lunedì 29 luglio 2019

02-14-VE08 – Auguste VERMOREL

AUGUSTE VERMOREL



Auguste-Jean-Marie Vermorel è nato a Denicé[1] il 22 giugno 1841, ed è stato un politico, giornalista e scrittore francese. Fu un elemento di spicco della Comune di Parigi, un eroe tra gli eroi; ferito e fatto prigioniero, è morto dopo una lunga agonia, e i suoi carcerieri versagliesi lo lasciatono senza cura. Un fatto che colpisce è la giovinezza di Auguste Vermorel, che passò come una meteora nel firmamento politico francese, ma lasciando un considerevole lavoro giornalistico.


L’infanzia e l’adolescenza

I suoi genitori lo inscrissero in una scuola cattolica. A 13 anni, Auguste entrò nel collegio Mongré a Villefranche direttamente alla 4ª classe senza frequentare prima altre scuole, sicuramente il padre gli aveva dato delle lezioni.
Il giovane Auguste Vermorel volle liberarsi rapidamente dalla tutela del clero del suo collegio che per lui era insopportabile. Lasciò il college Mongré poco prima di terminare gli studi. Della sua permanenza in Mongré, ha scritto: "(...) Mi hanno sempre tenuto in isolamento o sul piede guerra". Ha continuato i suoi studi con il padre ed è si è diplomato a 15 anni e mezzo.


A Parigi

Convinse la sua famiglia a fargli seguire quello che lui chiamava «la sua vocazione letteraria». A 18 anni, si trasferì a Parigi, dove iniziò a studiare legge.
Iniziò la carriera di scrittore come romanziere. Scrisse storie, novelle e collaborò con dei giornali che durano solo poche settimane.
Nel 1859, iniziò a far parlare di sé con la pubblicazione di un piccolo romanzo tendenza moraleggiante: "Ces Dames". Vi disegnò metà della galanteria parigina e delle cortigiane. Pubblicò un secondo romanzo: "Despérenza", la cui protagonista è una cortigiana; il libro non ebbe successo. Si rese conto che non era la strada giusta ed abbandonò rapidamente il suo progetto letterario per prendere la via del giornalismo politico.


Giornalista e scrittore socialista

Nel 1861, a venti anni, prese la laurea in legge, ed iniziò a fare il giornalista. Fondò La Jeune France, di cui fu redattore capo. Si trattava di un piccolo giornale rivoluzionario. Sei settimane dopo la prima pubblicazione, La Jeune France fu vietata dal Ministero dell'Interno. Ciò gli valse un mese di prigione ed una multa. Questo fu l'inizio di una valanga di sanzioni da parte dell'impero: multe e pene detentive gli furono fatte a pioggia.
Creare un giornale sotto il Secondo Impero costituiva un vero ostacolo. Era molto difficile far pubblicare certi giornali di tendenza operaia. Eppure il loro formato era poco più grande del doppio di una pagina di quaderno! Era necessario raccogliere i soldi per pagare la stampa. E con i soldi raccolti, non si era ancora sicuri di trovare una stamperia, perché spesso i tipografi si rifiutavano di lavorare per i giornali degli operai, per paura dei tribunali e della polizia. Non è tutto: per evitare la tassa di bollo e il deposito di una certa somma, bisognava impegnarsi a non parlare di politica. Per tutti questi impedimenti, per così dire era: missione impossibile!
Sempre nel 1861 Vermorel creò un nuovo giornale: "La Jeunesse", un foglio di critica letteraria, di cui fu vietata la pubblicazione dal sesto numero con una nuova condanna a due mesi nella prigione di Sainte Pélagie e ad una nuova multa per "incitamento all'odio e al disprezzo del governo". Questo dimostra che, nella copertura di critico letterario Vermorel faceva passare le sue valutazioni sulla situazione e sul regime imperiale.
Divenne successivamente collaboratore nelle due giornali: "La Semaine Universelle" e il "Courrier du Dimanche".


La morte del padre

Il 25 maggio 1863, suo padre, all'età di 65 anni, morì in un incidente. Auguste tornò in fretta a Denicé[1] e rimase lì per qualche tempo.
Per continuare ad esercitare il suo mestiere di giornalista, si stabilì a Lione[2] dove venne assunto, per un certo tempo, al Progrès de Lyon, all'epoca giornale d’avanguardia e di opposizione. Ma ben presto uno dei suoi articoli fece sì che il Progrès ebbe dei guai con la polizia e una sospensione temporanea. Questa sospensione non fu la prima per il Progrès. Tuttavia, Vermorel venne licenziato.
Ebbe il tempo di stringere contatti con i lavoratori e l'ambiente cooperativo Lione, ma anche con il dottor Gailleton, repubblicano che è diventato sindaco di Lione, e Lucien Jantet, fondatore della "Lione Républicain".
Tornò a Parigi e riprese il suo posto nell’ambiente repubblicano parigino.


L’ambiente repubblicano del periodo

In quel periodo a Parigi si trovavano numerose tendenze ideologiche. C’erano i giacobini nostalgici della Rivoluzione del 1789, i blanquisti[3], i proudhoniani[4] e i bakuniani e, dopo il 1864, i membri dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori (A.I.T.) ancora poco numerosi.
Globalmente tutti questi ideali possiamo definirli con il nome di "Socialisti". Il significato della parola è completamente diverso da quello di oggi. I socialisti erano tutti in lotta per una Repubblica democratica e sociale: erano i rivoluzionari di quel momento.
L'influenza di un pensatore dominava quel periodo: Proudhon. Proudhon era il vero maestro di pensiero dei lavoratori del Secondo Impero e di molti intellettuali.
Vermorel era proudhoniano[4], ma era anche interessato al progresso della nascente Associazione Internazionale dei Lavoratori, fondata a Londra nel 1864, in cui si affrontavano da un lato Proudhon e Bakunin e dall’altro i sostenitori di Marx, ancora molto pochi in Francia.


Giornalista politico e ideologo

Vermorel collaborò a "La Réforme" (con Delescluze e Jean-Baptiste Clément) giornale fondato da Ledru-Rollin[5] nel 1843. Nel frattempo pubblicò dei lavori politici, come ad esempio “Mirabeau, sa vie, ses opinions et ses discours (Mirabeau, la sua vita, le sue opinioni e il suo discorso)"; collaborò anche ad alcune riviste. Con i soldi guadagnati pagò i debiti accumulati. Almeno in parte. Durante la sua breve carriera di giornalista, accumulò debiti che lo costrinsero a vivere molto male e cercare l'aiuto di sua madre.
Alla fine, troverà finalmente il suo giornale. Con 15.000 franchi, ricevuti in prestito da amici, comprò "Le Courrier français", che riceverà i consensi di un vasto pubblico e diventerà il braccio francese dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (A.I.T.). Allo stesso tempo, diffuse le sue idee di anarchico proudhoniano[4]. Il giornale diventò quotidiano e Vermorel richiamò l'idea fondamentale della sua politica nel numero del 18 giugno, 1867. Scrisse:
"Abbiamo sollevato la bandiera socialista affermando i grandi principi di cui Proudhon è stato l'ultimo confessore. Questo socialismo non chiede nulla allo Stato. Vive di libertà, mutualità. Più avanti, aggiunse: "Proudhon sarà per i posteri la più grande gloria del diciannovesimo secolo".
Questo giornale professava la base delle idee anarchiche: il collettivismo antiautoritario e autogestito. Lissagaray (membro della Comune e storico della stessa) sottolineava che "Le Courrier français" "è stato l'unico giornale del tempo; i lavoratori, i repubblicani d'avanguardia lo leggevano ". E Paul Lafargue proclamò che "era l'unico giornale in cui un socialista che si rispetti poteva scrivere".
Ma il giornale venne attaccato da tutte le parti: il governo lo caricò di condanne e multe per oltre 15.000 franchi. Per aiutarlo la madre dovette ipotecare le sue proprietà. I giornali bonapartisti e i giornali di sinistra insinuarono che Le Courrier français fosse sovvenzionato dal Ministero degli Interni.
Risultato: "Le Courrier français" scomparve nel 1868.
Ma la guerra implacabile di Vermorel contro l'Impero gli è valsa anche molta notorietà. Si è guadagnato la reputazione di essere una grande penna ed è un temibile polemista.
Tra il 1868 e il 1870, ha partecipato a numerosi incontri politici pubblici che si andavano sempre più moltiplicando. Dopo la disastrosa sconfitta della guerra del 1870 e durante l'assedio di Parigi da parte dei prussiani nel 1870/71, Vermorel era una semplice guardia nazionale con un aspetto piuttosto poco militare.


I "benefici" del soggiorno in prigione!

Durante i suoi soggiorni nel carcere Sainte Pélagie, solo pochi amici vennero a fargli visita, così come il suo editore e sua madre. Queste pene detentive furono aggravate dalle pesanti multe imposte dal potere imperiale che ebbero gravi conseguenze sulle sue entrate e sul suo stile di vita che diventò molto precario, molto povero, quasi miserabile.
Durante la sua ultima incarcerazione nel 1870, fu rilasciato il 4 settembre 1870 dalla proclamazione della Repubblica dopo la caduta dell'Impero. Immediatamente, ripubblicò "Le Courrier français".
Approfittò dei suoi soggiorni in carcere per leggere gli anarchici e i teorici del socialismo: Proudhon, Fourier[6] ed i sainsimoniani[7]. Ha scritto e pubblicato successivamente tre libri ""Les Hommes de 1848" (432 pagine), "Les Hommes de 1851" (424 pagine) e "Le parti socialiste" (300 pagine).
Questi tre libri segnarono la gioventù del suo tempo, così come le edizioni che degli scritti e discorsi di Danton[8], Marat[9] e Robespierre[10].
Nei primi due libri ("Gli uomini del 1848" e " Gli uomini del 1851"), sviluppò la tesi secondo cui si doveva porre fine al tradimento dei politici che sostenevano di rappresentare l'opposizione al Secondo Impero. Ma molti di questi uomini erano ancora vivi e avevano acquisito una solida reputazione.
"Dobbiamo strappare la maschera a questi uomini. È necessario far conoscere il loro passato", scrive in un opuscolo del 1868. "L'oggetto del socialismo", scrive lo stesso anno "è sopprimere il governo, abolire il principio arbitrario dell'autorità e sostituire alla gerarchia dei poteri politici l'organizzazione delle forze industriali”. Per Vermorel "meglio per il popolo, o per la minoranza delle persone che sono consapevoli della loro idea, astenersi dal votare contro i suoi principi e contro la sua coscienza ". Aggiunse in "Le Petit Socialiste": "Ciò che si chiama libertà, nel linguaggio politico, è il diritto di fare leggi, cioè di incatenare la libertà".


L’odio e la calunnia

I suoi tre libri attirano a Vermorel l'odio e la calunnia dei vecchi repubblicani della rivoluzione del 1848, l'odio dei partiti e le condanne del governo. Venne accusato di seminare la divisione nel campo repubblicano e il problema tra gli oppositori dell'Impero
"Tutti i sistemi politici", scrisse, "sono stati finora poco preoccupati a spostare la sede del governo arbitrario. Il popolo sa sempre in che salsa sarà mangiato e per lui è una mediocre consolazione avere la facoltà di scegliere, per se stesso, la cucina o il cuoco".
Tra il gruppo socialista repubblicano e il gruppo liberale borghese repubblicano, l'antagonismo che aveva portato i giorni del giugno del 1848 stava diventando sempre più profondo. Nei giorni di giugno 1848, in seguito alla chiusura dei laboratori nazionali, i repubblicani borghesi massacrarono i lavoratori ribelli. Il generale Cavaignac e i suoi "macellai blu" si impegnarono nel più grande massacro del diciannovesimo secolo dopo la Settimana sanguinante della Comune (4000 morti).
La rottura tra repubblicani socialisti e repubblicani borghesi è quindi consumata. Vermorel aprì il fuoco ne "Le Courrier français", con articoli la cui audacia suscitò il sospetto di «connivenza con la polizia». Come il suo libro in 3 volumi sulla polizia, pubblicato nel 1867.
Henri Rochefort replicò impegnandosi in un attacco brutale. Alla fine dell'Impero, era deputato e in piena seduta della legislatura accusò Vermorel di essere legato alla polizia e all'imperatore: "(...) una spia, un agente provocatore al servizio di Rouher, il Presidente del Consiglio". Félix Pyat riprenderà queste accuse prima e durante la Comune.
Il giorno dopo Vermorel scrisse a Rochefort:
"Signore,
Mi riservo di rispondere, come merita, all'abominevole accusa che ha fatto contro di me ieri nel Corpo legislativo, e di ottenere giustizia per questo.
E ti chiedo di produrre immediatamente davanti a una giuria di cittadini onorevoli e democratici le prove che sono tuo dovere fornire. Non ci devono essere dubbi, nessun sospetto, sulla mia onestà.
Ti do tutta la mia vita pubblica e privata.
Vi avverto che, qualunque sia la tua risposta e la tua condotta, sarà fatta luce - e completa”.
A. Vermorel".
Riguardo alle calunnie ripetute da Félix Pyat, Vermorel scrisse questo:
"Cittadino Félix Pyat,
Quando abbiamo abbandonato il posto di combattimento e dell’onore, non abbiamo il diritto di gettare l'indignazione su coloro che fanno il loro dovere.
I tuoi attacchi non possono raggiungermi. Chiunque affronta le pallottole a petto aperto non torna indietro per evitare gli schizzi di fango.
Ti risponderò, comunque; ma non sarà per difendermi, sarà per fare giustizia.
C'è, dici, una questione di moralità politica da chiarire tra di noi.
Accetto il dibattito, ma non posso occuparmi di accuse obsolete che possono essere state odiose quando si sono verificate e ora sono solo ridicole.
Il 4 settembre mi ha trovato in prigione, tu eri con cautela a Londra ...
E dire che il signor Felix Pyat, che ha rassegnato le dimissioni da membro della Comune per fare il suo ritorno letterario nel ruolo dello Chiffonnier de Paris che ha creato, sarà ridotto, se vuole continuare la sua sfortunata polemica, a raccogliere la sua spazzatura nel suo cappuccio. Peccato!"
"A. Vermorel".

Ed arrivò il momento della caduta del Secondo Impero. Dopo la sconfitta francese della guerra del 1870, Napoleone III fu fatto prigioniero dai Prussiani. La Repubblica venne proclamata il 4 settembre 1870. Un governo di difesa nazionale venne costituito dai repubblicani borghesi diretti dal generale Trochu, con Gambetta, Jules Favre, Jules Ferry[11], Jules Simon[12], ecc.


Nuova prigionia

Vermorel venne nuovamente imprigionato a Sainte-Pélagie per la sua partecipazione alla rivolta del 31 ottobre 1870 contro la politica lassista del governo di difesa nazionale.
Durante questa prigionia, scrisse un nuovo libro: "Le Parti socialiste" che sintetizzava tutta la dottrina di Proudhon in un programma coerente. "Il ruolo della politica sarà finito", scrive Vermorel, "perché la politica sarà espressa dalla società autogestita"
Assolto da un consiglio di guerra nel febbraio del 1871 insieme a tutti gli altri partecipanti alla rivolta, fu liberato alla fine dell'assedio di Parigi da parte dei prussiani.
Molto scoraggiato e tornò a Denicé[1] per "rilassarsi", ma venne rapidamente coinvolto dagli eventi.


Il Comunardo

La rivolta del 18 marzo 1871 segnò l'inizio della Comune, e Vermorel ritornò in fretta a Parigi.
Il 26 marzo è stato eletto membro del Consiglio della Comune nel 18° arrondissement di Parigi (Butte Montmartre). Il Consiglio della Comune rappresentava il governo della Comune. Vermorel fu attivamente coinvolto nel lavoro del Consiglio con una presenza molto regolare.
Ha lanciato due giornali nello spazio di un mese: "L'Ordre (L’Ordine [strano nome per il periodo frenetico della Comune – N.d.R.])" e l’"Ami du peuple" (quest'ultimo riprese il titolo del giornale di Marat durante la Rivoluzione). Ciascuna di queste pubblicazioni vene interrotta dopo quattro numeri. Vermorel fu l'unico redattore di questi due giornali. Durante la Comune, fece parte, in successione, alla Commissione di Giustizia, al Comitato Esecutivo (redisse diversi decreti come membro di questa commissione), e a quello del Sicurezza Générale.
I suoi amici lo descrissero come instancabile, coraggioso e organizzatore. Lissagaray raccontò:
"Si buttò a capofitto; più attivo e laborioso di ogni altro, lasciò il Consiglio solo per andare a combattere al fronte. La voce della sua morte è corsa più volte. Nonostante questo felice accordo di rettitudine e coraggio, non riuscì a ottenere autorità. Il suo aspetto esteriore lo stava uccidendo. Troppo alto, goffo, timido, con una faccia e capelli da seminarista, una voce frettolosa che sembrava combattere con il suo pensiero, non aveva potere di attrazione".
Questi difetti gli impedirono di avere sulla Comune l'influenza che avrebbe potuto avere grazie alla sua autorità e alla sua forza morale.


Maggioranza e minoranza nel Consiglio della Comune

All'interno della Comune, Vermorel si oppose alla maggioranza dei «giacobini» e delle «loro frasi vuote». Influenzato dall'anarchismo di Proudhon, denunciò vigorosamente il centralismo di questa maggioranza.
Con Varlin, membro dell'A.I.T., spese tutte le sue energie per superare le carenze della Comune. Fece parte della minoranza con i proudhoniani[4] e i cosiddetti Indipendenti, come Vallès, Courbet, Lefrançais, Beslay e Arnould, tra gli altri.
Votò contro la creazione del Comitato di Salute pubblica e naturalmente votò il manifesto della minoranza. Fu, tuttavia, l'amico di Delescluze, un membro della maggioranza: "Questo vecchio ha il carattere di un apostolo". «Vecchio» perché, in effetti, Delescluze aveva 70 anni.
Nel momento in cui la battaglia contro i versaigliesi si stava aprendo in larga scala, il Consiglio della Comune si dotò di un Comitato di Salute pubblica per ragioni di efficienza. La minoranza si oppose con veemenza.
Il Comitato di Salute pubblica fu eletto con 34 voti contro 28 e, di conseguenza, tra minoranza e maggioranza, il conflitto si amplificò. Il 9 maggio si rinnovò il Comitato di Salute pubblica. La minoranza è pronta, in considerazione delle drammatiche circostanze dei combattimenti, a fare delle concessioni, ma i suoi membri vennero espulsi dai servizi. Esasperati, i membri della minoranza scrissero il loro manifesto e annunciarono di ritirarsi nei municipi dei loro arrondissement. Un ulteriore punto debole della Comune. D'ora in poi, la battaglia finale avrà luogo quartiere per quartiere.
Da questa rottura, Vermorel si tenne fuori. Partecipò solo alle riunioni del Consiglio presso l'Hôtel de Ville.



La corrente libertaria della Comune era pacifista. Ad esempio, il decano della Comune, Charles Beslay (76 anni nel 1871), uno dei fondatori dell'Internazionale esclamò:
"La Repubblica del 1793 era un soldato che aveva bisogno di centralizzare tutte le forze della patria; la Repubblica del 1871 è un lavoratore che spesso ha bisogno di libertà per realizzare la pace. Pace e lavoro, questo è il nostro futuro".
Le parole di Vermorel andavano nella stessa direzione e sono anche tipici: "Dobbiamo dominare i nostri nemici con la forza morale ... Non dobbiamo toccare la vita e la libertà dell'individuo".
Il 21 maggio, l'esercito di Versailles penetrò a Parigi attraverso una porta da ovest. Fu l'inizio dell'inesorabile avanzata di questo esercito e dei massacri di massa dei comunardi: uomini, donne e bambini, voluti da Thiers.
Durante la Settimana sanguinante, Vermorel si ritirò nel diciottesimo arrondissement. Fu tra il numero di coloro che hanno avuto il coraggio di rimanere a Parigi, coscienti di andare verso una morte certa. Respinse le proposte di fuga che gli avrebbero permesso di recarsi all’estero. Probabilmente, ripensando alle calunnie di cui è stato vittima, vide solo questa estrema posizione per dimostrare la sua onestà. Non fu comunque l'unico membro del Consiglio della Comune a morire sulle barricate.
Andò negli avamposti, sulle barricate, organizzava, sparava, indossando la sua sciarpa rossa. Incoraggiava i combattenti, portava rinforzi. La voce della sua morte è corsa persino più volte.
Il 24 maggio, al Pere Lachaise, fu lui, Vermorel, che prese la parola per render un ultimo omaggio a Dombrowski, il miglior generale della Comune, che era appena caduto in battaglia. È notte e le torce illuminavano quella scena in movimento. La cerimonia fu molto spesso interrotta dal rombo dei cannoni e può essere considerata, secondo un testimone, come l'elogio funebre della Comune.


La morte Vermorel

Maxime Vuillaume, un membro della Comune, nelle sue memorie intitolate "Mes Cahiers rouges pendant la Commune (I miei libri rossi durante la Comune)", racconta:
"Il 25 maggio, verso le 16, accompagnò Delescluze alla barricata di Château d'Eau, vicino al municipio. All'angolo tra rue Oberkampf e boulevard Voltaire, Delescluze si fermò, davanti a un gruppo composto da Lisbonne, vacillante, ferito, da Theisz e da me.
"Non andare oltre", dissi a Delescluze. Le barricate sono abbandonate, o quasi. La mitraglia ha spazzato le nostre posizioni. Lisbonne ci ha appena raggiunti. Stai andando contro alla morte ... Torna con noi ...
- No, no, risponde Delescluze. Lasciatemi. Non temo la morte. Sei giovane, tu, ma io, la mia vita è finita ...
Salì la barricata, pallida e bianca al sole che tramontava, e all'improvviso cadde tutta la sua altezza, colpito. È stato trovato su una pila di ciottoli".
Il voto di Delescluze di perire per la Causa era ben definito, attentamente considerato e persino annunciato. Già in esilio a Bruxelles, nell'agosto del 1870, aveva detto a Lissagaray: "Credo nella prossima Repubblica, ma affonderà nelle mani dell'attuale sinistra, poi seguirà una reazione. Morirò su una barricata mentre il signor Jules Simon sarà ministro".
Un altro fatto raccontato da Vermorel è edificante. Era presente al momento delle dimissioni dei membri della Minoranza della Comune, che non hanno approvato gli atti dell'assemblea. Esclamò Delescluze:
"Credi che tutti approvino ciò che viene fatto qui? Bene! Ci sono membri che sono rimasti e rimarranno fino alla fine, e se non trionferemo, non saranno gli ultimi ad essere uccisi, né sul bastione né altrove".
Maxime Vuillaume continuò:
Poco prima Delescluze aveva stretto le mani a Vermorel, accompagnato in quel momento da Jourde. L'incendio dei Versaigliesi era spaventoso. All'improvviso, a dieci passi da noi, Lisbonne, in uniforme da colonnello, si piegò e cadde. - Lisbonne, Lisbonne è ferito, gridò Vermorel ... Vermorel non finì la frase mentre sentivo il suo braccio appoggiarsi alla mia spalla. Barcollò, pallido. Una pallottola lo colpì sulla parte superiore della coscia, vicino all'inguine, perforando la sciarpa rossa. Io e Theisz lo abbiamo sostenuto mentre i Federati che si erano avvicinati andarono a prendere un materasso in una casa vicino a rue Amelot. Vermorel venne sdraiato sul materasso, che fu 5sollevato con i fucili, e siamo partiti per il municipio. Arrivati al municipio, posammo Vermorel sul tavolo nella sala dove erano seduti i membri della Comune ancora presenti. Entrò Ferré. Corse verso l'uomo ferito, strinse le mani che già bruciavano di febbre. "Sei tu, Ferré," disse Vermorel, sottovoce, "vedi, caro amico, che anche la minoranza sa come tacere. Ferré aveva nelle sue mani ancora le mani di Vermorel. Sulla sua faccia energica passò come un lampo di tristezza e rimpianto".
Venne denunciato da un servitore della casa e fu fatto prigioniero dalle truppe di Versailles. Venne portato a Versailles, dove a causa peggioramento delle suo ferite, il 7 giugno fu ricoverato all'ospedale militare.
Nel "Pilori des Communeux", racconta Henry Morel (ma non cita le sue fonti):
«Sua madre era arrivata al suo capezzale, le aveva scritto il 20 maggio. Al chirurgo che venne a curare le sue ferite disse che era meglio non guarirlo, ma piuttosto lasciarlo morire in pace. Un giorno si preoccupò del destino dei suoi compagni di lotta e sconfitta. Ha interrogato i dottori soprattutto per conoscere i nomi dei suoi amici morti. Ha chiesto: “E Pyat? È stato preso?” Gli fu risposto con un gesto che spiegava il «volo» del famoso polemista. "L'uomo che cresce e l'uomo che fugge, codardo e personaggio sinistro! Mormorò Vermorel».
Morì all'ospedale militare di Versailles il 21 giugno 1871, senza ricevere cure. Sua madre portò il suo corpo a Denicé, dove venne sepolto il 24 giugno 1871. Auguste-Jean-Marie Vermorel era ateo, era fuggito dai gesuiti di Mongré, e sua madre lo seppellì in una tomba cattolica sormontata da una croce ...
La signora Vermorel doveva sopravvivere 27 anni dopo la morte di suo figlio. Morì l'8 settembre 1898 a Denic all'età di 82 anni.
Ogni anno, il 28 maggio, anniversario dell'ultimo giorno della Settimana sanguinante della Comune, le associazioni il Libre Pensée di Villefranche[13] e Lione[2], gli Amis de la Commune di Givors e la Société Populaire si incontrano sulla tomba di Auguste Vermorel per rendergli omaggio.


In conclusione

Auguste Vermorel è morto giovanissimo, a 30 anni, come una buona parte dei membri del Consiglio della Comune che avevano tra i 28 ei 35 anni. Era vissuto povero e morì senza aver raccolto nulla dal suo lavoro giornalistico e letterario.
Al contrario, aveva compromesso la proprietà della sua famiglia. Aveva fatto ipotecare la sua casa di nascita e la proprietà di sua madre. Ma durante la lotta tra Parigi e Versailles, era stato sempre ansioso di pagare i suoi debiti come giornalista.
Fu riabilitato da quelli che lo avevano calunniato perché in seguito, i giudizi comprensivi alla sua memoria erano numerosi.
Arthur Arnould, membro della Comune, nella Histoire populaire et parlementaire de la Commune de Paris., scrive: "Conoscevo anche Vermorel, ma a quel tempo condividevo la sfiducia che generalmente ispirava nel partito rivoluzionario e evitavo ogni comunicazione con lui. Fu, quando lo vidi agire nella Comune, che ho capito di quante calunnia fosse vittima e gli ho restituito tutta la mia stima”.
Vermorel apparteneva a quei comunardi che hanno «tentato l'assalto al cielo» secondo la bella immagine di Lissagaray. Hanno lavorato per un potere rivoluzionario con una forte partecipazione dei lavoratori. Hanno stabilito un nuovo stato di transizione basato sul popolo in armi, eleggendo e licenziando i loro leader.
Vermorel fu uno di quelli che riuscirono a portare il movimento dei lavoratori in una nuova fase, chiedendo tra le altre questioni di stato, un tipo di democrazia, autonomia e autogestione. Tutti concetti che nutrono e alimentano ancora oggi il movimento operaio internazionale.


Opere

·                     Ces dames, 1860
·                     Les Amours vulgaires, 1863
·                     Les mystères de la police, 1864
·                     La police pendant la Révolution et l'Empire, 1864
·                     La police contemporaine, 1864
·                     Les hommes de 1848, 1868
·                     Les hommes de 1851, 1869
·                     Le Parti socialiste, 1870
Pubblicò anche articoli e discorsi di Danton, di Robespierre, di Marat e di Vergniaud.





[1] Nel dipartimento del Rodano della regione Alvernia-Rodano-Alpi.
[2] Città della Francia sud-orientale, capoluogo della metropoli di Lione e della regione Alvernia-Rodano-Alpi.
[3] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta, del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria combattiva. Deve il suo nome allo scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis Auguste Blanqui.
[4] Per proudhoniani s’intendono definire i seguaci del filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon, fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo, da molti studiosi inserito impropriamente nell’ambito di quello che Marx definì socialismo utopistico. L’anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che pone al centro i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati. Gli elementi basilari dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc.
[5] Alexandre-Auguste Ledru-Rollin (Parigi, 2 febbraio 1807 – Fontenay-aux-Roses, 31 dicembre 1874) è stato un avvocato e politico francese, di parte democratica e repubblicana.
[6] I fourieristi erano i seguaci delle idee di François Marie Charles Fourier (Besançon, 7 aprile 1772 – Parigi, 10 ottobre 1837). Fourier è stato un filosofo francese, che ispirò la fondazione della comunità socialista utopista chiamata La Reunion sorta presso l'attuale Dallas in Texas, oltre a diverse altre comunità negli Stati Uniti d'America (tra le quali ricordiamo Brook Farm, fondata nel 1841 vicino Boston e sciolta a seguito d'un incendio, nel 1849). Fourier criticava fortemente la società borghese capitalista del tempo, che è fallita perché il libero mercato non ha portato quel benessere che aveva promesso: il mondo capitalista ha ampliato il divario tra pochi che hanno molto e molti che hanno poco. Il capitalismo ha disumanizzato la società esasperando la competizione individuale e reintroducendo la schiavitù (lavoro minorile, alienazione etc…). Da segnalare anche la vicenda della colonia Cecilia, un esperimento di convivenza libertaria che si tenne nel Brasile di fine XIX secolo su iniziativa dell'anarchico pisano Giovanni Rossi, influenzato, tra gli altri, anche dalle letture dei testi utopistici di Fourier.
[7] Il sansimonismo è stato un movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo. Il movimento prende il nome dal suo ideatore il conte Henri de Saint-Simon, il centro di questo movimento fu l'École polytechnique. La società sarebbe stata gestita da scienziati e industriali che grazie alle scoperte scientifiche e allo sviluppo industriale avrebbero dato vita ad una società che garantisse migliori condizioni di vita ai proletari. L'opera di proselitismo, effettuata dai suoi discepoli Saint-Amand Bazard, Barthélemy Prosper Enfantin, Pierre Leroux e Louis Auguste Blanqui, fece diventare il sansimonismo un fenomeno rilevante che coinvolgeva 40 000 aderenti nel mondo. I sansimoniani erano mal visti dal governo francese perché contestavano l'assetto della società borghese e la proprietà privata, e vennero incriminati in numerosi processi.
[8] Georges Jacques Danton (Arcis-sur-Aube, 26 ottobre 1759 – Parigi, 5 aprile 1794) è stato un politico e rivoluzionario francese. Ministro della Giustizia dopo gli avvenimenti del 10 agosto 1792, deputato della Convenzione nazionale, primo presidente del Comitato di salute pubblica, è tra i maggiori protagonisti della Rivoluzione francese.
[9] Jean-Paul Marat, detto l'Amico del popolo (Boudry, 24 maggio 1743 – Parigi, 13 luglio 1793), è stato un politico, medico, giornalista e rivoluzionario francese di origini sardo-svizzere. Tra i protagonisti della Rivoluzione francese, che egli sostenne con la sua attività giornalistica, politicamente vicino ai Cordiglieri, fu deputato della Convenzione nazionale francese dal 20 settembre 1792 e, dal 5 aprile 1793, fu eletto presidente del Club dei Giacobini. Fu assassinato dalla girondina Charlotte Corday.
[10] Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre detto l'Incorruttibile (Arras, 6 maggio 1758 – Parigi, 28 luglio 1794) è stato un politico, avvocato e rivoluzionario francese, protagonista di spicco della Rivoluzione Francese e del Regime del Terrore. Gli storici e i contemporanei si sono divisi tra chi lo considerava un demagogo e un dittatore che causò le numerose esecuzioni di coloro che erano considerati nemici della Rivoluzione, e chi lo ritiene un idealista, cresciuto nelle idee dell’Illuminismo, in particolare quelle di Jean-Jacques Rousseau, devoto alla causa rivoluzionaria della Repubblica fino al sacrificio della stessa vita.
[11] Jules François Camille Ferry (Saint-Dié-des-Vosges, 5 aprile 1832 – Parigi, 17 marzo 1893) è stato un politico francese, oppositore di Napoleone III e tra le più eminenti personalità del partito repubblicano nella Terza Repubblica francese. Attraverso una serie di articoli denunciò le speculazioni finanziarie operate dal barone Haussmann per il rinnovamento urbanistico di Parigi. Grazie a questa sua iniziativa il barone venne successivamente estromesso dai poteri concessi. D'altra parte egli stesso, «avvocato squattrinato», divenuto sindaco di Parigi alla proclamazione della Repubblica nel settembre 1870, «riuscì a spremersi un patrimonio dalla carestia» della città assediata dai prussiani. Ferry, comprendendo che la Germania era troppo potente, per perseguire l'idea di acquistare un grande impero coloniale si fece promotore di una politica di collaborazione con Otto von Bismarck al fine di guadagnarne una «benevola neutralità» nel Sistema bismarckiano.
[12] Jules François Simon (Lorient, 27 dicembre 1814 – Parigi, 8 giugno 1896) è stato un politico francese. È stato il primo ministro della Francia dal 12 dicembre 1876 al 17 maggio 1877. Fu membro della Massoneria, essendo stato iniziato il 3 luglio 1870 nella loggia Le Réveil maçonnique di Boulogne-sur-Seine, appartenente al Grande Oriente di Francia.
[13] ñnel dipartimento delle Alpi Marittime della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.