziario. È stato designato come delegato della Comune alla Banca di Francia ed è stato, in questa funzione, molto rispettoso dell'istituzione di cui ne sostenne l’indipendenza e ne garantì la conservazione.
Charles Victor Beslay è nato a Dinan[1] il 5 luglio 1795; Beslay aveva 75 anni al tempo della Comune e, come scritto prima, ne fu il membro più anziano.
Figlio di un avvocato e deputato (il padre Charles Hélène Bernardin Beslay, era un politico che percorse tutte le legislature, dall'Impero napoleonico alla Restaurazione fino alla monarchia di Luigi Filippo), venne inviato in giovane età a Londra per imparare il senso degli affari, prima di essere un candidato per l'offerta pubblica della prima linea ferrovia, testa di ponte del trionfante capitalismo. Nel 1830 fu ingegnere e consigliere generale del Morbihan[2]. Completò parte della costruzione del canale da Nantes[3] a Brest[4], nel corso della quale fece calmare una insurrezione dei lavoratori, che gli permise di essere eletto nel 1830.
Conobbe Proudhon e ne divenne amico e seguace. Questa amicizia lo portò a sviluppare i suoi progetti sociali: era già stato un partigiano dell’associazione dei lavoratori dipendenti della sua impresa; si impegnò a creare una banca di sconti a beneficio delle piccole imprese e dei lavoratori.
Eletto deputato nel 1831 e nel 1834, non rieletto nel 1837, si trasferì da Pontivy[5], dove viveva, a Parigi, e con la fortuna economica accumulata, fondò un’officina per la costruzione di caldaie per locomotive a vapore in rue Popincourt dove ebbe fino a duecento operai alle sue dipendenze, e dove cercò di applicare le idee di Proudhon sull'associazione di capitale e lavoro.
Con la Rivoluzione del 1848 il governo provvisorio lo nominò Commissario della Repubblica nel Morbihan[6] e venne eletto all'Assemblea costituente, dove tenne una posizione conservatrice, votando contro l'abolizione della pena di morte, contro l'imposta progressiva e contro il diritto al lavoro, mentre fu favorevole alla repressione della rivolta operaia del giugno 1848. Non rieletto nel 1849, sotto il Secondo Impero fondò una banca di sconto che fallì. Nel 1866 aderì alla 1ª Internazionale.
Beslay era certamente un borghese, ma si dedicò alla Comune. Si appassionò alla questione sociale, era un repubblicano che militò per dare più spazio alla classe operaia e diseredato si indirizzò, passo dopo passo, verso il socialismo. Durante l'assedio di Parigi del 1870 da parte dei prussiani (settembre 1870 - marzo 1871), fu delegato del Comitato centrale dei venti arrondissement ed ha firmato il testo dell’Affiche rouge (il Manifesto rosso) a Parigi il 6 Gennaio 1871 per chiedere l'istituzione della Comune di Parigi. Il patriarca pronunciò, privilegio dell'età, il discorso inaugurale della Comune all’Hôtel de Ville e fu eletto, il 26 marzo, al Consiglio della Comune di Parigi nel 6° arrondissement, senza essere un candidato, come membro della commissione finanze e delegato alla Banca di Francia.
L'ex padrone d’industria, Beslay, era ben posizionato per supportare Jourde e Varlin nel Consiglio delle Finanze.
Charles Beslay al tempo della Comune
Poche persone tra i Comunardi, conoscevano il sistema bancario come il bretone che aveva consigliato, su degli investimenti, molti associazioni dei lavoratori sotto l'Impero, ed anche se, dopo il fallimento della sua fabbrica nel 1851 Beslay, cercò senza successo di creare una banca di sconto applicando le teorie di Proudhon.
Il suo ruolo da marzo a maggio 1871 comunque, è stato controverso. Troppo liberale o troppo borghese per immaginare che fosse necessario che la Comune prendesse il controllo della Banca, egli funse da cuscinetto tra l’Hôtel de Ville e la Banca di Francia, si preoccupò soltanto d'intrattenere buoni rapporti con il vice-governatore della banca, il marchese Alexandre de Plœuc[7], sempre agli ordini di Versailles, esortandolo solamente per ottenere il denaro necessario per pagare i servizi della città di Parigi e al pagamento di quanto era dovuto ai battaglioni della Guardia Nazionale.
Condivise le opinioni di de Plœuc, sulla necessità di preservare l'integrità della Banca di Francia: una garanzia di fiducia nel franco francese, perno della stabilità economica di cui avrebbero potuto godere tutti i francesi. Beslay fu tutt'altro che l'unico a pensare questo. Per molti altri, anche all'interno della Comune, la Banque de France era percepita come un'istituzione indispensabile per il corretto funzionamento dell'economia. Indebolirla avrebbe indebolito la Francia, inclusa Parigi! La Banca era intoccabile perché apparteneva, in un certo senso, al regno del sacro.
Rifiutò che la banca si privasse del battaglione speciale assegnato ad essa e si oppose, sciarpa rossa di eletto alla Comune a tracolla, alla perquisizione della banca che, secondo il delegato alla guerra, Paschal Grousset, "nasconde un deposito clandestino di armi da fuoco rapido ed è la vera sede della reazione, nel cuore della Comune”. "Era necessario a tutti i costi che la banca rimase in piedi", scrisse nel suo libro Vérité sur la Commune. Si impadronì degli 889 milioni rimasti nelle casseforti che sarebbero serviti, secondo lui, per la stampa di nuove banconote per Versailles e avrebbero trasformato quelle di Parigi in banconote senza valore.
Da qui la diatriba di Lissagaray indirizzata a Charles Beslay. "La roccaforte capitalista non aveva a Versailles i suoi difensori accaniti, ma nella Comune di Parigi. I membri del Consiglio nel loro comportamento infantile non videro come reali ostaggi …[versagliesi]… quello che avevano sotto gli occhi: la banca, l’ufficio del registro delle proprietà e la Cassa dei depositi et delle consegne. Con questo, avremmo potuto tenere la borghesia per le «palle», si poteva ridere alle sue esperienze, dei sui cannoni senza esporre un uomo". Nella sua lettera a Kugelmann[8], Marx non fu meno tenero "Solo con la requisizione della Banca di Francia si poteva porre una fine decisiva alle spacconerie di Versailles".
Fu sempre contrario alle misure rivoluzionarie della Comune. Il vice governatore de Plœuc lottò per far fuggire Beslay alla repressione violenta che cadde sui Comunardi. La condanna più terribile di Charles Beslay fu la «non condanna» di Versailles. Alla caduta della Comune ottenne un salvacondotto, Adolphe Thiers lo ricompensò, permettendogli di lasciare indisturbato la Francia, per aver salvato la banca. Il Consiglio di guerra, incaricato di perseguire tutti coloro che avevano partecipato a vario titolo alla Comune, con il 17° processo della Corte marziale il 9 dicembre 1872 dichiarò il non-luogo a procedere contro Beslay «perché l'inchiesta che era stata avviata non sollevò accuse sufficienti». Lo stesso de Plœuc, successivamente, accompagnò Beslay a Neufchâtel.
Colpevole della sconfitta dell'insurrezione, diventò ufficialmente un traditore della Comune. Continuando, comunque a proclamarsene fedele, Charles Beslay si rifiutò di tornare in Francia, e rimase in "esilio volontario" a Neuchâtel, in Svizzera, dove scrisse nelle sue memorie, Mes souvenirs, e dove morì il 30 marzo 1878.
Requisire la Banca di Francia non era stato previsto nemmeno per un secondo da questo internazionalista, che si presentò come discepolo di Proudhon, ma non ne ha condiviso l'idea di sopprimere le banche. Charles Beslay, che si definì "socialista liberale", credeva in una combinazione tra lavoro e capitale. "Il capitale rappresenta la produzione accumulata e realizzata, il lavoro rappresenta la produzione, nella sua fase di nascita. E due figli dello stesso ceppo non possono andare d'accordo?”.
Lungi dall'essere una rivoluzione socialista, la Comune di Parigi era al massimo, per questo repubblicano Bretone, una rivoluzione decentralizzatrice completamento della Repubblica giacobina del 1793. "L'emancipazione della Comune di Parigi è, senza dubbio, l’affrancamento da tutte le Comuni della Repubblica, si è detto nella sua proclamazione. La Comune si prenderà cura di ciò che è locale. Il dipartimento si prenderà cura di ciò che è regionale. Il governo si prenderà cura di ciò che è nazionale". Per preservare la Banca di Francia, analizzò Louise Michel, l’«ingenuo» Beslay sbagliò nel credere di "mantenere la fortuna della Francia”.
Nel peggiore dei casi, è stato uno dei principali responsabili della sconfitta della Comune. Nella migliore delle ipotesi, è stato un ingenuo voler conciliare l'inconciliabile: capitale e lavoro, la Comune e la banca.
Strada dopo strada, esecuzioni dopo esecuzioni, granata dopo granata, il tempo delle ciliegie svanì nelle barricate fumanti del 27 maggio 1871.
La Comune di Parigi stava morendo; Charles Beslay gli sopravvisse. A settantasei, il decano dei Comunardi osservava dalla sua finestra passare la feroce repressione di Versailles, recluso, dall'inizio della Settimana sanguinante sull’oro della Banca di Francia!
Fino alla fine, Lissagaray ironizzò sul giornale dicendo che «Père Beslay» era un "difensore della fortezza capitalista". Forse questo uomo, liberale sotto la Restaurazione, deputato repubblicano nel 1848, diventato un socialista sotto Napoleone III, non fu abbastanza maturo a settantasei anni, per abbattere il vecchio mondo ...





[1] Nel dipartimento della Côtes-d'Armor nella regione della Bretagna.
[2] Dipartimento francese della regione della Bretagna.
[3] Capoluogo del dipartimento della Loira Atlantica e della regione dei Paesi della Loira. Situata nella Bretagna storica.
[4] Città portuale francese situata nel dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna.
[5] Nel dipartimento del Morbihan nella regione della Bretagna.
[6] Dipartimento della regione della Bretagna.
[7] Alexandre-Marie-Sebastien, Marchese de Plœuc, era un politico francese nato 7 ottobre 1815 a Quimper e morto il 25 agosto 1887 a Briec-de-l'Odet (Finistère). Vice governatore della Banca di Francia nel 1868,ne assicurò, a Parigi, la direzione durante la Comune, riuscendo a dare solo pochi soldi ai Comunardi.
[8] Louis Kugelmann, o Ludwig Kugelmann (Lemförde, 19 febbraio 1828 – Hannover, 9 gennaio 1902), è stato un medico, attivista e pensatore socialdemocratico tedesco confidente di Marx e Engels. Con Marx si scrissero varie lettere durante il periodo 1862-1875. Kugelmann fu anche membro dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori e in seguito del Partito Socialdemocratico di Germania (SPD).