domenica 30 giugno 2019

02-14-DOM04 - Jaroslaw DOMBROWSKI

JAROSLAW DOMBROWSKI



«Dombrowski alla guerra e al Comitato di salute pubblica.

I versaigliesi sono entrati dalla porta di Saint-Cloud. Sto prendendo provvedimenti per respingerli. Se vi fosse possibile inviate rinforzi, rispondo io a tutto».
 
21 Maggio, 1871. La storia della Comune sta per volgere al termine. Dopo settimane di assedio, sottoposti ad un incessante diluvio di fuoco e schegge di Versailles, le sue forze armate sono in ritirata. Attraverso una porta lasciata indifesa, gli uomini di Thiers entrano nella capitale per la prima volta dal 18 marzo, quando furono cacciati dal popolo parigino sollevato. L'ultima sequenza della Comune si annuncia, le barricate fioriscono ovunque per le strade di Parigi e ritardano di qualche giorno la sconfitta. Lucido sul risultato quando mandò il suo dispaccio al Comitato di salute pubblica, il generale Dombrowski, comandante in capo di Parigi, farà l'ultimo sacrificio, metterà tutta la sua energia, il suo coraggio al servizio della difesa della giovane rivoluzione. Di questo ufficiale polacco, gli storici concordarono sul fatto che era, insieme al suo connazionale Wroblewski, il miglior leader militare della Comune. Ma Dombrowski fu di più. Fu un simbolo della Comune, una delle figure più emblematiche e di una dimensione immensa per la sua presenza permanente su ogni punto della battaglia, con la sua abilità militare, il suo coraggio. A lui e alle migliaia di stranieri, polacchi, italiani, ungheresi, belgi ... (molti dei quali in fuga dai regimi dispotici dei loro paesi), alle donne, agli uomini, la Comune deciderà solennemente di concedere il titolo di cittadino, "considerando che la Comune è la bandiera della Repubblica Universale".
Jaroslaw Dombrowski è nato il 13 novembre 1836 a Žytomyr, in Polonia (allora Impero russo), ed è stato un ufficiale polacco dell'esercito russo.
Nato in una famiglia di nobili polacchi impoveriti a Žytomyr, nella regione della Volinia, in Ucraina, nel 1845, quando rimase orfano, a nove anni, fu accolto nella scuola militare di Brest Litovsk, una scuola militare per i figli della nobiltà. Nel 1853 continuò gli studi nella Scuola dei cadetti di San Pietroburgo, dove si laureò nel 1855 con il grado di aiutante (sergente maggiore). Servì così nell'esercito russo per quattro anni, combattendo i ribelli ceceni nel Caucaso e guadagnandosi una decorazione. Dal 1859 al 1861 studiò all'Accademia dello Stato maggiore di San Pietroburgo, e fu promosso capitano nella VI divisione di stanza a Varsavia.
Qui, nel maggio del 1862, Dombrowski entrò a far parte del comitato clandestino che stava preparando un'insurrezione contro il dominio russo. Aderì al partito dei «rossi», il cui obiettivo politico prevedeva l'indipendenza della Polonia, l'abolizione del servaggio e una riforma agraria. Progettò e previde un’insurrezione rivoluzionaria per il 14 luglio 1862, settantatreesimo anniversario della rivoluzione francese. La sua azione è stata coordinata con quella dell’organizzazione degli ufficiali russi del Regno di Polonia sostenitori della democrazia e di un colpo stato. Il piano di Dombrowski si scontrò con il partito dei «bianchi», che giudicavano prematura la rivolta e prevedevano un indennizzo ai proprietari fondiari espropriati dalla riforma. La congiura fu scoperta e Dombrowski venne arrestato il 14 agosto 1862 a seguito di una denuncia. Il 10 novembre, 1864, venne condannato a quindici anni di carcere da scontare in Siberia, ma i suoi amici lo aiutarono ad evadere dalla prigione di Mosca e, durante l'anno 1865, lo aiutarono a fuggire in Francia.
Poco dopo il suo arrivo in Francia, Dombrowski tentò di metter su una legione polacca per combattere in Italia al servizio di Garibaldi contro l'Austria (1866, terza guerra d’indipendenza). A Parigi, con il fratello Théophile, entrò in contatto con gli oppositori del Secondo Impero, come l’internazionalista Delescluze, il sindacalista Varlin e il giornalista socialista Vermorel. La causa dei patrioti polacchi aveva ricevuto, il 22 luglio il 1863, sostegno dei sindacati e sindacalisti francesi nel corso di una riunione svoltasi a Londra, preludio alla fondazione della 1ª Internazionale due mesi più tardi ed alla quale lui aderirà.
Si mise a disposizione della Repubblica proclamata il 4 settembre del 1870, ma, come molti internazionalisti, fu arrestato due volte dal governo repubblicano costituitosi in Francia alla caduta di Napoleone III.
Il 18 marzo, sostenne la Comune e alla sua proclamazione, ottenne il comando della XI legione della Guardia Nazionale e condusse con successo, il 9 aprile 1871, la difesa di Neuilly attaccata dai versaglieli dopo la sconfitta di Courbevoie. Ha resistito agli attacchi dell’11 aprile e del 12, ma non è stato seguito nelle sue raccomandazioni di impiegare meglio l'artiglieria e di costituire gruppi di commando. Non venne ascoltato né dal ministro della guerra Cluseret, né dalle armate auto-gestite. Thiers, che temeva il suo valore, con discrezione mandò uno dei tanti emissari, che andavano segretamente a Parigi, per cercare di corromperlo con un'offerta di un milione e mezzo di franchi per farlo passare dalla parte di Versailles, Dombrowski denunciò i suoi tentativi, facendo arrestare l'agente di Thiers, un tale Vaysset, che fu fucilato. "Le sue qualità non erano quelli di un traditore, non poteva servire la reazione" (Louise Michel).
Il 19 aprile fu ferito in combattimento e il 29 aprile riprese il suo posto di difesa della riva destra della Senna. Dombrowski e Walery Wroblewski erano gli unici ufficiali superiori ad aver ricevuto un addestramento militare, Louis Rossel, che sostituì dal 1° maggio Cluseret, nominò il 5 maggio il primo comandante in capo dell’esercito della Comune di Parigi. In realtà, Dombrowski comandò un esercito di quarantamila disertori e di alcuni disperati.
La Colonne de Juillet
in Place de la Bastille
Il 14 maggio, ricevette il sostegno di Delescluze, nominato l’11 «delegato civile di guerra», che con un decreto dispose la creazione di barricate di pietra. Il 22 maggio, iniziò la Settimana sanguinante, i reggimenti di Versailles erano già ben consolidati presso l'Opera e l'Arco di Trionfo; improvvisamente, un battaglione uscì dall’Hôtel de Ville, ancora nelle mani dei Comunardi, percorrendo al passo di corsa rue de Rivoli cantando Chant du Départ (la Canzone della Partenza)[1], si diresse verso l’esercito degli assassini, i versagliesi; testimoni riferirono di un numero significativo di donne in quel battaglione, una delle quali portava il suo bambino in braccio. Molti parigini corsero, volarono ad unirsi al battaglione: Jaroslaw Dombrowski, sul suo famoso cavallo nero era lì, alla loro testa, era la prova che il polacco non era morto, contrariamente alle varie voci messe in circolo per affievolire la fiducia ai Comunardi.
Il giorno seguente, il 23 maggio, con Parigi ormai invasa dai versagliesi, Dombrowski correva sempre tra le prime righe degli ultimi Comunardi. Nel tardo pomeriggio, mentre si trovava ai piedi della barricata della rue Myrha, ad est di Montmartre, difesa da una brigata cosmopolita, una pallottola lo colpì mentre si preparava a condurre una contro offensiva; fu trasportato privo di sensi all'Hôtel de Ville dove ricevette le prime cure, e successivamente all'ospedale Lariboisière dove morì alcune ore più tardi. Aveva trentaquattro anni ed è stato generale per quarantasette giorni, dodici dei quali in prima linea.
Gli fu reso omaggio due giorni dopo nel cimitero di Père-Lachaise. Il mattino del 25, mentre la salma veniva portata al cimitero, venne fermata dai Federati nella place de la Bastille, dove ricevette l'omaggio dei coraggiosi la cui barricate erano ancora in piedi per le strade. Ecco il fatto raccontato dallo storico comunardo Lissagaray: "I Federati di queste barricate fermarono il corteo e misero il cadavere ai piedi della Colonna di Luglio[2]. Degli uomini, torcia alla mano, formarono una camera ardente e i Federati si avvicinarono uno dopo un altro a dare un bacio sulla fronte del generale”. Al Père-Lachaise, un cannone, avvolto da una bandiera rossa, sparò dei colpi in suo onore, dopo che Vermorel pronunciò il suo elogio davanti i suoi ultimi compagni sopravvissuti, che lo salutarono come se fosse ancora vivo, davanti a quegli uomini e a quelle donne inconsapevoli che avrebbero combattuto la loro ultima battaglia, due giorni più tardi, proprio li, in quel cimitero, tomba dopo tomba.
Jaroslaw Dombrowski venne sepolto "nella sua uniforme e avvolto in una bandiera rossa".
Né la sua tomba, rapidamente montata, né il suo corpo sono stati mai trovati dopo la Comune. Probabilmente ha pagato il prezzo dell’ignavia sporcizia del capo dei versaigliesi, Adolphe Thiers. La sua memoria è onorata, insieme a quella di tutti Federati al muro dell’angolo nord-est del cimitero di Père-Lachaise o al monumento all’esterno del muro
Il 25 maggio 2011, per il 140° anniversario della sua morte, un memoriale è stato organizzato in rue Myrha a Parigi dove, all’angolo con rue des Poissonniers, fu il luogo della sua ultima battaglia. Il suo nome è stato dato ad un’unità polacca delle Brigate Internazionali durante la guerra civile di Spagna nel 1936.

«Generale Dombrowski ... un bravo ragazzo!»
Copertina del giornale rivoluzionario Le Fils du Père Duchêne illustré
(
Il Figlio del Padre Duchêne illustrato) pubblicato
il 30 aprile 1871 a Parigi sotto assedio.




[1] Le chant du départ (in italiano, letteralmente, Il canto della partenza) è un inno composto nel 1794 da Marie-Joseph Chénier e musicato da Étienne Nicolas Méhul. Fu l'inno del Primo Impero Francese.
[2] La Colonne de Juillet venne costruita come ricordo della Rivoluzione di luglio del 1830, e fece da scena all'ultima disperata resistenza della comune di Parigi.