lunedì 29 luglio 2019

02-15-01 - Le donne della Comune di Parigi

LE DONNE DELLA COMUNE DI PARIGI

  

"Donne dappertutto. Grande segno. Quando le donne vengono coinvolte, quando la massaia spinge il suo uomo, quando porta la bandiera nera che fluttua nell’aria per essere piantata nel selciato, è perché il sole sorgerà su una città in rivolta ... "
Jules Vallès: (Alla sepoltura di Victor Noir, gennaio 1870)

La Comune di Parigi del 1871 segna l'arrivo massiccio delle donne nell'arena politica e nell'impegno rivoluzionario. Furono migliaia durante i 72 giorni che lottarono ed ebbero un ruolo fondamentale. Molte sono diventate famose, come Louise Michel, Elisabeth Dmitrieff o Nathalie Le Mel, ma migliaia rimangono sconosciute. La maggior parte proveniva dalla classe operaia e più spesso dal settore del ricamo e cucito. Altre erano intellettuali e provenivano da ambienti benestanti, donne che acquisirono idee rivoluzionarie femministe e socialiste, che ruppero con il loro ambiente borghese, per diventare esseri liberi. Lavoravano durante il giorno e prendevano lezioni di notte. Tutte sono state ammirevoli per il valore, l’ardore e l’abnegazione.
Furono praticamente gli iniziatori della Comune. La mattina del 18 marzo, sono state loro che paralizzarono le truppe bloccando le strade, mischiandosi con i soldati e chiamandoli a fraternizzare col popolo. Un rapporto militare riferiva:
- "Donne e bambini vennero e si mischiarono alle truppe. Siamo stati rudemente ingannati permettendo a queste persone di avvicinarsi ai nostri soldati, perché questi si sono mescolati con loro, donne e bambini scandivano loro: - Vous ne tirerez pas sur le peuple (Non sparerete alla gente) -".
Le donne non smisero mai di dedicarsi alla Comune, mentre nessuna entrò nelle sfere del suo potere, anche se non furono integrate negli organi decisionali, misero in pratica le concezioni libertarie e socialiste.
Elisabeth Dmitrieff difronte alle donne del club Séverin 
In tutte possiamo vedere il loro coraggio, dedizione e integrità, qualità che si trova anche negli uomini sinceramente rivoluzionari del diciannovesimo secolo, mostrano un grado di coscienza, intuito e indipendenza della mente, che sembrano, in quel momento, più sviluppati che nella maggior parte dei loro colleghi uomini. Sono tra le menti più illuminate del loro tempo.
Se non tutte erano affiliate al movimento socialista, o a correnti più specifiche, rimangono comunque libere pensatrici e si guardavano bene dall’intolleranza. Condannavano persino i misfatti all'interno del movimento rivoluzionario, che vede molti dei loro colleghi uomini che si scontravano continuamente con le liti di parte.
Si auto-organizzarono in associazioni, crearono molte cooperative, si organizzarono nei comitati di quartiere, crearono laboratori autogestiti, intervennero nei club e alimentarono un movimento femminista. Molte di loro crearono scuole gratuite e laiche per ragazze e creano nuove pedagogie alternative. Furono tra i più attivi nei comitati di quartiere. Quando si doveva agire, loro erano lì. Infine, parteciparono costantemente ai dibattiti e spesso portarono le idee più avanzate. In una parola, indipendentemente dalle loro posizioni politiche, furono tra coloro che meglio incarnano lo spirito libertario, l'anarchismo.
Se le donne della Comune erano innovative, organizzatrici, erano anche coraggiose combattenti. Alcune affrontano il pericolo e la morte come le cantiniere o le ambulanziere; altre, armate di fucili, spararono agli assalitori e fino all'ultimo combatterono, incoraggiando allo stesso momento alcuni dei loro compagni. Ebbero un comportamento eroico sulle barricate e pagarono un pesante tributo durante la Settimana sanguinante. Furono chiamate petroliere, a causa della loro partecipazione, che venne un po' esagerata dai giornali e dai governanti del tempo, nei grandi incendi della fine della Comune. Il termine servì, soprattutto, a Versailles per giustificare la loro violenta repressione. Fu grazie al coraggio e la straordinaria dedizione di una giovane infermiera, una certa Louise (non era Louise Michel), uccisa mentre soccorreva i feriti, che Jean-Baptiste Clément, incontrandola la domenica 28 maggio sull’ultima barricata in rue Fontaine-au-Roi, scrisse la sua famosa canzone Le Temps des Cerises, rendendo omaggio alle donne eroiche della Comune del 1871, la maggior parte semplici lavoratrici che pagarono a caro prezzo la loro lotta per la libertà, uguaglianza e fraternità.
La repressione, che segui contro di loro, fu terribile. Quando venivano arrestate con le armi in mano, venivano uccise sul posto. Le prigioniere, in attesa di un finto processo, furono portate nel sinistro campo di Satory sotto i fischi, gli insulti, i colpi della folla idiota dei borghesi versaigliesi. Come Louise Michel, affrontano i loro giudici con molto coraggio e dignità, rivendicando le loro azioni e venendo condannati alla deportazione in Nuova Caledonia. Viaggiarono per centoventi giorni su vecchie fregate, in condizioni abominevoli e in gabbia come bestie. Ancora di più le Comunarde, vennero calunniate, sporcate, umiliate, trattate come prostitute o incendiarie dai vincitori. Durante gli anni trascorsi in prigione, continuarono a ribellarsi e a difendere con energia e orgoglio i loro diritti politici di detenute.
Eppure la maggior parte non si abbatterono. Ovunque si trovassero, continuarono a fare campagne politiche e quando, nell'amnistia del 1880, tornano in Francia, furono di nuovo attive, infaticabili, nelle lotte sociali e femministe.
Comunque sia, il ruolo esemplare delle donne durante la Comune può essere visto come un riferimento storico sul quale i movimenti femministi che seguiranno potranno fare affidamento.
Daniel Vierge - Comunarda in divisa


La Rivoluzione a Parigi

L'impegno delle donne fu totale ben prima dell'inizio della Comune. Sotto il Secondo Impero, la condizione delle donne era miserabile. Vivevano in condizioni simili alla schiavitù. Erano spesso ridotte alla prostituzione. Ma le voci delle donne si sollevarono contro questa miseria, e le idee repubblicane cominciarono a farsi strada nelle donne che avevano 20 anni durante la rivoluzione del 1848. È stata la creazione di gruppi femministi ed associazioni femminili che consentirono ad altre di acquisire un'idea di emancipazione e coscienza sociale, e grazie a ciò di rivendicare la loro piena partecipazione alle varie riunioni. Questo fu il momento in cui la ragione delle donne si mise in luce (sebbene, nella storia, le donne si sono sollevate molto tempo prima contro l'oppressione come Christine Pisan[1] nel XV secolo).
Queste donne si sono ribellate contro un ordine sociale che le disprezzava. Erano spesso di origine modesta, con poca educazione; erano operaie, sarte, lavandaie, rilegatrici, insegnanti o scrittrici.
Dal 2 al 4 settembre 1870, dopo Sedan, le sconfitte dell’armata francese si propagarono e l'esercito di Mac-Mahon si arrese; Napoleone III venne fatto prigioniero.
Il 4 settembre, le donne si unirono agli uomini per gridare ai traditori: "Lunga vita alla Repubblica”. I manifestanti entrarono nella Camera dei Deputati e proclamarono la Repubblica.
Ma nella guerra contro la Prussia andava di sconfitta in sconfitta.
Il 18 settembre venne organizzata una manifestazione femminile per aiutare i residenti assediati di Strasburgo. Reclamavano le armi e vennero fermate. Ci volle l'intervento del nuovo governo per liberarle.
"Sentendo l'agonia di Strasburgo, l'idea arrivò ad qualcuno, o meglio a qualcuna perché eravamo per lo più donne, prendere le armi e partire per aiutare Strasburgo a difenderla o morire con essa. Ad ogni passo arrivavano nuove manifestanti. Si formò presto una massa considerevole. Erano arrivate molte insegnanti. Ho incontrato per la prima volta Madame Vincent, che potrebbe aver avuto da questo evento l'idea di formare dei gruppi di donne. Siamo state delegate André Léo ed io per reclamare le armi. Lo stesso giorno, Strasburgo cadde. (Louise Michel: La Comune, storie e ricordi)".
La capitale venne assediata il 19 settembre 1870. L'assedio durò fino all'armistizio del 28 gennaio 1871, preludio ad una pace disonorevole, insopportabile per i parigini che resistettero senza indebolirsi fino alla fine.
Il 31 ottobre, il generale Bazaine si arrese a Metz. Thiers preparò l'armistizio. La guerra civile era una minaccia perché il popolo di Parigi rifiutò la capitolazione. Gustave Flourens con 800 fucilieri fece prigionieri i membri del governo che furono rapidamente rilasciati dal sindaco di Parigi Jules Ferry[2] accompagnato da un battaglione bretone. La liberazione avvenne in modo violento e con l'aiuto di congregazioni religiose come quella delle «sorelle della carità». Gli insorti furono messi in prigione. Dopo il fallimento del 31 ottobre, la popolazione parigina si organizzò in commissioni di vigilanza e club, Louise Michel fu la presidente del club «La Révolution», nella chiesa di (Saint) Bernard de la Chapelle, ed ha partecipato al Comitato di Vigilanza di Montmartre che ha creato con Sophie Poirier, Madame Blin, Béatrix Excoffon, Aglaé Jarry. Investe poco del suo tempo nel «Comitato di soccorso per le vittime di guerra» che era piuttosto di dominio delle borghesi. Frequentò molte altre riunioni. Ai primi di novembre partecipò ad una manifestazione di donne di fronte all’Hôtel de Ville, il municipio di Parigi, dove venne arrestata e rilasciata alcuni giorni dopo grazie all'intervento di Madame Meurice della Società delle vittime di guerra e membro del Comitato di vigilanza del 18° arrondissement.
Louise Michel tra Marie Ferré e Paule Mink
L'inverno era difficile e i prussiani assediavano Parigi. La carestia regnava e le donne, come Nathalie Le Mel, si occupavano della Marmite révolutionnaire (Pentola rivoluzionaria) che serviva ogni giorno centinaia di pasti, mentre altre, come Sophie Poirier, gestivano un laboratorio cooperativo dove vi lavorano le donne. Nel frattempo, André Léo e Anna Jaclard guidavano il Comitato di Vigilanza di Montmartre. Le donne erano sempre più presenti nei club come Nathalie Le Mel che faceva interventi al «Club de l’école de médecine (Club della scuola di medicina)», Louise Michel al «Club de la Révolution (Club della Rivoluzione)», «de la Patrie en danger (della Patria in pericolo)», «de la Reine blanche (della regina bianca)». In questi club venivano affrontate tutte le questioni, come la libera unione, il lavoro, la difesa di Parigi ... ma anche progressivamente, si reclamava la caduta del governo.
Il 22 gennaio, come tutte queste compagne, Louise Michel prese il suo fucile accompagnata da altre donne e uomini per chiedere il rilascio di Gustave Flourens chiuso in carcere da ottobre. Tra la folla e le guardie dell'Hotel de Ville ci furono delle sparatorie. Ci furono molti arresti e i club vennero immediatamente messi al bando. I parigini si organizzano facendo provviste mentre il 1° marzo i prussiani entrarono a Parigi
Il 17 marzo, con un proclama affisso sui muri di Parigi, Thiers chiese alla popolazione di sottomettersi e nella notte tra il 17 e il 18 l'esercito invase la periferia di Parigi.
Il 18 marzo 1871, Parigi popolare e repubblicana si ribellò contro l'Assemblea nazionale eletta l'8 febbraio e il governo di Thiers che aveva appena deciso la pace, che faceva sospettare soprattutto la preparazione di una restaurazione monarchica.
Tutto iniziò a Montmartre dove una folla, nella quale le donne erano più numerose, tra cui Louise Michel e sua madre, intervennero, circondano i militari di Versailles e ripresero i canoni della Guardia Nazionale, le cui truppe governative stavano cercando di impadronirsene. Il generale Leconte ordinò di far fuoco sulla folla, ma l'ufficiale Verdaguer ordinò ai soldati di sollevare il calcio dei fucili in aria. Ovunque a Parigi altre donne si radunarono per bloccare il trasporto dei cannoni, dappertutto, le donne fermano i soldati. Questo è stato l'incidente che ha scatenato la rivolta della Città. Louise scrisse allora: «la Rivoluzione è fatta». Thiers e il governo lasciarono Parigi per Versailles e i Federati occuparono i ministeri. Il 26 marzo Parigi elesse una Comune, una municipalità rivoluzionaria che subito si trasformò in un vero piccolo governo della Città.
La «Città libera» progettò di darsi nuove istituzioni repubblicane, in una Francia federale e socialmente più giusta.
Louise dichiarò: "Volevamo tutto nello stesso momento, arte, scienza, letteratura, scoperte, la vita era fiammeggiante". Il 1° aprile: Henriette Garoste, Louise Lafitte, Maria Verdure delegate de l’Education nouvelle richiesero l'istruzione obbligatoria per tutti i bambini indipendentemente dal loro rango sociale.
Il 2 aprile, le brigate di Versailles attaccarono Parigi e furono migliaia le donne e gli uomini che decisero di marciare verso Versailles. Louise Michel con il 61° battaglione armata di un fucile Remington prese Issy les Moulineaux in mano ai gendarmi versagliesi. Il giornale della Comune riferì largamente del coraggio delle donne nelle battaglie in cui assunsero un ruolo diretto e che pagarono in gran parte con il loro sangue.
Con la Comune viene ripreso il tema dell'emancipazione femminile: la sua messa in pratica passa attraverso il lavoro e così il 12 maggio 1871 viene inaugurata la prima scuola professionale femminile di arte industriale, mentre la scrittrice Marguerite Tinayre viene nominata ispettrice generale delle scuole parigine. Altre iniziative prese dalla Comune che riguardavano, direttamente o indirettamente, le donne, furono la proibizione dell'esercizio della prostituzione, l'organizzazione degli asili, l'abolizione, decretata il 17 maggio, della distinzione tra figli legittimi e illegittimi, la concessione di un'indennità  alle mogli delle guardie nazionali.
Le donne moltiplicarono le azioni e intervennero su i due fronti, civili e militari. André Léo creò il giornale «La Sociale» il 18 maggio 1871 "Sai, generale Dombrowski, da chi è stata fatta la rivoluzione del 18 marzo? Dalle donne ... La Rivoluzione è stata fatta grazie soprattutto alle donne, … chi avete cacciato dai vostri avamposti? Le donne abbastanza devote alla causa della rivoluzione per sacrificare le loro vite. Tuttavia, dobbiamo ragionare un po': crediamo di poter fare la Rivoluzione senza donne. Sono passati ottant'anni da quando l'abbiamo provato, e non ce l'abbiamo fatta. ... La Rivoluzione, deve fare il suo corso che è la libertà e la responsabilità di ogni creatura umana, senza altri limiti che il diritto comune, senza alcun privilegio di razza o sesso".
Altri come Sophie Doctrinal (detta Poirier) animava il Comitato di vigilanza di Montmartre e grazie ai laboratori dava lavoro alle donne.


Immagine tratta dal film "La Comune di Parigi 1871" di Peter Watkins 
I Comitati delle donne

Una associazione chiamata Unione delle donne era stata fondata durante l'assedio di Parigi, strutturata nei comitati di quartiere e con un Comitato centrale diretto da Jules Allix e da una dozzina di donne, tra le quali la signora Allix ed Elisabeth Dmitrieff.
Una seconda associazione, denominata Unione delle donne per la difesa di Parigi e il soccorso ai feriti (Union des Femmes pour la défense de Paris et les soins aux blessés), venne fondata nell'aprile del 1871, poco dopo l'attacco condotto dalle forze di Versailles a Neully da Nathalie Le Mel ed Elisabeth Dmitrieff. Un manifesto, datato l'8 aprile e firmato «Un gruppo di cittadine», con il quale si chiamavano le donne di Parigi alla lotta in difesa della Comune, ne rappresenta l'atto di nascita cui seguì l'11 aprile la pubblicazione dello statuto.

Appello alle cittadine di Parigi, Giornale ufficiale della Comune, 11 aprile 1871

 

«Parigi è bloccata, Parigi è bombardata ...

Cittadini, dove sono i nostri figli, i nostri fratelli e i nostri mariti?

Sentite il cannone ruggente e le campane suonare il sacro appello?

Alle armi, il Paese è in pericolo!

Sono le legioni organizzate dai tiranni dell'Europa che massacrano i nostri fratelli? ... No, questi nemici, questi assassini del popolo sono francesi!

Questa alterazione fratricida si impossessa della Francia, è l'atto finale dell'eterno antagonismo del diritto e a forza, del lavoro e dello sfruttamento, del popolo e dei loro carnefici....

Cittadine di Parigi, discendenti delle donne della grande Rivoluzione, che in nome del popolo e della giustizia, marciarono su Versailles, portando prigioniero Luigi XVI, noi, madri, mogli, sorelle del popolo francese, vogliamo sopportare ancora che la miseria e l'ignoranza rendano nemici i nostri figli, che padre contro figlio vengano ad uccidersi a vicenda davanti ai nostri occhi per il capriccio dei nostri oppressori che vogliono l'annientamento di Parigi dopo averlo consegnato agli stranieri?

Cittadine, ... questo fa parte del vecchio mondo. E non è solo la Francia che si sta alzando, tutti i popoli civilizzati stanno aspettando il nostro trionfo per liberarsi a loro volta. La stessa Germania, i cui eserciti principeschi hanno devastato il nostro paese, è essa stessa scossa e operata dallo spirito rivoluzionario! Da 6 mesi è in stato di assedio e i rappresentanti dei suoi lavoratori sono in prigione. La Russia ... è pronta a combattere e morire per la Repubblica e la trasformazione sociale. Irlanda, Polonia, Spagna, Italia, Austria ....

Cittadini, il guanto è lanciato, dovete vivere o morire ....

Se gli infami fucilano i prigionieri, uccidono i nostri capi, mitragliato una folla di donne inerme, tanto maglio! il grido di orrore e indignazione completerà quello che abbiamo provato! ... E se tutti i bastoni e le baionette sono stati utilizzati dai nostri fratelli, avremo ancora i ciottoli per schiacciare i traditori!»...

 
Dimostrazione delle parigine il 3 aprile 1871
Attraverso questo appello incitarono le donne ad unirsi per organizzare e difendere la rivoluzione partecipando sia ai servizi di ambulanza, sia formando società pronte per la costruzione e la difesa delle barricate in caso di pericolo nella lotta con loro uomini per la libertà contro il dispotismo, il lavoro contro il capitale, il futuro contro il passato.
In ogni arrondissement, dei comitati vennero organizzati in diretta relazione con il Comitato centrale. Nello statuto, le aderenti, che si distinguevano nell'abito indossando una sciarpa e un bracciale rosso, si impegnavano a riunirsi tutti i giorni e di presentare un rapporto scritto degli avvenimenti della giornata. Si prevedeva anche l'uso delle armi in caso di necessità, l'acquisto di petrolio - da qui, come è noto, l'appellativo di petroleuses dato a molte Comunarde - il rifornimento per i combattenti delle barricate e l'assistenza ai feriti. In effetti, molte furono le donne che combatterono in prima fila sulle barricate: André Léo scrive di «molte migliaia», Louise Michel di circa duemila.
In Francia ancora sotto l'influenza delle idee sessiste di Proudhon, l'Unione delle Donne sostenne l'uguaglianza dei sessi ("tutta la disuguaglianza e tutto l’antagonismo tra i sessi è una delle basi del potere delle classi dominanti"), la parità di retribuzione, il diritto al lavoro, alla salute, il diritto al divorzio per le donne, il diritto all'istruzione laica e la formazione professionale per le ragazze. Le donne dell'Unione chiedevano inoltre la rimozione delle distinzioni tra donne conviventi e sposate, tra figli legittimi e illegittimi, l'abolizione della prostituzione come forma di sfruttamento commerciale degli esseri umani da parte di altre le creature umane, e ottenere la chiusura delle case di tolleranza. Chiedevano il diritto di partecipare a diverse commissioni comunali stabilite nei distretti e l’organizzazione di laboratori cooperativi. La lotta per la loro emancipazione appartiene a quella della classe operaia. Così scrivevano: «Vogliamo lavorare per mantenere il prodotto, più degli sfruttatori, più dei padroni».
Molte donne parteciparono ai programmi di riforma della Comune in materia di istruzione, sanità, assistenza e lavoro. Il 14 aprile venne pubblicato un «Appello delle cittadine alla Commissione Esecutiva della Comune»:

Considerando

• Che è dovere di tutti combattere per la Grande Rivoluzione

• Che il pericolo è imminente e il nemico è alle porte di Parigi

• Che l'Unione fa la forza, tutti gli sforzi individuali devono fondersi per formare una resistenza collettiva

• Che la Comune proclama l'annientamento di ogni privilegio, di ogni disuguaglianza, … senza distinzione di sesso, distinzione creata e mantenuta dal bisogno dell'antagonismo su cui poggiano i privilegi delle classi dominanti

• Che il trionfo dell'attuale lotta ... abbia lo stesso interesse per i cittadini e le cittadine

• Che il massacro dei difensori di Parigi esaspera la massa delle cittadine e li spinge alla vendetta

• Che molte di loro sono determinate a combattere e vincere o morire per la difesa dei nostri diritti comuni

• Che un'organizzazione seria è in grado di dare sostegno alla Comune e può avere successo solo con l'aiuto e l'assistenza del Governo della Comune

Chiedono alla Commissione Esecutiva della Comune di fornire loro locali permanenti per organizzare e stampare manifesti per i Comitati.

Per le donne delegate:

Adelaide Valentin operaia; Noémie Colleville operaia; Marcand operaia; Sophie Graix operaia; Josephine Pratt operaia; Céline Delvanquier operaia, Aimée Delvanquier operaia; Elisabeth Dmitrieff

Giornale ufficiale della Comune, venerdì 14 aprile 1871.


Un nuovo incontro tenutosi il 17 aprile dove le cittadine s’incontrarono per discutere sulla causa del popolo, venne spiegato lo scopo dell'Unione delle Donne che era quello di creare una Internazionale delle Donne e riorganizzare il lavoro, per raggiungere l'uguaglianza dei sessi. Louise Michel, in quella riunione, disse che bisognava prima vincere per riformare in seguito.
I massoni tentarono una conciliazione tra la Comune e Versailles che fallì. André Léo rifiutò ogni idea di conciliazione e sostenne la lotta armata. «Il signor Schoelcher[3] viene a chiederci di presentare una petizione alla Comune per stabilire la pace! Trattare con gli infami di Versailles, mai! Abbiamo ceduto per un momento alla crudeltà dei nostri nemici? No ... Oggi la ferocia prussiana impallidisce davanti alla ferocia degli uomini di Versailles. I prussiani fecero dei prigionieri, ma non li maltrattarono. I soldati di Versailles fanno prigionieri ma appena depositate le armi, gli sfortunati vengono fucilati ... È necessario che gli assassini cadano nelle mani della giustizia e che i loro capi rispondano dei loro crimini. È lì l'unica conciliazione possibile ... Preferiamo essere inghiottiti dalle rovine di Parigi invece di lasciare spazio a bande monarchiche». La Sociale: 30 aprile 1871.
La trattativa fallì.
All'inizio di maggio, La Comune elesse il suo Comitato di salute pubblica.
Comitati, club e associazioni si incontravano ogni giorno nelle chiese su tutti i tipi di temi. Le donne vi partecipavano numerose e l'anticlericalismo si manifestava con la rivendicazione dell’ateismo. Nelle scuole, i crocifissi vennero rimossi. «Siamo atei perché l'uomo non sarà mai libero, finché non abbia allontanato Dio dalla sua intelligenza e dalla sua ragione», possiamo leggere ne la Commune Révolutionnaire.


«Le donne di Parigi sono molto turbolente»

La donna del popolo a Parigi non era politicamente passiva. Zola[4] vide al lavoro le donne della Comune; un giornalista del giornale La Cloche e de Le Sémaphore de Marseille, fece la spola tra Parigi e Versailles e lasciò una notevole serie di articoli sugli eventi del 1871. Questa la sua testimonianza:
«Le donne a Parigi sono molto turbolente. In quasi tutte le case dei lavoratori, la sera, la donna parla a voce alta della sua opinione politica e spesso la impone a suo marito. Leggono il giornale in comune e generalmente sono molto dure contro il potere di qualsiasi tipo esso sia. È questo spirito ribelle che rende Parigi una città di opposizione, una città rivoluzionaria per eccellenza. [...] In nessun'altra città ho sentito il sesso più debole decidere così imperiosamente le questioni governative.
Mi è capitato spesso di parlare di politica con una di queste signore, per pura curiosità letteraria. Mi affretto a dichiarare, inoltre, che molti di loro sono donne perfette oneste, un po' loquaci, ma buone madri e buone mogli. Il fatto è che loro sono nate nella grande città; si sono formate nel mezzo delle discussioni politiche sulla strada; si occupano di cucina, parlando dell'ultima seduta della Camera o del prossimo cambio di gabinetto. È nel loro sangue, nell'aria che respirano, in queste alte case parigine che vibrano gli echi della città. Le donne di cui vi parlo conoscono le personalità politiche, Thiers, Guizot, Rouher, Emile Ollivier, e ci sono alcune che ammirano o odiano ancora Lamartine. Sto sostenendo questa classe di cittadini perché voi ignorate tutto questo, specie nella provincia, e potreste prenderle per donne perdute, donne che in tempi normali, sono incapaci di immischiarsi in quello che non le guardarda Dobbiamo ascoltare i loro ragionamenti. Sono, come diceva Michelet, l'esasperazione del giusto [...] Quando l'uomo prende un fucile, la donna sente la sua lingua pruriginosa e non perde tempo ad incitare nei club, lei non tarda a prendere un fucile, una sciabola, un semplice coltello». (Lettere da Parigi, 14 maggio 1871).


La lotta, la repressione, il carcere

Il manifesto delle donne alle operaie di Parigi
Ma venne il momento la cosa più importante era combattere e morire piuttosto che costruire. Parigi, dall'inizio di aprile, venne circondata dall'esercito regolare e le donne si impegnarono in difesa della Comune. Gli uomini non erano tutti pronti a lasciare loro un posto in questa epopea, quindi dovettero superare la loro riluttanza a lasciare che le donne prendessero parte alle ambulanze, precedentemente riservate agli uomini. L’hanno fatto, anche nelle posizioni avanzate del combattimento. Ci sono state quelle che hanno rischiato la vita e quelle che morirono per difendere la Comune.
La guerra civile durò 72 giorni. Tutto finì nella Settimana sanguinante dal 21 al 28 maggio, che causò ventimila vittime. Alcune donne scelsero, come Louise Michel, di impegnarsi armi in mano per difendere la Comune.
Secondo André Léo, migliaia di donne furono impegnate nella lotta sulle barricate; Louise Michel parlò di diecimila, ma è difficile verificare queste cifre. Alcune di queste donne coraggiose ci hanno lasciato il loro nome: Louise Michel, naturalmente, ma anche André Léo, Nathalie Le Mel, Victorine Rouchy (battaglione Turcos), Marguerite Lachaise, al 66° battaglione che ha combattuto nella piana di Châtillon, Eulalie Papavoine, combattente nella piana di Vanves, madame David, Marguerite Diblanc, Elizabeth Retiffe, Leontine Sueten, mensa del 135° battaglione, ferita due volte, Josephine Marchais, Adèle Chignon, Hortense Machu alla marina comunarda a porte Maillot. Per Benoît Malon e Louise Michel, si aggirava intorno a 10.000 la cifra delle donne che hanno combattuto durante la Settimana sanguinante (ovviamente impossibile da verificare). Le donne hanno combattuto fino a quando l'ultimo giorno della Comune.
E poi ci sono le anonime, le dimenticate, coloro che sono cadute sotto i proiettili di Versailles e quelle che sono state denunciate e arrestate. La repressione per loro fu terribile. Un gran numero di donne furono fucilate sulle stesse barricate. De Villiers, un versaigliese, raccontò a proposito di una delle barricate comunarde: ... "un gran numero di donne (52?) prese con le armi in mano furono fucilate sul posto".
Le donne vennero uccise nei combattimenti, altre sommariamente giustiziate, almeno 1051 furono arrestate, 115 sono state processate. Quelle che Versailles chiamò «pétroleuses» mostrarono un grande coraggio. Al loro processo, come Louise Michel, rivendicarono tutte le loro azioni.
Alcune furono condannate a morte, altre ai lavori forzati per tutta la vita, all'isolamento, alla deportazione in Nuova Caledonia come Louise Michel. Molte esiliarono in Svizzera, a Londra.
L'incarcerazione nelle prigioni di Versailles fu molto dolorosa, alcune di loro morirono in carcere prima del processo.
Secondo il rapporto Appert, 29 donne furono condannate ai lavori forzati, 20 alla deportazione in un recinto fortificato, 16 alla deportazione semplice. Le condannate alla deportazione vennero imbarcate su vecchie fregate. A bordo della "Virginia", furono 19 le Comunarde chiuse in gabbia. Il viaggio nelle prigioni della Nuova Caledonia durò120 giorni! L'atteggiamento delle donne durante la deportazione fu notevole. Si ribellarono, difendono costantemente i loro diritti politici di detenzione.
Queste "donne della Comune", come disse Alexandre Dumas figlio, potrevano essere naturalmente, secondo la giustizia militare, solo prostitute o incendiarie. "Quasi tutte le imputate aggiungevano alla più completa ignoranza la mancanza di senso morale [...] Tutte, o quasi, hanno perso la morale, persino nelle donne sposate". Se togliamo le 246 prostitute "reali" che furono arrestate per far numero, questa parte nella popolazione femminile fornisce informazioni esattamente sufficienti sulla professione delle presunte Comunarde [Usiamo il termine “presunte” perché durante la repressione versagliese, furono arrestati sia donne che uomini che non avevano niente a che fare con la Comune – N.d.R.]: il 37% delle imputate lavorava nell'abbigliamento e nel tessile, l'8% nelle fabbriche di scarpe e guanti, Il 13% erano lavandaie o stiratrici, il 10% lavoratrici giornalieri, l'11% dei lavoratrici domestiche; l'8% avevano delle piccole imprese


Louise Michel
"Siamo umani, questo è tutto"

Sappiamo molto poco sulla situazione a Parigi delle famiglie popolari: poco meno di un terzo delle nascite a Parigi erano illegittime; un terzo delle famiglie popolari erano coppie di fatto: il 60% delle donne arrestate nel 1871 erano conviventi, tre quarti delle donne non erano sposate, quasi tutte erano vedove, almeno un terzo delle donne erano legalmente separate dal loro marito Questa forma di unione libera era in gran parte dovuta all'impossibilità del divorzio.
Durante l'assedio, la donna del popolo era quella che faceva la fila mentre suo marito era al servizio della Guardia Nazionale o, come poteva accadere, nel cabaret. La miseria continuò sotto la Comune: "Chi soffre di più dell'attuale crisi, l'alto costo del cibo, la cessazione del lavoro? La donna; e specialmente la donna isolata, la cui cura non è più data al nuovo regime, che gli antichi non hanno mai preso in considerazione "(André Léo, La Sociale, 8 maggio 1871). Le donne, come gli uomini, erano impiegate nelle associazioni di sartorie che, durante l'assedio, sotto l'egida della Camera Sindacale del lavoro, lavoravano per le divise della Guardia Nazionale. Sophie Doctrinal aveva organizzato a Montmartre un laboratorio di cucito e confezioni, con partecipazione agli utili: occupò un centinaio di donne.
Alcune donne si erano già mescolate con la politica rivoluzionaria alla fine dell'Impero: André Léo, Louise Michel avevano assistito al solenne funerale fatto dalla Parigi repubblicana il 12 gennaio 1870, a Victor Noir, assassinato a causa di una lite del principe Pierre Bonaparte: la buona Louise ne fu estremamente delusa, le sarebbe piaciuto che quell’avvenimento venisse usato per rovesciare l'Impero. Circa venti donne firmarono il manifesto di protesta contro la guerra, redatto della 1ª Internazionale, all'inizio del luglio 1870.
Non abbiamo una politica da fare, siamo umani, questo è tutto", disse André Léo in una conferenza il 13 novembre 1870. Molte donne, durante l'assedio, fecero parte delle Società di soccorso e delle ambulanze, seguendo l'esempio di ciò che fecero le donne americane durante la guerra civile americana. La Società per il soccorso delle vittime della guerra era presieduta dalla signora Jules Simon; ne fecero parte le repubblicane Paul Meurice, Goudchaux e André Léo. La compagnia organizzò cinque cucine economiche che distribuiscono pasti ai bambini, istituì un laboratorio che furono occupare seicento donne che facevano vestiti per i bisognosi. Nel freddo mese di dicembre, distribuisce buoni per il riscaldamento, cibo, vestiti e medicine. La scrittrice femminista Olympe Audouard[5] e la scrittrice e giornalista Maria Deraismes[6] avevano organizzato un'ambulanza a proprie spese. Questa non era carità "borghese", ma umanitarismo repubblicano.
Mme Marel,  rivoluzionaria francese
L’8 settembre, 1870 apparve un appello "Alle le donne di Parigi" firmato da diverse cittadine, tra cui la signora Léonie Bettanier, moglie del futuro membro della Comune Louis Simon Dereure, Lebéhot, moglie di un farmacista blanquista Louise Michel, per il 18° arrondissement, Octavie Tardif per il 13°. Era solo questione di prendersi cura dei feriti e aiutare i bisognosi. Buone patriote, le donne manifestarono il 22 settembre per chiedere il diritto di andare ai bastioni per recuperare i feriti, tra queste André Léo, Louise Michel, Blanche Lefèbvre, che ritroveremo sotto la Comune. L'appello e la manifestazione furono l’origine della formazione del Comitato di Vigilanza delle donne Montmartre, costituito ad imitazione dei comitati di vigilanza maschile degli arrondissement, filiale del Comitato centrale dei venti arrondissement. Questo comitato, guidato da Louise Michel, fu l’unico nel suo genere. La partecipazione femminile è stata importante anche nel 17° arrondissement, intorno ad André Léo. Una vedova, Fernandez, ha diretto le attività caritatevoli della "Solidarietà dei Batignolles". Le donne di Batignolles e Montmartre, con Louise Michel, parteciparono alla rivolta di fronte all’Hôtel de Ville, il 22 gennaio 1871.
Ci fu un'organizzazione su larga scala, il Comitato delle Donne detto di rue d'Arras, il cui ispiratore e creatore fu il futuro membro della Comune Jules Allix. Nella prima metà di ottobre, il suo comitato era formato da 160 comitati di quartiere attivi e da 1.800 membri. C'era Anna Korvin-Krukovskaya, ventinove anni. La giovane aristocratica russa emigrata, molto vicino ad André Léo, divenne tipografa in Svizzera, dove si unì alla sezione russa dell'Internazionale, poi alla Francia. Aveva appena sposato Victor Jaclard, e per mezzo di lui era anche legata a circoli blanquisti[7], influenti a nord di Parigi. La sede del comitato cui apparteneva era in rue Cloître Notre-Dame 14. Si sa che a novembre tenne incontri "generali e pubblici", ogni giovedì, in rue du Grenier-sur-l'Eau, nella scuola femminile vicino al municipio del 4° arrondissement.


La Comune e le donne

Con la loro adesione alla Comune le donne non si sbagliarono poiché, per la prima volta nella storia, l'opportunità di esistere socialmente venne finalmente offerta loro e furono pienamente consapevoli a partecipare alle lotte. Teniamo conto che nel diciannovesimo secolo, e purtroppo in qualche Paese ancora oggi, le donne hanno solo doveri e non hanno diritti. "L'uomo rispetterà ancora una volta la donna solo quando sarà uguale nel diritto e nel fatto, armata degli stessi diritti e degli stessi poteri", scrisse André Léo.
Elisabeth Retiffe
La Comune per le donne fece delle piccole cose ma importanti. È stato importante il decreto del 10 aprile, che concedeva una pensione di 600 franchi alla donna, sposata o convivente, di ogni guardia nazionale uccisa in combattimento, e una di 365 franchi ai bambini, più o meno legittimi, la loro educazione fu a carico della Comune. "Riconosciuta o no, legittima o meno, da queste sei parole", disse più tardi Arthur Arnould, "la Comune fece di più per l'emancipazione delle donne, per la loro dignità, di qualsiasi moralista e legislatore del passato [... ]. Ha quindi radicalmente rotto una questione di moralità e posto le basi per un profondo cambiamento nell'attuale costituzione della famiglia". Lo storico Edith Thomas[8], in questo decreto, vede a sua volta "una delle misure più rivoluzionarie del breve regno della Comune". Purtroppo c’è stato poco tempo affinché fosse applicato, ma fu molto apprezzato dalle "Communardes".
Le Comunarde lottarono per essere uguali agli uomini, per la loro libertà, ma soprattutto allargarono la loro lotta per la rivendicazione della giustizia sociale per realizzare il loro desiderio di porre fine allo sfruttamento e il dominio degli uni sugli altri. Denunciarono nei club lo sfruttamento del lavoratore da parte del padrone. Volevano estirpare i ricchi della società ma anche la religione perché ritenevano che l'influenza religiosa sul popolo fosse un fattore determinante.
In tutta la Comune la loro azione fu concertata, riflessiva, organizzata e controllata, responsabile. Il loro posto in politica, lo rivendicarono attraverso il loro diritto alla lotta armata.
La Comune fece indubbiamente degli errori; ma le donne nella loro lotta guadagnarono la stima di tutti. Il loro coinvolgimento nella Comune le ha rese le prime femministe ascoltate e l'opposizione alla loro causa perse ogni credibilità. Questa lotta esemplare delle donne della Comune è diventata il riferimento storico dei movimenti femministi. Questo riconoscimento delle donne e la loro azione politica apre la possibilità di una trasformazione della relazione tra i sessi.
Grandi personalità femminili si sono espresse durante la Comune.
In ogni caso, tutte queste donne hanno dimostrato il loro valore come testimonia quanto segue:

«In questi ultimi giorni, degli atti di eroismo femminile sono stati rinnovati. Un gran numero di donne ha combattuto tra le fila della Guardia Nazionale. Abbiamo visto una cantiniera che colpita alla testa non ha pensato alla sua ferita e continuò a tenere posizione in combattimento. Tra le file del 61° battaglione, una donna ha ucciso diversi gendarmi e guardiani della pace [...] Tra le più intrepidi, era la moglie di uno dei generali della Comune, la cittadina Eudes […] La sera del 3, otto cadaveri furono portati al municipio di Vaugirard ... il nono era quello di una giovane cantiniera crivellata di proiettili».

 

Giornale Ufficiale del Comune, 10 aprile 1871:

"Oltrepassando rue Saint-Jacques, ho visto due donne fucilate: una aveva ancora infilata nei suoi capelli castani, una coccarda rossa".

(Maxime Vuillaume: 2 maggio 1871)



L'emancipazione delle lavoratrici

Judith David
Inizialmente sembrava, come durante l'assedio, che le Comunarde venissero impiegate solo nelle ambulanze e visitando i malati e i feriti nei combattimenti. Ma presto si arrivò ad un problema altrimenti serio, quello dell'organizzazione del lavoro delle donne. Elisabeth Dmitrieff mise giustamente in guardia la Comune: "In presenza degli eventi attuali, della miseria crescente in modo spaventoso, è da temere che l'elemento femminile della popolazione parigina, momentaneamente rivoluzionaria, ritorni, grazie alle continue privazioni, allo stato passivo più o meno reazionario di quello che l'ordine sociale del passato aveva creato per lei - un ritorno fatale e pericoloso per gli interessi rivoluzionari e internazionali dei popoli, e di conseguenza per la Comune”.
Il 6 maggio, Leò Frankel aveva pubblicato un lungo rapporto: «Il lavoro delle donne è il più sfruttato, la sua immediata riorganizzazione è quindi una cosa urgente». Dal 10 maggio, il Comitato dell’Unione delle Donne elaborò un piano dettagliato di «associazioni produttive libere» come parte dell'organizzazione generale del lavoro pianificata dalla Commissione del lavoro. La Commissione d’inchiesta e organizzazione da essa formata includeva «delegati delle corporazioni di entrambi i sessi»: due donne vi fecero parte dal 15 maggio: Aline Jacquier e Nathalie Le Mel, due operaie, delegate della corporazione dei rilegatori di libri. L'Unione partecipò, in virtù del decreto della Comune del 16 aprile, alla requisizione dei laboratori abbandonati, ed il loro censimento. Una volta completata questa attività, vennero scelti uno o più locali per la distribuzione e la ricezione delle merci confezionati. Furono formati comitati distrettuali di undici (in teoria) membri, che sarebbero stati sostituiti in futuro dalle camere sindacali delle donne. Venne organizzato il commercio degli indumenti, e da confezione dell'uniformi della Guardia Nazionale iniziò. In realtà, la riorganizzazione fu molto più ampia: «La biancheria sottile e fine è di notevole importanza per i negozi di Parigi, sopprimendo i confezionamenti delle stoffe che venivano fatte nei conventi dalle orfanelle e dalle prigioni, è possibile aumentare i salari. I negozi di Parigi verranno riforniti. I cittadini vorranno aiutarci a rimuovere gli intermediari e i loro sfruttatori ... [...] Altre attività specificamente gestite dalle donne devono essere organizzate, lo studio sarà fatto non appena le risorse lo consentiranno».
Gli obiettivi per il lavoro femminile erano ovviamente gli stessi, degli obiettivi del lavoro maschile: «riorganizzazione del lavoro inteso a garantire il prodotto al produttore [...] sottraendo il lavoro al giogo dello sfruttatore del capitale»; assicurare «ai lavoratori il controllo dei loro affari», la «riduzione delle ore di lavoro», «l'eliminazione di ogni competizione tra lavoratori di entrambi i sessi, dato che i loro interessi sono assolutamente identici». L'organizzazione doveva includere un laboratorio centrale di taglio, un negozio di vendita generale. Dovevano essere designate due delegate per la scelta dei modelli; una commissione di cassiere contabili doveva essere responsabile per stabilire i prezzi e le tariffe delle operaie, previo accordo con l'Intendenza e con la Camera dei sindacati dei sarti. Il lavoro da svolgere sarebbe stato distribuito tra gli arrondissement, con «un'eguale distribuzione dei salari per un uguale numero di ore di lavoro» [...] «Il lavoro verrà consegnato a casa a coloro che per gravi motivi non potrebbero far parte di un laboratorio [...]. La distribuzione dei compiti è fatta a giorni alterni e nella stretta proporzione di 8 ore al giorno [...] Il lavoro dei laboratori verrà svolto alla giornata e a pezzi». Un'associazione produttrice avrebbe lavorato per arrondissement. «La gestione di ogni associazione è assicurata da una commissione liberamente eletta dai membri». [...] "Ogni associazione conserva la sua autonomia per i suoi regolamenti interni in linea con i principi generali dell'Unione». I membri dovevano aderire all'Internazionale. Quindi «le associazioni, attraverso il comitato centrale, entreranno in contatto con associazioni simili di Francia e dell'estero per facilitare l'esportazione e lo scambio dei prodotti; a tal fine saranno impiegati delle piazziste e delle commesse viaggiatrici». Successivamente: «le associazioni sono federate tra loro per corporazioni e formate da sezioni mestieri; sono tenute ad incontrarsi settimanalmente in una riunione generale di tutte le sezioni dell’arrondissement». Tutte le associazioni produttive parigine e poi provinciali costituirebbero una «federazione locale e internazionale di sezioni commerciali per facilitare lo scambio di prodotti centralizzando gli interessi internazionali dei produttori».
Leontine Suetens
Come sappiamo, la Comune è durato solo settantadue giorni e tutto questo non è stato possibile metterlo in atto. Nonostante tutto avevano cominciato ad istituire una commissione per l'organizzazione del "lavoro libero" delle donne nel Palais de l’Industrie, il Palazzo dell'Industria, che: effettuava gli acquisti di materie prime, fissava i prezzi, la distribuzione dei profitti, assicurava la distribuzione dell'opera nei venti municipi. Un archivio centrale venne aperto il 21 maggio in rue des Francs-Bourgeois 31, sotto la direzione della delegata Mathilde Picot[9], pagata due franchi al giorno "come esperta per tessuti e forniture in entrata." Dal 15 maggio, l'Unione ha effettuato un censimento delle donne disoccupate nel 10° e 11° arrondissement. Alcuni laboratori femminili ricevettero, ordini per cucire sacchi di sabbia per le barricate. Era tardi. Il ventiquattresimo e ultimo incontro delle cittadine dell'Unione si è tenuto il 24 maggio presso la scuola elementare, in rue de la Bienfaisance; indubbiamente, date le circostanze, fu precisato che «sono ammessi i cittadini».
Per lo storico inglese Eugene Schulkind si potevano contare un po' più di 300 donne appartenenti all'Unione; solo trenta furono identificate e sistematicamente ricercate dalla giustizia versaigliese, vittima dei propri stereotipi, cercava le petroleuses e le criminali. La maggior parte dei membri dell'Unione erano, naturalmente, operaie del vestiario: sarte, stiratrici, meccaniche (sarte alla macchina per cucire, ancora rara a Parigi) ... La lavandaia Marie Adrienne Colleville detta Alice Bontemps era la delegata per il 18° arrondissement, Aline Jacquier per il 17°, Blanche Lefebvre, modista per il 10°. Sei donne delegate passarono sotto il Comitato di rue d’Arras, tra cui Marceline Leloup, dell'11° arrondissement, Octavia Vataire, sarta, del ; Mathilde Picot, dell’. Un detenuto testimonierà di aver sentito la signora Hardouin, insegnante, parlare ad una riunione dell'Unione: "Lei trattava la questione dell'educazione dei bambini e quella del lavoro attraverso lo scambio. Ha anche detto che i preti non dovrebbero essere usati per allevare figli perché erano solo bravi a distorcere le idee e il carattere di coloro che li avvicinavano". Si noti che l'Unione non ottenne il sostegno di tutte le donne 'repubblicane-socialiste', per ragioni che non sono realmente chiare. André Léo, che si occupava del giornale La Sociale, nel quale scrisse alcuni articoli di socializzazione, era un po’ riluttante verso l’Unione, così come Anna Jaclard, anche se militante attiva nel 17° arrondissement con André Léo. Louise Michel, è ben noto, preferì combattere nelle trincee a fianco dei suoi compagni di sesso maschile.


Le sconsciute

C'era anche una folla di piccoli gruppi nei quartieri, che conosciamo dalle poche tracce che lasciarono qua e là, appelli sulla stampa, note allusive nei fascicoli dei consigli di guerra. Dei comitati erano stati formati per raccogliere offerte per le guardie nazionali ferite, le loro vedove e gli orfani. Verso la metà di aprile, una «Società di solidarietà delle donne del sesto arrondissement», probabilmente non molto proletaria, organizzò "l'aiuto ai fratelli feriti e infelici"; una Società dell'Unione delle donne Lavoratrici venne costituita nel 10° arrondissement. Non conosciamo quasi nulla dell'attività locali di molte oscure attiviste. Di solito erano donne di attivisti maschili. La cittadina Marie Bertin[10] aveva organizzato durante l'assedio un consiglio di famiglia per raccogliere e distribuire i soccorsi del municipio, creò in novembre un club repubblicano dei cittadini del 14° arrondissement, in rue de la Maison Dieu. Octavie Tardif, "sarta", moglie di un membro dell'Internazionale di cui lei stessa ne faceva parte, era stata segretaria nel 1870 di una commissione di cittadini per istruzione laica e di un gruppo di liberi pensatori, e nell'aprile del 1871 era segretaria del Comitato dei Repubblicani del 13° arrondissement. Delegata alla scrittura, ha redatto una protesta contro la scarsa organizzazione del lavoro nel 13° arrondissement, firmata da altre nove donne, la vedova del generale Duval, Julie Beauchery, moglie del segretario della sezione locale dell'Internazionale, le cittadine Pouillet, Chantereine ... la protesta diceva che volevano «lavorare sotto la direzione delle vostre generose aspirazioni per l'emancipazione dei lavoratori e la rigenerazione dei cittadini». Nella famiglia Piganiol, che viveva nel 5° arrondissement, tutte le donne erano feroci politicanti: la nonna di settantadue anni, che fu accusata di aver detto “gettare nella merda i membri dell'Assemblea nazionale"; la figlia, quarantadue anni, operaia, «terrore della casa», in rue d'Enfer 84: «Ogni giorno andava alla finestra per leggere ad alta voce, i passaggi più violenti del giornale Le Cri du Peuple [...]. Ha detto che i parroci e le suore dovrebbero essere impiccati, i conventi bruciati, [...] che combattono per l'uguaglianza, che non ci saranno più ricchi, non più proprietari»; la nipote diciannovenne «aiutava sua madre a leggere Le Cri du Peuple».


Sull’educazione delle ragazze

Quasi tutte le ragazze e i ragazzi di Parigi tra i sette e i tredici anni andavano a scuola. C’erano stati dei recenti progressi nell'educazione delle donne a Parigi, meno nelle province, dove le ragazze continuavano a ricevere un'istruzione prevalentemente clericale. Il vero problema per i rivoluzionari del 1871 fu quello della laicità, e l'insegnamento delle ragazze era ancora in gran parte nelle mani dei congregazionisti: intorno al 1870, quasi i due terzi delle ragazze si iscrivevano nelle scuole pubbliche; le cosiddette scuole "libere" dove gli insegnanti non facevano il giuramento di obbedienza all'Impero, e di solito erano laici. Vaillant, delegato all'insegnamento, si diede da fare per la riorganizzazione e soprattutto la secolarizzazione degli insegnanti repubblicani. Marguerite Tinayre era ispettrice delle scuole femminili del 12° arrondissement; Hortense Urbain Dupont, sorella del membro della Comune, riformò l'insegnamento nel . Vaillant istituì una commissione per organizzare e supervisionare l'istruzione nelle scuole femminili, che comprendeva André Léo, Anna Jaclard, la signora Reclus, Sapia (Journal officiel, 22 maggio).
Le riforme vere e proprie sono state puntualmente eseguite, solo a livello degli arrondissement, a discrezione delle commissioni municipali. Nel 7° arrondissement dove risiedeva il vecchio comitato di rue d'Arras, Allix fu attivamente impegnato nell'insegnamento e aprì una «nuova scuola» per ragazze, in rue de la Bienfaisance 14, la cui direzione l'8 maggio fu affidata all’istruttrice Geneviève Vivien, segretaria del comitato. Inoltre, i locali assegnati a La Commune Sociale, in rue Monceau 24, «saranno organizzati in un laboratorio per donne contemporaneamente ad una scuola di asilo per orfani e giovani senza lavoro. Questo lavoratorio è già organizzato (Journal officiel, 22 maggio)».
Il 26 marzo apparve una società chiamata Éducation nouvelle, che nominò i suoi delegati in un incontro alla scuola Turgot: insieme a due uomini, Jean Rama, un insegnante licenziato dall'Impero, e J. Manier, Maria Verdure, c’erano Henriette Garoste e Louise Laffitte. La società ha tenuto riunioni ogni domenica e giovedì alla scuola Turgot; il 6 aprile convocò «gli insegnanti, le istitutrici, i professori e genitori». Proponeva alla Comune una revisione generale dei programmi, l'uso di nuovi metodi di insegnamento, simili a quelli già proposti dalla Rivendicazione dei Diritti delle Donne Journal Officiel, 26 aprile 1871). Il 23 aprile, il Comitato delle donne della Commune Sociale de Paris e la società Éducation nouvelle hanno tenuto insieme un incontro per «una comunicazione sull'assistenza sociale e l'istruzione».
Ancora operante sotto la Comune fu una Société des Amis de l’Enseignement (Società degli Amici della Pubblica Istruzione), che animata da Maria Verdure, dell'11° arrondissement. Prevedeva di istituire un'istruzione professionale gratuita, preparando alla vita attiva. La signora Manière era insegnante-direttrice di un "laboratorio scolastico" in rue de Turenne 38, che venne aperto all'inizio di aprile «per una seria formazione professionale», con un personale che «si formerebbe per elezione tra gruppi di operaie, gruppi di istruttrici o donne sufficientemente istruite, con più attitudini per le opere intellettuali che per le opere materiali». E la scuola speciale di disegno di rue Dupuytren, riaperta gratuitamente il 12 maggio 1871, come scuola di «arte industriale» per ragazze fu un'istituzione diretta da Rosa Bonheur[11].


Le donne prendono la parola e le armi
Immagine tratta dal film "La Comune di Parigi 1871" di Peter Watkins

Le donne del 1871 non hanno rivendicato i loro diritti politici. Nessuna di loro apparteneva a uno dei comitati che gestivano i quartieri, e il comitato femminile di vigilanza di Montmartre era solo un piccolo circolo di discussione. Presero, tuttavia, la parola nei club che, dalla fine di aprile, si erano stabiliti nelle chiese, al cui nome fu tolto il termine «Santo o Santa». Sono state riportate malevoli descrizioni, da parte di Versailles, su cosa avveniva in quei club, che sono state descritte dalla testimonianza di Émile Zola[4], noto avversario della Comune, che ha partecipato a delle riunioni. Un po' riluttante, ha avuto qualche difficoltà a mettere al femminile la parola "oratore" (il neologismo "oratore", è infatti recente, nato apparentemente sotto la penna di André Léo che riportava gli incontri pubblici ne L’Opinion nationale. Scrive così Zola: "Ogni club ha i suoi «oratori». Un club in cui una donna non parlerebbe sarebbe come una commedia in cui tutti i ruoli sarebbero affidati agli uomini. Niente di più noioso. Ci sono sempre una o due gonne ad allietare il pubblico. Quindi io sospetto che gli organizzatori dei club risparmiano sempre, in un dato momento, l'apparizione dell'incantevole sesso, mentre i drammaturghi rovinano i balletti. Ho visto due o tre di questi «oratori». Sono, per la maggior parte, giovani e carine. Solitamente leggono il loro discorso, ma con la certezza delle donne che sanno di essere più guardate di quanto siano ascoltate. Hanno, inoltre, solo cambiato il catechismo, credono nella Repubblica con lo stesso fervore devoto, la stessa cecità mistica che le hanno fatto credere nel buon Dio, quando erano piccole".
Le donne non hanno mancato di scontrarsi con gli uomini: il Comunardo non era migliore degli altri. Inizialmente, in diversi club, alle donne era stato negato il diritto di voto: a (Saint) Nicolas-des-Champs, potevano partecipare alle sessioni ma era loro vietato prendere parte alle decisioni; dovevano portare una carta d'identità. Solo grazie alle loro vigorose proteste, sono riuscite ad ottenere i loro diritti. In alcuni club, non era stato concordato che le donne andassero in battaglia; c'era di meglio da fare, dissero gli uomini, negli ospedali. La maggior parte dei club si incontravano, a (Saint) Jacques-du-Haut-Pas, (Saint) Séverin. A (Saint) Sulpice, l'assemblea era generalmente costituita da una maggioranza di donne. A (Saint) Germain-l'Auxerrois si riuniva un "club misto di liberi pensatori": il 9 maggio è stata adottata una risoluzione a favore del divorzio, una questione che la Comune a malapena ha avuto il tempo di effettuare. C'erano diversi club femminili: La Délivrance, nella chiesa della Trinité, il club delle "donne patriottiche" nella chiesa di Lambert de Vaugirard, e nella chiesa di Notre-Dame de la Croix a Belleville. Il club delle donne della Boule noire, in rue des Acacias, è stato organizzato dal Comitato di vigilanza delle cittadine del 18° arrondissement. La presidente era Sophie Poirier, la vicepresidente Béatrix Excoffon, nota come "la repubblicana", senza una professione e aveva solo vent'anni. Anche il quartiere borghese di Passy[12] aveva il suo club delle cittadine.
Le grandi attiviste, apparentemente impegnate in altri compiti, non hanno parlato molto in queste assemblee popolari. André Léo apparve una volta a (Saint) Michel des Batignolles. Nathalie Le Mel arrivò negli ultimi giorni al club della Trinité per lanciare un appello alle barricate. "Tutti a combattere! Tutti al dovere!” Ma alcuni delle "oratrici" popolari erano famose, particolarmente presenti o particolarmente loquaci: la cittadina vedova Thyou, del Club des Prolétaires di (Saint) Ambroise, che non tollerava l'uso dei termini "signori e signore" come aveva sentito nel club borghese di Place de la Concorde; al Club della Rivoluzione donna Lefèvre, soprannominata la Lavandaia, del lavatoio Sainte-Marie in rue Legendreelim evid. Una donna André, anch’essa una lavandaia, era segretaria del Club Ambroise, dove regnava con la parola la «Materassaia».
L'anticlericalismo decristianizzante delle militanti era ancora più aggressivo, se possibile, di quello degli uomini. A (Saint) Michel des Batignolles, il tema della discussione era: «La donna per la chiesa e per la rivoluzione», fu probabilmente lì che la signora Hardouin, la “Materassaia” avrebbe proposto il 15 maggio che "si devono fucilare entro 24 ore tutte le persone della chiesa, dal donatore di acqua santa al sacerdote". Il suo argomento preferito era l'assassinio dei sacerdoti. [...] "Non dobbiamo fermare i sacerdoti, dobbiamo dichiararli fuorilegge, in modo che ogni cittadino possa ucciderli come si uccide un cane rabbioso”. Parlava contro il matrimonio e per l'unione libera, "avendo una ragazza di sedici anni che si è rifiutata di sposarsi". A Nicolas-des-Champs, il 20 maggio, propose per la difesa di Parigi di rimpiazzare nelle barricate i sacchi si terra con i cadaveri dei sessantamila preti e le sessantamila suore che si era impegnata a trovare a Parigi. Il 26 aprile al Club des femmes patriotes, a Lambert de Vaugirard, membro della Union des Femmes, "una cittadina ha trattato la santa Vergine come una puttana ed ha affermato che tutte le comunità femminili erano ossessionate dalla prostituzione”. A (San) Christophe de La Villette, un’anziana donna, la piccola Augustine, parlò coraggiosamente: "Non c'è religione, nessuna preghiera, nessun Dio. Quindi cantiamo la marsigliese e la Çà ira[13]. Questi sono gli inni dei buoni compagni”.

Cittadine rivoluzionarie

La donna rivoluzionaria del 1871 intendeva condividere tutto con l'uomo. Le donne lavoravano nelle mense dei battaglioni, nelle ambulanze e infine erano combattenti. Combattenti quindi "cittadine". Cittadino/a, la parola era di grande impatto nel 1871: dobbiamo prendere qui la nozione di cittadinanza in senso lato, diversa dal senso puramente, strettamente politico. Era partecipare al lavoro di "rigenerazione" e, se necessario, lottare per questo. Il programma dell'Unione delle donne lo prevedeva: "È per noi che, con una virile energia, si tratta di dare un sostegno morale a quegli uomini che, con il prezzo del loro sangue, difendono il terreno della nostra amata patria". [...] "Vogliamo la Repubblica universale! Con la Repubblica Universale, tutti i popoli sono fratelli, si danno la mano l'un l'altro ... Voi, madri, che quotidianamente innaffiate il vostro pane di sudore dei vostri figli, vi sarà riservata una felice vecchiaia in mezzo ai vostri nipoti. E i nostri figli diranno: le nostre madri ci hanno conquistato la libertà". Victorine Rouchy-Brocher, la moglie di un calzolaio, semplicemente una repubblicana, era un'ambulanziera che frequentava i Turcos de la Commune e, nel complesso, non voleva mai avere alcun contatto con le organizzazioni femminili. Il 14 maggio, circa un centinaio di donne vennero a chiedere armi alla Comune. La cittadina Reidenreth del club (Saint)-Lambert aveva proposto di costruire un battaglione di "Carabinières[14] de la Mort. C'era già un battaglione di donne, la "Legione dei Federati" del 12° arrondissement, organizzata dal Comitato dei Repubblicani del distretto. Il battaglione si era formato nella prima metà di maggio. Adélaide Valentin, che è nota solo per essere una "lavondaia" e una delle fondatrici del’Unione delle Donne, è stata colonnello, la merlettaia Louise Neckbecker era capitano, la sarta Catherine Rogissart era portabandiera. tutte e tre appartenevano al club Éloi, dove Adélaide Valentin parlava con una «rara energia»: "esorto tutte le donne a denunciare i loro mariti e a fargli prendere le armi. Se rifiutano, sparategli". Il 20 maggio ha invitato "tutte le cittadine a rendersi utili alla causa che stiamo difendendo oggi; di difendere le postazioni a Parigi mentre gli uomini andranno a combattere". Catherine Rogissart, benché priva di istruzione, aveva un linguaggio sciolto e e lo usò per la causa politica. Ha fatto arrestare due refrattari. il ruolo del battaglione femminile era infatti la ricerca dei «francs-fileurs»[15] e valeva per questi combattenti di severe condanne. Durante la Settimana sanguinante alcune donne, tra cui Nathalie Le Mel, parteciparono alla difesa delle barricate di place Blanche e place Pigalle, più come ambulanziere che come combattenti; furono anche viste, e probabilmente più numerose, in place du Panthéon,le «donne federate che risiedevano nella scuola di Legge». Blanche Lefebvre fu uccisa su una barricata a Montmartre.
Caricatura di una «pétroleuse»
in una cartolina postale versagliese del 1871


Il mito delle pétroleuse

Pétroleuse è il termine che descrive una donna accusata di aver usato del petrolio per appiccare incendi nel 1871 durante i fatti della Comune di Parigi da parte dei versagliesi. In particolare questo termine è stato utilizzato dopo l'incendio dell'Hôtel de Ville di Parigi (24 maggio 1871). Le donne che avevano preso parte a combattimenti diventarono capri espiatori delle distruzioni avvenute durante la Settimana sanguinante.
Pétroleuses arrestate a Versailles
Recenti ricerche di storici della Comune di Parigi, come Robert Tombs e Gay Gullickson, hanno rivelato che non vi è stato in realtà nessun incendio doloso appiccato da donne e nessuna donna è stata in realtà condannata come incendiaria. Tra le migliaia di presunti Comunarde processati dopo la Comune, solo pochi sono stati giudicati colpevoli e sono stati condannati per aver sparato contro le truppe di Versailles, non come incendiarie. Quando gli archivi sono diventati consultabili nel 20° secolo, la consultazione delle azioni legali intraprese dalle autorità di Versailles rivela che queste accuse sono prive di fondamento e che nessuna donna è mai stata condannata per incendio doloso. Gli edifici incendiati alla fine della Comune non furono bruciati dalle pétroleuses. Il municipio fu distrutto dai membri della Guardia Nazionale durante la ritirata. Gli edifici lungo Rue de Rivoli bruciarono durante gli scontri di strada tra i Comunardi e le truppe di Versailles, mentre altri edifici sono stati distrutti da bombe incendiarie.
Nonostante il mito popolare della pétroleuse, nessuna donna è mai stata giudicata colpevole di incendio doloso intenzionale. Gullickson suggerisce che il mito della pétroleuse fosse in realtà parte di una campagna di propaganda orchestrata dai politici versagliesi per ritrarre la Comune di Parigi come innaturale, distruttiva e barbara, diffondendo l'idea di una superiorità morale delle forze lealiste rispetto ai Comunardi "contro natura". In seguito agli eventi della Comune è nata la leggenda popolare delle pétroleuses, tramandata fino al XX secolo. Nella stessa Parigi, la vendita di liquidi infiammabili fu proibita per diversi mesi dopo la fine del Comune.
Per comprendere la logica di questo termine, si deve vedere il contesto del tempo e ricordare che, mentre la donna non era considerato un membro a pieno titolo della società, la Comune ne aveva stabilito la parità rispetto all'uomo.
 
Processo delle "pétroleuses" del Faubourg Saint-Germain davanti al 4° Consiglio di guerra




[1] Christine de Pizan, o anche Christine de Pisan (Venezia, 1365 – Monastero di Poissy, 1430 circa), è stata una scrittrice, editrice e filosofa e poetessa francese di origini italiane. È riconosciuta come la prima scrittrice di professione in Europa e la prima storica laica di Francia. Nelle sue opere liriche e narrative trae spunto dalla propria esperienza di vita, e non dalla tradizione religiosa o mitologica, come era frequente al tempo. Tra le sue opere: Livre de la Cité des Dames (la Città delle Dame), scritto nei mesi invernali tra il 1404 e il 1405, è probabilmente l'opera più famosa.
[2] Jules François Camille Ferry (Saint-Dié-des-Vosges, 5 aprile 1832 – Parigi, 17 marzo 1893) è stato un politico francese, oppositore di Napoleone III e tra le più eminenti personalità del partito repubblicano nella Terza Repubblica francese. Attraverso una serie di articoli denunciò le speculazioni finanziarie operate dal barone Haussmann per il rinnovamento urbanistico di Parigi. Grazie a questa sua iniziativa il barone venne successivamente estromesso dai poteri concessi. D'altra parte egli stesso, «avvocato squattrinato», divenuto sindaco di Parigi alla proclamazione della Repubblica nel settembre 1870, «riuscì a spremersi un patrimonio dalla carestia» della città assediata dai prussiani. Ferry, comprendendo che la Germania era troppo potente, per perseguire l'idea di acquistare un grande impero coloniale si fece promotore di una politica di collaborazione con Otto von Bismarck al fine di guadagnarne una «benevola neutralità» nel Sistema bismarckiano.
[3] Victor Schoelcher (Parigi, 22 luglio 1804 – Houilles, 25 dicembre 1893) è stato un politico, un massone e imprenditore francese. È noto per aver agito a favore dell'abolizione definitiva della schiavitù in Francia, attraverso il decreto di abolizione, firmato dal governo provvisorio della Seconda Repubblica il 27 aprile 1848. Nell'aprile 1871, nel pieno della crisi tra Versailles e la Comune di Parigi, pubblicò un appello per l'assemblea di Versailles a scegliere la conciliazione piuttosto che lo scontro con la Comune: "L'Assemblea, sebbene abbia il diritto dalla sua parte, non può avere il pensiero criminale, per prevalere, per assediare la Comune".
[4] Émile Édouard Charles Antoine Zola (Parigi, 2 aprile 1840 – Parigi, 29 settembre 1902) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, critico letterario e fotografo francese. Durante la guerra franco-prussiana, Zola e la moglie fuggono da Parigi. Zola torna a Parigi nel marzo 1871; ricomincia a lavorare da Bell, che è ostile alla rivolta della Comune. Finito sotto controllo della polizia politica, Zola è stato arrestato il 20 marzo e rilasciato il 21. Il 18 è stata proclamata la Comune di Parigi. Nel mese di aprile scrive contro la soppressione di alcuni giornali e, sotto pericolo di arresto, Zola fugge attraverso Saint-Denis, sotto il controllo dei Prussiani, e si rifugiò in Bennecourt. Gli Zola tornano a Parigi alla fine di maggio, dopo la Settimana sanguinante e l'abbattimento della Comune. Benché perplesso sui metodi della Comune, non ne fu completamente contrariato. Nel 1898 interviene con passione nell'affare Dreyfus in difesa dell'accusato, il capitano Alfred Dreyfus.
[5] Olympe Félicité de Jouval, nata il 13 marzo 1832 a Marsiglia e morta il 13 gennaio 1890 a Nizza, è stata una scrittrice itinerante femminista francese. Scrisse con lo pseudonimo di Feo de Jouval o Olympe Audouard. Fu una delle rappresentanti più importanti del movimento femminista francese nella seconda metà del 19° secolo. Molto patriottica, rimase a Parigi durante la guerra del 1870, e durante l'assedio di Parigi, fu una delle più devote infermiere svolgendo il suo compito nella cura dei feriti.
[6] Marie Adélaïde Deraismes, conosciuta come Maria Deraismes, era una femminista, oratrice e donna di lettere francese nata il 17 agosto 1828 a Parigi e morta a Parigi il 6 febbraio 1894. È stata la prima donna iniziata alla Massoneria in Francia, alla fine del 19° secolo, ha dato origine della creazione dell'ordine internazionale massonico misto "il Diritto umano". Nel 1869, fu co-fondatrice con Paule Minck, Louise Michel e Léon Richer della Société pour la revendication des droits civils des femmes, poi, nel 1870, ancora con Léon Richer, dell'Association pour le droit des femmes, di cui fu la presidente. Fu redattrice al giornale Le Droit des femmes, fondato da Léon Richer, che nel 1870 divenne L'Avenir des femmes. Con lui, mentre frequentava i circoli massoni, si impegnò a difendere la causa delle donne, che associò alla sua lotta per la laicità. Nel 1874, con Virginie Griess-Traut, militante fourierista, pacifista e femminista, Aline Valette, socialista e femminista, Hubertine Auclert, creò la Société pour l'amélioration du sort de la femme. Nel 1869 e nel 1870, sostenne attivamente il gruppo di Louise Michel, André Léo, Élisée Reclus, finalizzato alla creazione di un'educazione per ragazze. Dopo la guerra del 1870, propagandista della giovane Repubblica, difese le idee democratiche e, nel 1876, fondò la "Società per il miglioramento del destino delle donne". Avviò quindi una nuova serie di conferenze sui diritti dei minori, il suffragio universale, ecc. Nel 1878, organizzò in collaborazione con Léon Richer il Congresso internazionale dei diritti della donna, che ha affrontato cinque temi principali: storia, istruzione, economia, etica e legislazione. Nel 1881, organizzò, con Victor Poupin, il 1° Congresso anticlericale; è diventata direttrice del quotidiano Le Républicain de Seine et Oise lo stesso anno in cui questo diritto venne concesso alle donne.
[7] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.
[8] Édith Thomas (23 gennaio 1909, Montrouge - 7 dicembre 1970, Parigi) era una romanziera, archivista, storica e giornalista francese. Pioniera bisessuale della storia delle donne, si dice abbia ispirato del personaggio di Anne-Marie del romanzo erotico Histoire d'O.
[9] Non sappiamo assolutamente nulla di lei.
[10] Marie Bertin era membro dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori e firmò il manifesto contro la guerra rivolto ai lavoratori di tutti i paesi, nel luglio 1870.
[11] Rosa Bonheur è nata il 16 marzo 1822 a Bordeaux (Gironda), deceduta il 25 maggio 1899 a Fontainebleau (Senna e Marna). Stimata pittrice di animali, era figlia di Saint-Simonian Raymond Bonheur che la educò all'arte in un'epoca in cui le ragazze non avevano ancora accesso alle scuole di belle arti. Ha professato opinioni femministe antelitteram. Trascorse parecchi anni in campagna, a Château Grimont (Quinsac), dove si fece la fama di un maschio mancato; fama che l'accompagnò per tutta la vita e che lei non cercò mai di smentire, portando i capelli corti e fumando dei sigari Avana. Omosessuale, ebbe nella vita due passioni: una per Nathalie Micas, incontrata nel 1837 (Rosa aveva a quel tempo quattordici anni e Nathalie dodici), che divenne pittrice come lei e dalla quale Rosa non si separò mai sino alla morte di lei, avvenuta nel 1889; l'altra, dopo la scomparsa di Nathalie, per la pittrice statunitense Anna Klumpke, con la quale Rosa visse dieci anni, fino alla morte, e che divenne sua erede universale. Paradossalmente, la vita eccentrica che Rosa Bonheur conduceva non fece scandalo in un'epoca peraltro molto attenta alle convenzioni. Rosa Bonheur dovette comunque richiedere alle autorità di polizia l'autorizzazione a vestirsi da uomo - o più esattamente a indossare i pantaloni - per frequentare le fiere di bestiame (Autorizzazione di travestimento e di abbigliamento maschile, rinnovabile ogni sei mesi presso la Prefettura di Parigi).
[12] Quartiere del XVI arrondissement.
[13] Ah! ça ira è un canto popolare in voga durante l'epoca della Rivoluzione francese, noto a partire dal 1790, adattato da un soldato di nome Ladré. La leggenda vuole che la canzone fu ispirata a partire da una frase del politico statunitense Benjamin Franklin, che durante la sua permanenza a Parigi (1776-1785) a chi gli chiese notizie sulla guerra di indipendenza americana rispose appunto "ah, ça ira! ça ira!" (traducibile come "ah, si farà! si farà!). Durante la Rivoluzione francese la melodia fu molto in voga tra i sanculotti i quali essendo fortemente avversi ai due ceti dei nobili e del clero, la riadattarono trasformandola in un motivo accusatorio generale contro la classe aristocratica, con i contenuti del testo che proclamavano un imminente sovvertimento della stessa. Ça ira, La liberté s’établira, Malgré les tyrans tout réussira «la libertà s’affermerà, malgrado i tiranni tutto riuscirà», e poi dei famosi versi che venivano cantati durante il Terrore, Ah, ça ira, ça ira, ça ira, Les aristocrates à la lanterne! Les aristocrates on les pendra! «gli aristocratici al lampione! Gli aristocratici li impiccheremo!», sono state assunte da G. Carducci come titolo di una serie famosa di 12 sonetti (1883), evocanti scene ed episodî della rivoluzione francese.
[14] Soldatesse armati di carabina.
[15] Possiamo definirli disertori, per lo più "benestanti", che sono fuggiti da Parigi mentre la città era in pericolo.