martedì 3 settembre 2019

02-20-81 - Le Mot d'Ordre

LE MOT D'ORDRE (LA PAROLA D’ORDINE)


Redattore capo: Henri Rochefort.
Redazione: fauburg Montmartre 10. - Amministrazione: rue du Croissant 8.
Lavori di stampa Schiller, fauburg Montmartre 10.
Redattori Eugene Mourot, Henri Maret, Jean Barberet[1], G. Richard, Charles Vieu, Martin Bernard.
Foglio singolo, grande formato, a volte stampato su carta colorata. Prezzo: 10 centesimi.
86 numeri, da venerdì 3 febbraio 1871 (14 piovoso anno 79), a sabato 20 maggio (1 pratile).
Le Mot d'Ordre era un quotidiano francese pubblicato prima e durante la Comune di Parigi (1871). Nato con un atteggiamento anti-versagliese, si distinse subito per il sostegno ai Comunardi, mantenendo la sua libertà di critica nella sua linea editoriale.
Le Mot d'Ordre apparve per la prima volta, il 3 febbraio, sotto l'impulso di Henri Rochefort che fu il redattore capo e che non era alla prima esperienza giornalistica dal momento che fu anche il creatore di La Lanterne e La Marseillaise. Questo giornale uscì pochi giorni prima delle elezioni parlamentari. Henri Rochefort si circondò di una squadra di redattori composta da Jean Barberet, Eugène Mourot e Henri Maret. Il nome del giornale era stato suggerito ad Henri Rochefort dal giornalista Louis Blanc[2]. Il giornale consisteva in un editoriale, notizie, commenti politici, informazioni e citazioni dal Journal Officiel. Questo giornale ebbe un grande successo, insieme a Le Vengeur di Felix Pyat e Le Cri du peuple di Jules Vallès fu tra i più importanti quotidiani della Comune di Parigi . La sua stampa è stimata in 50.000 copie.
Il 14 febbraio, Henri Rochefort pubblicò un editoriale in cui attaccava i deputati orleanisti e legittimisti, che erano in gran parte generali dell’esercito, accusandoli di essere responsabili della sconfitta francese durante la guerra franco-prussiana del 1870 e chiese loro di spiegarne le ragioni. Questo attacco arrivò dopo essere stato eletto deputato. Tuttavia, si dimise il 1° marzo 1871, in seguito alla ratifica del trattato preliminare di pace del 26 febbraio 1871.
Del numero 27 uscì una seconda edizione a causa del Courrier de Bordeaux, che portò importanti notizie durante il giorno.
L'entrata dei prussiani a Parigi ha sospeso la pubblicazione de Le Mot d'Ordre giovedì 2 e venerdì 2 marzo.
Il numero 34 è erroneamente datato 9 marzo anziché 10.
L'11 marzo il governatore di Parigi, il generale Vinoy, attraverso un decreto, sospese la pubblicazione di molti giornali filo comunardi come Le Vengeur, La Bouche de fer o Le Cri du peuple. Ovviamente venne anche sospesso Le Mot d'Ordre. Vinoy sosteneva che questi giornali ostacolavano l'azione del governo di Versailles sostenendo la disobbedienza alle leggi. Le azioni contro Versailles furono portate avanti da Le Mot d'Ordre nonostante la sua sospensione. Il numero 36 de Le Mot d'Ordre è stato l’ultimo del primo periodo di pubblicazione.
Le Mot d'Ordre riapparve il 1° aprile mentre, dal 19 marzo, la libertà di stampa venne riaffermata dal Comitato centrale della Guardia Nazionale. I suoi uffici editoriali furono trasferiti in rue Montmartre, 148. Vallée divenne lo stampatore in rue du Croissant 16. Da quella pubblicazione, il giornale riprese le sue attività anti-versagliesi e sfidò il potere esercitato da Versailles. Così scrisse Rochefort: "Il popolo aveva i cannoni, il tuo dovere era di lasciarli. Possedeva i giornali, non avevi la facoltà per portarglieli via".
Il giorno dopo, proseguì ancora annunciando nelle colonne de Le Mot d'Ordre che il governo della Comune rispondeva alle soppressioni dei giornali repubblicani con la soppressione di giornali reazionari come Le Figaro o Le Gaulois. Aggiunse: "Questo massacro può durare a lungo, ma di certo non sarà di beneficio a nessuno".
La situazione dei giornali reazionari imbarazzò Henri Rochefort che si ribellò contro il trattamento inflitto a loro e la loro soppressione, Felix Pyat e Jules Vallès condivisero questo pensiero.
Il 6 aprile, Henri Rochefort pubblicò un articolo intitolato: Les Défenseurs de la propriété. In questo articolo, prese apertamente posizione per la distruzione delle case di Adolphe Thiers, Jules Favre e Arsene Picard. La sua argomentazione si basava sul danno fatto da questi uomini alla città di Parigi. La distruzione della loro proprietà fu percepita da Henri Rochefort come una vendetta per la distruzione causata a Parigi. Tuttavia e nonostante le apparenze, Le Mot d'Ordre prese le distanze dal governo di Parigi. Inoltre Rochefort si oppose al Comitato di salute pubblica e disapprovò le misure arbitrarie messe in atto da questo stesso comitato. Rochefort il 7 aprile scrisse una critica: "Non abbiamo bisogno di ripetere qui quanto siamo decisi a difendere il principio della Comune, cercheremo non meno di far capire agli ufficiali eletti negli ultimi giorni che senza il silenzio e la notte che si libra sulle loro deliberazioni si sarebbero potute evitare grandi disgrazie e spaventosi massacri".
Il 17 maggio, Henri Rochefort si rallegra per la distruzione della colonna Vendome, che considerava "un insulto alle nostre miserie".
Il 20 maggio si è opposto all'esecuzione di ostaggi in risposta alle esecuzioni sommarie perpetrate dai versagliesi. "È per i colpevoli comprovati e riconosciuti che siamo tenuti a limitare la nostra rappresaglia. Ahimè! gli ultimi eventi hanno esposto abbastanza criminali per rendere inutile chiedere a caso di fornirli"
Il numero in cui pubblicò questo articolo risulta essere l'ultimo de Le Mot d'Ordre. In effetti, Henri Rochefort decise di interromperne la pubblicazione.



Abbiamo trovato solo solo quattro numeri di Le Mot d'Ordre:





[1] Jean Barberet (Demigny 9 marzo 1837 - Rouvray 5 marzo 1920); panettiere a Parigi; sindacalista e cooperatore; funzionario presso il Ministero degli Interni, poi al Lavoro. Barberet era generalmente stimato e apprezzato dal popolo di Montmartre e la sua voce era ascoltata con rispetto. Ma il 18 marzo, non poteva obbedire alla folla che l’insultava in rue des Rosiers, dove era andato con molti dei suoi ufficiali per cercare di proteggere i generali Clément-Thomas e Lecomte. Fu rinnegato da molti uomini dal suo battaglione e rassegnò le dimissioni il 19 marzo. Fu quindi direttore del Journal Officiel de la Commune per due giorni. Barberet ha quindi pubblicato L’Avant-Garde e ha collaborato con L'Affranchi. Ma non prese parte attiva alla Comune, che fu violentemente criticato dai suoi oppositori politici.
[2] Louis Jean Joseph Blanc (Madrid 29 ottobre 1811 - Cannes 6 dicembre 1882) era un giornalista e storico francese, membro del governo provvisorio del 1848 e deputato della Terza Repubblica. Louis Blanc, sostenitore della politica centralista, fu ostile alla Comune. Anche se rifiutò di prendere parte alla Comune perché ne condanna l'ideologia, difende il movimento comunardo dopo la sconfitta. Si oppose agli eccessi della repressione e già nel settembre 1871 introdusse una proposta di legge sull'amnistia dei reati politici.