LE
DONNE DELLA COMUNE DI PARIGI
"Donne dappertutto. Grande
segno. Quando le donne vengono coinvolte, quando la massaia spinge il suo uomo,
quando porta la bandiera nera che fluttua nell’aria per essere piantata nel
selciato, è perché il sole sorgerà su una città in rivolta ... "
La Comune di
Parigi del 1871 segna l'arrivo massiccio delle donne nell'arena politica e
nell'impegno rivoluzionario. Furono migliaia durante i
72 giorni che lottarono ed ebbero un ruolo fondamentale. Molte sono
diventate famose, come Louise
Michel, Elisabeth
Dmitrieff o Nathalie
Le Mel, ma migliaia rimangono sconosciute. La maggior parte proveniva dalla
classe operaia e più spesso dal settore del ricamo e cucito. Altre erano
intellettuali e provenivano da ambienti benestanti, donne che acquisirono idee
rivoluzionarie femministe e socialiste, che ruppero con il loro ambiente borghese,
per diventare esseri liberi. Lavoravano durante il giorno e prendevano lezioni
di notte. Tutte sono state ammirevoli per il valore, l’ardore e l’abnegazione.
Furono praticamente gli
iniziatori della Comune. La
mattina del 18
marzo, sono state loro che paralizzarono le truppe bloccando le strade,
mischiandosi con i soldati e chiamandoli a fraternizzare col popolo. Un
rapporto militare riferiva:
- "Donne e bambini
vennero e si mischiarono alle truppe. Siamo stati rudemente ingannati
permettendo a queste persone di avvicinarsi ai nostri soldati, perché questi si
sono mescolati con loro, donne e bambini scandivano loro: - Vous ne
tirerez pas sur le peuple (Non sparerete alla gente) -".
Le donne non smisero mai di
dedicarsi alla Comune,
mentre nessuna entrò nelle sfere del suo potere, anche se non furono integrate
negli organi decisionali, misero in pratica le concezioni libertarie e
socialiste.
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Elisabeth Dmitrieff difronte alle donne del club Séverin |
In tutte possiamo vedere il
loro coraggio, dedizione e integrità, qualità che si trova anche negli uomini
sinceramente rivoluzionari del diciannovesimo secolo, mostrano un grado di
coscienza, intuito e indipendenza della mente, che sembrano, in quel momento,
più sviluppati che nella maggior parte dei loro colleghi uomini. Sono tra le
menti più illuminate del loro tempo.
Se non tutte erano affiliate
al movimento socialista, o a correnti più specifiche, rimangono comunque libere
pensatrici e si guardavano bene dall’intolleranza. Condannavano persino i
misfatti all'interno del movimento rivoluzionario, che vede molti dei loro
colleghi uomini che si scontravano continuamente con le liti di parte.
Si auto-organizzarono in
associazioni, crearono molte cooperative, si organizzarono nei comitati di
quartiere, crearono laboratori autogestiti, intervennero nei club e
alimentarono un movimento femminista. Molte di loro crearono scuole gratuite e
laiche per ragazze e creano nuove pedagogie alternative. Furono tra i più
attivi nei comitati di quartiere. Quando si doveva agire, loro erano lì.
Infine, parteciparono costantemente ai dibattiti e spesso portarono le idee più
avanzate. In una parola, indipendentemente dalle loro posizioni politiche,
furono tra coloro che meglio incarnano lo spirito libertario, l'anarchismo.
Se le donne
della Comune erano innovative, organizzatrici, erano anche coraggiose
combattenti. Alcune affrontano il pericolo e la morte come le cantiniere o le
ambulanziere; altre, armate di fucili, spararono agli assalitori e fino
all'ultimo combatterono, incoraggiando allo stesso momento alcuni dei loro
compagni. Ebbero un comportamento eroico sulle barricate e pagarono un pesante
tributo durante la Settimana
sanguinante. Furono chiamate petroliere, a causa della loro partecipazione,
che venne un po' esagerata dai giornali e dai governanti del tempo, nei grandi
incendi della fine della Comune. Il
termine servì, soprattutto, a Versailles
per giustificare la loro violenta repressione. Fu grazie al coraggio e la
straordinaria dedizione di una giovane infermiera, una certa Louise (non era Louise
Michel), uccisa mentre soccorreva i feriti, che Jean-Baptiste
Clément, incontrandola la domenica
28 maggio sull’ultima barricata in rue
Fontaine-au-Roi, scrisse la sua famosa canzone Le
Temps des Cerises, rendendo omaggio alle donne
eroiche della Comune del 1871, la maggior parte semplici lavoratrici che
pagarono a caro prezzo la loro lotta per la libertà, uguaglianza e fraternità.
La repressione, che segui
contro di loro, fu terribile. Quando venivano arrestate con le armi in mano,
venivano uccise sul posto. Le prigioniere, in attesa di un finto processo,
furono portate nel sinistro campo
di Satory sotto i fischi, gli insulti, i colpi della folla idiota dei
borghesi versaigliesi. Come Louise
Michel, affrontano i loro giudici con molto coraggio e dignità,
rivendicando le loro azioni e venendo condannati alla deportazione in Nuova
Caledonia. Viaggiarono per centoventi giorni su vecchie fregate, in
condizioni abominevoli e in gabbia come bestie. Ancora di più le Comunarde,
vennero calunniate, sporcate, umiliate, trattate come prostitute o incendiarie
dai vincitori. Durante gli anni trascorsi in prigione, continuarono a
ribellarsi e a difendere con energia e orgoglio i loro diritti politici di
detenute.
Eppure la maggior parte non si
abbatterono. Ovunque si trovassero, continuarono a fare campagne politiche e
quando, nell'amnistia
del 1880, tornano in Francia, furono di nuovo attive, infaticabili, nelle lotte
sociali e femministe.
Comunque sia, il ruolo
esemplare delle donne durante la Comune può
essere visto come un riferimento storico sul quale i movimenti femministi che
seguiranno potranno fare affidamento.
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Daniel Vierge - Comunarda in divisa |
La Rivoluzione a Parigi
L'impegno delle donne fu
totale ben prima dell'inizio della Comune.
Sotto il Secondo
Impero, la condizione delle donne era miserabile. Vivevano in condizioni
simili alla schiavitù. Erano spesso ridotte alla prostituzione. Ma le voci
delle donne si sollevarono contro questa miseria, e le idee repubblicane
cominciarono a farsi strada nelle donne che avevano 20 anni durante la
rivoluzione del 1848.
È stata la creazione di gruppi femministi ed associazioni femminili che
consentirono ad altre di acquisire un'idea di emancipazione e coscienza
sociale, e grazie a ciò di rivendicare la loro piena partecipazione alle varie
riunioni. Questo fu il momento in cui la ragione delle donne si mise in luce
(sebbene, nella storia, le donne si sono sollevate molto tempo prima contro
l'oppressione come Christine Pisan
nel XV secolo).
Queste donne si sono ribellate
contro un ordine sociale che le disprezzava. Erano spesso di origine modesta,
con poca educazione; erano operaie, sarte, lavandaie, rilegatrici, insegnanti o
scrittrici.
Il 18 settembre venne
organizzata una manifestazione femminile per aiutare i residenti assediati di
Strasburgo. Reclamavano le armi e vennero fermate. Ci volle l'intervento del
nuovo governo per liberarle.
"Sentendo l'agonia di
Strasburgo, l'idea arrivò ad qualcuno, o meglio a qualcuna perché eravamo per
lo più donne, prendere le armi e partire per aiutare Strasburgo a difenderla o
morire con essa. Ad ogni passo arrivavano nuove manifestanti. Si formò presto
una massa considerevole. Erano arrivate molte insegnanti. Ho incontrato per la
prima volta Madame Vincent, che potrebbe
aver avuto da questo evento l'idea di formare dei gruppi di donne. Siamo state
delegate André
Léo ed io per reclamare le armi. Lo stesso giorno, Strasburgo cadde. (Louise
Michel: La
Comune, storie e ricordi)".
La capitale venne assediata il
19 settembre 1870. L'assedio
durò fino all'armistizio del 28 gennaio 1871, preludio ad una pace
disonorevole, insopportabile per i parigini che resistettero senza indebolirsi
fino alla fine.
Il 31
ottobre, il generale Bazaine si arrese a Metz. Thiers
preparò l'armistizio. La guerra civile era una minaccia perché il popolo di
Parigi rifiutò la capitolazione. Gustave
Flourens con 800 fucilieri fece prigionieri i membri del governo che furono
rapidamente rilasciati dal sindaco di Parigi Jules Ferry
accompagnato
da un battaglione bretone. La liberazione avvenne in modo violento e con
l'aiuto di congregazioni religiose come quella delle «sorelle della carità».
Gli insorti furono messi in prigione. Dopo il fallimento del 31
ottobre, la popolazione parigina si organizzò in commissioni di vigilanza e
club, Louise
Michel fu la presidente del club «La
Révolution», nella chiesa di (Saint) Bernard de la
Chapelle, ed ha partecipato al Comitato
di Vigilanza di Montmartre che ha creato con Sophie
Poirier, Madame Blin, Béatrix
Excoffon, Aglaé
Jarry. Investe poco del suo tempo nel «Comitato di soccorso
per le vittime di guerra» che era piuttosto di dominio delle borghesi.
Frequentò molte altre riunioni. Ai primi di novembre partecipò ad una
manifestazione di donne di fronte all’Hôtel
de Ville, il municipio di Parigi, dove venne arrestata e rilasciata
alcuni giorni dopo grazie all'intervento di Madame Meurice della
Società delle vittime di guerra e membro del Comitato di vigilanza del 18°
arrondissement.
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Louise Michel tra Marie Ferré e Paule Mink |
L'inverno era difficile e i prussiani
assediavano Parigi. La carestia regnava e le donne, come Nathalie
Le Mel, si occupavano della Marmite
révolutionnaire (Pentola rivoluzionaria) che serviva
ogni giorno centinaia di pasti, mentre altre, come Sophie
Poirier, gestivano un laboratorio cooperativo dove vi lavorano le donne.
Nel frattempo, André Léo
e Anna
Jaclard guidavano il Comitato
di Vigilanza di Montmartre. Le donne erano sempre più presenti nei club come Nathalie
Le Mel che faceva interventi al «Club de l’école
de médecine (Club della scuola di medicina)», Louise
Michel al «Club de la
Révolution (Club della Rivoluzione)», «de la Patrie en
danger (della Patria in pericolo)», «de la Reine blanche
(della regina bianca)». In questi club venivano
affrontate tutte le questioni, come la libera unione, il lavoro, la difesa di
Parigi ... ma anche progressivamente, si reclamava la caduta del governo.
Il 22
gennaio, come tutte queste compagne, Louise
Michel prese il suo fucile accompagnata da altre donne e uomini per
chiedere il rilascio di Gustave
Flourens chiuso in carcere da ottobre. Tra la folla e le guardie dell'Hotel
de Ville ci furono delle sparatorie. Ci furono molti arresti e i club vennero
immediatamente messi al bando. I parigini si organizzano facendo provviste
mentre il 1° marzo i prussiani entrarono a Parigi
Il 17 marzo, con un proclama
affisso sui muri di Parigi, Thiers
chiese alla popolazione di sottomettersi e nella notte tra il 17 e il 18
l'esercito invase la periferia di Parigi.
Il 18
marzo 1871, Parigi popolare e repubblicana si ribellò contro l'Assemblea
nazionale eletta l'8 febbraio e il governo di Thiers
che aveva appena deciso la pace, che faceva sospettare soprattutto la
preparazione di una restaurazione monarchica.
Tutto iniziò a Montmartre
dove una folla, nella quale le donne erano più numerose, tra cui Louise
Michel e sua madre, intervennero, circondano i militari di Versailles
e ripresero i canoni della Guardia
Nazionale, le cui truppe governative stavano cercando di impadronirsene. Il
generale Leconte ordinò di far fuoco sulla folla, ma l'ufficiale Verdaguer
ordinò ai soldati di sollevare il calcio dei fucili in aria. Ovunque a Parigi
altre donne si radunarono per bloccare il trasporto dei cannoni, dappertutto,
le donne fermano i soldati. Questo è stato l'incidente che ha scatenato la
rivolta della Città. Louise
scrisse allora: «la Rivoluzione è fatta». Thiers
e il governo lasciarono Parigi per Versailles
e i Federati
occuparono i ministeri. Il 26
marzo Parigi elesse una Comune,
una municipalità rivoluzionaria che subito si trasformò in un vero piccolo
governo della Città.
La «Città libera» progettò di
darsi nuove istituzioni repubblicane, in una Francia federale e socialmente più
giusta.
Louise
dichiarò: "Volevamo tutto nello stesso momento, arte, scienza,
letteratura, scoperte, la vita era fiammeggiante". Il 1°
aprile: Henriette
Garoste, Louise
Lafitte, Maria
Verdure delegate de l’Education nouvelle richiesero
l'istruzione obbligatoria per tutti i bambini indipendentemente dal loro rango
sociale.
Il 2
aprile, le brigate di Versailles
attaccarono Parigi e furono migliaia le donne e gli uomini che decisero di
marciare verso Versailles.
Louise
Michel con il 61° battaglione armata di un fucile Remington prese Issy les Moulineaux in mano ai
gendarmi versagliesi. Il giornale
della Comune riferì largamente del coraggio delle donne nelle battaglie in
cui assunsero un ruolo diretto e che pagarono in gran parte con il loro sangue.
Con la Comune
viene ripreso il tema dell'emancipazione femminile: la sua messa in pratica
passa attraverso il lavoro e così il 12
maggio 1871 viene inaugurata la prima scuola professionale femminile di
arte industriale, mentre la scrittrice Marguerite
Tinayre viene nominata ispettrice generale delle scuole parigine. Altre
iniziative prese dalla Comune che
riguardavano, direttamente o indirettamente, le donne, furono la proibizione
dell'esercizio della prostituzione, l'organizzazione degli asili, l'abolizione,
decretata il 17
maggio, della distinzione tra figli legittimi e illegittimi, la concessione
di un'indennità alle mogli delle guardie
nazionali.
Le donne moltiplicarono le
azioni e intervennero su i due fronti, civili e militari. André Léo
creò il giornale «La Sociale» il 18
maggio 1871 "Sai, generale Dombrowski,
da chi è stata fatta la rivoluzione
del 18 marzo? Dalle donne ... La Rivoluzione è stata fatta grazie
soprattutto alle donne, … chi avete cacciato dai vostri avamposti? Le donne
abbastanza devote alla causa della rivoluzione per sacrificare le loro vite.
Tuttavia, dobbiamo ragionare un po': crediamo di poter fare la Rivoluzione
senza donne. Sono passati ottant'anni da quando l'abbiamo provato, e non ce
l'abbiamo fatta. ... La Rivoluzione, deve fare il suo corso che è la libertà e
la responsabilità di ogni creatura umana, senza altri limiti che il diritto
comune, senza alcun privilegio di razza o sesso".
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Immagine tratta dal film "La Comune di Parigi 1871" di Peter Watkins |
I Comitati delle donne
Appello alle cittadine di Parigi,
Giornale ufficiale della Comune, 11 aprile 1871
«Parigi è bloccata, Parigi è
bombardata ...
Cittadini, dove sono i nostri figli, i
nostri fratelli e i nostri mariti?
Sentite il cannone ruggente e le
campane suonare il sacro appello?
Alle armi, il Paese è in pericolo!
Sono le legioni organizzate dai
tiranni dell'Europa che massacrano i nostri fratelli? ... No, questi nemici,
questi assassini del popolo sono francesi!
Questa alterazione fratricida si
impossessa della Francia, è l'atto finale dell'eterno antagonismo del diritto e
a forza, del lavoro e dello sfruttamento, del popolo e dei loro carnefici....
Cittadine di Parigi, discendenti delle
donne della grande Rivoluzione, che in nome del popolo e della giustizia,
marciarono su Versailles,
portando prigioniero Luigi XVI, noi, madri, mogli, sorelle del popolo francese,
vogliamo sopportare ancora che la miseria e l'ignoranza rendano nemici i nostri
figli, che padre contro figlio vengano ad uccidersi a vicenda davanti ai nostri
occhi per il capriccio dei nostri oppressori che vogliono l'annientamento di
Parigi dopo averlo consegnato agli stranieri?
Cittadine, ... questo fa parte del
vecchio mondo. E non è solo la Francia che si sta alzando, tutti i popoli
civilizzati stanno aspettando il nostro trionfo per liberarsi a loro volta. La
stessa Germania, i cui eserciti principeschi hanno devastato il nostro paese, è
essa stessa scossa e operata dallo spirito rivoluzionario! Da 6 mesi è in stato
di assedio e i rappresentanti dei suoi lavoratori sono in prigione. La Russia
... è pronta a combattere e morire per la Repubblica e la trasformazione
sociale. Irlanda, Polonia, Spagna, Italia, Austria ....
Cittadini, il guanto è lanciato,
dovete vivere o morire ....
Se gli infami fucilano i prigionieri,
uccidono i nostri capi, mitragliato una folla di donne inerme, tanto maglio! il
grido di orrore e indignazione completerà quello che abbiamo provato! ... E se
tutti i bastoni e le baionette sono stati utilizzati dai nostri fratelli,
avremo ancora i ciottoli per schiacciare i traditori!»...
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Dimostrazione delle parigine il 3 aprile 1871 |
Attraverso questo appello
incitarono le donne ad unirsi per organizzare e difendere la rivoluzione
partecipando sia ai servizi di ambulanza, sia formando società pronte per la
costruzione e la difesa delle barricate in caso di pericolo nella lotta con
loro uomini per la libertà contro il dispotismo, il lavoro contro il capitale,
il futuro contro il passato.
In ogni arrondissement,
dei comitati vennero organizzati in diretta relazione con il Comitato
centrale. Nello statuto, le aderenti, che si distinguevano nell'abito
indossando una sciarpa e un bracciale rosso, si impegnavano a riunirsi tutti i
giorni e di presentare un rapporto scritto degli avvenimenti della giornata. Si
prevedeva anche l'uso delle armi in caso di necessità, l'acquisto di petrolio -
da qui, come è noto, l'appellativo di petroleuses dato a molte Comunarde
- il rifornimento per i combattenti delle barricate e l'assistenza ai feriti.
In effetti, molte furono le donne che combatterono in prima fila sulle
barricate: André Léo
scrive di «molte migliaia», Louise
Michel di circa duemila.
In Francia ancora sotto
l'influenza delle idee sessiste di Proudhon,
l'Unione
delle Donne sostenne l'uguaglianza dei sessi ("tutta la
disuguaglianza e tutto l’antagonismo tra i sessi è una delle basi del potere
delle classi dominanti"), la parità di retribuzione, il diritto al
lavoro, alla salute, il diritto al divorzio per le donne, il diritto
all'istruzione laica e la formazione professionale per le ragazze. Le donne
dell'Unione
chiedevano inoltre la rimozione delle distinzioni tra donne conviventi e
sposate, tra figli legittimi e illegittimi, l'abolizione della prostituzione
come forma di sfruttamento commerciale degli esseri umani da parte di altre le
creature umane, e ottenere la chiusura delle case di tolleranza. Chiedevano il
diritto di partecipare a diverse commissioni comunali stabilite nei distretti e
l’organizzazione di laboratori cooperativi. La lotta per la loro emancipazione
appartiene a quella della classe operaia. Così scrivevano: «Vogliamo
lavorare per mantenere il prodotto, più degli sfruttatori, più dei padroni».
Molte donne parteciparono ai
programmi di riforma della Comune in
materia di istruzione, sanità, assistenza e lavoro. Il 14
aprile venne pubblicato un «Appello delle cittadine alla Commissione
Esecutiva della Comune»:
Considerando
• Che è dovere di tutti combattere per
la Grande Rivoluzione
• Che il pericolo è imminente e il
nemico è alle porte di Parigi
• Che l'Unione fa la forza, tutti gli
sforzi individuali devono fondersi per formare una resistenza collettiva
• Che la Comune proclama
l'annientamento di ogni privilegio, di ogni disuguaglianza, … senza distinzione
di sesso, distinzione creata e mantenuta dal bisogno dell'antagonismo su cui
poggiano i privilegi delle classi dominanti
• Che il trionfo dell'attuale lotta
... abbia lo stesso interesse per i cittadini e le cittadine
• Che il massacro dei difensori di
Parigi esaspera la massa delle cittadine e li spinge alla vendetta
• Che molte di loro sono determinate a
combattere e vincere o morire per la difesa dei nostri diritti comuni
• Che un'organizzazione seria è in
grado di dare sostegno alla Comune e può avere successo solo con l'aiuto e
l'assistenza del Governo della Comune
Chiedono alla Commissione Esecutiva
della Comune di fornire loro locali permanenti per organizzare e stampare
manifesti per i Comitati.
Per le donne delegate:
Adelaide Valentin
operaia; Noémie
Colleville operaia; Marcand
operaia; Sophie Graix
operaia; Josephine Pratt
operaia; Céline Delvanquier
operaia, Aimée Delvanquier
operaia; Elisabeth
Dmitrieff
Giornale
ufficiale della Comune, venerdì 14 aprile 1871.
Un nuovo incontro tenutosi il 17
aprile dove le cittadine s’incontrarono per discutere sulla causa del
popolo, venne spiegato lo scopo dell'Unione
delle Donne che era quello di creare una Internazionale delle Donne e
riorganizzare il lavoro, per raggiungere l'uguaglianza dei sessi. Louise
Michel, in quella riunione, disse che bisognava prima vincere per riformare
in seguito.
I massoni tentarono una
conciliazione tra la Comune e Versailles
che fallì. André Léo
rifiutò ogni idea di conciliazione e sostenne la lotta armata. «Il signor
Schoelcher
viene a chiederci di presentare una petizione alla Comune per
stabilire la pace! Trattare con gli infami di Versailles,
mai! Abbiamo ceduto per un momento alla crudeltà dei nostri nemici? No ... Oggi
la ferocia prussiana impallidisce davanti alla ferocia degli uomini di Versailles.
I prussiani fecero dei prigionieri, ma non li maltrattarono. I soldati di Versailles
fanno prigionieri ma appena depositate le armi, gli sfortunati vengono fucilati
... È necessario che gli assassini cadano nelle mani della giustizia e che i
loro capi rispondano dei loro crimini. È lì l'unica conciliazione possibile ...
Preferiamo essere inghiottiti dalle rovine di Parigi invece di lasciare spazio
a bande monarchiche». La Sociale: 30 aprile 1871.
La trattativa fallì.
Comitati, club e
associazioni si incontravano ogni giorno nelle chiese su tutti i tipi di temi.
Le donne vi partecipavano numerose e l'anticlericalismo si manifestava con la
rivendicazione dell’ateismo. Nelle scuole, i crocifissi vennero rimossi. «Siamo
atei perché l'uomo non sarà mai libero, finché non abbia allontanato Dio dalla
sua intelligenza e dalla sua ragione», possiamo leggere ne la Commune Révolutionnaire.
«Le donne di Parigi sono molto
turbolente»
La donna del popolo a Parigi
non era politicamente passiva. Zola vide al
lavoro le donne
della Comune; un giornalista del giornale La Cloche e de Le
Sémaphore de Marseille, fece la spola tra Parigi e Versailles
e lasciò una notevole serie di articoli sugli eventi del 1871. Questa la sua
testimonianza:
«Le donne a Parigi sono
molto turbolente. In quasi tutte le case dei lavoratori, la sera, la donna
parla a voce alta della sua opinione politica e spesso la impone a suo marito.
Leggono il giornale in comune e generalmente sono molto dure contro il potere
di qualsiasi tipo esso sia. È questo spirito ribelle che rende Parigi una città
di opposizione, una città rivoluzionaria per eccellenza. [...] In nessun'altra
città ho sentito il sesso più debole decidere così imperiosamente le questioni
governative.
Mi è capitato
spesso di parlare di politica con una di queste signore, per pura curiosità
letteraria. Mi affretto a dichiarare, inoltre, che molti di loro sono donne
perfette oneste, un po' loquaci, ma buone madri e buone mogli. Il fatto è che
loro sono nate nella grande città; si sono formate nel mezzo delle discussioni politiche
sulla strada; si occupano di cucina, parlando dell'ultima seduta della Camera o
del prossimo cambio di gabinetto. È nel loro sangue, nell'aria che respirano,
in queste alte case parigine che vibrano gli echi della città. Le donne di cui
vi parlo conoscono le personalità politiche, Thiers,
Guizot, Rouher, Emile Ollivier, e ci sono alcune che ammirano o odiano ancora
Lamartine. Sto sostenendo questa classe di cittadini perché voi ignorate tutto
questo, specie nella provincia, e potreste prenderle per donne perdute, donne
che in tempi normali, sono incapaci di immischiarsi in quello che non le
guardarda Dobbiamo ascoltare i loro ragionamenti. Sono, come diceva Michelet, l'esasperazione
del giusto [...] Quando l'uomo prende un fucile, la donna sente la sua lingua
pruriginosa e non perde tempo ad incitare nei club, lei non
tarda a prendere un fucile, una sciabola, un semplice coltello». (Lettere
da Parigi, 14 maggio 1871).
La lotta, la repressione, il carcere
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Il manifesto delle donne alle operaie di Parigi |
Ma venne il momento la cosa
più importante era combattere e morire piuttosto che costruire. Parigi,
dall'inizio di aprile, venne circondata dall'esercito regolare e le donne si
impegnarono in difesa della Comune.
Gli uomini non erano tutti pronti a lasciare loro un posto in questa epopea,
quindi dovettero superare la loro riluttanza a lasciare che le donne
prendessero parte alle ambulanze, precedentemente riservate agli uomini.
L’hanno fatto, anche nelle posizioni avanzate del combattimento. Ci sono state
quelle che hanno rischiato la vita e quelle che morirono per difendere la Comune.
Secondo André Léo,
migliaia di donne furono impegnate nella lotta sulle barricate; Louise
Michel parlò di diecimila, ma è difficile verificare queste cifre. Alcune
di queste donne coraggiose ci hanno lasciato il loro nome: Louise
Michel, naturalmente, ma anche André Léo,
Nathalie
Le Mel, Victorine
Rouchy (battaglione Turcos), Marguerite
Lachaise, al 66° battaglione che ha combattuto nella piana di Châtillon, Eulalie
Papavoine, combattente nella piana di Vanves, madame
David, Marguerite
Diblanc, Elizabeth
Retiffe, Leontine
Sueten, mensa del 135° battaglione, ferita due volte, Josephine
Marchais, Adèle Chignon, Hortense
Machu alla marina comunarda a porte Maillot. Per Benoît
Malon e Louise
Michel, si aggirava intorno a 10.000 la cifra delle donne che hanno
combattuto durante la Settimana
sanguinante (ovviamente impossibile da verificare). Le donne hanno
combattuto fino a quando l'ultimo giorno della Comune.
E poi ci sono le anonime, le
dimenticate, coloro che sono cadute sotto i proiettili di Versailles
e quelle che sono state denunciate e arrestate. La repressione per loro fu
terribile. Un gran numero di donne furono fucilate sulle stesse barricate. De
Villiers, un versaigliese, raccontò a proposito di una delle barricate
comunarde: ... "un gran numero di donne (52?) prese con le armi in mano
furono fucilate sul posto".
Le donne vennero uccise nei
combattimenti, altre sommariamente giustiziate, almeno 1051 furono arrestate,
115 sono state processate. Quelle che Versailles
chiamò «pétroleuses» mostrarono
un grande coraggio. Al loro processo, come Louise
Michel, rivendicarono tutte le loro azioni.
Alcune furono condannate a
morte, altre ai lavori forzati per tutta la vita, all'isolamento, alla
deportazione in Nuova
Caledonia come Louise
Michel. Molte esiliarono in Svizzera, a Londra.
L'incarcerazione nelle
prigioni di Versailles
fu molto dolorosa, alcune di loro morirono in carcere prima del processo.
Secondo il rapporto Appert, 29
donne furono condannate ai lavori forzati, 20 alla deportazione in un recinto
fortificato, 16 alla deportazione semplice. Le condannate alla deportazione
vennero imbarcate su vecchie fregate. A bordo della "Virginia",
furono 19 le Comunarde
chiuse in gabbia. Il viaggio nelle prigioni della Nuova
Caledonia durò120 giorni! L'atteggiamento delle donne durante la
deportazione fu notevole. Si ribellarono, difendono costantemente i loro
diritti politici di detenzione.
Queste "donne della Comune",
come disse Alexandre Dumas figlio, potrevano essere naturalmente, secondo la
giustizia militare, solo prostitute o incendiarie. "Quasi tutte le
imputate aggiungevano alla più completa ignoranza la mancanza di senso morale
[...] Tutte, o quasi, hanno perso la morale, persino nelle donne sposate".
Se togliamo le 246 prostitute "reali" che furono arrestate per far
numero, questa parte nella popolazione femminile fornisce informazioni
esattamente sufficienti sulla professione delle presunte Comunarde
[Usiamo il termine “presunte” perché durante la repressione versagliese, furono
arrestati sia donne che uomini che non avevano niente a che fare con la Comune –
N.d.R.]: il 37% delle imputate lavorava nell'abbigliamento e nel tessile, l'8%
nelle fabbriche di scarpe e guanti, Il 13% erano lavandaie o stiratrici, il 10%
lavoratrici giornalieri, l'11% dei lavoratrici domestiche; l'8% avevano delle
piccole imprese
|
Louise Michel |
"Siamo umani, questo è tutto"
Sappiamo molto poco sulla
situazione a Parigi delle famiglie popolari: poco meno di un terzo delle
nascite a Parigi erano illegittime; un terzo delle famiglie popolari erano
coppie di fatto: il 60% delle donne arrestate nel 1871 erano conviventi, tre
quarti delle donne non erano sposate, quasi tutte erano vedove, almeno un terzo
delle donne erano legalmente separate dal loro marito Questa forma di unione
libera era in gran parte dovuta all'impossibilità del divorzio.
Durante l'assedio,
la donna del popolo era quella che faceva la fila mentre suo marito era al
servizio della Guardia
Nazionale o, come poteva accadere, nel cabaret. La miseria continuò sotto
la Comune:
"Chi soffre di più dell'attuale crisi, l'alto costo del cibo, la
cessazione del lavoro? La donna; e specialmente la donna isolata, la cui cura
non è più data al nuovo regime, che gli antichi non hanno mai preso in
considerazione "(André Léo,
La Sociale, 8 maggio 1871). Le donne, come gli uomini, erano impiegate
nelle associazioni di sartorie che, durante l'assedio,
sotto l'egida della Camera Sindacale del lavoro, lavoravano per le divise della
Guardia
Nazionale. Sophie
Doctrinal aveva organizzato a Montmartre
un laboratorio di cucito e confezioni, con partecipazione agli utili: occupò un
centinaio di donne.
Alcune donne si erano già
mescolate con la politica rivoluzionaria alla fine dell'Impero:
André
Léo, Louise
Michel avevano assistito al solenne funerale fatto dalla Parigi
repubblicana il 12 gennaio 1870,
a Victor
Noir, assassinato a causa di una lite del principe Pierre Bonaparte: la
buona Louise
ne fu estremamente delusa, le sarebbe piaciuto che quell’avvenimento venisse
usato per rovesciare l'Impero.
Circa venti donne firmarono il manifesto di protesta contro la guerra, redatto
della 1ª Internazionale, all'inizio del luglio 1870.
“Non abbiamo una politica
da fare, siamo umani, questo è tutto", disse André Léo
in una conferenza il 13 novembre 1870. Molte donne, durante l'assedio,
fecero parte delle Società di soccorso e delle ambulanze, seguendo l'esempio di
ciò che fecero le donne americane durante la guerra civile americana. La
Società per il soccorso delle vittime della guerra era presieduta dalla signora
Jules Simon; ne fecero parte le repubblicane Paul Meurice, Goudchaux e André Léo.
La compagnia organizzò cinque cucine economiche che distribuiscono pasti ai
bambini, istituì un laboratorio che furono occupare seicento donne che facevano
vestiti per i bisognosi. Nel freddo mese di dicembre, distribuisce buoni per il
riscaldamento, cibo, vestiti e medicine. La scrittrice femminista Olympe
Audouard
e la scrittrice e giornalista Maria Deraismes
avevano
organizzato un'ambulanza a proprie spese. Questa non era carità
"borghese", ma umanitarismo repubblicano.
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Mme Marel, rivoluzionaria francese |
L’8 settembre, 1870 apparve un
appello "Alle le donne di Parigi" firmato da diverse cittadine, tra
cui la signora Léonie Bettanier, moglie del
futuro membro della Comune Louis
Simon Dereure, Lebéhot, moglie di un farmacista blanquista Louise
Michel, per il 18°
arrondissement, Octavie
Tardif per il 13°.
Era solo questione di prendersi cura dei feriti e aiutare i bisognosi. Buone
patriote, le donne manifestarono il 22 settembre per
chiedere il diritto di andare ai bastioni per recuperare i feriti, tra queste André Léo,
Louise
Michel, Blanche
Lefèbvre, che ritroveremo sotto la Comune.
L'appello e la manifestazione furono l’origine della formazione del Comitato
di Vigilanza delle donne Montmartre, costituito ad imitazione dei comitati
di vigilanza maschile degli arrondissement, filiale del Comitato
centrale dei venti arrondissement. Questo comitato, guidato da Louise
Michel, fu l’unico nel suo genere. La partecipazione femminile è stata
importante anche nel 17°
arrondissement, intorno ad André Léo.
Una vedova, Fernandez, ha diretto le attività caritatevoli della
"Solidarietà dei Batignolles". Le donne di Batignolles e Montmartre,
con Louise
Michel, parteciparono alla rivolta di fronte all’Hôtel
de Ville, il 22
gennaio 1871.
Ci fu un'organizzazione su
larga scala, il Comitato delle Donne detto di rue d'Arras,
il cui ispiratore e creatore fu il futuro membro della Comune Jules
Allix. Nella prima metà di ottobre, il suo comitato era formato da 160
comitati di quartiere attivi e da 1.800 membri. C'era Anna
Korvin-Krukovskaya, ventinove anni. La giovane aristocratica russa emigrata,
molto vicino ad André Léo,
divenne tipografa in Svizzera, dove si unì alla sezione russa dell'Internazionale,
poi alla Francia. Aveva appena sposato Victor
Jaclard, e per mezzo di lui era anche legata a circoli blanquisti,
influenti a nord di Parigi. La sede del comitato cui apparteneva era in rue
Cloître Notre-Dame 14. Si sa che a novembre tenne incontri "generali e
pubblici", ogni giovedì, in rue du Grenier-sur-l'Eau, nella scuola
femminile vicino al municipio del 4°
arrondissement.
Con la loro adesione alla Comune le
donne non si sbagliarono poiché, per la prima volta nella storia, l'opportunità
di esistere socialmente venne finalmente offerta loro e furono pienamente
consapevoli a partecipare alle lotte. Teniamo conto che nel diciannovesimo
secolo, e purtroppo in qualche Paese ancora oggi, le donne hanno solo doveri e
non hanno diritti. "L'uomo rispetterà ancora una volta la donna solo
quando sarà uguale nel diritto e nel fatto, armata degli stessi diritti e degli
stessi poteri", scrisse André Léo.
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Elisabeth Retiffe |
La Comune per
le donne fece delle piccole cose ma importanti. È stato importante il decreto
del 10
aprile, che concedeva una pensione di 600 franchi alla donna, sposata o
convivente, di ogni guardia nazionale uccisa in combattimento, e una di 365
franchi ai bambini, più o meno legittimi, la loro educazione fu a carico della Comune.
"Riconosciuta o no, legittima o meno, da queste sei parole",
disse più tardi Arthur
Arnould, "la Comune
fece di più per l'emancipazione delle donne, per la loro dignità, di qualsiasi
moralista e legislatore del passato [... ]. Ha quindi radicalmente rotto
una questione di moralità e posto le basi per un profondo cambiamento
nell'attuale costituzione della famiglia". Lo storico Edith Thomas,
in questo decreto, vede a sua volta "una delle misure più rivoluzionarie
del breve regno della Comune".
Purtroppo c’è stato poco tempo affinché fosse applicato, ma fu molto apprezzato
dalle "Communardes".
Le Comunarde
lottarono per essere uguali agli uomini, per la loro libertà, ma soprattutto
allargarono la loro lotta per la rivendicazione della giustizia sociale per
realizzare il loro desiderio di porre fine allo sfruttamento e il dominio degli
uni sugli altri. Denunciarono nei club lo
sfruttamento del lavoratore da parte del padrone. Volevano estirpare i ricchi
della società ma anche la religione perché ritenevano che l'influenza religiosa
sul popolo fosse un fattore determinante.
In tutta la Comune la
loro azione fu concertata, riflessiva, organizzata e controllata, responsabile.
Il loro posto in politica, lo rivendicarono attraverso il loro diritto alla
lotta armata.
La Comune
fece indubbiamente degli errori; ma le donne nella loro lotta guadagnarono la
stima di tutti. Il loro coinvolgimento nella Comune le
ha rese le prime femministe ascoltate e l'opposizione alla
loro causa perse ogni credibilità. Questa lotta esemplare delle donne
della Comune è diventata il riferimento storico dei movimenti femministi.
Questo riconoscimento delle donne e la loro azione politica apre la possibilità
di una trasformazione della relazione tra i sessi.
Grandi personalità femminili
si sono espresse durante la Comune.
In ogni caso, tutte queste
donne hanno dimostrato il loro valore come testimonia quanto segue:
«In questi ultimi giorni, degli atti
di eroismo femminile sono stati rinnovati. Un gran numero di donne ha
combattuto tra le fila della Guardia Nazionale.
Abbiamo visto una cantiniera che colpita alla testa non ha pensato alla sua
ferita e continuò a tenere posizione in combattimento. Tra le file del 61°
battaglione, una donna ha ucciso diversi gendarmi e guardiani della pace [...]
Tra le più intrepidi, era la moglie di uno dei generali della Comune,
la cittadina Eudes […] La sera del 3, otto cadaveri furono portati al municipio
di Vaugirard ... il nono era quello di una giovane cantiniera crivellata di
proiettili».
Giornale Ufficiale del Comune, 10 aprile 1871:
"Oltrepassando rue Saint-Jacques,
ho visto due donne fucilate: una aveva ancora infilata nei suoi capelli
castani, una coccarda rossa".
(Maxime
Vuillaume: 2
maggio 1871)
L'emancipazione delle lavoratrici
|
Judith David |
Inizialmente sembrava, come
durante l'assedio, che le Comunarde
venissero impiegate solo nelle ambulanze e visitando i malati e i feriti nei
combattimenti. Ma presto si arrivò ad un problema altrimenti serio, quello
dell'organizzazione del lavoro delle donne. Elisabeth
Dmitrieff mise giustamente in guardia la Comune:
"In presenza degli eventi attuali, della miseria crescente in modo
spaventoso, è da temere che l'elemento femminile della popolazione parigina,
momentaneamente rivoluzionaria, ritorni, grazie alle continue privazioni, allo
stato passivo più o meno reazionario di quello che l'ordine sociale del passato
aveva creato per lei - un ritorno fatale e pericoloso per gli interessi
rivoluzionari e internazionali dei popoli, e di conseguenza per la Comune”.
Il 6
maggio, Leò
Frankel aveva pubblicato un lungo rapporto: «Il lavoro delle donne è il
più sfruttato, la sua immediata riorganizzazione è quindi una cosa urgente».
Dal 10
maggio, il Comitato dell’Unione
delle Donne elaborò un piano dettagliato di «associazioni produttive
libere» come parte dell'organizzazione generale del lavoro pianificata dalla
Commissione del lavoro. La Commissione d’inchiesta e organizzazione da essa
formata includeva «delegati delle corporazioni di entrambi i sessi»: due donne
vi fecero parte dal 15
maggio: Aline
Jacquier e Nathalie
Le Mel, due operaie, delegate della corporazione dei rilegatori di libri.
L'Unione
partecipò, in virtù del decreto della Comune del
16
aprile, alla requisizione dei laboratori abbandonati, ed il loro
censimento. Una volta completata questa attività, vennero scelti uno o più
locali per la distribuzione e la ricezione delle merci confezionati. Furono
formati comitati distrettuali di undici (in teoria) membri, che sarebbero stati
sostituiti in futuro dalle camere sindacali delle donne. Venne organizzato il
commercio degli indumenti, e da confezione dell'uniformi della Guardia
Nazionale iniziò. In realtà, la riorganizzazione fu molto più ampia: «La
biancheria sottile e fine è di notevole importanza per i negozi di Parigi, sopprimendo
i confezionamenti delle stoffe che venivano fatte nei conventi dalle orfanelle
e dalle prigioni, è possibile aumentare i salari. I negozi di Parigi verranno
riforniti. I cittadini vorranno aiutarci a rimuovere gli intermediari e i loro
sfruttatori ... [...] Altre attività specificamente gestite dalle donne
devono essere organizzate, lo studio sarà fatto non appena le risorse lo
consentiranno».
Gli obiettivi per il lavoro
femminile erano ovviamente gli stessi, degli obiettivi del lavoro maschile: «riorganizzazione
del lavoro inteso a garantire il prodotto al produttore [...] sottraendo
il lavoro al giogo dello sfruttatore del capitale»; assicurare «ai
lavoratori il controllo dei loro affari», la «riduzione delle ore di
lavoro», «l'eliminazione di ogni competizione tra lavoratori di entrambi
i sessi, dato che i loro interessi sono assolutamente identici».
L'organizzazione doveva includere un laboratorio centrale
di taglio, un negozio di vendita generale. Dovevano essere designate due
delegate per la scelta dei modelli; una commissione di cassiere contabili
doveva essere responsabile per stabilire i prezzi e le tariffe delle operaie,
previo accordo con l'Intendenza e con la Camera dei sindacati dei sarti. Il
lavoro da svolgere sarebbe stato distribuito tra gli arrondissement, con «un'eguale
distribuzione dei salari per un uguale numero di ore di lavoro» [...] «Il
lavoro verrà consegnato a casa a coloro che per gravi motivi non potrebbero far
parte di un laboratorio [...]. La distribuzione dei compiti è fatta a
giorni alterni e nella stretta proporzione di 8 ore al giorno [...] Il
lavoro dei laboratori verrà svolto alla giornata e a pezzi».
Un'associazione produttrice avrebbe lavorato per arrondissement.
«La gestione di ogni associazione è assicurata da una commissione
liberamente eletta dai membri». [...] "Ogni associazione conserva
la sua autonomia per i suoi regolamenti interni in linea con i principi
generali dell'Unione».
I membri dovevano aderire all'Internazionale.
Quindi «le associazioni, attraverso il comitato centrale, entreranno in
contatto con associazioni simili di Francia e dell'estero per facilitare
l'esportazione e lo scambio dei prodotti; a tal fine saranno impiegati delle
piazziste e delle commesse viaggiatrici». Successivamente: «le
associazioni sono federate tra loro per corporazioni e formate da sezioni
mestieri; sono tenute ad incontrarsi settimanalmente in una riunione generale
di tutte le sezioni dell’arrondissement». Tutte le associazioni produttive
parigine e poi provinciali costituirebbero una «federazione locale e
internazionale di sezioni commerciali per facilitare lo scambio di prodotti
centralizzando gli interessi internazionali dei produttori».
|
Leontine Suetens |
Come sappiamo, la Comune è
durato solo settantadue giorni e tutto questo non è stato possibile metterlo in
atto. Nonostante tutto avevano cominciato ad istituire una commissione per
l'organizzazione del "lavoro libero" delle donne nel Palais de
l’Industrie, il Palazzo dell'Industria, che: effettuava gli acquisti di materie
prime, fissava i prezzi, la distribuzione dei profitti, assicurava la
distribuzione dell'opera nei venti municipi. Un archivio centrale venne aperto
il 21
maggio in rue des Francs-Bourgeois 31, sotto la direzione della delegata
Mathilde Picot,
pagata due franchi al giorno "come esperta per tessuti e forniture in
entrata." Dal 15
maggio, l'Unione
ha effettuato un censimento delle donne disoccupate nel 10°
e 11°
arrondissement. Alcuni laboratori femminili ricevettero, ordini per cucire
sacchi di sabbia per le barricate. Era tardi. Il ventiquattresimo e ultimo
incontro delle cittadine dell'Unione
si è tenuto il 24
maggio presso la scuola elementare, in rue de la Bienfaisance;
indubbiamente, date le circostanze, fu precisato che «sono ammessi i
cittadini».
Per lo storico inglese Eugene
Schulkind si potevano contare un po' più di 300 donne appartenenti all'Unione;
solo trenta furono identificate e sistematicamente ricercate dalla giustizia
versaigliese, vittima dei propri stereotipi, cercava le petroleuses e le
criminali. La maggior parte dei membri dell'Unione
erano, naturalmente, operaie del vestiario: sarte, stiratrici, meccaniche
(sarte alla macchina per cucire, ancora rara a Parigi) ... La lavandaia Marie
Adrienne Colleville detta Alice Bontemps era la delegata per il 18°
arrondissement, Aline
Jacquier per il 17°,
Blanche
Lefebvre, modista per il 10°.
Sei donne delegate passarono sotto il Comitato di rue
d’Arras, tra cui Marceline
Leloup, dell'11°
arrondissement, Octavia
Vataire, sarta, del 7°;
Mathilde
Picot, dell’8°.
Un detenuto testimonierà di aver sentito la signora Hardouin,
insegnante, parlare ad una riunione dell'Unione:
"Lei trattava la questione dell'educazione dei bambini e quella del
lavoro attraverso lo scambio. Ha anche detto che i preti non dovrebbero essere
usati per allevare figli perché erano solo bravi a distorcere le idee e il
carattere di coloro che li avvicinavano". Si noti che l'Unione
non ottenne il sostegno di tutte le donne 'repubblicane-socialiste', per
ragioni che non sono realmente chiare. André Léo,
che si occupava del giornale La Sociale, nel quale scrisse alcuni
articoli di socializzazione, era un po’ riluttante verso l’Unione,
così come Anna
Jaclard, anche se militante attiva nel 17°
arrondissement con André Léo.
Louise
Michel, è ben noto, preferì combattere nelle trincee a fianco dei suoi
compagni di sesso maschile.
Le sconsciute
C'era anche una folla di piccoli gruppi nei
quartieri, che conosciamo dalle poche tracce che lasciarono qua e là, appelli
sulla stampa, note allusive nei fascicoli dei consigli di guerra. Dei comitati
erano stati formati per raccogliere offerte per le guardie nazionali ferite, le
loro vedove e gli orfani. Verso la metà di aprile, una «Società di solidarietà
delle donne del sesto
arrondissement», probabilmente non molto proletaria, organizzò
"l'aiuto ai fratelli feriti e infelici"; una Società dell'Unione
delle donne Lavoratrici venne costituita nel 10°
arrondissement. Non conosciamo quasi nulla dell'attività locali di molte
oscure attiviste. Di solito erano donne di attivisti maschili. La cittadina
Marie Bertin aveva organizzato durante
l'assedio un consiglio di famiglia per raccogliere e distribuire i soccorsi del
municipio, creò in novembre un club
repubblicano dei cittadini del 14°
arrondissement, in rue de la Maison Dieu. Octavie
Tardif, "sarta", moglie di un membro dell'Internazionale
di cui lei stessa ne faceva parte, era stata segretaria nel 1870 di una
commissione di cittadini per istruzione laica e di un gruppo di liberi
pensatori, e nell'aprile del 1871 era segretaria del Comitato dei Repubblicani
del 13°
arrondissement. Delegata alla scrittura, ha redatto una protesta contro la
scarsa organizzazione del lavoro nel 13°
arrondissement, firmata da altre nove donne, la vedova del generale Duval,
Julie Beauchery, moglie del segretario della sezione locale dell'Internazionale,
le cittadine Pouillet, Chantereine ... la protesta diceva che volevano «lavorare
sotto la direzione delle vostre generose aspirazioni per l'emancipazione dei
lavoratori e la rigenerazione dei cittadini». Nella famiglia Piganiol, che
viveva nel 5°
arrondissement, tutte le donne erano feroci politicanti: la nonna di
settantadue anni, che fu accusata di aver detto “gettare nella merda i
membri dell'Assemblea nazionale"; la figlia, quarantadue anni,
operaia, «terrore della casa», in rue d'Enfer 84: «Ogni giorno andava alla
finestra per leggere ad alta voce, i passaggi più violenti del giornale Le
Cri du Peuple [...]. Ha detto che i parroci e le suore dovrebbero
essere impiccati, i conventi bruciati, [...] che combattono per
l'uguaglianza, che non ci saranno più ricchi, non più proprietari»; la
nipote diciannovenne «aiutava sua madre a leggere Le
Cri du Peuple».
Sull’educazione delle ragazze
Quasi tutte le ragazze e i
ragazzi di Parigi tra i sette e i tredici anni andavano a scuola. C’erano stati
dei recenti progressi nell'educazione delle donne a Parigi, meno nelle
province, dove le ragazze continuavano a ricevere un'istruzione prevalentemente
clericale. Il vero problema per i rivoluzionari del 1871 fu quello della
laicità, e l'insegnamento delle ragazze era ancora in gran parte nelle mani dei
congregazionisti: intorno al 1870, quasi i due terzi delle ragazze si
iscrivevano nelle scuole pubbliche; le cosiddette scuole "libere"
dove gli insegnanti non facevano il giuramento di obbedienza all'Impero,
e di solito erano laici. Vaillant,
delegato all'insegnamento, si diede da fare per la riorganizzazione e
soprattutto la secolarizzazione degli insegnanti repubblicani. Marguerite
Tinayre era ispettrice delle scuole femminili del 12°
arrondissement; Hortense
Urbain Dupont, sorella del membro della
Comune, riformò l'insegnamento nel 7°.
Vaillant
istituì una commissione per organizzare e supervisionare l'istruzione nelle
scuole femminili, che comprendeva André Léo,
Anna
Jaclard, la signora
Reclus, Sapia
(Journal
officiel, 22 maggio).
Le riforme vere e proprie sono
state puntualmente eseguite, solo a livello degli arrondissement, a discrezione
delle commissioni municipali. Nel 7°
arrondissement dove risiedeva il vecchio comitato di rue
d'Arras, Allix
fu attivamente impegnato nell'insegnamento e aprì una «nuova scuola» per
ragazze, in rue de la Bienfaisance 14, la cui direzione l'8
maggio fu affidata all’istruttrice Geneviève
Vivien, segretaria del comitato. Inoltre, i locali assegnati a La
Commune Sociale, in rue Monceau 24, «saranno organizzati in un laboratorio
per donne contemporaneamente ad una scuola di asilo per orfani e giovani senza
lavoro. Questo lavoratorio è già organizzato (Journal
officiel, 22 maggio)».
Il 26
marzo apparve una società chiamata Éducation nouvelle, che nominò i suoi
delegati in un incontro alla scuola Turgot: insieme a due uomini, Jean
Rama, un insegnante licenziato dall'Impero,
e J.
Manier, Maria
Verdure, c’erano Henriette
Garoste e Louise
Laffitte. La società ha tenuto riunioni ogni domenica e giovedì alla scuola
Turgot; il 6
aprile convocò «gli insegnanti, le istitutrici, i professori e genitori».
Proponeva alla Comune una
revisione generale dei programmi, l'uso di nuovi metodi di insegnamento, simili
a quelli già proposti dalla Rivendicazione dei Diritti delle Donne Journal
Officiel, 26 aprile 1871). Il 23
aprile, il Comitato delle donne della Commune Sociale de
Paris e la società Éducation nouvelle hanno tenuto insieme un incontro per «una
comunicazione sull'assistenza sociale e l'istruzione».
Ancora operante sotto la Comune fu
una Société des Amis de l’Enseignement (Società degli Amici della Pubblica
Istruzione), che animata da Maria
Verdure, dell'11°
arrondissement. Prevedeva di istituire un'istruzione professionale
gratuita, preparando alla vita attiva. La signora Manière era
insegnante-direttrice di un "laboratorio scolastico" in rue de
Turenne 38, che venne aperto all'inizio di aprile «per una seria formazione
professionale», con un personale che «si formerebbe per elezione tra gruppi di
operaie, gruppi di istruttrici o donne sufficientemente istruite, con più
attitudini per le opere intellettuali che per le opere materiali». E la scuola
speciale di disegno di rue Dupuytren, riaperta gratuitamente il 12
maggio 1871, come scuola di «arte industriale» per ragazze fu
un'istituzione diretta da Rosa Bonheur.
Le donne prendono la parola e le armi
|
Immagine tratta dal film "La Comune di Parigi 1871" di Peter Watkins |
Le donne
del 1871 non hanno rivendicato i loro diritti politici. Nessuna di loro
apparteneva a uno dei comitati che gestivano i quartieri, e il comitato
femminile di vigilanza di Montmartre era solo un piccolo circolo di
discussione. Presero, tuttavia, la parola nei club che,
dalla fine di aprile, si erano stabiliti nelle chiese, al cui nome fu tolto il
termine «Santo o Santa». Sono state riportate malevoli descrizioni, da parte di
Versailles,
su cosa avveniva in quei club, che
sono state descritte dalla testimonianza di Émile Zola[4], noto avversario
della Comune,
che ha partecipato a delle riunioni. Un po' riluttante, ha avuto qualche
difficoltà a mettere al femminile la parola "oratore" (il neologismo
"oratore", è infatti recente, nato apparentemente sotto la penna di André Léo
che riportava gli incontri pubblici ne L’Opinion
nationale. Scrive così Zola: "Ogni club ha i
suoi «oratori». Un club in cui
una donna non parlerebbe sarebbe come una commedia in cui tutti i ruoli
sarebbero affidati agli uomini. Niente di più noioso. Ci sono sempre una o due
gonne ad allietare il pubblico. Quindi io sospetto che gli organizzatori dei club
risparmiano sempre, in un dato momento, l'apparizione dell'incantevole sesso,
mentre i drammaturghi rovinano i balletti. Ho visto due o tre di questi
«oratori». Sono, per la maggior parte, giovani e carine. Solitamente leggono il
loro discorso, ma con la certezza delle donne che sanno di essere più guardate
di quanto siano ascoltate. Hanno, inoltre, solo cambiato il catechismo, credono
nella Repubblica con lo stesso fervore devoto, la stessa cecità mistica che le
hanno fatto credere nel buon Dio, quando erano piccole".
Le donne non hanno mancato di
scontrarsi con gli uomini: il Comunardo
non era migliore degli altri. Inizialmente, in diversi club, alle
donne era stato negato il diritto di voto: a (Saint) Nicolas-des-Champs,
potevano partecipare alle sessioni ma era loro vietato prendere parte alle
decisioni; dovevano portare una carta d'identità. Solo grazie alle loro
vigorose proteste, sono riuscite ad ottenere i loro diritti. In alcuni club, non era
stato concordato che le donne andassero in battaglia; c'era di meglio da fare,
dissero gli uomini, negli ospedali. La maggior parte
dei club
si incontravano, a (Saint) Jacques-du-Haut-Pas, (Saint) Séverin. A (Saint)
Sulpice, l'assemblea era generalmente costituita da una maggioranza di donne. A
(Saint) Germain-l'Auxerrois si riuniva un "club misto di
liberi pensatori": il 9
maggio è stata adottata una risoluzione a favore del divorzio, una
questione che la Comune a
malapena ha avuto il tempo di effettuare. C'erano diversi club
femminili: La
Délivrance, nella chiesa della Trinité, il club delle "donne
patriottiche" nella chiesa di Lambert de Vaugirard, e nella chiesa
di Notre-Dame de la Croix a Belleville.
Il club
delle donne della Boule noire,
in rue des Acacias, è stato organizzato dal Comitato
di vigilanza delle cittadine del 18° arrondissement. La presidente era Sophie
Poirier, la vicepresidente Béatrix
Excoffon, nota come "la repubblicana", senza una professione e
aveva solo vent'anni. Anche il quartiere borghese di Passy
aveva il suo club
delle cittadine.
Le grandi attiviste,
apparentemente impegnate in altri compiti, non hanno parlato molto in queste
assemblee popolari. André Léo apparve una volta a (Saint) Michel des Batignolles. Nathalie
Le Mel arrivò negli ultimi giorni al club della
Trinité per lanciare un appello alle barricate. "Tutti a
combattere! Tutti al dovere!” Ma alcuni delle "oratrici" popolari
erano famose, particolarmente presenti o particolarmente loquaci: la cittadina
vedova Thyou, del Club des
Prolétaires di (Saint)
Ambroise, che non tollerava l'uso dei termini "signori e signore"
come aveva sentito nel club borghese
di Place de la Concorde; al Club della Rivoluzione
donna Lefèvre,
soprannominata la Lavandaia, del lavatoio Sainte-Marie in rue Legendreelim
evid. Una donna André, anch’essa una lavandaia, era segretaria del Club Ambroise,
dove regnava con la parola la «Materassaia».
L'anticlericalismo
decristianizzante delle militanti era ancora più aggressivo, se possibile, di
quello degli uomini. A (Saint) Michel des Batignolles, il tema della
discussione era: «La donna per la chiesa e per la rivoluzione», fu
probabilmente lì che la signora Hardouin,
la “Materassaia” avrebbe proposto il 15
maggio che "si devono fucilare entro 24 ore tutte le persone della
chiesa, dal donatore di acqua santa al sacerdote". Il suo argomento
preferito era l'assassinio dei sacerdoti. [...] "Non dobbiamo fermare i
sacerdoti, dobbiamo dichiararli fuorilegge, in modo che ogni cittadino possa
ucciderli come si uccide un cane rabbioso”. Parlava contro il matrimonio e
per l'unione libera, "avendo una ragazza di sedici anni che si è
rifiutata di sposarsi". A Nicolas-des-Champs, il 20
maggio, propose per la difesa di Parigi di rimpiazzare nelle barricate i
sacchi si terra con i cadaveri dei sessantamila preti e le sessantamila suore
che si era impegnata a trovare a Parigi. Il 26
aprile al Club
des femmes patriotes, a Lambert de Vaugirard, membro della Union des
Femmes, "una cittadina ha trattato la santa Vergine come una puttana ed
ha affermato che tutte le comunità femminili erano ossessionate dalla
prostituzione”. A (San) Christophe de La Villette, un’anziana donna, la
piccola Augustine, parlò coraggiosamente: "Non c'è religione, nessuna
preghiera, nessun Dio. Quindi cantiamo la marsigliese e la Çà ira.
Questi sono gli inni dei buoni compagni”.
Cittadine rivoluzionarie
La donna
rivoluzionaria del 1871 intendeva condividere tutto con l'uomo. Le donne
lavoravano nelle mense dei battaglioni, nelle ambulanze e infine erano combattenti.
Combattenti quindi "cittadine". Cittadino/a, la parola era di grande
impatto nel 1871: dobbiamo prendere qui la nozione di cittadinanza in senso
lato, diversa dal senso puramente, strettamente politico. Era partecipare al
lavoro di "rigenerazione" e, se necessario, lottare per questo. Il
programma dell'Unione
delle donne lo
prevedeva: "È per noi che, con una virile energia, si tratta di dare un
sostegno morale a quegli uomini che, con
il prezzo del loro sangue, difendono il terreno della nostra amata patria". [...] "Vogliamo la Repubblica
universale! Con la Repubblica Universale, tutti i popoli sono fratelli, si
danno la mano l'un l'altro ... Voi, madri, che quotidianamente innaffiate il
vostro pane di sudore dei vostri figli, vi sarà riservata una felice vecchiaia
in mezzo ai vostri nipoti. E i nostri figli diranno: le nostre madri ci hanno
conquistato la libertà". Victorine
Rouchy-Brocher, la moglie di un calzolaio, semplicemente una repubblicana,
era un'ambulanziera che frequentava i Turcos de la Commune e, nel complesso,
non voleva mai avere alcun contatto con le organizzazioni femminili. Il 14
maggio, circa un centinaio di donne vennero a chiedere armi alla Comune. La
cittadina Reidenreth del club
(Saint)-Lambert aveva proposto di costruire un battaglione di
"Carabinières
de la Mort. C'era già un battaglione di donne, la "Legione dei Federati"
del 12°
arrondissement, organizzata dal Comitato dei Repubblicani del distretto. Il
battaglione si era formato nella prima metà di maggio. Adélaide
Valentin, che è nota solo per essere una "lavondaia" e una delle
fondatrici del’Unione
delle Donne, è stata colonnello, la merlettaia Louise
Neckbecker era capitano, la sarta Catherine
Rogissart era portabandiera. tutte e tre appartenevano al club Éloi,
dove Adélaide
Valentin parlava con una «rara energia»: "esorto tutte le donne a
denunciare i loro mariti e a fargli prendere le armi. Se rifiutano, sparategli".
Il 20
maggio ha invitato "tutte le cittadine a rendersi utili alla causa
che stiamo difendendo oggi; di difendere le postazioni a Parigi mentre gli
uomini andranno a combattere". Catherine
Rogissart, benché priva di istruzione, aveva un linguaggio sciolto e e lo
usò per la causa politica. Ha fatto arrestare due refrattari. il ruolo del
battaglione femminile era infatti la ricerca dei «francs-fileurs»
e valeva per questi combattenti di severe condanne. Durante la Settimana
sanguinante alcune donne, tra cui Nathalie
Le Mel, parteciparono alla difesa delle barricate di place Blanche e place
Pigalle, più come ambulanziere che come combattenti; furono anche viste, e
probabilmente più numerose, in place du Panthéon,le «donne federate che
risiedevano nella scuola di Legge». Blanche
Lefebvre fu uccisa su una barricata a Montmartre.
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Caricatura di una «pétroleuse»
in una cartolina postale versagliese del 1871 |
Il mito delle pétroleuse
Pétroleuse è il termine che descrive una donna
accusata di aver usato del petrolio per appiccare incendi nel 1871 durante i
fatti della Comune
di Parigi da parte dei versagliesi. In particolare questo termine è stato
utilizzato dopo l'incendio dell'Hôtel
de Ville di Parigi (24
maggio 1871). Le donne che avevano preso parte a combattimenti diventarono
capri espiatori delle distruzioni avvenute durante la
Settimana sanguinante.
|
Pétroleuses arrestate a Versailles |
Recenti ricerche di storici della Comune di
Parigi, come Robert Tombs e Gay Gullickson, hanno rivelato che non vi è
stato in realtà nessun incendio doloso appiccato da donne e nessuna donna è
stata in realtà condannata come incendiaria. Tra le migliaia di presunti Comunarde
processati dopo la Comune,
solo pochi sono stati giudicati colpevoli e sono stati condannati per aver sparato
contro le truppe di Versailles,
non come incendiarie. Quando gli archivi sono diventati consultabili nel 20°
secolo, la consultazione delle azioni legali intraprese dalle autorità di Versailles
rivela che queste accuse sono prive di fondamento e che nessuna donna è mai
stata condannata per incendio doloso. Gli edifici incendiati alla fine della Comune non
furono bruciati dalle pétroleuses. Il municipio
fu distrutto dai membri della Guardia
Nazionale durante la ritirata. Gli edifici lungo Rue de Rivoli bruciarono
durante gli scontri di strada tra i Comunardi
e le truppe di Versailles, mentre altri edifici sono stati distrutti da bombe
incendiarie.
Nonostante il mito popolare della pétroleuse, nessuna
donna è mai stata giudicata colpevole di incendio doloso intenzionale. Gullickson
suggerisce che il mito della pétroleuse fosse in realtà parte di una campagna
di propaganda orchestrata dai politici versagliesi per ritrarre la Comune di
Parigi come innaturale, distruttiva e barbara, diffondendo l'idea di una
superiorità morale delle forze lealiste rispetto ai Comunardi
"contro natura". In seguito agli eventi della Comune è
nata la leggenda popolare delle pétroleuses, tramandata fino al XX secolo. Nella stessa Parigi, la
vendita di liquidi infiammabili fu proibita per diversi mesi dopo la fine del Comune.
Per comprendere la logica di questo termine, si deve
vedere il contesto del tempo e ricordare che, mentre la donna non era
considerato un membro a pieno titolo della società, la Comune ne
aveva stabilito la parità rispetto all'uomo.
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Processo delle "pétroleuses" del Faubourg
Saint-Germain davanti al 4° Consiglio di guerra |
Christine de Pizan, o anche
Christine de Pisan (Venezia, 1365 – Monastero di Poissy, 1430 circa), è stata
una scrittrice, editrice e filosofa e poetessa francese di origini italiane. È
riconosciuta come la prima scrittrice di professione in Europa e la prima
storica laica di Francia. Nelle sue opere liriche e narrative trae spunto dalla
propria esperienza di vita, e non dalla tradizione religiosa o mitologica, come
era frequente al tempo. Tra le sue opere: Livre
de la Cité des Dames (la Città
delle Dame), scritto nei mesi invernali tra il 1404 e il 1405, è probabilmente
l'opera più famosa.
Jules François Camille Ferry
(Saint-Dié-des-Vosges, 5 aprile 1832 – Parigi, 17 marzo 1893) è stato un
politico francese, oppositore di Napoleone
III
e tra le più eminenti personalità del partito repubblicano nella Terza
Repubblica francese. Attraverso una serie di articoli denunciò le speculazioni
finanziarie operate dal barone Haussmann per il rinnovamento urbanistico di
Parigi. Grazie a questa sua iniziativa il barone venne successivamente
estromesso dai poteri concessi. D'altra parte egli stesso, «avvocato
squattrinato», divenuto sindaco di Parigi alla proclamazione
della Repubblica nel settembre 1870, «riuscì a spremersi un patrimonio
dalla carestia» della città
assediata dai prussiani. Ferry, comprendendo
che la Germania era troppo potente, per perseguire l'idea di acquistare un
grande impero coloniale si fece promotore di una politica di collaborazione con
Otto
von Bismarck al fine di guadagnarne una «benevola neutralità» nel Sistema
bismarckiano.
Victor Schoelcher (Parigi, 22
luglio 1804 – Houilles, 25 dicembre 1893) è stato un politico, un massone e
imprenditore francese. È noto per aver agito a favore dell'abolizione
definitiva della schiavitù in Francia, attraverso il decreto di abolizione,
firmato dal governo provvisorio della Seconda Repubblica il 27 aprile 1848.
Nell'aprile 1871, nel pieno della crisi tra Versailles e la Comune di Parigi,
pubblicò un appello per l'assemblea di Versailles a scegliere la conciliazione
piuttosto che lo scontro con la Comune: "L'Assemblea, sebbene abbia il
diritto dalla sua parte, non può avere il pensiero criminale, per prevalere,
per assediare la Comune".
Émile
Édouard Charles Antoine Zola (Parigi, 2 aprile 1840 – Parigi, 29 settembre
1902) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, critico letterario e
fotografo francese. Durante la guerra franco-prussiana, Zola e la moglie
fuggono da Parigi. Zola torna a Parigi nel marzo 1871; ricomincia a lavorare da
Bell, che è ostile alla rivolta della Comune. Finito sotto controllo della
polizia politica, Zola è stato arrestato il 20 marzo e rilasciato il 21. Il 18
è stata proclamata la Comune di
Parigi. Nel mese di aprile scrive contro la soppressione di alcuni giornali
e, sotto pericolo di arresto, Zola fugge attraverso Saint-Denis, sotto il controllo
dei Prussiani, e si rifugiò in Bennecourt. Gli Zola tornano a Parigi alla
fine di maggio, dopo la Settimana
sanguinante e l'abbattimento della Comune.
Benché perplesso sui metodi della Comune,
non ne fu completamente contrariato. Nel 1898 interviene con passione
nell'affare Dreyfus in difesa dell'accusato, il capitano Alfred Dreyfus.
Olympe Félicité de Jouval, nata il
13 marzo 1832 a Marsiglia e morta il 13 gennaio 1890 a Nizza, è stata una
scrittrice itinerante femminista francese. Scrisse con lo pseudonimo di Feo de
Jouval o Olympe Audouard. Fu una delle rappresentanti più importanti del
movimento femminista francese nella seconda metà del 19° secolo. Molto
patriottica, rimase a Parigi durante la guerra
del 1870, e durante l'assedio
di Parigi, fu una delle più devote infermiere svolgendo il suo compito nella
cura dei feriti.
Marie Adélaïde Deraismes,
conosciuta come Maria Deraismes, era una femminista, oratrice e donna di
lettere francese nata il 17 agosto 1828 a Parigi e morta a Parigi il 6 febbraio
1894. È stata la prima donna iniziata alla Massoneria in Francia, alla fine del
19° secolo, ha dato origine della creazione dell'ordine internazionale
massonico misto "il Diritto umano". Nel 1869, fu co-fondatrice con Paule
Minck, Louise
Michel e Léon Richer della Société pour la revendication des droits civils
des femmes, poi, nel 1870, ancora con Léon Richer, dell'Association pour le
droit des femmes, di cui fu la presidente. Fu redattrice al giornale Le
Droit des femmes, fondato da Léon Richer, che nel 1870 divenne L'Avenir
des femmes. Con lui, mentre frequentava i circoli massoni, si impegnò a
difendere la causa delle donne, che associò alla sua lotta per la laicità. Nel
1874, con Virginie Griess-Traut, militante fourierista, pacifista e femminista,
Aline Valette, socialista e femminista, Hubertine Auclert, creò la Société
pour l'amélioration du sort de la femme. Nel 1869 e nel 1870, sostenne attivamente
il gruppo di Louise
Michel, André Léo,
Élisée
Reclus, finalizzato alla creazione di un'educazione per ragazze. Dopo la guerra
del 1870, propagandista della giovane
Repubblica, difese le idee democratiche e, nel 1876, fondò la "Società
per il miglioramento del destino delle donne". Avviò quindi una nuova
serie di conferenze sui diritti dei minori, il suffragio universale, ecc. Nel
1878, organizzò in collaborazione con Léon Richer il Congresso internazionale
dei diritti della donna, che ha affrontato cinque temi principali: storia,
istruzione, economia, etica e legislazione. Nel 1881, organizzò, con Victor
Poupin, il 1° Congresso anticlericale; è diventata direttrice del quotidiano Le
Républicain de Seine et Oise lo stesso anno in cui questo diritto venne
concesso alle donne.
Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista
a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del
comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
Édith Thomas (23 gennaio 1909,
Montrouge - 7 dicembre 1970, Parigi) era una romanziera, archivista, storica e
giornalista francese. Pioniera bisessuale della storia delle donne, si dice
abbia ispirato del personaggio di Anne-Marie del
romanzo erotico Histoire d'O.
Non sappiamo assolutamente nulla di
lei.
Rosa Bonheur è nata il 16 marzo
1822 a Bordeaux (Gironda), deceduta il 25 maggio 1899 a Fontainebleau (Senna e
Marna). Stimata pittrice di animali, era figlia di Saint-Simonian Raymond
Bonheur che la educò all'arte in un'epoca in cui le ragazze non avevano ancora
accesso alle scuole di belle arti. Ha professato opinioni femministe
antelitteram. Trascorse parecchi anni in
campagna, a Château Grimont (Quinsac), dove si fece la fama di un maschio
mancato; fama che l'accompagnò per tutta la vita e che lei non cercò mai di
smentire, portando i capelli corti e fumando dei sigari Avana. Omosessuale,
ebbe nella vita due passioni: una per Nathalie Micas, incontrata nel 1837 (Rosa
aveva a quel tempo quattordici anni e Nathalie dodici), che divenne pittrice
come lei e dalla quale Rosa non si separò mai sino alla morte di lei, avvenuta
nel 1889; l'altra, dopo la scomparsa di Nathalie, per la pittrice statunitense
Anna Klumpke, con la quale Rosa visse dieci anni, fino alla morte, e che
divenne sua erede universale. Paradossalmente,
la vita eccentrica che Rosa Bonheur conduceva non fece scandalo in un'epoca
peraltro molto attenta alle convenzioni. Rosa Bonheur dovette comunque
richiedere alle autorità di polizia l'autorizzazione a vestirsi da uomo - o più
esattamente a indossare i pantaloni - per frequentare le fiere di bestiame
(Autorizzazione di travestimento e di abbigliamento maschile, rinnovabile ogni
sei mesi presso la Prefettura di Parigi).
Quartiere del XVI
arrondissement.
Ah! ça ira è un canto popolare in voga
durante l'epoca della Rivoluzione francese, noto a partire dal 1790, adattato da
un soldato di nome Ladré. La leggenda vuole che la canzone fu ispirata a partire
da una frase del politico statunitense Benjamin Franklin, che durante la sua permanenza
a Parigi (1776-1785) a chi gli chiese notizie sulla guerra di indipendenza americana
rispose appunto "ah, ça ira! ça ira!" (traducibile come "ah,
si farà! si farà!). Durante la Rivoluzione francese la melodia fu molto in voga
tra i sanculotti i quali essendo fortemente avversi ai due ceti dei nobili e del
clero, la riadattarono trasformandola in un motivo accusatorio generale contro la
classe aristocratica, con i contenuti del testo che proclamavano un imminente sovvertimento
della stessa. Ça ira, La liberté s’établira,
Malgré les tyrans tout réussira
«la libertà s’affermerà, malgrado i tiranni tutto riuscirà», e poi dei famosi versi
che venivano cantati durante il Terrore, Ah,
ça ira, ça ira, ça ira, Les aristocrates
à la lanterne! Les aristocrates on les pendra! «gli aristocratici al
lampione! Gli aristocratici li impiccheremo!», sono state assunte da G. Carducci
come titolo di una serie famosa di 12 sonetti (1883), evocanti scene ed episodî
della rivoluzione francese.
Soldatesse armati di carabina.
Possiamo definirli disertori, per
lo più "benestanti", che sono fuggiti da Parigi mentre la città era
in pericolo.