VICTORINE
BROCHER-ROUCHY
Victorine Brocher-Rouchy, all’anagrafe Malenfant, è
nata a Parigi, nei pressi di Les Halle, il 4 settembre 1838, ed è stata un'internazionalista,
Comunarda
e anarchica francese.
Dall'infanzia fu immersa in un ambiente
rivoluzionario. Suo padre Pierre Malenfant, calzolaio e repubblicano, partecipò
attivamente alla costituzione della Repubblica. Victorine visse grandi momenti
di storia rivoluzionaria: il padre, ostile all'Imperatore,
era nelle liste di proscrizione. I soldati vennero a casa sua per catturarlo.
Ma Pierre non li aveva aspettati. Victorine
assistette alla brutalità con cui i soldati minacciavano sua madre, la
ragazza perse conoscenza e rimase folgorata ... da quel momento le fu impossibile
parlare, muoversi. Aveva dieci anni!
Suo padre ritornò ma lei era ancora menomata, quasi
senza memoria. Il medico consigliò loro di lasciare Parigi, così la famiglia si
stabilì ad Orleans nel 1849. Il padre, militante, trovò lì amici repubblicani.
Lui e i suoi compagni giurarono, sulla testa della bambina, fedeltà alla
Repubblica. Un gesto che Victorine ha ricordato per tutta la sua vita con
grande emozione! La salute dell'adolescente cominciò a migliorare. Il padre, da
sempre perseguitato, dovette fuggire ed esiliare in Belgio nel 1851.
Nel 1861 Victorine si unì in matrimonio con Jean
Rouchy, un calzolaio artigianale, ex ufficiale della Guardia Imperiale.
Victorine precisò: "Sono stata sposata ad Orleans il 13 maggio 1861",
il che significa che il matrimonio non avvenne per sua volontà, ma per quella
di sua madre. La coppia si trasferì l'anno seguente a Parigi nel 18°
arrondissement e lei ottenne un lavoro come sarta. Il loro primo figlio
nacque il 14 gennaio 1864. Victorine venne a contatto con le sofferenze delle
donne del popolo. Nel suo libro Souvenirs d'une morte vivante, racconta: "Vidi
donne povere che lavoravano da dodici a quattordici ore al giorno per un misero
salario di 2 franchi al giorno".
Entrò a far parte dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori sin dal suo inizio, "più che mai –disse-
ho sentito il bisogno di prendermi cura degli eventi nel mio paese". Suo
marito era diventato un alcolizzato. Il denaro mancava. Il bambino di due
anni cadde e si ruppe le vertebre. Anche lui, come lei da bambina, si ritrovò
disabile, immobilizzato. Frequentò le riunioni dell'Internazionale,
cercando di trascinare il marito e "distoglierlo dalle sue pericolose
abitudini per la sua salute e per la nostra tranquillità", disse con
modestia. In quelle riunioni incontrò Fränkel,
Delescluze
...e altri futuri Comunardi.
Nel 1867, ha contribuito, insieme al marito, a fondare diverse cooperative, tra
cui una panetteria e un negozio.
Nel 1868, suo figlio morì. Per sopravvivere
nonostante il loro dolore, i Rouchy cambiarono quartiere. Nacque un nuovo
bambino.
Durante la guerra
franco-prussiana, suo
marito combatté come cecchino (truppa irregolare) nella Loira[1], lei andò a vivere con sua madre che
l'ha aiutata a crescere suo figlio ed un altro bimbo, figlio di un loro vicino,
che la coppia aveva preso in adozione. Victorine venne ingaggiata come
ambulanziera. Anche questi due bambini , come il primo figlio, morirono in
giovane età.
Nel 1871, con il marito, tornò a Parigi, prendendo
più interesse per le condizioni di vita degli operai e principalmente delle
donne. Abitavano in boulevard Saint-Germain, quando il 18
marzo appresero del tentativo dei versagliesi di confiscare dei cannoni a
Montmartre. Dalla zona di Parigi dove abitava, Victorine vide le truppe di Thiers
adunarsi e lasciare la capitale "se al primo momento di effervescenza si
fossero chiuse le porte della capitale e impedito di divorare archivi e denaro
... Thiers
non avrebbe avuto tempo per ingannare l'opinione pubblica", disse.
Con suo
marito, divenne attiva nella Comune di
Parigi. Il 20
marzo, un amico propose loro di far parte del suo battaglione per lavorare
nelle mense degli ufficiali; Victorine e suo marito accettarono e si
stabilirono nella caserma nazionale del battaglione dei Difensori della
Repubblica (Turcos de la Commune).
Raccontò, con entusiasmo, la proclamazione
della Comune, il 28
marzo, di fronte ad una folla enorme, gioiosa. Ma già, il 3
aprile, arrivò la notizia: Flourens
e Duval
sono stati massacrati dai Versaigliesi. Il 7,
il battaglione di Victorine si diresse verso Neuilly dove si svolse una
violenta battaglia; Victorine da quel momento tornò ad essere un'ambulanziera,
Testimoniò: "Ad ogni tappa sanguinante abbiamo pianto: lunga vita alla
Repubblica!”. Lei stessa, depressa, si rinchiuse in un guscio. I suoi compagni
di lotta la fecero tornare in sé e ripresero il cammino. cantando "Se dobbiamo
morire –le dissero- è meglio morire cantando!". Victorine fu in tutti i
terribili combattimenti: a Issy, a Passy! ... Venne congratulata "per il
coraggio dimostrato nel seguire il battaglione nella battaglia e per l'umanità
che aveva per i feriti nei giorni del 29
e del 30
aprile (Jounal
Officiel Commune, 17 maggio 1871).
Ha combattuto sulle barricate durante la Settimana
sanguinante. Furono tanti i Federati
uccisi in quei giorni. Il suo comandante la designò, con alcuni compagni, di
rendere omaggio al funerale di alcune vittime al cimitero di Père-Lachaise.
Al ritorno, cercò di raggiungere il suo battaglione, ma i tentativi di trovarlo
fallirono. Con i sui compagni, decise di tornare in rue Myrha. Poi, in boulevard
Magenta, incontrò un gruppo che trasportava la barella su cui si trovava Dombrowski
ferito a morte, ma che ebbe la forza di dire loro: "Non andare da quella parte,
è tutto finito! Verreste uccisi per niente. Sto per morire ma non cerco
vendetta, pensate a salvare la Repubblica!”. Non sapendo dove andare, tornarono
verso l’Hôtel
de Ville. Uno dei federati che li accompagnava, un certo Milliet, gli
regalò la bandiera tenuta al funerale. Sulla barricata di rue Saint-Antoine,
piantò la sua bandiera
rossa e venne sfiorata da un proiettile che uccise un Federato.
Erano in una dozzina! Un farmacista offrì loro abiti civili. Dopo un primo
tentennamento, alla fine accettarono e tornarono a Belleville
per continuare a combattere: “Veronique ha i suoi bei capelli tagliati. Matura,
piccola, sembra una bambina. Nelle strade, combattiamo ancora, ma non c'è più
niente da fare!”, ha scritto in Souvenirs d'une morte vivante. Victorine e il
suo gruppo si nascosero nel quartiere di Belleville
in una baracca. I versagliesi circondarono il rifugio. Lei avvolse la bandiera
sotto i suoi vestiti e fuggì attraverso una piccola finestra. Nel luogo dove fu
ucciso Varlin,
venne uccisa una donna in qualche modo somigliante a Victorine; diverse
Victorine Brocher vennero arrestate e fucilate durante la Settimana
sanguinante. Persino sua madre, su richiesta delle autorità, riconobbe in
una di queste il cadavere di sua figlia.
Le strade erano disseminate di cadaveri! Lei riuscì a
raggiungere la casa della madre, che naturalmente fu stupita nel vederla viva,
dove si nascose. Il 25
maggio il Consiglio di guerra Settimo Settore l’ha accusata di essere una “Pétroleuse
(Incendiaria)” e di per aver incendiato la Corte dei Conti, per questo venne
condannata a morte in contumacia, ma, come accennato in precedenza, avendo la
madre di Victorine pensato di riconoscere il suo cadavere tra gli insorti
fucilati sommariamente da Versailles,
fu dichiarata morta. Jean Rouchy, il marito, invece fu arrestato e il 14
febbraio 1872 venne condannato a due
anni di carcere e dieci anni di sorveglianza, non lo rivide più.
Dopo molte avventure, con l'aiuto di un Federato
del suo battaglione, raggiunse la Svizzera. Prima di ciò, dovette abbandonare
la sua cara bandiera e persino bruciarla per non compromettere la famiglia che
la ospitò. La decisione fu presa con dolore: “La nostra bandiera sorgerà dalle
ceneri -scriverà- e poi rinnoverà l'idea più viva che mai, meglio compresa,
aiuterà la marcia verso un futuro sociale migliore e più umano”. Dalla Svizzera
partì con Marguerite
Tinayre in Ungheria, dove lavorò come insegnante. Ritornò a Ginevra dove
creò una cooperativa di calzature per aiutare i proscritti della Comune.
Aderì alla Federazione
anarchica del Giura e si legò soprattutto con gli anarchici di Lione
François Dumartheray e Antoine Perrare. Dopo l’amnistia,
tornò a Lione e poi a Parigi nel 1878 e divenne molto attiva nel movimento
anarchico (l’anarchico italiano Errico Malatesta sarà arrestato insieme a lei nel 1880). È stata
membro del gruppo che ha pubblicato il giornale anarchico La Révolution Sociale.
Alla fine di maggio del 1881, in seguito agli
incidenti occorsi durante l'apertura del Congresso socialista del Centro a
Parigi, dove i delegati anarchici furono cacciati dopo essersi rifiutati di
dare i loro nomi, i compagni e gli altri dissidenti si erano costituiti in un
congresso indipendente riunitosi in boulevard de Menilmontant 103. Questo
congresso aveva riunito un centinaio di partecipanti tra cui A. Crié (Cercle du
Panthéon), Victorine Rouchy (Alliance socialiste révolutionnaire), Bernard (Chambre
syndicale des homes de peine), Emile Pannard (Groupe La Révolution sociale) e
Vaillat (Groupe d’études sociales révolutionnaires). Nel luglio del 1881 fu lei
che compilò il rapporto che doveva essere consegnato a Louis Ulysse Bouisson,
delegato al Congresso archico internazionale sociale rivoluzionario a Londra[2], durante la riunione del gruppo di Belleville.
Tra il 14 e il 19 luglio 1881 è stata delegata dal
Circolo di Studi Sociali del 6°
arrondissement e dei circoli anarchici dell’11°
e 20°
arrondissement allo stesso Congresso archico internazionale sociale
rivoluzionario a Londra. Lì incontrò il libero pensatore Gustave Brocher,
segretario del congresso, e che divenne il suo secondo marito. La coppia adottò
cinque orfani dalla Comune e
fecero della loro casa un rifugio per numerosi esiliati.
Il 9 marzo 1883 partecipò con Louise
Michel ed Émile Pouget[3] alla manifestazione dei disoccupati che
si era radunata all'Esplanade des Invalides. Questa manifestazione, sotto il
grido di "pane, lavoro o piombo" è stata seguita dal saccheggio di
alcune panetterie.
Membro della Lega socialista a Londra, nel 1890
diventò insegnante alla Scuola libera creata da Louise
Michel nella capitale inglese con altri rifugiati francesi e tedeschi.
L'anno seguente, fondò una scuola a Losanna con Gustave Brocher.
Oltre alla sua collaborazione con numerosi giornali
anarchici (La Revolution Sociale, Le Cri du peuple, Le Drapeau Rouge, Le
Drapeau Noir, L'Hydre Anarchiste, ecc.), Victorine Brocher, nel 1909 a 71 anni,
decise di pubblicare i suoi ricordi della Comune di
Parigi. Si rivolse allo scrittore e giornalista Lucien Descaves[4], amico politico, felice di aiutare
questa "ragazza del popolo" il cui sacrificio alla causa "Comune"
era diventato leggendario tra i suoi compagni anarchici. Scrisse allora, con lo
pseudonimo «Victorine B...», il suo libro Souvenirs
d'une morte vivante edito nel 1909 e in cui Lucien Descaves scrisse la
prefazione; nell’opera narrò i suoi ricordi dalla rivoluzione
del 1848 fino alla fine
della Comune.
Victorine Brocher morì il 4 novembre 1921
all'ospedale cantonale di Losanna (Vaud, Svizzera), a seguito di una operazione
di sinusite. I suoi manoscritti e documenti sono conservati presso l'Istituto
Internazionale di Storia Sociale (IISH) ad Amsterdam.
[1] Regione
della Francia settentrionale, con capoluogo Nantes. È situata nella Valle della
Loira-
[2] Nel
mese di luglio del 1881 si tenne a Londra quello che sarà il primo congresso
anarchico internazionale, alla presenza di delegati di Africa, America, Asia ed
Europa in rappresentanza di circa 50.000 militanti. Un congresso clandestino
che, partendo dagli accordi di Saint-Imier, affrontò due punti principali: la
violenza rivoluzionaria e la creazione di un'organizzazione internazionale
specificatamente anarchica. Venne nominato un organismo di collegamento, ma
l'ondata di repressione statale che caratterizzò il periodo impedì che si
potesse dare corpo all'organizzazione vera e propria.
[3] Émile
Pouget (Salles-de-Source, Aveyron, Francia, 12 ottobre 1860 - Lozère, Francia,
21 luglio 1931), era uno dei militanti anarchici più rappresentativi del
movimento operaio francese. Fu uno dei militanti anarchici che maggiormente
influenzò lo sviluppo delle tematiche sindacaliste rivoluzionarie.
[4] Lucien
Descaves (Parigi, 18 marzo 1861 – Parigi, 6 settembre 1949) era uno scrittore
naturalista e libertario, giornalista e drammaturgo.