venerdì 26 luglio 2019

02-14-LEF65 – Gustave LEFRANÇAIS

GUSTAVE LEFRANÇAIS


Gustave Adolphe Lefrançois, meglio conosciuto come Gustave Lefrançais, figlio di un capo della Scuola Reale di Arti e Mestieri di Angers[1], un ex soldato dell'Impero "che lo ha cresciuto nell'odio di Bonaparte", è nato ad Angers, il 30 gennaio 1826; fu un socialista, membro rivoluzionario dell'Internazionale e anarchico.
Arrivando a Parigi, entrò nella Scuola Normale di Insegnanti di Versailles nel 1842 e fu influenzato dalle idee rivoluzionarie dal suo direttore Lebrun, figlio di un ministro girondino[2] ghigliottinato nel 1793, mettendosi così in evidenza per le sue idee rivoluzionarie, laiche e socialiste. Malgrado i buoni risultati, a causa delle sue opinioni, Lefrancais non riuscì a trovare spazio nella École normale, a Versailles ed allora ne uscì nel 1844; le sue idee, manifestate senza prudenza, lo avevano reso un elemento sospetto e poco gradito. Cominciò a lavorare come professore di matematica elementare in un altro istituto di Versailles, ma vi rimase solo un giorno. Ha poi lavorato in un collegio a Parigi, seguendo i principi della "Scuola emancipata", ma le sue idee rivoluzionarie gli chiusero le porte della pubblica istruzione: i vari collegi "liberi" in cui cercò di insegnare lo cacciarono via. Dopo una breve sostituzione ad un collega nella scuola di Seine-et-Oise[3], lavorò come contabile per un imprenditore di Parigi; vi rimase fino al 24 febbraio 1848, quando fu licenziato per aver partecipato alla rivoluzione.
Nello stesso anno entrò a far parte dell'Association fraternelle des Instituteurs, Institutrices et Professeurs socialistes (Associazione degli insegnanti, delle insegnanti e dei professori socialisti), insieme, tra gli altri, ad una protagonista del primo femminismo francese: Pauline Roland[4], che gli valse una condanna a tre mesi di carcere e due anni di arresti domiciliari a Digione[5] per "possesso di armi da guerra". Il 27 marzo 1851 le autorità gli notificarono il divieto di insegnare.
Il colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte, il 2 dicembre 1851, lo costrinse al suo primo esilio: andò a Londra. Nella miseria della capitale britannica, divenne uno degli oppositori parigini al Secondo Impero, e insieme allo scrittore e militante anarchico francese Joseph Déjacque[6] fondò la cooperativa "La Sociale".
Tornato in Francia nel 1853 si adattò a fare diversi mestieri, mentre rimaneva negli ambienti dell’opposizione antibonapartista, e poté rendersi visibile, in seguito a nuove leggi sulla stampa, soprattutto a partire dal 1868. Tutte queste esperienze Lefrançais le avrebbe poi raccontate in una serie di feuilleton[7] apparsi sul Cri du Peuple – giornale fondato da Jules Vallès – dal 6 novembre 1886 al 30 luglio 1887[8].
Dal 1868 è diventato uno dei relatori più popolari degli incontri politici parigini, reclamava la collettivizzazione della proprietà, l'abolizione dell’eredità, le unioni libere, il divorzio e altre richieste rivoluzionarie, che gli procurarono guai con la giustizia come multe e prigione (il 30 novembre, 1869 è stato condannato a quindici giorni di carcere e 5 aprile 1870, 150 franchi di multa per violazioni della legge sulle riunioni pubbliche). Dopo la caduta dell'Impero, organizzò il comitato di sorveglianza del 4° arrondissement di Parigi, e lo stesso quartiere lo inviò come delegato al Comitato centrale repubblicano di venti arrondissements.
Partecipò alla rivolta del 31 di ottobre 1870 contro il Governo di Difesa nazionale, fu arrestato il 2 novembre e incarcerato quattro mesi a Mazas, a Vincennes e a la Santé prima di essere assolto il 24 Febbraio 1871. Mentre si trovava in carcere, venne eletto, il 7 novembre, vicesindaco del 20° arrondissement.



Il 26 marzo 1871, venne eletto al Consiglio della Comune per il 4° arrondissement (8.619 voti su 13.910 votanti). Ha anche ricevuto voti nel 18°, 19° e 20° arrondissement.
Il programma politico di Lefrançais era essenziale nel senso letterale del termine: riduzione fino alla totale soppressione dell’autorità governativa, oppressiva sempre, qualunque sia la forma e il nome; restituzione a tutti dei frutti del loro lavoro; Far sì che tutti i membri dell'umanità siano veramente liberi e uguali, senza distinzione di sesso, razza e religione; diritto per chiunque allo sviluppo completo delle proprie facoltà mentali e fisiche.
Dal 3 aprile divenne membro del comitato esecutivo e del Lavoro e Scambio, e infine, a quello delle Finanze (21 aprile). Ha votato contro la creazione di Comitato di Salute pubblica, insieme a Valles, Varlin, Courbet, Franckel, Beslay, Longuet, Vermorel ed altri, firmando “l’Affiche de la minorité (il Manifesto della minoranza). Nel corso della Settimana sanguinante, ha combattuto sulle barricate della Bastille e dell’Arsenal, e, dopo la disfatta, riuscì a fuggire alla repressione di Versailles e rifugiarsi a Ginevra. È stato condannato a morte in contumacia dal Consiglio di Guerra il 30 agosto 1872. A Ginevra vi giunse il 3 luglio 1871 e si nascose per qualche tempo sotto il nome di Bedel, che era quella di un amico di cui aveva preso in prestito il passaporto per attraversare il confine a Bellegarde.
Ha aderito immediatamente alla Sezione centrale dell’Internazionale di Ginevra con Ostyn, Malon ed altri, e si trovò immerso nel cuore della disputa tra i marxisti ed i bakuninisti. Non impiegò tanto a decidersi da che parte stare. Il 12 novembre, partecipò individualmente al Congresso di Sonvillier in cui si formò la Federazione del Giura e il 2 dicembre con Malon, Ostyn, Perrare, ha optato per l’"antiautoritarismo" aderendo alla Federazione giurassiana di tendenza bakuninista, che era stata appena formata a seguito dei disaccordi tra Bakunin e Marx.
È stato membro della presidenza del Congresso Internazionale antiautoritario di Saint-Imier il 15 settembre 1872.
Ha dichiarato a più riprese le sue simpatie libertarie collaborando a varie pubblicazioni tutte "antiautoritarie" ed anarchiche tra cui: l’Almanach du peuple di Saint-Imier dal 1872 al 1874 (pubblicazione alla quale collaborarono tra gli altri Michail Bakunin, Paul Brousse, Jules Guesde, André Léo, Benoît Malon ed Élisée Reclus); La Révolution Sociale (26 ottobre 1871 - 4 gennaio 1872) organo della Federazione del Giura dal 23 novembre 1871, che fu continuazione del Bulletin de la Fédération jurassienne (15 febbraio 1872-25 marzo 1878); Le Travail di Ginevra (21 agosto - 13 settembre 1873); La Commune di Ginevra (20 aprile-novembre 1874); Le Travail di Ginevra (21 agosto - 13 settembre 1873); Revue mensuelle socialiste révolutionnaire (anarchiste) (20 maggio 1877 – Aprile/Maggio 1878).
Verso la fine del 1871, Lefrançais scrisse "a caldo", nell’esilio svizzero, delle storie sulla Comune, tra memoria e riflessione l'Étude sur le mouvement communaliste de Paris en 1871 (Studio sul movimento comunardo di Parigi nel 1871), dedicandolo a Kropotkin[9] e pubblicato a Neuchâtel nel 1871.
Lefrancais si guadagnava da vivere facendo vari lavori a Losanna e Ginevra. Nella prima di queste città, ha partecipato con Clémence, Jaclard, Montels e altri profughi francesi, e sotto la direzione di Paul Piat, la liquidazione della società francese Laurent Bergeron responsabile per il funzionamento della società della rete ferrovie della Svizzera occidentale. Ha aiutato a «resuscitare» la sezione internazionale delle due città.
Ha lavorato anche in un negozio di vini di Ginevra e ha dato lezioni in un collegio insieme a Joukovsky[10]. In quegli anni ha lavorato a stretto contatto con Élisée Reclus nella realizzazione della Géographie Universelle.
Dopo l'amnistia del 1880, tornò a Parigi dove esercitò la professione di contabile partecipando sempre attivamente alle agitazioni politiche al di fuori dei partiti, denunciando continuamente "l'inganno del suffragio universale", che dovrebbe essere solo "una scelta cosciente e libera da deleghe sempre revocabili e solamente responsabili"
Nel 1897 Lefrancais venne colpito da un primo attacco di paralisi, rimettendosi in fretta. L'anno successivo divenne direttore di L'Aurore (19 luglio 1898). Come tale, venne condannato, il 15 febbraio 1899 dalla 9a sezione del Tribunale Penale, ad una multa di 500 franchi e al pagamento di 3.000 franchi per danni e interessi. Ha cessato le sue funzioni di direttore il 14 giugno.
Gustave Lefrançais è morto il 16 maggio 1901 a Parigi (14° arrondissement) e fu sepolto tre giorni dopo al cimitero parigino di Père-Lachaise (divisione 76).
Nel suo testamento, letto da Albert Goullé (uno dei suoi due esecutori con Lucien Descaves[11]) scrisse:
"Sto morendo sempre più convinto che le idee sociali che ho professato nella mia vita e per le quali ho lottato così tanto da essere stato nel giusto e nel vero.
"Sto morendo sempre più convinto che la società in cui vivevo è più cinica e la più mostruosa di tutti i briganti.
"Muoio professando il disprezzo più profondo per tutti i partiti politici, siano anche essi socialisti, e che ho sempre considerato questi partiti come semplici gruppi guidati da sempliciotti ambiziosi spudorati senza scrupoli o vergogna [...]
"Per le ultime raccomandazioni, io prego mio figlio Paolo al fine di garantire che il mio funerale (esclusivamente civile, ben inteso) sia semplice come lo è stata la mia stessa vita, e che possa essere accompagnato solo da coloro che mi consideravano come amico ed erano disposti a darmi il loro affetto, o più semplicemente la loro stima ... "
Eugène Pottier nel 1887, gli ha dedicato la sua poesia L'Internazionale musicata nel 1888 da Pierre Degeyter[12].


Ricordi dalla Svizzera

Lefrançais ha lasciato dei ricordi sui primi anni di esilio che trascorse in Svizzera, tra Ginevra e Losanna, che lo studioso svizzero Marc Vuilleumier ha recuperato e riunito nel volume Gustave Lefrançais, Arthur Arnould, Souvenirs de deux Communard réfugiés à Genève 1871-1873, Edition Collège du Travail, Genève 1987.
All’epoca, i ricordi di Lefrançais erano ancora inediti: concepiti come il seguito dei suoi Souvenirsd’un révolutionnaire, rimasero incompiuti. Alla sua morte il manoscritto passò al suo giovane amico Lucien Descaves e quindi, insieme a tutto l’archivio di Descaves, all’Internationaal Instituut voor Sociale Geschiedenis (IISH) di Amsterdam.
Ecco ciò che scrisse:

“Malgrado le sue tradizioni di ospitalità nei confronti dei proscritti politici di ogni paese e di ogni tendenza […], è chiaro che la Svizzera ci riceve solo a malincuore e con riserva. Sembra persino che la prima reazione fosse stata di chiudere le frontiere punto e basta, usando come pretesto l’odiosa circolare di Jules Favre, quel falsario che denuncia i vinti della Comune come «semplici banditi fuori dal consesso umano.
Nessuno straniero in Svizzera può rimanere per più di due mesi nello stesso cantone se non è munito di un permesso di soggiorno, rilasciato dal ministero della polizia, ufficio stranieri. Questa vera fissazione su carta si applica, in ogni cantone, anche agli svizzeri che ne non sono originari, di modo che, fuori dal proprio cantone, ogni svizzero non è altro che uno straniero al cospetto dei suoi confederati. In materia di fisco e di polizia, i discendenti di Guglielmo Tell non hanno proprio ragione di credersi governati in modo più intelligente e più degno degli sventurati francesi. Questi sono affari loro dopo tutto. Ma che i nostri rappresentanti diplomatici non esigano la soppressione di una misura così vessatoria, e onerosa – mentre nulla di simile è imposto, da noi, agli abitanti della libera Elvezia che vengono a frotte e occupano una valanga di impieghi pubblici o di altro genere –, è semplicemente ridicolo. […]
Solo gli inglesi possono sottrarsi, in Svizzera, all’umiliazione del permesso di soggiorno. Per quanto ci riguarda, invece, noi dobbiamo procurarcelo, pena l’espulsione. Tra i documenti obbligatori per ottenerlo, dobbiamo produrre anche il casellario giudiziario. Ovviamente, vista la nostra condizione di rifugiati, l’amministrazione, diversamente che d’abitudine, si è presa il disturbo di reclamarli direttamente7.
Se Ginevra non ama affatto i comunardi, Losanna, da parte sua, li detesta. Eppure non siamo tanti, una trentina appena, e non diamo nessun disturbo nei caffè dove gli abitanti della città passano la maggior parte del loro tempo.
D’altronde, vi è estremamente sviluppato uno spirito poliziesco, con tutte le sue conseguenti e solite scelleratezze. È soprattutto a Losanna che si fa sentire l’influsso inquisitoriale di Calvino, che aveva fatto della mutua delazione una virtù civica e religiosa. La polizia è onnipotente e il suo codice, rivisto il primo gennaio 1859 e contenente niente po’ po’ di meno che 378 articoli, sovrasta tutte le libertà garantite dalla costituzione del cantone e anche quelle della costituzione federale.
È così che può condannare, sommariamente e senza appello, a multa e a ventiquattr’ore di prigione qualsiasi individuo che avrebbe mancato a un agente – è un’espressione che non manca di originalità e non lascia nulla a desiderare in quanto ad arbitrio. Qualsiasi operaio può essere fermato dai poliziotti per controllare se il suo libretto è «in regola». Ma per quale segno esteriore e visibile si nota l’operaio? Per il suo modo di vestire, senza dubbio.
A formale spregio della costituzione federale, che garantisce la libertà di coscienza, questo stesso codice di polizia proibisce qualsiasi lavoro durante gli offici religiosi della domenica e dei giorni di festa: multa per cominciare, prigione in caso di recidiva, per chiunque contravvenga. Le stesse pene sono previste per chi spazza davanti casa propria o va a prendere acqua alle fontane pubbliche.
Ancora a spregio della libertà di commercio garantita dalla costituzione federale, nessun libro, manoscritto, semplice foglio volante autografo, nessuna stampa, immagine o canzone possono essere distribuiti o messi in vendita senza che prima la polizia non l’abbia autorizzato. Ogni libraio che fa un servizio di prestito di libri a pagamento è tenuto a sottoporre alla polizia il suo catalogo di locazione.
Ogni cittadino è tenuto a fare conoscere (in altre parole: a denunciare) alla polizia coloro che vivono in mendicità o si trovano nella condizione di vagabondi. È proibita la vendita ambulante. Persino l’acquisto di legna per riscaldamento è regolata dalla polizia: non si fa dopo le cinque del pomeriggio d’estate, non dopo le tre d’inverno.
Non occorre dire che anche caffè, osterie e qualsiasi altra bottega devono restare chiusi durante gli offici religiosi ogni domenica e giorno di festa – almeno in apparenza. In realtà sono ben aperti… sul retro, per i consumatori che conoscono il sistema. D’altronde tutti lo sanno, e la polizia più di tutti: gli agenti stessi non mancano di andare «a bere un bicchiere» durante le ore proibite. E poiché nulla obbliga gli abitanti del cantone di Vaud a conservare questo regolamento assurdo e anche odioso, si può ben dire che è per pura ipocrisia che lo conservano.
E queste brave persone vi parlano senza sosta della loro morale! «Vedete – mi diceva un giorno un bravo buon cittadino del Vaud – voialtri, in Francia, non siete ancora degni di vivere in una repubblica: non siete abbastanza morali». Davvero bisogna venire in Svizzera per avere orrore della morale. Quando si pensa che ci sono in Francia persone avanzate, come Quinet per esempio, che consigliano al nostro paese di farsi protestante!…
Brrr!
Gustave Lefrançais


Opere

Tra le sue opere citiamo:
·   De la dictature … (1875)
·   Où vont les anarchistes? … (1887) – Tratto dalla brochure N° 7 di Anti.Mythes
·   La Commune et la révolution … (1896)
·   Souvenirs d'un révolutionnaire ... (1902, postumo);
·   L’idée libertaire dans la Commune de Paris … (1958, postumo).


Altro materiale

 
Tomba nel cimitero di Pere Lachaise

Tomba nel cimitero di Pere Lachaise



[1] Capoluogo del dipartimento della Maine e Loira nella regione dei Paesi della Loira.
[2] Girondini (dal francese girondin, perché formato attorno ai deputati del dipartimento della Gironda) era la denominazione di un gruppo politico moderato dell'Assemblea Nazionale (dove, insieme ai Giacobini di Robespierre e ai cordeliers di Danton, rappresentavano il Terzo Stato) e della Convenzione nazionale francese, guidata da Jacques-Pierre Brissott (1754-1793), durante la Rivoluzione francese. I suoi membri appartenevano principalmente alla borghesia provinciale.
[3] Vecchio dipartimento francese creato nel 1790 e sciolto nel 1968.
[4] Marie Désirée Pauline Roland, nata a Falaise il 18 anno Prairial XIII (7 giugno 1805) e morta a Lione il 16 dicembre 1852, è stata una . Insegnante, femminista e socialista francese, immortalata in una poesia di Victor Hugo: Les Châtiments.
[5] Capitale della storica regione della Borgogna, situata nella Francia orientale.
[6] Joseph Déjacque (Parigi, 27 dicembre 1821 Parigi, 18 novembre 1865) è stato uno scrittore e militante di area anarchica francese lungamente in esilio negli USA. Ha coniato il termine libertaire, libertario, per contrapposizione a liberale, nel suo pamphlet De l'Être-Humain mâle et femelle - Lettre à P. J. Proudhon pubblicato nel 1857 a New Orleans.
[7] Appendici, per lo più a carattere letterario, pubblicata a piè di pagina in giornali quotidiani.
[8] I feuilleton (romanzi d’appendice o storie popolari), pubblicati sotto il titolo Souvenirs d’un Communard, furono poi rivisti e raccolti in volume nel 1902, poco dopo la morte di Lefrançais, da un amico e compagno più giovane, Lucien Descaves (1861-1949): Gustave Lefrançais, Souvenirs d’un révolutionnaire, préface de Lucien Descaves, Bruxelles 1902, XII e 604 pp. Nel 1972, è stata realizzata una seconda edizione, più fedele al testo pubblicato originariamente nel Cri du peuple: Gustave Lefrançais,Souvenirs d’un révolutionnaire, texte établi et présenté par Jan Černy, Futur antérieur, Société Encyclopédique Française Editions de la Tête de Feuilles, Bordeaux 1972, 498 pp.). Questa seconda edizione si segnala anche per il tentativo fatto dal curatore di ricostruire l’originalità della figura e della militanza di Lefrançais. Vengono sottolineati per esempio i legami con altri personaggi considerati – in genere dopo che una tradizione, politica e storiografica ha prevalso su un’altra – «singolari» o «marginali», come Joseph Déjacque (1821-1864), o ancora le posizioni indipendenti assunte da Lefrançois dopo la spaccatura in seno alla prima Internazionale (legato ai «Jurassiens», amico, tra gli altri, di Reclus e di Kropotkin, si smarcherà tuttavia da una completa «appartenza anarchica» pubblicando a Parigi, nel 1887, la brochure Où vont les Anarchistes?). Infine, pur con tutte le cautele necessarie quando si ha a che fare con souvenirs e mémoires, le centinaia di pagine di ricordi di Lefrançais, zeppe di nomi e di circostanze, si segnalano come una fonte importante per il periodo 1848-1870, anche se non agevole in mancanza di indici dei nomi.
[9] Pëtr Alekseevic Kropotkin (Mosca, 9 dicembre 1842 - Dmitrov, 8 febbraio 1921), è stato un militante e teorico dell'anarchia, fautore della "propaganda col fatto", ed uno dei primi sostenitori dell'anarco-comunismo.
[10] Nikolaï Ivanovitch Zhukovsky  è stato un rivoluzionaria russo. Ha vissuto soprattutto a Ginevra, ed è stato membro della Lega della Pace e della Libertà (1867-1868), fondata dal suo compagno di lotte Mikhaïl Bakounine, ha partecipato alla creazione dell’Alleanza Internazionale della Democrazia Socialista (1868) collaborando nella sua rivista La causa del popolo (Narodnoie delo). Fu tra i fondatori della rivista anarchica Rabotnik (Lavoratore) nel 1874.
[11] Lucien Descaves, nato a Parigi il 18 marzo 1861, e morì a Parigi il 6 settembre 1949; è stato un giornalista, scrittore naturalista, drammaturgo e libertario francese; membro dell'Académie Goncourt. Nel 1889, scrisse Sous-offs, un'opera antimilitarista che gli si addice.
[12] Pierre Degeyter (o Pierre De Geyter in olandese), nato l'8 ottobre 1848 a Gand e morto il 26 settembre 1932 a Saint-Denis, era un lavoratore e musicista belga famoso per aver composto la musica de L'Internazionale. Nel luglio del 1888, quando era il primo direttore della società musicale di Lille la Lyre des travailleurs, ricevette da Gustave Delory, del Partito operaio francese, un ordinazione: mettere in musica una poesia di Eugène Pottier del 1871 per farne un canto di lotta del partito. Compose quella musica presso la sede dei Lavoratori di Lille, il Café la Liberté di Lille, in rue de la Vignette nel quartiere di Saint-Sauveur. La canzone ebbe un successo immediato, prima in Francia, poi in tutto il mondo.