GUSTAVE
LEFRANÇAIS
Gustave Adolphe Lefrançois,
meglio conosciuto come Gustave Lefrançais, figlio di un capo della Scuola Reale
di Arti e Mestieri di Angers[1], un ex soldato
dell'Impero "che lo ha cresciuto nell'odio di Bonaparte", è
nato ad Angers, il 30 gennaio 1826; fu un socialista, membro rivoluzionario dell'Internazionale
e anarchico.
Arrivando a Parigi, entrò
nella Scuola Normale di Insegnanti di Versailles
nel 1842
e fu influenzato dalle idee rivoluzionarie dal suo direttore Lebrun, figlio di
un ministro girondino[2] ghigliottinato nel
1793, mettendosi così in evidenza per le sue idee rivoluzionarie, laiche e
socialiste. Malgrado i buoni risultati, a causa delle sue opinioni, Lefrancais
non riuscì a trovare spazio nella École normale, a Versailles ed allora ne uscì
nel 1844; le sue idee, manifestate senza prudenza, lo avevano reso un elemento
sospetto e poco gradito. Cominciò a lavorare come professore di matematica
elementare in un altro istituto di Versailles,
ma vi rimase solo un giorno. Ha poi lavorato in un collegio a Parigi, seguendo
i principi della "Scuola emancipata", ma le sue idee rivoluzionarie
gli chiusero le porte della pubblica istruzione: i vari collegi
"liberi" in cui cercò di insegnare lo cacciarono via. Dopo una breve
sostituzione ad un collega nella scuola di Seine-et-Oise[3],
lavorò come contabile per un imprenditore di Parigi; vi rimase fino al 24
febbraio 1848,
quando fu licenziato per aver partecipato alla rivoluzione.
Nello stesso anno entrò a far
parte dell'Association fraternelle des Instituteurs, Institutrices et
Professeurs socialistes (Associazione degli insegnanti, delle insegnanti e
dei professori socialisti), insieme, tra gli altri, ad una protagonista del
primo femminismo francese: Pauline Roland[4], che gli valse una
condanna a tre mesi di carcere e due anni di arresti domiciliari a Digione[5] per "possesso
di armi da guerra". Il 27 marzo 1851 le autorità gli notificarono il
divieto di insegnare.
Il colpo
di stato di Luigi
Napoleone Bonaparte, il 2
dicembre 1851, lo costrinse al suo primo esilio: andò a Londra. Nella
miseria della capitale britannica, divenne uno degli oppositori parigini al Secondo
Impero, e insieme allo scrittore e militante anarchico francese Joseph
Déjacque[6] fondò la
cooperativa "La Sociale".
Tornato in Francia nel 1853 si
adattò a fare diversi mestieri, mentre rimaneva negli ambienti dell’opposizione
antibonapartista, e poté rendersi visibile, in seguito a nuove leggi sulla
stampa, soprattutto a partire dal 1868. Tutte queste esperienze Lefrançais le
avrebbe poi raccontate in una serie di feuilleton[7]
apparsi sul Cri
du Peuple – giornale fondato da Jules
Vallès – dal 6 novembre 1886 al 30 luglio 1887[8].
Dal 1868 è diventato uno dei
relatori più popolari degli incontri politici parigini, reclamava la
collettivizzazione della proprietà, l'abolizione dell’eredità, le unioni
libere, il divorzio e altre richieste rivoluzionarie, che gli procurarono guai
con la giustizia come multe e prigione (il 30 novembre, 1869 è stato condannato
a quindici giorni di carcere e 5 aprile 1870, 150 franchi di multa per violazioni
della legge sulle riunioni pubbliche). Dopo la caduta
dell'Impero, organizzò il comitato di sorveglianza del 4°
arrondissement di Parigi, e lo stesso quartiere lo inviò come delegato al Comitato
centrale repubblicano di venti arrondissements.
Partecipò alla rivolta del 31
di ottobre 1870 contro il Governo
di Difesa nazionale, fu arrestato il 2 novembre e incarcerato quattro mesi
a Mazas,
a Vincennes e a la Santé prima di essere assolto il 24 Febbraio 1871. Mentre si
trovava in carcere, venne eletto, il 7 novembre, vicesindaco del 20°
arrondissement.
Il 26
marzo 1871, venne eletto al Consiglio
della Comune per il 4°
arrondissement (8.619 voti su 13.910 votanti). Ha anche ricevuto voti nel 18°,
19°
e 20°
arrondissement.
Il programma politico di
Lefrançais era essenziale nel senso letterale del termine: riduzione fino alla
totale soppressione dell’autorità governativa, oppressiva sempre, qualunque sia
la forma e il nome; restituzione a tutti dei frutti del loro lavoro; Far sì che
tutti i membri dell'umanità siano veramente liberi e uguali, senza distinzione
di sesso, razza e religione; diritto per chiunque allo sviluppo completo delle
proprie facoltà mentali e fisiche.
Dal 3
aprile divenne membro del comitato esecutivo e del Lavoro e Scambio, e
infine, a quello delle Finanze (21
aprile). Ha votato contro la creazione di Comitato
di Salute pubblica, insieme a Valles,
Varlin,
Courbet,
Franckel,
Beslay,
Longuet,
Vermorel
ed altri, firmando “l’Affiche
de la minorité (il Manifesto della minoranza). Nel corso della Settimana
sanguinante, ha combattuto sulle barricate della Bastille e dell’Arsenal,
e, dopo la disfatta, riuscì a fuggire alla repressione
di Versailles e rifugiarsi a Ginevra. È stato condannato a morte in
contumacia dal Consiglio
di Guerra il 30 agosto 1872. A Ginevra vi giunse il 3 luglio 1871 e si
nascose per qualche tempo sotto il nome di Bedel, che era quella di un amico di
cui aveva preso in prestito il passaporto per attraversare il confine a
Bellegarde.
Ha aderito immediatamente alla
Sezione centrale dell’Internazionale
di Ginevra con Ostyn,
Malon
ed altri, e si trovò immerso nel cuore della disputa tra i marxisti
ed i bakuninisti.
Non impiegò tanto a decidersi da che parte stare. Il 12 novembre, partecipò
individualmente al Congresso di Sonvillier in cui si formò la Federazione
del Giura e il 2 dicembre con Malon,
Ostyn,
Perrare,
ha optato per l’"antiautoritarismo" aderendo alla Federazione
giurassiana di tendenza bakuninista,
che era stata appena formata a seguito dei disaccordi tra Bakunin
e Marx.
È stato membro della
presidenza del Congresso
Internazionale antiautoritario di Saint-Imier il 15 settembre 1872.
Ha dichiarato a più riprese le
sue simpatie libertarie collaborando a varie pubblicazioni tutte
"antiautoritarie" ed anarchiche tra cui: l’Almanach du peuple
di Saint-Imier dal 1872 al 1874 (pubblicazione alla quale collaborarono tra gli
altri Michail
Bakunin, Paul Brousse, Jules
Guesde, André Léo,
Benoît
Malon ed Élisée
Reclus); La Révolution Sociale (26 ottobre 1871 - 4 gennaio 1872)
organo della Federazione del Giura dal 23 novembre 1871, che fu continuazione
del Bulletin de la Fédération jurassienne (15 febbraio 1872-25 marzo
1878); Le Travail di Ginevra (21 agosto - 13 settembre 1873); La
Commune di Ginevra (20 aprile-novembre 1874); Le Travail di Ginevra
(21 agosto - 13 settembre 1873); Revue mensuelle socialiste révolutionnaire
(anarchiste) (20 maggio 1877 – Aprile/Maggio 1878).
Verso la fine del 1871,
Lefrançais scrisse "a caldo", nell’esilio svizzero, delle storie
sulla Comune,
tra memoria e riflessione l'Étude sur le mouvement communaliste de Paris en
1871 (Studio sul movimento comunardo di Parigi nel 1871),
dedicandolo a Kropotkin[9] e pubblicato a
Neuchâtel nel 1871.
Lefrancais si guadagnava da
vivere facendo vari lavori a Losanna e Ginevra. Nella prima di queste città, ha
partecipato con Clémence,
Jaclard,
Montels
e altri profughi francesi, e sotto la direzione di Paul Piat,
la liquidazione della società francese Laurent Bergeron responsabile per il
funzionamento della società della rete ferrovie della Svizzera occidentale. Ha
aiutato a «resuscitare» la sezione internazionale delle due città.
Ha lavorato anche in un
negozio di vini di Ginevra e ha dato lezioni in un collegio insieme a Joukovsky[10].
In quegli anni ha lavorato a stretto contatto con Élisée
Reclus nella realizzazione della Géographie Universelle.
Dopo l'amnistia
del 1880, tornò a Parigi dove esercitò la professione di contabile
partecipando sempre attivamente alle agitazioni politiche al di fuori dei
partiti, denunciando continuamente "l'inganno del suffragio universale",
che dovrebbe essere solo "una scelta cosciente e libera da deleghe
sempre revocabili e solamente responsabili"
Nel 1897 Lefrancais venne
colpito da un primo attacco di paralisi, rimettendosi in fretta. L'anno successivo
divenne direttore di L'Aurore (19 luglio 1898). Come tale, venne
condannato, il 15 febbraio 1899 dalla 9a sezione del Tribunale
Penale, ad una multa di 500 franchi e al pagamento di 3.000 franchi per danni e
interessi. Ha cessato le sue funzioni di direttore il 14 giugno.
Gustave Lefrançais è morto il
16 maggio 1901 a Parigi (14°
arrondissement) e fu sepolto tre giorni dopo al cimitero parigino di Père-Lachaise
(divisione 76).
Nel suo testamento, letto da Albert
Goullé (uno dei suoi due esecutori con Lucien Descaves[11])
scrisse:
"Sto morendo sempre più convinto
che le idee sociali che ho professato nella mia vita e per le quali ho lottato
così tanto da essere stato nel giusto e nel vero.
"Sto morendo sempre più convinto
che la società in cui vivevo è più cinica e la più mostruosa di tutti i
briganti.
"Muoio professando il disprezzo
più profondo per tutti i partiti politici, siano anche essi socialisti, e che
ho sempre considerato questi partiti come semplici gruppi guidati da
sempliciotti ambiziosi spudorati senza scrupoli o vergogna [...]
"Per le ultime raccomandazioni,
io prego mio figlio Paolo al fine di garantire che il mio funerale
(esclusivamente civile, ben inteso) sia semplice come lo è stata la mia stessa
vita, e che possa essere accompagnato solo da coloro che mi consideravano come
amico ed erano disposti a darmi il loro affetto, o più semplicemente la loro
stima ... "
Eugène
Pottier nel 1887, gli ha dedicato la sua poesia L'Internazionale
musicata nel 1888 da Pierre Degeyter[12].
Ricordi dalla Svizzera
Lefrançais ha lasciato dei
ricordi sui primi anni di esilio che trascorse in Svizzera, tra Ginevra e
Losanna, che lo studioso svizzero Marc Vuilleumier ha recuperato e riunito nel
volume Gustave Lefrançais, Arthur
Arnould, Souvenirs de deux Communard réfugiés à Genève 1871-1873,
Edition Collège du Travail, Genève 1987.
All’epoca, i ricordi di
Lefrançais erano ancora inediti: concepiti come il seguito dei suoi Souvenirsd’un révolutionnaire, rimasero incompiuti. Alla sua morte il manoscritto passò
al suo giovane amico Lucien Descaves e quindi, insieme a tutto l’archivio di
Descaves, all’Internationaal Instituut voor Sociale Geschiedenis (IISH) di
Amsterdam.
Ecco ciò che scrisse:
“Malgrado le sue tradizioni di
ospitalità nei confronti dei proscritti politici di ogni paese e di ogni
tendenza […], è chiaro che la Svizzera ci riceve solo a malincuore e con
riserva. Sembra persino che la prima reazione fosse stata di chiudere le
frontiere punto e basta, usando come pretesto l’odiosa circolare di Jules
Favre, quel falsario che denuncia i vinti della Comune come «semplici banditi
fuori dal consesso umano.
Nessuno straniero in Svizzera può
rimanere per più di due mesi nello stesso cantone se non è munito di un
permesso di soggiorno, rilasciato dal ministero della polizia, ufficio
stranieri. Questa vera fissazione su carta si applica, in ogni cantone, anche
agli svizzeri che ne non sono originari, di modo che, fuori dal proprio
cantone, ogni svizzero non è altro che uno straniero al cospetto dei suoi
confederati. In materia di fisco e di polizia, i discendenti di Guglielmo Tell
non hanno proprio ragione di credersi governati in modo più intelligente e più
degno degli sventurati francesi. Questi sono affari loro dopo tutto. Ma che i
nostri rappresentanti diplomatici non esigano la soppressione di una misura
così vessatoria, e onerosa – mentre nulla di simile è imposto, da noi, agli
abitanti della libera Elvezia che vengono a frotte e occupano una valanga di
impieghi pubblici o di altro genere –, è semplicemente ridicolo. […]
Solo gli
inglesi possono sottrarsi, in Svizzera, all’umiliazione del permesso di
soggiorno. Per quanto ci riguarda, invece, noi dobbiamo procurarcelo, pena l’espulsione.
Tra i documenti obbligatori per ottenerlo, dobbiamo produrre anche il
casellario giudiziario. Ovviamente, vista la nostra condizione di rifugiati,
l’amministrazione, diversamente che d’abitudine, si è presa il disturbo di
reclamarli direttamente7.
Se Ginevra non ama affatto i
comunardi, Losanna, da parte sua, li detesta. Eppure non siamo tanti, una
trentina appena, e non diamo nessun disturbo nei caffè dove gli abitanti della
città passano la maggior parte del loro tempo.
D’altronde, vi è estremamente
sviluppato uno spirito poliziesco, con tutte le sue conseguenti e solite
scelleratezze. È soprattutto a Losanna che si fa sentire l’influsso
inquisitoriale di Calvino, che aveva fatto della mutua delazione una virtù
civica e religiosa. La polizia è onnipotente e il suo codice, rivisto il primo
gennaio 1859 e contenente niente po’ po’ di meno che 378 articoli, sovrasta
tutte le libertà garantite dalla costituzione del cantone e anche quelle della
costituzione federale.
È così che può condannare,
sommariamente e senza appello, a multa e a ventiquattr’ore di prigione
qualsiasi individuo che avrebbe mancato a un agente – è un’espressione che non
manca di originalità e non lascia nulla a desiderare in quanto ad arbitrio.
Qualsiasi operaio può essere fermato dai poliziotti per controllare se il suo
libretto è «in regola». Ma per quale segno esteriore e visibile si nota
l’operaio? Per il suo modo di vestire, senza dubbio.
A formale spregio della costituzione
federale, che garantisce la libertà di coscienza, questo stesso codice di
polizia proibisce qualsiasi lavoro durante gli offici religiosi della domenica
e dei giorni di festa: multa per cominciare, prigione in caso di recidiva, per
chiunque contravvenga. Le stesse pene sono previste per chi spazza davanti casa
propria o va a prendere acqua alle fontane pubbliche.
Ancora a spregio della libertà di
commercio garantita dalla costituzione federale, nessun libro, manoscritto,
semplice foglio volante autografo, nessuna stampa, immagine o canzone possono
essere distribuiti o messi in vendita senza che prima la polizia non l’abbia
autorizzato. Ogni libraio che fa un servizio di prestito di libri a pagamento è
tenuto a sottoporre alla polizia il suo catalogo di locazione.
Ogni cittadino è tenuto a fare
conoscere (in altre parole: a denunciare) alla polizia coloro che vivono in
mendicità o si trovano nella condizione di vagabondi. È proibita la vendita
ambulante. Persino l’acquisto di legna per riscaldamento è regolata dalla
polizia: non si fa dopo le cinque del pomeriggio d’estate, non dopo le tre
d’inverno.
Non occorre dire che anche caffè,
osterie e qualsiasi altra bottega devono restare chiusi durante gli offici
religiosi ogni domenica e giorno di festa – almeno in apparenza. In realtà sono
ben aperti… sul retro, per i consumatori che conoscono il sistema. D’altronde
tutti lo sanno, e la polizia più di tutti: gli agenti stessi non mancano di
andare «a bere un bicchiere» durante le ore proibite. E poiché nulla obbliga
gli abitanti del cantone di Vaud a conservare questo regolamento assurdo e
anche odioso, si può ben dire che è per pura ipocrisia che lo conservano.
E queste brave persone vi parlano
senza sosta della loro morale! «Vedete – mi diceva un giorno un bravo buon
cittadino del Vaud – voialtri, in Francia, non siete ancora degni di vivere in
una repubblica: non siete abbastanza morali». Davvero bisogna venire in
Svizzera per avere orrore della morale. Quando si pensa che ci sono in Francia
persone avanzate, come Quinet per esempio, che consigliano al nostro paese di
farsi protestante!…
Brrr!
Gustave Lefrançais”
Opere
Tra le sue opere citiamo:
·
De la dictature
… (1875)
·
Où
vont les anarchistes? … (1887) – Tratto dalla brochure N° 7 di Anti.Mythes
·
La
Commune et la révolution … (1896)
·
Souvenirs d'un
révolutionnaire ... (1902, postumo);
·
L’idée
libertaire dans la Commune de Paris … (1958, postumo).
Altro materiale
Tomba nel cimitero di Pere Lachaise |
[1] Capoluogo del dipartimento della Maine e Loira
nella regione dei Paesi della Loira.
[2] Girondini (dal
francese girondin, perché formato attorno ai deputati del dipartimento della
Gironda) era la denominazione di un gruppo politico moderato dell'Assemblea
Nazionale (dove, insieme ai Giacobini di Robespierre e ai cordeliers di Danton,
rappresentavano il Terzo Stato) e della Convenzione nazionale francese, guidata
da Jacques-Pierre Brissott (1754-1793), durante la Rivoluzione francese. I suoi
membri appartenevano principalmente alla borghesia provinciale.
[3] Vecchio
dipartimento francese creato nel 1790 e sciolto nel 1968.
[4] Marie Désirée
Pauline Roland, nata a Falaise il 18 anno Prairial XIII (7 giugno 1805) e morta
a Lione il 16 dicembre 1852, è stata una . Insegnante, femminista e socialista
francese, immortalata in una poesia di Victor Hugo: Les Châtiments.
[5] Capitale della storica regione della Borgogna, situata
nella Francia orientale.
[6] Joseph Déjacque (Parigi, 27 dicembre 1821 – Parigi, 18
novembre 1865) è stato uno scrittore
e militante di area anarchica francese lungamente in esilio negli USA. Ha coniato il termine libertaire, libertario, per contrapposizione a
liberale, nel suo pamphlet De
l'Être-Humain mâle et femelle - Lettre à P. J. Proudhon pubblicato nel 1857 a New Orleans.
[7] Appendici, per lo
più a carattere letterario, pubblicata a piè di pagina in giornali quotidiani.
[8] I feuilleton (romanzi d’appendice o storie popolari),
pubblicati sotto il titolo Souvenirs d’un Communard, furono poi rivisti e
raccolti in volume nel 1902, poco dopo la morte di Lefrançais, da un amico e
compagno più giovane, Lucien Descaves (1861-1949): Gustave Lefrançais,
Souvenirs d’un révolutionnaire, préface de Lucien Descaves, Bruxelles 1902, XII e 604 pp. Nel 1972, è stata realizzata una seconda edizione, più fedele
al testo pubblicato originariamente nel Cri du peuple: Gustave
Lefrançais,Souvenirs d’un révolutionnaire, texte établi et présenté par Jan
Černy, Futur antérieur, Société Encyclopédique Française Editions de la Tête de
Feuilles, Bordeaux 1972, 498 pp.). Questa seconda edizione si segnala anche per
il tentativo fatto dal curatore di ricostruire l’originalità della figura e
della militanza di Lefrançais. Vengono sottolineati per esempio i legami con
altri personaggi considerati – in genere dopo che una tradizione, politica e
storiografica ha prevalso su un’altra – «singolari» o «marginali», come Joseph
Déjacque (1821-1864), o ancora le posizioni indipendenti assunte da Lefrançois
dopo la spaccatura in seno alla prima Internazionale (legato ai «Jurassiens»,
amico, tra gli altri, di Reclus e di Kropotkin, si smarcherà tuttavia da una
completa «appartenza anarchica» pubblicando a Parigi, nel 1887, la brochure Où
vont les Anarchistes?). Infine, pur con tutte le cautele necessarie quando si
ha a che fare con souvenirs e mémoires, le centinaia di pagine di ricordi di
Lefrançais, zeppe di nomi e di circostanze, si segnalano come una fonte
importante per il periodo 1848-1870, anche se non agevole in mancanza di indici
dei nomi.
[9] Pëtr Alekseevic Kropotkin (Mosca, 9 dicembre 1842 -
Dmitrov, 8 febbraio 1921), è stato un militante e teorico dell'anarchia,
fautore della "propaganda col fatto", ed uno dei primi
sostenitori dell'anarco-comunismo.
[10] Nikolaï Ivanovitch Zhukovsky è stato un rivoluzionaria russo. Ha vissuto
soprattutto a Ginevra, ed è stato membro della Lega della Pace e
della Libertà (1867-1868), fondata dal suo compagno di lotte Mikhaïl
Bakounine, ha partecipato alla creazione dell’Alleanza Internazionale della
Democrazia Socialista (1868) collaborando nella sua rivista La causa del
popolo (Narodnoie delo). Fu tra i fondatori della rivista
anarchica Rabotnik (Lavoratore) nel 1874.
[11] Lucien Descaves,
nato a Parigi il 18 marzo 1861, e morì a Parigi il 6 settembre 1949; è stato un
giornalista, scrittore naturalista, drammaturgo e libertario francese; membro
dell'Académie Goncourt. Nel 1889, scrisse Sous-offs, un'opera
antimilitarista che gli si addice.
[12] Pierre Degeyter (o
Pierre De Geyter in olandese), nato l'8 ottobre 1848 a Gand e morto il 26
settembre 1932 a Saint-Denis, era un lavoratore e musicista belga famoso per
aver composto la musica de L'Internazionale. Nel luglio del 1888, quando era il
primo direttore della società musicale di Lille la Lyre des travailleurs, ricevette da Gustave Delory, del
Partito operaio francese, un ordinazione: mettere in musica una poesia di
Eugène Pottier del 1871 per farne un canto di lotta del partito. Compose quella
musica presso la sede dei Lavoratori di Lille, il Café la Liberté di Lille, in
rue de la Vignette nel quartiere di Saint-Sauveur. La canzone ebbe un successo
immediato, prima in Francia, poi in tutto il mondo.