UNIONE DELLE DONNE PER LA DIFESA DI PARIGI E LA CURA
DEI FERITI
Le donne di Parigi
cominciarono a svolgere un'attività importante già all'inizio della guerra
con la Prussia, quando molti
uomini furono impegnati al fronte e si crearono i comitati di quartiere e i club. Le donne parteciparono alle azioni più significative che
precedettero la vittoria della Comune,
quali quelle del 31
ottobre 1870, del 22
gennaio e del 18
marzo, quando furono le prime ad opporsi al colpo di mano tentato dai
versagliesi a Montmartre.
Con la Comune
venne ripreso il tema dell'emancipazione femminile: la sua messa in pratica
passò attraverso il lavoro e così il 12
maggio 1871 venne inaugurata la prima scuola professionale femminile di
arte industriale, mentre la scrittrice Marguerite
Tinayre venne nominata ispettrice generale delle scuole parigine. Altre
iniziative prese dalla Comune che
riguardavano, direttamente o indirettamente, le donne, furono la proibizione
dell'esercizio della prostituzione, l'organizzazione degli asili, l'abolizione,
decretata il 17
maggio, della distinzione tra figli legittimi e illegittimi, la concessione
di un'indennità alle mogli delle guardie nazionali.
Un’associazione chiamata «Unione
delle donne» era stata
fondata durante l'assedio di Parigi, strutturata nei comitati di quartiere e
con un Comitato Centrale in rue d'Arras numero 3.
Con l'istituzione della Comune di
Parigi, un'assemblea comunale autonoma venne eletta dal popolo parigino,
che includeva nelle sue file figure politiche con opinioni spesso
rivoluzionarie come Jules
Vallès ed Eugène
Varlin. Auguste
Blanqui, emblema del movimento sociale rivoluzionario, venne arrestato
dalla polizia di Adolphe
Thiers.
Fu in questo contesto politico
rivoluzionario che l’operaia rilegatrice Nathalie
Le Mel diede ai suoi punti di vista egualitari sulla cittadinanza
femminile, da tempo sviluppata nei suoi anni di militanza socialista e
sindacalista, i mezzi della loro integrazione pratica, attraverso la creazione
di un'unione mobilizzata per la causa femminile e le cui molteplici richieste
impregnarono profondamente le scelte ideologiche e civiche fatte dalla breve
esperienza dell'autogestione popolare che sarà, per alcune settimane, la Comune di
Parigi.
Una prima applicazione decisa
dalla Comune
accordò salari identici agli insegnanti della scuola primaria. Un gruppo di
insegnanti, tra cui Louise
Michel, indirizzò una petizione alla Comune per
richiedere delle scuole professionali e degli orfanotrofi laici.
André Léo,
Anna
Jaclard, Noemie
Reclus e Clara
Perrier presero parte alla commissione creata da Vaillant
"per organizzare e supervisionare l'insegnamento nelle scuole femminili".
Marie
Verdure ed Elie
Ducoudray scrissero un memoriale sulla necessità dell'installazione di
asili nido e si offrono di aiutare le madri non sposate per impedire che
cadessero nella prostituzione.
Paule
Minck organizzò una scuola per ragazze nella sala del catechismo di
Saint-Pierre-de-Montmartre[1].
Poco dopo l'attacco condotto
dalle forze di Versailles a Neully, l'11
aprile apparve sul Journal
officiel un «Appello alle cittadine di Parigi», redatto l'8
aprile e firmato «Un gruppo di
cittadine», nel quale, preso atto che la guerra con le forze di Versailles era iniziata e che bisognava «vincere
o morire», si tracciavano le linee di un programma rivolto espressamente
alle donne. S'invitavano infine le cittadine parigine a riunirsi quella sera al
Grand Café de la Nation in rue du Temple 79.
Qui fu fondata l'Union des
Femmes pour la Défense de Paris et les soins aux blessés – l’Unione delle
donne per la difesa di Parigi e le cure ai feriti, la prima associazione
organizzata dalle donne e uno dei primi movimenti che rivendicarono apertamente
il femminismo. Tra le fondatrici, oltre Nathalie
Le Mel, troviamo la giovanissima attivista dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori Élizabeth
Dmitrieff, aristocratica intellettuale emigrata russa vicina a Karl Marx.
Quest'associazione assorbì la
precedente Unione delle donne, e aprì proprie sezioni nei diversi rioni
di Parigi.
Il nome del movimento è
fuorviante: il movimento fece parte dell'azione e fu sempre presente accanto ai
Comunardi.
Il Comitato centrale
dell'Unione delle donne, che comprendeva, oltre alle due attiviste su citate, Marceline
Leloup (sarta), Blanche
Lefevre (lavandaia), Aline
Jacquier (cucitrice), Theresa
Collin (calzolaia) Aglaë
Jarry (rilegatrice), pubblicò manifesti e organizzò incontri pubblici nei
distretti e nei quartieri della capitale.
Sempre l'11
aprile, l'Unione pubblicò un manifesto che venne affisso sui muri di
Parigi, e diceva in sintesi: «I nostri
nemici sono i privilegiati del presente ordine sociale, tutti coloro che hanno
sempre vissuto coi nostri sudori, che si sono ingrassati con la nostra miseria
... L'ora decisiva è arrivata ... Che ce ne facciamo del vecchio mondo!
Vogliamo essere libere! ...». L'Unione delle donne chiarì per la prima
volta che "ogni disuguaglianza e antagonismo tra i sessi costituisce una
delle basi del potere delle classi dirigenti".
Pochi giorni dopo, aderenti all'Unione tennero un discorso alla Commissione
esecutiva.Louise Michel |
L'Unione delle donne venne
organizzata con serietà e spirito di responsabilità. Nello statuto, le
aderenti, che si distinguevano nell'abito indossando una sciarpa e un bracciale
rosso, si impegnavano a riunirsi tutti i giorni e di presentare un rapporto
scritto degli avvenimenti della giornata. Si prevedeva anche l'uso delle armi
in caso di necessità, l'acquisto di petrolio (da qui l'appellativo di petroleuses dato a molte Comunarde),
il rifornimento per i combattenti delle barricate e l'assistenza ai feriti. Il
programma includeva idee essenziali come la parità di salario, il diritto di
organizzare il proprio lavoro, il diritto di voto, il riconoscimento di uno
stato civile completo basato sulla piena uguaglianza civica e legale: i
requisiti dell'Unione delle donne sono ispirati da una logica socialista
applicata come paradigma sistematico e radicale della situazione di soggezione
tradizionale delle donne alle loro controparti maschili.
L'Unione e in generale
le donne di Parigi si occuparono soprattutto dei problemi sociali e politici:
il 3
maggio una petizione, firmata da 85 operaie e indirizzata alla commissione
lavoro della Comune,
chiese di lavorare in ottemperanza della circolare della stessa commissione,
datata 10
aprile, che prevedeva l'apertura in ogni arrondissement
di una fabbrica espressamente adibita al lavoro femminile.
L'8
maggio, designò al suo interno un Comitato centrale composto da sette
membri e pubblicò un secondo manifesto. La vita dell'organizzazione fu breve -
sei settimane al massimo, ma la sua attività è stata intensa; gli incontri si
tenevano ogni giorno, in tutti gli arrondissement.
Il suo Comitato Centrale stabilì la sua sede al municipio del 10°
arrondissement nei primi di maggio: Elisabeth
Dmitrieff fu la segretaria. I membri dell'Unione si proclamavano «cittadine
patriote». Presero come motto quello dell'Internazionale:
«Nessun dovere senza diritti, nessun diritto senza doveri». Il loro
obiettivo: «Vogliamo lavorare, ma per il prodotto del nostro lavoro. Più
degli sfruttatori, più dei padroni. Lavoro e benessere per tutti. Il governo
del popolo al popolo». Possiamo vedere chiaramente il forte senso che
queste donne diedero alla Comune, «rappresentante
del grande principio, proclamando l'annientamento di ogni privilegio, di ogni
disuguaglianza, - che, per lo stesso motivo, è tenuto a prendere in
considerazione le giuste lamentele della popolazione. Tutto senza distinzione
di sesso - distinzione creata e mantenuta dalla necessità dell'antagonismo su
cui poggiano i privilegi delle classi dirigenti [...]. Il trionfo
dell'attuale lotta - che mira alla soppressione degli abusi, e nel prossimo
futuro l'intero rinnovamento sociale che garantisce il regno del lavoro e della
giustizia - è quindi dello stesso interesse per le cittadine e per i cittadini».
Testo forte; ce ne sono pochi tra gli innumerevoli proclami maschili. Le donne
intendevano «lavorare insieme per il trionfo della causa del popolo», «combattere
e vincere o morire in difesa dei nostri diritti comuni», e ottenere un
ufficio in ogni circoscrizione per «un’organizzazione seria di questo
elemento rivoluzionario in una forza in grado di dare un sostegno efficace e
vigoroso alla Comune di
Parigi», così come «un grande locale per organizzare incontri
pubblici». L'obiettivo era un generale «rinnovamento sociale». .
D'altra parte, nessuna rivendicazione venne fatta nuovamente in merito ai
diritti delle donne in senso proprio, compreso il diritto di voto, che si
sarebbe potuto prevedere.
Il Comitato gestiva cucine e ambulanze, (insieme con Eugène
Varlin. Nathalie
Le Mel fondò il ristorante-cooperativa La Marmite,
che serviva cibo gratuito per indigenti) riceveva
denaro e donazioni in natura per feriti, vedove e orfani. Pur perseguendo
queste azioni di aiuto reciproco e di solidarietà, non dimenticò il lavoro di
rivendicazione, l'istruzione e la lotta, la registrazione delle cittadine che
volevano arruolarsi per la difesa di Parigi. Reclamò e ottenne la parità dei
salari, l’organizzazione dei laboratori autogestiti, scuole professionali e
orfanotrofi laici, corsi serali per le adulte, asili nido e assistenza alle
ragazze madri affinché non affondassero nella prostituzione. Ottenne il
riconoscimento dell’unione libera e di una pensione corrisposta alle vedove di
guardie nazionali uccise negli scontri, sposate o no, e per i loro figli
legittimi o illegittimi. Ottenne il ricevimento una pensione per le donne che
invocavano la separazione. Ottenne la chiusura delle case di tolleranza e la
soppressione della prostituzione considerata come «una forma di sfruttamento
commerciale di creature umane da parte di altre creature umane». Rifiutò il
divieto di stampa dei giornali di destra sostenendo "la libertà senza
limiti". Ottenne il voto per le donne e per gli stranieri. Presentò una
petizione per la sostituzione delle suore negli ospedali e nelle prigioni con
madri di famiglie "che", dicevano, "fanno meglio il
loro dovere", petizione che istituì, ben prima della legge che in
Francia venne emanata nel 1905, il principio della separazione tra Stato e
Chiesa nelle scuole, ospedali, carceri, eliminando le religiose da quegli
istituti. Quest'ultima decisione è importante perché segna, in generale,
l'importantissima tendenza anticlericale delle donne della Comune.Elisabeth Dmitrieff e Nathalie Lemel |
Paule
Mink aprì una scuola libera all'interno della Chiesa di
Saint-Pierre-de-Montmartre[1]
e animò il Club Saint-Sulpice sulla riva sinistra della Senna. Tutte le
associazioni femminili chiesero di lavorare con Frankel,
capo della Commissione del lavoro e del commercio, che sosteneva le proposte
dell'"Unione delle donne", ossia l'organizzazione di laboratori
cooperativi.
Le idee che animarono le Comunarde
erano quelle della Rivoluzione sociale e dell'autentico socialismo e non quella
della purissima acqua di rose che conosciamo oggi! Quelle donne acclamavano
«Repubblica universale», «l'abolizione di tutti i privilegi, di tutti gli
sfruttamenti», «sostituzione del regno di lavoro a quello del capitale» e
ricordavano che «ogni disuguaglianza e tutto l'antagonismo tra i sessi, sono la
base del potere delle classi dirigenti».
Le donne della Comune
oltre ad essere innovative, organizzatrici, furono anche coraggiose
combattenti. Alcune di loro affrontarono il pericolo e la morte come quelle che
lavoravano per i rifornimenti alle guardie nazionali o addette alle ambulanze;
altre, armate di fucile, presero il loro posto nelle posizioni avanzate dei
combattimenti, spararono agli assalitori, combatterono fino all'ultimo e, nello
stesso momento, incoraggiavano i loro compagni più deboli. Il 21
maggio, quando l'esercito di Versailles
entrò a Parigi e tutti furono impegnati nei combattimenti, un giornalista del Vengeur,
assistendo il 24
maggio ai combattimenti della «Settimana
sanguinante», scriveva di aver visto: “tre
rivoluzioni, ma per la prima volta vedo donne e bambini combattere. Sembra che
questa rivoluzione sia proprio la loro e lottando, esse lottano per il proprio
avvenire - [Infatti, anche ragazzi dai 12 ai 15 anni combatterono sulle
barricate: ne saranno arrestati 651 e inviati per lo più in case di correzione
– NDR] - Parecchie donne combattevano in
trincea, alcune vestite anche con la divisa della Guardia
Nazionale. Non si contavano le vivandiere. Si sa di una decina uccise in
battaglia”.
Dopo la caduta della Comune e i
massacri della Settimana
sanguinante, la repressione versagliese, che seguì contro di loro, fu
terribile. Quando venivano trovate con le armi in mano, venivano fucilate sul
posto. Le prigioniere, in attesa di un finto processo, furono mandate al
sinistro campo
di Satory sotto i fischi, gli insulti, i colpi dell’idiota folla borghese
di Versailles.
Un documento racconta le condizioni di vita di una Comunarda
francese detenuta in carcere, l'insegnante Celeste
Hardouin: denunciata in modo anonimo, fu fermata il 7 luglio 1871 e
liberata il 17 ottobre dello stesso anno, dopo il pagamento di una cauzione. La
sua «colpa» fu quella di avere assistito due volte alle riunioni del club della rivoluzione sociale nella chiesa Saint-Michel nel
Batignolles. Come Louise
Michel, si confrontarono con i loro giudici con tanto coraggio e dignità,
sostenendo le loro azioni e vennero condannate alla deportazione in Nuova
Caledonia. Viaggiarono per centoventi giorni su vecchie fregate, in
condizioni abominevoli e in gabbia come animali. Molto più che i Comunardi,
furono calunniate, insudiciate, umiliate, trattate da puttane o incendiarie dai
vincitori e dalle loro mogli. Durante gli anni trascorsi in prigione,
continuarono a ribellarsi e a difendere con energia e orgoglio i loro diritti
di detenute politiche.
Elisabeth
Dmitrieff è riuscita a fuggire in Russia, dove, arrestata, venne deportata
in Siberia dove si spense, secondo tutte le probabilità, intorno al 1910.
Nathalie
Le Mel fu condannata e inviata in Nuova
Caledonia, per la quale venne imbarcata il 13 dicembre 1871, insieme a Louise
Michel, condannata come lei ad una pena equivalente, e che divise il posto
con la sua co-detenuta. Nathalie
Le Mel, amnistiata
nel 1880, riprese il suo attivismo politico certamente rinnovato ma ancora
vivo per l'idea di applicare alle donne il semplice principio della piena
eguaglianza.
Le numerose battaglie di Nathalie
Le Mel furono, come le lotte di Louise
Michel, le basi dei principali orientamenti del femminismo del primo
novecento, che fioriranno in Europa attraverso figure radicali di pensiero
socialista, comunista o anarchico, o negli Stati Uniti come nel movimento delle
suffragette, che punterà a sua volta sui principali temi civili, giuridici ed
economici che sono alla base, e in linea di principio, del discorso protestante
del femminismo moderno.
Le donne del popolo videro
nella Comune
la loro alleata naturale, la rivendicatrice dei loro diritti, combatterono con
essa e per essa eroicamente caddero. Basti citare Louise
Michel, di cui gli stessi che non ne approvavano le idee e i sentimenti, ne
ammirarono tuttavia il carattere, la fermezza, l’abnegazione e la forza
magnanima di sacrificio.
Ecco una proclamazione della Michel:
– Cittadine,
sopporteremo noi più a lungo che la miseria e l’ignoranza facciano dei nostri
figli dei nemici, che padre contro figlio, fratello contro fratello, vengano ad
uccidersi fra loro sotto i nostri occhi pel capriccio dei nostri oppressori?
Cittadine,
noi vogliamo essere libere!
Che le madri,
che le donne, le quali, si chiedono «che m’importa del trionfo della nostra
causa se debbo perdere coloro che amo?» si persuadano finalmente che il solo
modo di salvare coloro che hanno cari – il marito, in cui vedono il loro
sostegno – il figlio, in cui mettono la loro speranza – è quello di prendere
una parte attiva al combattimento impegnato per far cessare finalmente una
lotta fratricida, che ricomincerà in un prossimo avvenire, se il popolo non
trionfa.
Guai alle
madri, se una volta ancora il popolo soccombesse! Questa disfatta sarebbe
pagata dai loro piccoli figli!
Cittadine,
tutte risolute, tutte unite, vegliamo alla sicurezza della nostra causa!
E se
gl’infami, che fucilano i prigionieri ed assassinano i nostri capi,
mitraglieranno una folla di donne inermi, tanto meglio!
L’orrore e
l’indignazione della Francia e del mondo compieranno ciò che noi abbiamo
incominciato!
Fu attraverso il coraggio e la
straordinaria dedizione di una giovane paramedica, una certa Louise, uccisa
mentre soccorreva i feriti e incontrata domenica 28
maggio sulla barricata di rue
Fontaine-au-Roi, che Jean-Baptiste
Clément, dedicandole la sua famosa canzone Le
Temps des Cerises (Il Tempo delle ciliegie),
rese omaggio alle donne eroiche della Comune del
1871, la maggior parte semplici lavoratrici che pagarono a caro prezzo la loro
lotta per la libertà, l’uguaglianza e la fraternità.
Il manifesto del 6 maggio 1871
REPUBBLICA
FRANCESE
LIBERTÀ
- UGUAGLIANZA - FRATERNITÀ
COMUNE
DI PARIGI
MANIFESTO
DEL
COMITATO
CENTRALE DELL'UNIONE DELLE DONNE
PER LA DIFESA DI PARIGI E LA CURA DEI FERITI
A nome della Rivoluzione Sociale che
acclamiamo, in nome della richiesta di diritti del lavoro, uguaglianza e
giustizia, l'Unione delle donne per la difesa di Parigi e la cura dei feriti protesta
con tutte le sue forze contro l'indegna proclamazione ai cittadini, uscita e affissa
l'altro ieri, e proveniente da un gruppo anonimo di reazionari.
La proclamazione afferma che le donne
di Parigi si appellano alla generosità di Versailles e chiedono pace ad ogni
costo ...
La generosità di assassini vigliacchi!
Una conciliazione tra libertà e
dispotismo, tra il Popolo e i loro carnefici!
No, non è la pace, ma la guerra ad
oltranza che i lavoratori di Parigi vengono a reclamare!
Oggi, una conciliazione sarebbe un
tradimento! ... Sarebbe negare tutte le aspirazioni degli operai acclamanti il
rinnovamento sociale assoluto, l'annientamento di tutte le relazioni giuridiche
e sociali esistenti, la soppressione di tutti i privilegi, di tutti gli
sfruttamenti, la sostituzione del regno del lavoro a quello del capitale, in
una parola, l'emancipazione del lavoratore stesso!
Sei mesi di sofferenza e di tradimento
durante l'assedio, sei settimane di lotta gigantesca contro gli sfruttatori
della coalizione, i fiumi di sangue versati per la causa della libertà sono i
nostri titoli di gloria e vendetta! ...
L'attuale lotta non può che portare al
trionfo della causa popolare ... Parigi non si ritirerà perché porta la
bandiera del futuro. L'ora suprema è arrivata ... largo agli operai, fermiamo
ai loro carnefici! ...
Azioni, energia! ...
L'albero della libertà cresce
annaffiato dal sangue dei suoi nemici! ...
Tutti uniti e risoluti, cresciuti e
illuminati dalla sofferenza che le crisi sociali comportano sempre nella loro
scia, profondamente convinti che la Comune, rappresentante dei principi
internazionali e rivoluzionari dei popoli, porti in sé i semi della rivoluzione
sociale, le Donne di Parigi dimostreranno alla Francia e al mondo che anch'esse
sapranno, al momento del pericolo supremo, - alle barricate, sui bastioni di
Parigi, se la reazione forzasse le porte, - dare come loro fratelli il loro
sangue e la loro vita per la difesa e il trionfo della Comune, cioè del Popolo!
Quindi, vittoriosi, capaci di unire e
concordare i loro interessi comuni, lavoratori e lavoratrici, tutti insieme,
con un ultimo sforzo annienteranno per sempre ogni traccia di sfruttamento e
sfruttatori! …
VIVA LA REPUBBLICA SOCIALE E
UNIVERSALE! ...
VIVA IL LAVORO! ...
VIVA LA COMUNE! ...
Parigi, 6 maggio 1871.
STAMPA NAZIONALE. - Maggio 1871.
|
La
Commissione esecutiva del Comitato centrale,
LE MEL,
JACQUIER,
LEFEVRE,
LELOUP,
DMITRIEFF.
|
Altri manifesti dell'Unione delle Donne
[1] Sotto il Comune, la chiesa venne profanata per la
terza volta nella sua storia (la prima volta il 19 agosto 1792, la seconda
nell’aprile 1814) e trasformata in negozi di munizioni e laboratorio di
abbigliamento. La femminista Paule
Minck apre una scuola libera.