CHARLES MALATO
Anche se Charles Malato non aveva ancora 14 anni
nei giorni della Comune,
quindi non ha partecipato attivamente, vogliamo parlare ugualmente di lui per
due motivi: il primo per un omaggio al padre Antoine
Malato de Cornet che, anche se non è passato alla storia come gli altri Comunardi
citati in questa pubblicazione, ha partecipato alla Comune di
Parigi, con il grado di capitano nella Guardia
Nazionale, tanto attivamente da essere stato condannato, nel 1874, alla
deportazione; il secondo perché il giovane Charles, seguendo il padre in Nuova
Caledonia, frequentando gli altri reclusi Comunardi
ed incontrando anarchici e comunisti, si avvicinò alla teoria rivoluzionaria.
Charles Malato è nato a Toul[1]
il 7 settembre 1857 ed è stato un anarchico, scrittore e giornalista italo-francese. È nato in una famiglia aristocratica:
il nonno era il conte Malato, comandante supremo delle truppe di Ferdinando II delle Due Sicilie. Il conte Malato divenne famoso per
la violenta repressione di un'insurrezione popolare anti-borbonica, e fu sempre
un fedele sostenitore della politica iper-repressiva del "Re Bomba[2]". Il padre
di Charles, invece, fu un rivoluzionario, in Italia sostenne i moti rivoluzionari
napoletani del 1848 e romani del 1949, e, come detto precedentemente, una volta
trasferitosi in Francia sostenne l'esperienza della Comune di
Parigi, e per questo venne
spedito, assieme alla moglie e al figlio diciassettenne, nella colonia penale
di Nuova
Caledonia, in Oceania.
Dopo 145 giorni in mare, il
battello Var arrivò a Noumea.
La famiglia Malato venne inviata all'Isola dei Pini. Rimasero lì per circa tre
mesi. Poi, senza che nessuno di loro avesse chiesto questo favore, furono
portati a Noumea.
Qui Charles incontrò anarchici e comunisti che lo avvicinarono alla teoria
rivoluzionaria.
Fu offerto al giovane Malato
di lavorare come impiegato presso il Dipartimento degli Interni. Ma lui
rifiutò, si sarebbe potuto pensare, che si fosse venduto. Iniziò invece a
lavorate in un ufficio telegrafico. Nel 1878/79, fu testimone della famosa rivolta
dei Kanaki in cui morirono 300 bianchi e 2 o 3.000 nativi. La situazione
dei deportati, che vivono sul’isola grande, era stata molto difficile. Furono
portati in quel paese a loro dispetto e furono costretti a difendersi contro
gli insorti che, purtroppo, fecero una guerra di razza e di colore. I Kanaki
non si appellarono ai detenuti, tennero i fucili conquistati, e se ne
servirono. Sarebbe stata l’occasione per fomentare una rivolta degli 8.000
detenuti dell'isola di Nou. Purtroppo, consideravano tutti i bianchi come
nemici. Tuttavia, coloro che, come l'ex membro della Comune, Amouroux,
hanno offerto i loro servizi per sedare la rivolta, furono imperdonabili. Charles Malato, che allora lavorava
nell’ufficio telegrafico di Oubatche, nella parte nord orientale dell’isola e
non lontano dalle terribili tribù cannibali degli Oébias, rischiò di essere
ucciso e mangiato con la sua famiglia. Una notte la loro casa venne data alle
fiamme.
Lui e i suoi genitori a
malapena sfuggirono alla furia del Kanaki
e ritornarono a Noumea.
Fu a Noumea
che Charles Malato perse la madre. E fu anche a Noumea
che incontrò Louise
Michel. Nonostante i problemi avuti ad Oubatche, Charles fu uno dei pochi,
insieme a Louise
Michel, a sostenere la rivolta
dei Kanaki, anche per l’influenza ricevuta dalla Michel che gli
insegnò i glossari e le leggende, il frutto dei suoi studi sui costumi Kanaki
. Charles assimilò tutto su questi costumi. Gli
piaceva anche annerirsi il corpo, vestirsi con l’abito da guerra e spogliarsi
come un “selvaggio”. In Nuova
Caledonia, non venne considerato francese, fu così esentato dal servizio
militare, cosa che facevano tutti i giovani francesi che vivevano in Nuova
Caledonia; date le origini dei suoi familiari, veniva considerato italiano.
Naturalmente, se ne guardò bene dal protestare e fu in grado di sfuggire alla
vita di caserma.
Infine arrivò l'amnistia
per i prigionieri politici. Charles
e
suo padre tornarono in Francia nel giugno 1881. A Parigi Charles prese subito contatti col movimento
anarchico e cominciò ad attivarsi nelle lotte sociali. Ma allo stesso tempo,
ha dovuto guadagnarsi da vivere. La lotta è stata feroce. Per tre anni, Charles
Malato e suo padre vivevano nel quartiere parigino di Charonne,
che allora era un pozzo nero fangoso popolato da straccivendoli. Charles iniziò
a lavorate presso l'Agenzia Continentale come traduttore. Poi è diventato
corrispondente del Réveil Lyonnais, consegnò poi alla Gazette du Soir
il suo primo romanzo, e l’editore David Marx lo pagò con le congratulazioni.
A poco a poco, comunque, la
situazione iniziò a migliorare. La sua penna gli fornì i mezzi per vivere più
decorosamente. Mentre lavorava per fornirsi del pane quotidiano, finì la sua
educazione rivoluzionaria con la lettura di Lissagaray.
Nel 1885, prese parte alle
proteste contro l'afflusso di duecento monarchici nella nuova Camera. L'anno
seguente, con degli amici fondò il «Groupe Cosmopolite», un'associazione che
difendeva l'illegalismo e sosteneva la propaganda col fatto[3]:(ciò
gli costò 15 mesi di carcere e l'espulsione dalla Francia nel 1892) e il
giornale «La Révolution
Cosmopolite» sottotitolato «journal révolutionnaire socialiste indépendant»
il cui quartier generale era al numero 10 di rue Roudonneaux, dopo quattro numeri il
giornale fu chiuso dalle autorità con l’accusa di "eccitazione
all’omicidio e al saccheggio". Charles Malato venne fermato l’11
giugno 1887 presso il raduno organizzato a Choisy le Roi con il gruppo L’Egalité
sociale. Tuttavia beneficiò di un non luogo a procedere e così poté uscire
e pubblicare un numero cinque sotto forma di una rivista nel 1887, ma cessò di
vivere quasi subito per gli assalti Corte d'Assise.
Il 3 ottobre 1887 è stato il relatore di una
manifestazione di protesta contro l'esecuzione degli anarchici di Chicago[4]
e in più fece diverse conferenze in provincia con Louise
Michel. Charles
Malato è stato tra i primi a combattere Drumont[5]in un momento in cui
i socialisti come Benoit
Malon e anarchici lo consideravano come un recluta.
Nello stesso periodo, Malato
pubblicò vari opuscoli: Avant l’Heure (Prima del tempo), les
Travailleurs des Villes aux Travailleurs des campagnes (I lavoratori delle
città ai lavoratori delle campagne), etc. Nel 1888 pubblicò il libro la
Philosophie de l’Anarchie (La filosofia dell'anarchia), che venne
ristampato in quanto ebbe un considerevole successo.
Si
stabilì a Londra e, da lì, organizzò una campagna internazionale contro il
Processo di Montjuïc[6]. Il 9 agosto
1888 aderì ad una manifestazione svoltasi in pieno sciopero dei lavoratori
impiegati nei lavori dei terrapieni; in quell’occasione Joseph Tortelier[7] parlò di fronte a
400 persone insieme a Louise
Michel e Charles Malato, dicendo, tra l’altro: "È solo attraverso
lo sciopero universale che il lavoratore creerà una nuova società nella quale
non ci saranno più i tiranni".
Charles tornò in Francia 2
anni dopo.
Nel 1890, alla vigilia della
manifestazione del 1° maggio, Malato venne perseguito per un articolo nel
giornale l’Attaque e condannato, il 28 aprile 1890 dalla Corte di Assise della
Senna, a
15 mesi di carcere e ad un’ammenda di 3.000 franchi per «istigazione a
delinquere, saccheggi e incendi».Non ha avuto brutti ricordi del suo
soggiorno alla prigione parigina di Sainte-Pelagie.
Nel carcere Charles Malato occupò il suo tempo libero a scrivere due libri, uno
serio Révolution chrétienne et Révolution sociale (Rivoluzione cristiana
e Rivoluzione sociale), l'altro umoristico in collaborazione con Gégout[8],
Prison fin de siècle (Prigione fine del secolo).
Il giorno della sua condanna, gli venne dato un ordine di espulsione. Fu considerato ancora italiano. Malato contestò al governo il fatto che fosse trattato come straniero. Il decreto fu così sospeso. Ma più tardi, dopo alcuni attentati anarchici nel 1892[9], Malato venne incluso tra i tanti espulsi. Avvertito da un amico che il decreto sarebbe stato applicato pure a lui, fuggì e si trasferì a Londra.
Caricature di Malato da Aristide Delannoy, nel 1909 |
Nella capitale britannica, Malato poté vivere dando lezioni di francese e lavorò allo stesso tempo, in varie riviste e diventò, con lo pseudonimo di Cosmos, il corrispondente di L’Intransigeant[10]; fece anche parte del gruppo «L’Avant-Garde», con Malatesta[11], Kropotkin[12], Louise Michel, un gruppo che si dedicava, in particolare, alla propaganda in favore dell'ingresso degli anarchici nei sindacati. Nel 1893, la questione del suffragio universale causò un'agitazione rivoluzionaria in Belgio, Charles Malato attraversò il canale della Manica in compagnia degli anarchici Malatesta[11] e Delorme[13] per partecipare all’agitazione. Ma quando arrivarono, era tutto finito. La rivolta durò solamente due giorni. Poi i tre rivoluzionari si recarono nel Borinage[14] con una dozzina di compagni. Purtroppo, non poterono fare nulla, non più di quanto poté fare Amilcare Cipriani che era già li. Il Partito dei Lavoratori era lì che predicava calma. Gli agitatori non poterono far altro che tornare indietro. La fine dello stesso anno vide il nascere di alcuni movimenti rivoluzionari in Italia, in Sicilia ci fu la rivolta agraria dei Fasci dei Lavorator[15], e nel continente una ripresa delle armi in Lunigiana, a Massa e a Carrara. Movimenti popolari spontanei e non organizzati, senza alcuna speranza di successo, ma considerando che i rivoluzionari devono pagare di persona, l’anarchico Francesco Saverio Merlino[16] si recò nel mezzogiorno e venne arrestato a Napoli. Malatesta[11] andò in Romagna dove non poté far nulla gestendo tutto con grande difficoltà per sfuggire alla polizia. Charles Malato si recò nel nord Italia e, con l'aiuto di otto compagni, cercò di far sollevare il popolo. Non riuscendoci, il piccolo gruppo, si ritirò a Biella, con una marcia forzata di 86 chilometri in 24 ore. I compagni si separarono senza farsi imprigionare.
A Londra ebbe l'opportunità di incontrare Emile
Henry[17]
che intervistò dopo l'attacco caffè Terminus (12 febbraio 1894), e che di lui
disse: "L'atto di Emile Henry, che è ancora un anarchico di grande
intelligenza e di grande coraggio ha colpito principalmente l'anarchia [...] io
approvo ogni violenza finalizzato l'ostacolo che colpisce il nemico, non uno
che colpisce alla cieca".
Nel 1895 ci fu un'amnistia e
gli anarchici tornarono di nuovo in Francia. Charles Malato si recò a Parigi
continuando la sua collaborazione con l’Intransigeant[10]. Fu in questo
giornale che nel 1896, rivelò le atrocità del processo di Montjuich[18].
Nel 1898, scoppiò Dreyfus[19]. Malato prese posizione a favore del capitano di origine ebraiche. Charles era strettamente legato ad Victor Henri Rochefort, , che era anti-dreyfussiano, e cercò invano di fermarlo dal pendio dove stava scivolando, non ci riuscì e i due ruppero la loro collaborazione. Per contrastare le manifestazioni nazionaliste e antideyfussiane, fece parte del comitato «Coalition révolutionnaire» fondata nel mese di ottobre 1898, con Sébastien Faure[20], Émile Pouget[21], Octave Mirbeau[22], ecc.
L’esplosione contro il corteo reale |
In quel periodo scrisse articoli per L'Aurore[23], giornale vicino a George Clemenceau, e animò assieme a Sébastien Faure[20] il Journal du peuple[24], e partecipò ad un "comitato rivoluzionario" contro la propaganda nazionalista.
In occasione dell’Affaire Dreyfus[19] e del passaggio a Marsiglia della squadra del Libertaire, Malato incontrò il giovane Alexander Jacob[25], i due uomini diventarono amici. Inoltre, troviamo d’altronde Malato negli scritti di Jacob[25] dal carcere sotto lo pseudonimo di zio Charles.
Nello stesso anno, il 12 giugno Malato è stato condannato di nuovo, questa volta a 50 franchi d’ammenda, dall’8a Sezione della Corte penale, per porto di armi vietate dopo essere stato arrestato nel corso di una manifestazione anti-monarchica e anti-nazionalista tenutasi il giorno prima a Longchamp.
In quel periodo dei suoi amici lo chiamarono in Spagna. Questo è ciò che stava accadendo in Spagna. Il rivoluzionario anarchico Ramon Sempau[26] era stato condannato a morte da un consiglio di guerra per l'attacco contro il tenente della gendarmeria Portas, capo dei carnefici di Montjuich[6]; i compagni lo volevano far fuggire insieme ad un altro rivoluzionario detenuto. Charles Malato, arrivato a Barcellona, si è unito ai cospiratori. Sono riusciti a far avere ai prigionieri una corda con dei ganci, due chiavi, due revolver, 50 cartucce e dell’oppio. Purtroppo sono stati traditi. Tutta la strumentazione era stata affidata ad un altro detenuto con cui i due avevano litigavano, questi li denunciò il giorno prima della notte per la fuga. I due prigionieri furono messi in isolamento e divenne impossibile far tentare la fuga. Più tardi, la condanna a morte di Sempau[28] fu ribaltata dalla Corte d’Assise e fu assolto. Ramon Sempau[28] venne scarcerato; il traditore, si chiamava Pelat, fu accoltellato. I cospiratori esterni, riuscirono a sfuggire alla vigilanza della polizia.
Il tipo di bomba (pigna) utilizzato nell'esplosione |
Nel frattempo, in merito alla questione cubana (1898), scoppiò la guerra tra la Spagna e gli Stati Uniti. Gli spagnoli si aspettavano una sconfitta e a Valencia iniziò una rivolta. Malato allora si trasferì in questa città dove ci furono due giorni di disordini. Successivamente partecipò anche ad una rivolta verificatasi a Cartagena, nel sud-est della Spagna, dove si era verificata una rivolta.
Malato ritornò a Parigi. Trovò Rochefort e il suo giornale L’Intransigeant[10] più nazionalisti che mai e si dimise, senza clamore. Egli sperava in altre rivolte in Spagna, vedendo che in Francia tutto era statico, riattraversò i Pirenei, questa volta come corrispondente per un giornale americano. Il suo attraversamento fu avventato. Venne preso per una spia e fu bersagliato da colpi di fucile. Charles dopo un mese, tornò a Parigi.
La sua amicizia con Francisco Ferrer y Guardia[27] lo coinvolse in un'indagine come partecipante ad un attentato fallito contro il re Alfonso XIII di Spagna.
Nella notte del 31 maggio al 1° giugno all'angolo tra rue Rohan e rue de Rivoli, un individuo ha gettato due bombe sul corteo che di ritorno da l'Opéra e si dirigeva verso il Ministero degli Esteri; diciassette persone sono rimaste ferite, alcuni gravemente. Il presidente francese Loubet e il suo ospite, il re Alfonso XIII, ne uscirono illesi, ma l'esplosione ferì diverse persone e uccidendo uno dei cavalli della scorta. Il colpevole, che non è mai stato arrestato, era Aviño, un anarchico spagnolo, conosciuto come Alexander Farras. Quel che è certo è che la polizia era a conoscenza della trama, in quanto il 25 maggio arrestarono lo spagnolo Pedro Vallina[28], l’inglese Harvey e un certo Caussanel. Secondo la polizia questi due, come Malato, S. Nacht, Cavalazzi J. Prat, Francisco Ferrer[28] e F. Cardenal, facevano parte di un gruppo internazionale formato 12 maggio 1904 durante un incontro a Faubourg Saint Antoine e responsabili della pubblicazione del giornale L’Espagne Inquisitoriale (Parigi) che sarà vietato dalle autorità. La polizia arrestò anche Malato, che è stato incolpato per il fatto di aver ricevuto il 27 aprile e il 12 maggio pacchetti contenenti bombe simili a quelle che sono stati utilizzati durante l'attacco. Il processo, denominato il «Processo dei Quattro», iniziò il 27 novembre davanti alla Corte d'Assise della Senna; davanti all’oscurità di questo caso, la giuria assolse i quattro accusati assolti per insufficienza di prove.
I cinque anarchici arrestati
(Vallina, Palacios Malato, Harvey e Navarro) sospettati di complicità
nell'attacco. (Foto tratte dal Illustrazione
del 10 giugno 1905) |
Dal 1907 al 1914 Charles Malato riprese la collaborazione con la stampa libertaria, scrivendo per giornali come La Guerre Sociale e La Bataille syndicaliste[29]. Notevole è il riconoscimento unanime dell'alto valore letterario della prosa di Malato.
All'inizio del 1908 e all'inizio del 1909, Charles
Malato organizzò un tentativo di evasione dell’amico Alexander Jacob[25], mettendo a punto un falso
matrimonio con una donna chiamata Olga Kazenelson. Allertati dalla Polizia di
Parigi, l’Amministrazione Penitenziaria impedì a Jacob[25] di lasciare il carcere di
sicurezza per recarsi al suo finto matrimonio.
Nel mese di agosto 1910, ha collaborato nel numero
speciale di Temps Nouveaux[30]
contro le galere di Biribi[31].
Alle soglie della Prima guerra
mondiale, Charles Malato si schierò con gli interventisti aderendo all’Union
sacrée[32]; il
4 agosto, scrisse ne la Bataille syndicalista[29]: "La
causa della Francia è ancora una volta la causa dell'umanità". Il 28
febbraio 1916 a Londra, quando la prima guerra mondiale aveva già devastato
l'Europa, è stato diffuso, su iniziativa di Jean Grave[33]
e Pëtr Kropotkin[12], un manifesto pro-bellico chiamato Manifesto dei Sedici[34], redatto da alcuni
militanti anarchici e che provocò fortissime e contrastanti reazioni
all'interno del movimento. Anche Charles Malato fu uno dei firmatari. A
dispetto dell'ideale libertario di fratellanza tra le persone e di
antimilitarismo, questo testo prese pubblicamente la parte degli alleati contro
l'aggressione tedesca. Il manifesto basava le sue analisi della situazione
sulla convinzione che la Germania è stata l'aggressore e che, inoltre, la sua
vittoria nella guerra in corso avrebbe rappresentato il trionfo del militarismo
e dell'autoritarismo in Europa. Secondo il loro schema la Germania è stata il
bastione dello statalismo, la Francia la patria della Rivoluzione, e questo
sarebbe il motivo per cui la vittoria della Germania ostacolerebbe lo sviluppo
delle idee libertarie e il passaggio verso una società federalista e decentrata
in Europa.
"Parlare di pace,
quando il partito (Pan-tedesco), che, per quarantacinque anni ha reso l'Europa
un vasto campo trincerato, è in grado di dettare le condizioni, sarebbe
l'errore più disastroso che noi possiamo commettere. Resistere e contrastare i
suoi piani, questa è la strada da preparare per la popolazione tedesca, restare
sani, e dargli i mezzi per sbarazzarsi di questo partito".
Ecco l'elenco dei firmatari,
che in realtà erano 15, (una località algerina venne presa per il nome di una
persona): Christian Cornelissen[35] - Henri Fuss[36]
- Jean Grave[33] - Jacques Guérin[37]
- Pëtr Kropotkin[12] - Charles-Ange
Laisant[38] - François
Le Levé[39] - Charles
Malato - Jules Moineau[40]
- Antoine Orfila - Hussein Dey[41]
- Marc Pierrot - Paul
Reclus - Ph. Richard - Ishikawa Sanshiro[42] e Warlaam Tcherkesoff[43].
Uscì in Francia 14 Marzo 1916
sul quotidiano "La Bataille
Syndicaliste"[29] che diventò
l'organo degli attivisti sindacali aderenti al’"Union sacrée"[32].
In contrapposizione al
manifesto dei 16[34], altri attivisti anarchici rimasti
fedeli ai propri ideali, il 12 febbraio 1915, firmarono un manifesto contro la
guerra "L'internazionale anarchica e la guerra", che venne
pubblicato in tre lingue (inglese, tedesco e francese) Fu firmato da trentasei
anarchici di varie nazionalità, tra cui Emma Goldman[44]
ed Errico Malatesta[11].
Ecco i nomi degli altri: Leonard D. Abbott - Alexandre Berkman - Luigi Bertoni - L. Bersani - G. Bernard - Georges Barrett - A. Bernardo - Edouard Boudot - A. Calzitta - Joseph J. Cohen - Henri Combes - Nestor Ciele van Diepen - FW Dunn - Carlo Frigerio - V. Garcia - Hippolyte Havel - Thomas Keell - Harry Kelly - Jules Lemaire - H. Marquez - Ferdinand Domela Neuwenhuis - Natale Paravich - Emidio Recchioni - G. Rijnders - I. Rochtchine - A. Savioli - Alexandre Schapiro - William Shatoff - VJC Schermerhorn - C. Trombetti - Pedro Vallina - G. Vignati - Lilian Gertrude Woolf (Lilian Wolfe) e Saul Yanowsky. Rimasti fedeli al loro ideale anarchico ed antimilitarista, essi riaffermavano: " ... (che) non c'è alcuna possibilità di distinzione tra guerre offensive e guerre difensive (...) La verità che è la causa delle guerre, che attualmente segna la cartina dell'Europa, come tutte quelle che l'hanno preceduta, sta solo nell’esistenza dello stato, che è la forma politica del privilegio. (...) il ruolo degli anarchici, qualunque sia il luogo o la situazione nel quale si trovano, nella tragedia attuale, è quello di continuare a proclamare che c'è solo una guerra di liberazione: quella che in tutti i paesi è degli oppressi contro gli oppressori, degli sfruttati contro gli sfruttatori. Il nostro ruolo è quello di chiamare gli schiavi alla rivolta contro i loro padroni. (...) la propaganda e l’azione anarchica dovrebbero applicarsi con costanza per indebolire e disintegrare i vari Stati membri, per coltivare lo spirito di rivolta e di dare alla luce il malcontento nei popoli e degli eserciti. (...) È in periodi così turbolenti (...) che siamo portati a mostrare a questi uomini la generosità, la grandezza e la bellezza del ideale anarchico; la giustizia sociale realizzata dalla libera organizzazione dei lavoratori: la guerra e il militarismo non cancelleranno mai, l'intera libertà conquistata dalla distruzione totale dello Stato e dei suoi organi coercitivi. Viva l'Anarchia!"
Il coinvolgimento del Malato nel Manifesto del
Sedici[34] provocò una lite con
Alexander Jacob[25], che dal carcere, chiese alla madre di cessare
qualsiasi rapporto con lui:
“Beh, Charles ti scrive dal Brasile? Con che
scusa può giustificare il suo diserzione? Non mi piacciono questi tipi di e
carattere che ad un certo punto mancano completamente. Quando lottiamo per una
bandiera qualunque essa sia, si deve andare fino in fondo, qualunque sia
l'esito. La defezione è sempre vile. Bene così, non so che fare della sua
amicizia. D'altronde, tu lo capisci, dopo venti anni che l’ho visto, mi è
piuttosto indifferente che simpatico. Ho pensato che se mai lo zio Julien
dovesse vederlo, dovrà comportarsi bene. (Lettera di Alexander Jacob[25], del 15 marzo 1918)”.
La lettera di cui sopra è stata codificata per
evitare la censura dell’’Amministrazione Penitenziaria, Charles si riferisce a
Malato e Julien lo stesso Jacob[25]. Il detenuto poi adottò la pratica di un sistema
di inversione in cui Carlo divenne lo zio mentre nelle lettere precedenti, era
il nipote. Allo stesso modo, la diserzione, la defezione di Charles implica il
suo sostegno per la Sacra Unione[32]. L'allusione al Brasile, dove Malato è andato
prima della guerra può anche significare l'Inghilterra. Nei primi mesi del
1918, Malato aveva davvero un passaporto per quel paese, e trascorse diversi
mesi a Londra.
Dopo la guerra, Malato trovò lavoro come correttore
di bozze presso la Camera de Deputati. Il 7 settembre 1918, a sessant’uno anni,
venne finalmente naturalizzato francese
Nel 1928 si iscrisse al sindacato dei correttori,
dalla presenza libertaria piuttosto forte. Morì a Parigi il 7
novembre 1938. In breve, si
può dire che Malato fu uno dei collaboratori regolari delle rivoluzioni; in
qualsiasi posto esse scoppiassero, lui era li. La sua vita era fatta solo di
battaglie, audaci colpi mano, di fughe, arresti, esili.
Charles Malato ha pubblicato una serie di libri.
La
Philosophie de l'Anarchie (1889)
Révolution
chrétienne et Révolution sociale (1891)
Prison fin-de-siécle. Souvenirs de Pélagie (1891)
De
la Commune à l'anarchie (1894)
Les Jvyeusetés de l´Exil (1896)
Les
Classes sociales au point de vue de l’évolution zoologique (1907)
Les Forains (1925)
Memoires d'un libertaire (1938)
Mettiamo a
disposizione anche:
LES HOMMES DU JOUR - Charles Malato - n° 50 - 26 dicembre 1908
[1] Nel
dipartimento della Meurthe e Mosella nella regione del Grand Est.
[2] Nomignolo dato popolarmente a
Ferdinando II, re delle Due Sicilie (1830-59), in seguito al bombardamento di
Messina (settembre 1848) da lui ordinato per reprimere i
moti rivoluzionarî.
[3] Propaganda
del fatto: l’Internazionale
anti-autoritaria, cioè coloro che preferirono Bakunin
a Marx/Engels,
preconizzò il ricorso ad una tattica che venne qualificata dalla propaganda
del fatto: “Propagare per mezzo di atti l’idea rivoluzionaria … Portare
l’azione sul territorio dell’illegalità … Ricorrere a mezzi che sono in
conformità con questo scopo ...” Di conseguenza l’internazionale consigliò,
a tutti i rivoluzionari, lo studio delle scienze tecniche e chimiche: I
lavoratori pratici non tardarono: gli anni ’90 del 19° secolo furono anni
"rumorosi.
[4] Il primo maggio 1886, a Chicago,
oltre 50.000 lavoratori proclamarono lo sciopero per imporre al padronato le
otto ore lavorative. In un clima di tensione, e di numerose provocazioni
poliziesche, si susseguirono cortei, comizi ed iniziative varie. Il 3 maggio,
davanti alle fabbriche Mc Cormick, in Haymarket square, si svolse un presidio
di lavoratori per impedire azioni di crumiraggio, durante il quale presero la
parola gli esponenti più importanti del movimento operaio, tra cui i militanti
anarchici, che consideravano la campagna per le otto ore solo come un primo
passo verso la rivoluzione sociale. Al termine dell'iniziativa, alcuni agenti
delle “forze dell'ordine” caricarono i manifestanti, iniziando a sparare
all'impazzata. Il risultato fu di quattro morti e centinaia di feriti. La
reazione operaia non si fece attendere ed il giorno seguente, 4 maggio, durante
un raduno di lavoratori/lavoratrici ed anarchici in solidarietà con i
lavoratori/lavoratrici in sciopero, ventimila manifestanti si ritrovarono in
Haymarket square, il luogo della strage. Gli anarchici, Spies, Parsons e
Fielden, parlarono alla folla, in un clima carico di tensione, ma
fondamentalmente pacifico e tranquillo. Incredibilmente, mentre Fielden stava
terminando il comizio, e quando l'evento sembrava destinato a terminare anche
per colpa della pioggia insistente, la polizia iniziò a caricare i
manifestanti. Nella confusione una bomba fu lanciata su un plotone di
poliziotti, opera probabilmente di un provocatore, che provocò la morte del poliziotto
Mathias J. Degan (secondo alcune fonti prima ci sarebbe stato lo scoppio della
bomba e in seguito la carica, invece la maggior parte dei siti anarchici
sostennero che prima ci sia stata la carica e nel trambusto sia scoppiata la
bomba). A questo punto le forze dell'ordine si sentirono legittimate a sparare
sulla folla e a proseguire nella carica con ancor maggiore violenza: vennero
ferite dozzine di persone; undici, fra cui sette agenti colpiti dal fuoco
amico, invece persero la vita. Questo fatto fu usato dalle istituzioni come
scusa per reprimere il movimento anarchico. Il processo che ne seguì portò alla
condanna a morte per impiccagione di sette anarchici (due di loro furono in
seguito graziati), poi riconosciuti innocenti, e ad una condanna a 15 anni. I
condannati, passati alla storia come "Martiri di Chicago", sono
ancora oggi ricordati come vittime della repressione contro anarchici e
sindacalisti.
[5] Édouard Drumontè stato un giornalista e scrittore
cattolico, antisemita e nazionalista francese.
[6] Il processo di Montjuïc è il nome
del processo militare istituito contro gli anarchici spagnoli dopo l'attentato
del 7 giugno 1896 a Barcellona, quando una deflagrazione durante la processione
religiosa del Corpus Domini provocò provocò 12 morti e 35 feriti. Nonostante in
quel periodo in Spagna vi fosse un un feroce clima anticlericale a causa della
collaborazione della Chiesa con la repressione dei movimenti sociali, non vi
erano prove alcune sui possibili autori dell'attentato, tuttavia il governo spagnolo
di Canovas diede avio ad un giro di vite che interessò soprattutto gli operai
anarchici catalani. In totale furono trattenute in stato d'arresto nel Castello
di Montjuic circa 400 persone, tra cui insegnanti come José López Montenegro e
Joan Montseny, propagandisti come Anselmo Lorenzo, Fernando Tarrida del Mármol,
Sebastià Sunye, Joan Baptista Esteve, Josep Llunas i Pujals e Teresa Claramunt,
e l'intellettuale Coromines Pere. Molti degli arrestati subirono crudeli
torture per estorcer loro confessioni e delazioni, "grazie" alle
quali 87 anarchici furono processati e poi in condannati a pene diverse (5 di
loro a morte).
[7] Joseph Tortelier era
un falegname, militante anarchico e sindacalista sostenitore dello sciopero generale.
[8] Ernest Gegout (Vézelise 16 marzo
1854 - 3 febbraio 1936); anarchico, poi repubblicano.
[9] L'11 marzo del 1892 Ravachol
mise una bomba nella casa del giudice di Clichy e il 27 marzo in casa del
procuratore. Nello stesso mese organizzò un attentato presso una caserma di Parigi. Gli attentati provocarono grossi
danni ma non fecero vittime.
[10] L'Intransigeant era un quotidiano
francese apparso a Parigi dal 1880 al 1948. Fu fondato nel luglio 1880 da
Eugène Mayer, direttore de La Lanterne, per Henri
Rochefort, che ne divenne il primo editore. Inizialmente era un giornale
dell'opposizione di sinistra, circa 70.000 copie furono stampate quando fu
creato nel 1880 e per un totale di 4 pagine vendute per 5 centesimi. Alleato
del boulangismo, si è evoluto rapidamente verso posizioni nazionaliste.
[11] Errico Malatesta (S.Maria Capua
Vetere, Caserta, 14 dicembre 1853 - Roma, 22 luglio 1932) è stato il teorico e
il rivoluzionario anarchico italiano più importante della storia
dell'anarchismo. Insieme a Pierre-Joseph
Proudhon, Michail
Bakunin, Benjamin Tucker e Petr Kropotkin è in assoluto uno degli anarchici
che hanno più di tutti diffuso nel mondo gli ideali dell'anarchia. In
giovanissima età abbracciò gli ideali repubblicani di Giuseppe Mazzini. Il 25
marzo 1868 venne convocato dalla questura di Napoli a causa di una lettera di
carattere sovversivo scritta a Vittorio Emanuele II; il 19 marzo 1870, non
ancora diciottenne, subì il primo di quella che sarebbe stata una lunga serie
di arresti, a seguito di una sommossa organizzata da un circolo studentesco
repubblicano dell'Università di Napoli. Nel 1871, dopo la Comune di
Parigi, abbandonò le idee repubblicane per abbracciare l'ideale anarchico;
nello stesso anno, insieme ad Andrea Costa, Carlo Cafiero Tino Zanardelli,
Celso Ceretti e Saverio Friscia, è tra i fondatori della federazione napoletana
dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Il 5 settembre 1872 giunse in Svizzera per
partecipare al Congresso di Saint-Imier; in quell'occasione divenne amico di Michail
Bakunin. Dopo il congresso iniziò un periodo di intensa attività
sovversiva: nel 1873 fu arrestato a Bologna; nel 1874 partecipò con un piccolo
gruppo ad un fallito tentativo di insurrezione a Bologna; venne arrestato poco
dopo a Pesaro. Il processo conseguente si risolse con l'assoluzione di tutti
gli imputati, risultando in una notevole popolarità per gli insorti e per
Malatesta in particolare. Nel 1875 visitò Bakunin
a Lugano. Fu delegato della Federazione italiana al Congresso dell'Internazionale
antiautoritaria di Berna del 26-29 ottobre 1876, Il 5 aprile 1877, formando
insieme a Carlo Cafiero ed altri ventiquattro esponenti dell'anarchismo
italiano la Banda del Matese, partì dalle pendici del Massiccio del Matese con
l'obbiettivo di dare il via ad un'insurrezione. Dopo alcuni giorni di
resistenza, visto l'imponente spiegamento di forze da parte del Regno d'Italia,
gli insorti furono arrestati e processati.
[12] Pëtr
Alekseevic Kropotkin (Mosca, 9
dicembre 1842 - Dmitrov, 8 febbraio 1921), è stato un
militante e teorico dell'anarchia, fautore della
"propaganda col fatto"[3], ed uno
dei primi sostenitori dell'anarco-comunismo. Per Kropotkin il comunismo è l'unico
sistema privo di contraddizioni sociali, poiché, secondo il principio «da
ognuno secondo le sue forze, ad ognuno secondo i suoi bisogni», abolisce la
schiavitù del salario e la dipendenza dal bisogno, mediante la spontanea azione
delle masse. Kropotkin, nella sua visione deterministica, è contrario alla
rivoluzione, tuttavia la ritiene fondamentale in certe epoche, in quanto mezzo
di accelerazione del processo evolutivo (Come già sottolineato la visione
meccanicista di Kropotkin non è schematica e rigida. Egli ritiene che è
l'azione cosciente delle masse a determinare i fini). Il comunismo
kropotkiniano vuole abolire non solo la differenza tra lavoro manuale e lavoro
intellettuale (come Bakunin)
ma anche quella tra città e campagna. Il comunismo anarchico è il «comunismo senza governo, quello
degli uomini liberi, è la sintesi dei due scopi ai quali mira l'umanità attraverso
i tempi: la libertà economica e la
libertà politica» ed è anche il completamento dell'anarchia, ovvero l'uguaglianza che completa la libertà. Il comunismo anarchico è per l'anarchico
russo l'opposto dell'individualismo esattamente come
il mutuo appoggio è l'esatto contrario della lotta per l'esistenza.
[13] Narcisse, Firmin, Victor Delorme
detto Eugène, nato il 2 settembre 1869 a Thieffrain (Aube), era un calzolaio,
anarchico di Troyes.
[14] Il Borinage è
un'area della provincia di Hainaut nella Vallonia in Belgio.
Questa regione è stata emblematica di tutta la valle
industriale della Vallonia e degli scioperi
generali belgi che spesso scoppiavano
nel Borinage. Come ad esempio lo sciopero
generale belga del 17 aprile 1893 che fu
iniziato dai Borainesi e finito
in una sanguinosa repressione con
gli scioperanti uccisi dalla Guardia Civile.
[15] I fasci siciliani, detti anche
fasci siciliani dei lavoratori, furono un movimento di massa di ispirazione
libertaria, democratica e socialista spontaneista, sviluppatosi in Sicilia dal
1889 al 1894 e diffusosi fra proletariato urbano, braccianti agricoli, minatori
e operai. Fu disperso solo dopo un duro intervento militare durante il governo
Crispi, avallato dal re Umberto I.
[16] Francesco Saverio Merlino (Napoli,
15 settembre 1856 - Roma, 30 giugno 1930), avvocato, è stato pensatore e
propagandista anarchico e socialista italiano.
[17] Émile Henry (Barcellona, 26
Settembre 1872 – Parigi, 21 Maggio 1894), è stato un anarchico
insurrezionalista francese. Fautore dell'azione diretta e della propaganda col
fatto[3], come Auguste Vaillant prima e Sante Caserio poi fu condannato a morte
tramite ghigliottina. Le azioni di Henry avevano fatto molto scalpore e sparso
il terrore tra la borghesia, perché con quel gesto era evidente che gli
anarchici potevano "distruggere" il potere. Era vero: nel 1894 Sante
Caserio uccise il presidente Carnot. Sempre quell'anno (12 febbraio 1894),
Henry scagliò una bomba anche contro il Cafè Terminus della stazione
Saint-Lazare con l'intenzione di vendicare l'esecuzione di Auguste Vaillant,
anarchico giustiziato dopo un simbolico attentato contro la Camera dei
Deputati. L'attacco alla stazione di Saint-Lazare provocò il ferimento di una
ventina di persone (una di queste morirà in seguito). Émile Henry tentò la
fuga, ma dopo un breve inseguimento venne fermato e processato a partire dal 27
aprile. Il processo contro Émile Henry si tenne a Parigi a partire dal 27
aprile 1894. Il giudice non gli diede nessuna attenuante, che peraltro egli
nemmeno cercava. Henry utilizzò il processo come cassa di risonanza per
spiegare prima perché sia diventato anarchico e poi cosa sia l'anarchia.
Condannato alla ghigliottina, la sentenza venne eseguita il 21 maggio del 1894.
Il suo boia si chiamava Louis Antoine Stanislas Deibler, lo stesso che aveva
ghigliottinato Ravachol e Auguste Vaillant e che in seguito ghigliottinò Sante
Caserio.
[18] Col nome di processo di Montjuic sono chiamati quei
processi militari che seguì l'attacco terroristico sulla processione del Corpus
Domini in Via Canvis Nous a Barcellona il 7 giugno del 1896 e che ha
causato 12 morti e circa 35 feriti. La repressione che ne seguì interessò
principalmente i lavoratori anarchici della Catalogna, con l’arresto di 400
persone. Tutto il processo si svolte presso il Castello di Montjuic, e furono
processate 87 persone. Le inchieste giudiziarie vennero condotte senza garanzie
di legge e le prove sono state basate su dichiarazioni dei principali
implicati, in particolare quelle del ilitante anarchicoTomás Ascheri, ottenute
sotto tortura ordinata dal luogotenente della Guardia Civile Narciso Portas
contro lo stesso Ascheri, Francesc Callís, Antoni Nogués, Josep Molas, Lluís
Mas, Sebastià Sunyé, Joan Baptista Ollé, Francesc Gana e il francese Joseph
Thiolouse. La sentenza definitiva è stata emessa dalla Corte Suprema della
Guerra e della Marina nel mese di aprile 1897 a Madrid. Ascheri, Nogués, Molas,
Mas e Joan Alsina sono stati condannati a morte e giustiziati il 3 di maggio
1897; sono stati condannati a 20 anni di carcere Francesc Callis, Antoni
Ceperuelo, Rafael Cusidó, Jacint Melich, Baldomero Oller, Josep Pons, Joan
Torrents, Josep Vila, Jaume Vilella e Sebastià Sunyé; sono stati condannati a
18 anni di carcere Joan Casanovas, Epifani Caus y Joan Baptista
Oller; a 10 anni e un giorno Antoni Costa, Francesc Lis, Josep Mesa
Mateu Ripoll, Joan Sala, Llorenç Serra e Cristòfol Soler; 63 furono assolti.
[19] Alfred Dreyfus (Mulhouse, 9 ottobre
1859 – Parigi, 12 luglio 1935) è stato un militare francese. Nel 1871 la
Francia era reduce dalla sconfitta
subita nella guerra
Franco-Prussiana, ed i rapporti interni erano ancora tesi. Nonostante il
processo si basasse su documenti palesemente falsi, Dreyfus fu condannato quale
estensore di una lettera indirizzata ad un ufficiale tedesco in cui venivano
rivelate importanti informazioni militari francesi. Nonostante l'esplodere del
caso, Dreyfus non fu interamente riabilitato prima del luglio 1906, grazie a un
verdetto della Corte di Cassazione.
[20] Sébastien Faure (Saint-Étienne, 6
gennaio 1858 - Royan 14 luglio 1942) è stato un pedagogista, un propagandista e
un militante anarchico francese. È stato uno dei principali sostenitori,
insieme al russo Voline (Vsévolod Mijáilovich Eichenbaum), della forma
organizzativa anarchica conosciuta come anarchismo di sintesi o sintetismo,
rifacendosi alla teoria dell'anarchismo senza aggettivi.
[21] Émile Pouget (Salles-de-Source,
Aveyron, Francia, 12 ottobre 1860 - Lozère, Francia, 21 luglio 1931), è stato
uno dei militanti anarchici più rappresentativi del movimento operaio francese.
Insieme a Fernand Pelloutier, tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, fu uno dei militanti anarchici che
maggiormente influenzò lo sviluppo delle tematiche sindacaliste rivoluzionarie.
[22] Octave Mirbeau (Trévières, Francia,
16 febbraio 1848 - Parigi, 16 febbraio 1917), scrittore, giornalista,
drammaturgo, critico d'arte, polemista anarchico e pittore francese.
[23] L'Aurore è stato un quotidiano
francese fondato a Parigi nel 1897. Il 1º ottobre 1897 Ernest
Vaughan, ex editore de L'Intransigeant, fondò L'Aurore, un
quotidiano d'orientamento repubblicano e socialista. La prima redazione era
composta da Arthur
Ranc, Bernard Lazare, Georges
Clemenceau, Urbain Gohier e Francis de Pressensé. Il 13 gennaio 1898 Émile
Zola pubblicò il celebre editoriale J'accuse ...! in forma di lettera
aperta al presidente della repubblica francese Félix Faure e che denunciava le
trame politico-militari nell'ambito dell'affaire omonimo. Negli anni dieci del XX secolo il giornale entrò in una
lenta ed inesorabile crisi che portò alla sua chiusura nei primi giorni
dell'agosto 1914.
[24] Le Journal du
Peuple è un quotidiano anarchico francese fondato nel 1870 da Henri
Rochefort,
Arthur
Arnould,
Louis Noir e Ulric
de Fonvielle. Le Journal du peuple fu pubblicato per due mesi (1 luglio 1870 - 6 settembre 1870). Fu sospeso nei
giorni precedenti la caduta
dell'Impero. Louis Matha revisionò il quotidiano nel 1899 (6 febbraio
1899 - 3 dicembre 1899) al momento dell'affare Dreyfus[19] oltre al Libertaire Illustré,
sostituendo Le Libertaire e Le Père Peinard per un anno. È stato
poi diretto da Sébastien Faure[20].
Situata in rue du Faubourg-Montmartre 17 a Parigi (1899), la redazione era composta da due squadre. La prima, solo con gli anarchici, era quello di garantire la
scrittura quotidiana. La quarta pagina, dedicata al movimento operaio, venne affidata a Fernand Pelloutier e al
segretario generale della Federazione rivoluzionaria dei ferrovieri, Eugène
Guérard. La seconda squadra era composta da scrittori e teorici tra cui
Aristide Briand, Octave Mirbeau, Pierre Quillard, Bernard Lazare, Pierre
Bertrand, Adolphe Rette, Francis de Pressense o Jean Psichari.
[25] Alexandre Marius Jacob è
stato un anarchico francese. Attraverso il furto ai danni di
ricchi borghesi, si adopera per
finanziare l'anarchismo movimento
anarchico francese. È una delle
possibili fonti di ispirazione per il personaggio romanzesco di Arsenio
Lupin, il ladro inafferrabile di Maurice
Leblanc. Fu un artista, inventore di nuove tecniche che ebbero poi numerosi
imitatori. Rimangono insuperati l'abilità nel
travestimento (spesso da prete), lo studio scientifico e le
esercitazioni pratiche su ogni tipo di cassaforte,
l'uso di un rospo come "palo" (aveva osservato che
queste bestiole cessano di gracidare quando si avvicina qualcuno). Questa
genialità diveniva spettacolare quando, rocambolescamente, riusciva ad evadere
dal carcere. In soli tre anni
(1900-1903) con la sua banda - I
lavoratori della notte - realizzò
oltre 150 "recuperi" ai danni di finanzieri, prelati e magistrati.
[26] Ramon Sempau i Barril (Barcellona,
1871-1909) è stato uno scrittore, avvocato e giornalista catalano. Influenzato
dal repubblicanesimo federale e dall'anarchismo. All'inizio del processo di
Montjuïc[6] del 1896, per evitare di essere processato a causa delle sue
critiche alle azioni delle autorità spagnole a Cuba, dovette fuggire in
Francia, dove fece domanda per la cittadinanza francese. Tuttavia, è stato
espulso per aver protestato davanti all'ambasciata spagnola.
[27] Francesc Ferrer i Guàrdia (Allela,
10 gennaio 1859 - Barcellona, 13 ottobre 1909), conosciuto anche come Francisco
Ferrer y Guardia (in spagnolo) o più semplicemente come Francisco Ferrer, fu un
libero pensatore pacifista e anticlericale, pedagogista libertario fondatore
della Escuela Moderna e anarchico catalano. Accusato ingiustamente di essere a
capo dell'ondata di violenza politica che aveva investito la Spagna durante la
cosiddetta Settimana Tragica (1909), fu processato e condannato a morte il 13
ottobre 1909.
[28] Pedro Vallina Martinez
(Guadalcanal, provincia di Siviglia, 1879 - Veracruz, Messico, 1970) era un
medico e anarchico spagnolo.
[29] La Bataille Syndicaliste,
pubblicata tra il 27 aprile 1911 e il 23 ottobre 1915, era una rivista
sindacale rivoluzionaria. La pubblicazione è generalmente descritta come
"l'organo non ufficiale" della Confederazione generale del lavoro
(CGT) per questo periodo.
[30] Les Temps Nouveaux è stato un
giornale anarchico francese fondato nel 1895 da Jean Grave e scomparso nel
1921. Al momento della sua interruzione, nell'agosto 1914, il titolo contava
982 numeri e due numeri speciali. Les Temps Nouveaux pubblicò anche 72 opuscoli
stampati in 10.000 copie. La maggior parte degli animatori del giornale,
precedentemente pacifista, si unì alle fila degli Alleati durante la Prima
guerra mondiale, in particolare attraverso il Manifesto dei Sedici e la
pubblicazione nel maggio 1916 di bollettini favorevoli alla Union sacrée.
[31] Biribi,
non è un luogo reale, è un termine informale che si riferisce ad un insieme di società disciplinari e di prigioni che stazionavano
in
Nord
Africa ,
allora colonia
francese ,
e per ricevere i soldati refrattari o indisciplinati dell'esercito
Francese. In queste prigioni, i soldati stavano
conducendo forza lavoro sottoposto ad un regime molto duro. Il suo nome deriva dal gioco
d'azzardo Biribi.
[32] L'Union
sacrée (La Sacra Unione) è il nome dato al movimento di riavvicinamento
politico che unì i francesi di tutte le tendenze (politiche o religiose) allo
scoppio della prima guerra mondiale.
[33] Jean Grave (Le Breuil-sur-Couze,
Francia, 16 ottobre 1854 - Vienne-en-Val, Francia, 8 dicembre 1939) è stato un
importante militante anarchico francese. Inizialmente socialista, diviene
anarchico dal 1880, quando cominciò a popolarizzare le idee di Kropotkin[12] e
ad essere particolarmente attivo in vari giornali, principalmente Le Révolté
di Élisée
Reclus. Durante la Prima guerra mondiale, si attira le ire di gran parte
del movimento anarchico firmando con Kropotkin[12] ed altri libertari un
Manifesto anarchico a favore della guerra.
[34] Il Manifesto chiamato “dei Sedici”,
dal numero (errato) dei firmatari, costituisce un cedimento clamoroso di fronte
alla linea primaria e insostituibile degli anarchici, di ogni anarchico, contro
la guerra. Su questo sono tutti concordi, non ci sono anarchici, oggi come
ieri, che trovano giustificazioni alla sua stesura. E allora? Come mai uomini
del calibro di Grave[33], Cornelissen, Malato e Kropotkin[12], per limitarsi ai
compagni più conosciuti, lo stesero e lo firmarono? La risposta non può essere
che una sola: fu un abbaglio, ma un abbaglio consequenziale. Un abbaglio,
perché credere di partecipare a una guerra “dalla parte giusta” non è
possibile, non esistendo guerre giuste. Consequenziale, perché derivante
logicamente dall’ipotesi quantitativa fondata sulla logica dell’aggiunta o,
come l’abbiamo definita, dell’“a poco a poco”. Il determinismo, in salsa
marxista o positivista, risulta sempre indigesto.
[35] Christiaan Gerardus Cornelissen (30
agosto 1864-21 gennaio 1942) fu uno scrittore,
economista e sindacalista olandese.
[36] Henri Fuss o Henri Fuss-Amoré o
Henri Amoré (cognome di sua madre), nato il 4 agosto 1882 a Schaerbeek e morto
nel settembre 1964 a Bruxelles, è stato fino alla prima guerra mondiale una
figura di spicco nel movimento sindacale rivoluzionario e libertario belga.
[37] Jacques
Guérin, Nato intorno al 1884, morì nella notte tra il 19 e il 20 gennaio
1920, era un anarchico e segretario del gruppo del
Temps nouveaux[29] di Jean Grave[33].
[38] Charles-Ange Laisant, nato il 1
novembre 1841 a Indre vicino a Nantes, morto il 5 maggio 1920 ad
Asnières-sur-Seine, era un soldato francese, matematico e politico repubblicano
radicale, boulangista negli anni 1880 e Dreyfussiano[19] alla fine degli anni
Novanta dell'Ottocento, deputato della Loire-Inférieure dal 1876 al 1885 e
della Senna dal 1885 al 1893. Dal 1893 alla morte, sotto l'influenza del figlio
Albert, divenne anarchico.
[39] François Le Levé, nato il 13
novembre 1882 a Locmiquélic (Morbihan) e morto il 20 giugno 1945 al suo ritorno
dalla deportazione, fu un produttore di caldaie e anarco-sindacalista francese.
[40] Jules Moineau, nato il 16 gennaio
1858 a Liegi (Belgio) 1, e morto il 18 settembre 1934 a Rodange (Lussemburgo),
fu un attivista repubblicano, poi collettivista e infine anarchico belga.
[41] Hussein Dey è questa la località
algerina che venne presa per il nome di una persona. Si tratta di un comune
della Wilaya di Algeri in Algeria, situato nella periferia orientale di Algeri.
[42] Sanshirō Ishikawa (; nato il 23
maggio 1876 nella prefettura di Saitama; morto il 28 novembre 1956) era uno
scrittore giapponese, socialista e anarchico dei periodi Taishō e Shōwa. Dopo
il tradimento del 1910, che portò alla condanna a morte di molti socialisti
giapponesi, Ishikawa rimase in Europa dal 1913 al 1920. Questo fu il momento in
cui si allontanò dalla politica attiva e dal movimento operaio, si occupò di
teorie politiche, si allontanò dal socialismo cristiano e si interessò
all'anarchismo. A Parigi ha firmato il Manifesto des Seize.
[43] Il principe Varlam Tcherkezishvili
era un attivista anarchico e giornalista georgiano di nazionalità russa, nato a
Tbilisi il 15 settembre 1846 e morto a Londra il 18 agosto 1925. Era anche
conosciuto come Warlaam Tcherkesoff, Varlaam Čerkezov o Varlam Cherkezov
secondo il significato russo. Fu coinvolto prima nel movimento comunista
libertario internazionale, poi nel movimento di liberazione nazionale
georgiano.
[44] Emma Goldman (Kovno, 29 giugno 1869
- Toronto, 14 maggio 1940), è stata un'attivista femminista e anarchica di
cultura ebreo-lituana e di nazionalità russa.