BENOÎT
MALON
Benoit Malon è nato a Précieux[1]
il 23 giugno 1841, ed è stato un giornalista, un politico e uno scrittore. Ha
giocato un ruolo importante nella storia del movimento operaio internazionale
e, soprattutto, francese.
Nato in una numerosa famiglia, era figlio di
braccianti, rimase presto orfano e, per quanto avesse propensione allo studio,
dovette trovare lavoro come pastore e bracciante nelle aziende agricole della
regione (guardiano di tacchini e maiali). Malon, fu ospite del fratello Jean, un
istitutore che gli fornì un'istruzione primaria e poi lo mandò a Lione in una
scuola cattolica per prepararsi al seminario. Non essendo credente, rinunciò al
seminario e nel 1863, a ventidue anni, si recò a Parigi a piedi, come molti
giovani della sua generazione.
Il militante parigino
Dopo alcuni giorni difficili per le strade della
città, senza soldi e niente da mangiare, trovò lavoro in un atelier nella
vicina Puteaux[2] come tintore, dove conobbe le dure
condizioni dei lavoratori del Secondo
Impero, che lavoravano dieci o undici ore al giorno. Uno dei primi membri
dell’Internazionale,
l'operaio bronzista Zephyrin
Camélinat, andò a trovarlo nello stabilimento di Puteaux, trovandolo con i
piedi nell’acqua, mentre puliva l’atelier. Camélinat
gli parlò dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, l’A.I.T.
di cui era aderente. Lo coinvolse talmente tanto che Benoit Malon si iscrisse
all’A.I.T..
Benoit incontrò, grazie a degli amici in comune, la
scrittrice femminista Léodile
Champseix (André Léo) vedova di Grégoire Champseix, dove in un suo romanzo,
Un mariage scandaleux (Un matrimonio scandaloso), mise in scena un personaggio
che sembrava essere proprio Benoît Malon; i loro amici li fecero conoscere e i
due si innamorarono. L'influenza politica della scrittrice femminista fu
decisiva. Benoit Malon venne influenzato anche dall’editore, filosofo e politico
francese Pierre Leroux e anche dall’anarchico Elisée
Reclus, il grande geografo autore della Geografia universale. In quel
periodo il giovane Benoit aveva grande appetito di lettura e scrittura, una
sorta di febbre del conoscere, capire ed essere capiti.
Benoît Malon giovane |
Nel 1866 Malon organizzò il grande sciopero degli
operai tintori di Puteaux, dopo di che, sempre a Puteaux, creò una cooperativa
di lavoratori che fu anche una società mutualista di risparmio e di credito,
chiamata La Revendication; Benoît ne fu il vice presidente. Nel settembre dello
stesso anno, divenne delegato al Congresso dell’A.I.T.
a Ginevra. Sempre nel 1866, fu condannato a tre mesi di carcere
Divenuto con Eugène
Varlin uno dei dirigenti della sezione francese della Prima Internazionale (A.I.T.), Benoit Malon in questo periodo, assunse il compito
di dirigere, di introdurre in provincia e, dopo il 1867, di mantenere in
clandestinità l'Associazione Internazionale dei Lavoratori, vietata nel frattempo dal regime
napoleonico. Malon e i suoi amici Camélinat
e Varlin
furono i nuovi leader dell'Internazionale.
Parteciparono insieme ai primi congressi dell'A.I.T.
a Ginevra e Basilea.
Proudhoniani[3] rivoluzionari, associarono l'azione
politica e la rivendicazione sociale. Così, viaggiarono attraverso la Francia
per sostenere la grande ondata di scioperi degli anni 1869-1870 e contribuendo
ad aprire diverse sezioni dell’Internazionale
nel nord (Lille, Robubaix, Tourcoing), e nel centro (Fourchambault, Le Creusot).
Nel 1870 collaborò al giornale di Henri
Rochefort La
Marseillaise, e ne fu l’inviato speciale a Le Creusot,
per seguire gli scioperi dei
minatori del 1870. Per il quotidiano scrisse una serie di articoli in cui
parlava del grande sciopero
delle fabbriche Schneider di Creusot, rendendosi conto che per la prima
volta gli operai misero in discussione il potere dei grandi padroni delle
ferriere Schneider. Come giornalista manifestò un innegabile talento per
l'osservazione e la scrittura. Ha denunciato il potere assoluto dei padroni e
la pressione sugli scioperanti; raccontò con gran calore i dibattiti nel
tribunale penale di Autun[4] durante il processo agli scioperanti,
con la relazione del Procuratore imperiale che non ha mai menzionato i salari
dei lavoratori, evidenziando, invece, la loro ingratitudine [… sic! …] verso il
padrone.
Gli articoli di Benoit Malon, che da inviato del
giornale La
Marseillaise scrisse sugli scioperi di Le Creusot,
furono clamorosi e si rivelano allora al mondo della stampa e della politica.
A Le Creusot,
non fu solo un giornalista a scrivere quegli articoli, ma anche l'uomo dell’Internazionale
e Jean-Baptiste
Dumay, uno dei leader degli operai nella cittadina Creusottiana, disse in
seguito, di avere un grande debito nei confronti di Benoît Malon.
Poco dopo, Malon fece l’esperienza della prigione
politica, venendo condannato ad un anno, nel luglio del 1870, per la
ricostituzione della società segreta (l’Internazionale
nel frattempo era stata sciolta). Imprigionato nel carcere
di Sainte-Pelagie, ricevette le visite di Léodile
Champseix che, nel frattempo, partecipava attivamente agli incontri
pubblici che prepararono le basi della Comune di
Parigi e organizzò il movimento di protesta delle donne. In prigione,
Benoit Malon firmò l'appello alla chiamata internazionale degli operai francesi
e tedeschi a stare contro la guerra
franco-prussiana. Ma l'appello ebbe poca risonanza.
Dopo la sconfitta
francese a Sedan e la resa di Napoleone
III,
la proclamazione
della Repubblica, il 4 Settembre 1870, Benoit Malon venne rilasciato.
Proclamazione della Commune 28 marzo 1871 |
L’eletto della Comune
Il posto che occupò nel movimento operaio si spiega
anche con il ruolo che ebbe durante l'Année Terrible 1870/1871, con l'assedio
di Parigi e la Comune.
Durante l'assedio
di Parigi organizzò con Varlin
l'assistenza pubblica ai più bisognosi, alle vittime della miseria. Membro del Comitato
centrale dei venti arrondissements e vicesindaco del 17°
arrondissement (la circoscrizione Batignolles, a nord ovest del capoluogo
francese); il 6 gennaio 1871, firmò il testo dell’”Affiche
rouge", il manifesto rosso che denunciava "l’incapacità" e
"tradimento" del governo.
La sua crescente popolarità lo fece eleggere deputato
della Senna nell'Assemblea Nazionale, l'8 febbraio 1871 come socialista
rivoluzionario; nello stesso mese votò contro la cessione dell’Alsazia e della
Lorena alla Germania. L’internazionalismo è incompatibile con il patriottismo,
e i repubblicani, attorno a Gambetta,
erano animati da un patriottismo vibrante; con Victor
Hugo, Henri
Rochefort e con diversi membri repubblicani, diede le dimissioni
dall’Assemblea per protesta contro i preliminari del trattato di pace, che sarà
poi firmato a Francoforte il 10
maggio 1871, che prevedeva, appunto, la cessione dell’Alsazia e della
Lorena.
Il 18
marzo 1871, il giorno che scoppiò la
rivolta della Comune, dalla Loira, tornò a Parigi.
Come la maggior parte membri dell’Internazionale,
non volle lo scontro con il governo di Thiers
installato a Versailles;
Egli voleva evitare la guerra civile perché pensava che lo scontro avrebbe
rischiato di schiacciare il movimento operaio che in quel periodo si stava
organizzando. Ma quando avvenne la rottura tra le fazioni del pro e contro
l’insurrezione, Benoit si schierò con gli insorti.
Il 26
marzo fu eletto al Consiglio
della Comune, divenne sindaco del quartiere di Batignolles e, in seguito fu
membro della Commissione Lavoro, Scambio e dell'industria, insieme a Fränkel.
Oltre al suo mandato, fu anche responsabile della gestione del suo
arrondissement. Volle promuovere le cooperative di lavoratori.
All'interno della Comune,
per l'attaccamento alla democrazia, Benoit Malon si trovò nella minoranza che
si oppone alla creazione di un Comitato
di salute pubblica che, per salvare la situazione, avrebbe potuto
esercitare un potere dittatoriale. Con Léodile
Champseix, che nel frattempo aveva adottato lo pseudonimo di André Léo,
scrisse, per conto della Comune, ai
lavoratori delle campagne, cercando di coinvolgere i contadini alla causa della
Comune.
Fu lui che nominò Rossel,
un capitano dell'esercito di Bazaine che aderì alla Comune,
come comandante militare dei federati.
Durante la "Settimana
sanguinante" (21-28
Maggio 1871), in quel contesto di guerra civile, il suo compito era
difficile. Così, organizzò la difesa di Batignolles dove combatté sulle
barricate fino all'ultimo giorno.
1880 circa |
Esilio
Benoit Malon sfuggì alla repressione in quanto, dopo
la fine della Comune,
riuscì subito a lasciare la Francia. Pochi mesi dopo venne condannato in
contumacia, da parte del 3°
Consiglio di guerra di Versailles, all'esilio perpetuo: sembra che una
dichiarazione resa a suo favore da parte di uno degli ostaggi della Comune, un
preside di scuola superiore che venne a testimoniare in suo favore, gli evitò
la condanna a morte.
Riuscì a mettersi in salvo raggiungendo la Svizzera,
dove André
Léo lo raggiunse a Lugano. Come per tutti gli esuli, l'inserimento in un
nuovo paese è difficile e l'esistenza precaria. Tuttavia, riprese
immediatamente la sua attività politica entrando a far parte della sezione
centrale di Ginevra dell’A.I.T..
In un momento in cui l'Internazionale
era combattuta tra marxisti
e bakuniani,
all’inizio assunse un posizione conciliatrice nello scontro fra Marx e Bakunin,
ma nel dicembre 1871 si avvicinò alle posizioni dell'anarchico Bakunin,
aderendo alla Federazione
del Giura, di tendenza bakuninista,
appunto, schierandosi contro l'autoritarismo di Marx
che fu paragonato da André Léo
a ... Bismarck!
Si recò molte volte in Italia dove sostenne le
correnti progressive del socialismo transalpino. A Milano, Torino, Palermo o
Lugano, collaborò a stretto contatto con Enrico Bignami[5]
e Andrea Costa[6].
Costituì quindi, all'interno del movimento operaio
internazionale, una vera e propria rete composta da leader italiani, svizzeri
(James Guillaume[7]), belgi (Caesar de Paepe[8]), tedeschi (Eduard Bernstein[9]) ... Poi iniziò a scrivere molto. La
terza sconfitta del proletariato francese (1871) che fu la sua testimonianza
sulla Comune,
e Spartacus (1873), un romanzo storico sulla famosa rivolta degli schiavi, sono
stati riscoperti recentemente.
Nel marzo del 1872 si spostò a Neuchâtel per
esercitarvi il mestiere di panieraio, e prese a collaborare al Bulletin de
la fédération jurassienne. Dopo aver partecipato in maggio al 2° Congresso
della Federazione a Le Locle, al V Congresso dell’A.I.T.,
svoltosi in settembre all’Aja, venne proposta la sua espulsione
dall’associazione, che tuttavia non venne accettata. A Neuchâtel pubblicò La
troisième défaite du Prolétariat français (La
terza sconfitta del proletariato francese), una delle opere più
importanti sulla Comune.
Nel luglio 1872 è diventato il compagno di André Léo,
convivendo con lei a Lugano e a Chiasso.
Nell’agosto del 1873 iniziò il primo dei suoi due
soggiorni palermitani. A Palermo lavorò come correttore di bozze ed iniziò a
collaborare ad Il Povero, orientandolo verso le sue posizioni socialiste
evoluzioniste. Posizioni alle quali conquistò anche La Lince, sempre di
Palermo, e Lo Scarafaggio di Trapani. In seguito si trasferì a Milano ed
avviò la sua collaborazione a La Plebe di Enrico Bignami[5]. In
rappresentanza di questa partecipò nel capoluogo lombardo al Congresso degli
economisti del gennaio 1875; dal febbraio prese a pubblicarvi le sue
positivistiche Lettere sul socialismo contemporaneo; e dopo l’avvio della
polemica originata dai falliti moti bolognesi dell’agosto 1874, iniziò una
puntigliosa diatriba con le posizioni anarchiche. Sul finire del 1875 fu tra i
fondatori della Sezione internazionalista del Ceresio, assieme a Tito
Zanardelli[10], Lodovico Nabruzzi[11]
e Joseph Favre[12], apertamente polemica nei confronti
dell’insurrezionalismo anarchico. Raggiunto da un decreto di espulsione, nel
gennaio del 1876 emigrò a Lugano. In aprile partecipò alla conferenza della
sezione, caratterizzandola sempre più come centro propulsore di un socialismo
gradualistico, legalitario ed evoluzionista. In novembre ritornò a Palermo,
riprese il lavoro di tipografo, e la redazione della sua Histoire du
socialisme; ma nel febbraio del 1877 fu nuovamente raggiunto da un ordine di
espulsione. Rifugiatosi a Tunisi, potè tuttavia rientrare in Italia grazie
all’intercessione di alcuni deputati liberali. Dopo aver trascorso la
primavera-estate a Cagliari, dove proseguì ed accentuò la sua polemica con gli
anarchici, nel settembre 1877 si stabilì nuovamente in Svizzera. A Lugano entrò
in contatto col filantropo socialista Karl Höchberg[13]
e col suo segretario Eduard Bernstein [9], ed accettò di collaborare alle sue
iniziative editoriali: dapprima alla sua rivista berlinese Zukunft, poi alla
zurighese Jahrbuch für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik. Nello stesso
periodo, gennaio 1878, pubblicò la rivista di breve durata Le Socialisme
progressif, improntata ad un socialismo umanitario e riformista. Sempre con
l’aiuto finanziario di Höchberg, pubblicò a Lione e a
Parigi per breve tempo, a partire dal gennaio 1880, la Revue socialiste. Seguì
ed appoggiò inoltre la svolta di Andrea Costa [6], e partecipò alla redazione
della sua nuova Rivista internazionale del socialismo.
Benoît Malon, la barbe du parti, L'Illustration, congresso socialista di Saint-Etienne, 1882 |
"La barba del partito"
Grazie all’amnistia,
nel luglio 1880 poté rientrare a Parigi. Prese allora a dirigere La
Marseillaise de Lyon, fondò L’Emacipation sociale ed in seguito
aderì al Partito operaio francese. Dapprima collaborò con L’Egalité e la
corrente “marxista"
di Jules
Guesde, poi, nel 1882 presiedette il congresso socialista di Saint-Etienne
che vide la rottura tra i riformisti di Paul
Brousse e i marxisti
di Jules
Guesde. Uomo di riflessione, fu contrario al settarismo e si sentiva a
disagio nello stare nelle catene di un'organizzazione. Per questo motivo
interruppe i i rapporti con Guesde,
diventando con Brousse
uno degli esponenti più in vista della corrente "possibilista". Il
suo socialismo era pluralista, aperto a tutte le diversità. Fondò la Revue
Socialiste (Revisione Socialista), crocevia di idee e tendenze, un
laboratorio di riflessione e di ricerca: in questa rivista scrissero socialisti
di tutte le tendenze, spesso opposte, del socialismo francese. In questa veste
contribuì significativamente all’affermazione del suo programma al Congresso di
Reims dell’ottobre-novembre 1881, e all’espulsione dei guesdisti al successivo
Congresso di Saint-Etienne
del settembre 1882. Dopo aver partecipato alla Conferenza internazionale operaia
di Parigi, nell’ottobre-novembre 1883, si allontanò tuttavia anche da Brousse.
Iniziò allora a collaborare a numerosi giornali: a La semaine socialiste,
a Le Proletariat, al foglio italiano L’Evoluzione, pubblicato a
Nicotera dal socialista calabrese Antonino De Bella, e nel 1885 con i suoi
fedeli ed ex Comunardi
(Zéphyrin
Camélinat, Francis
Jourde, Elie May
...), riprese anche a far uscire La Revue socialiste, che continuerà poi
sino al 1914. Fu su questa rivista che uscì a puntate l’opera sua più famosa, Le
socialisme intégral, riedito poi a Parigi in due volumi nel 1891-92.
Tuttavia, l'agitazione dei boulangisti[14]
divise la rivista. Consapevole dei pericoli di tale avventura, Malon ed i suoi
amici radunarono il campo repubblicano che creò, nel maggio 1888, una Società
per i diritti dell'uomo e dei cittadini per difendere il regime.
Inoltre, si affermò come uno dei pensatori del
socialismo francese. Collaborò quindi con diversi giornali, alcuni dei quali
pubblicarono la sua rubrica lunedì socialista.
Già membro della massoneria, esplicò sino alla morte
un’intensa attività giornalistica collaborando a vari periodici francesi (La
Revue moderne, L’Oevre socialiste, La Question sociale), come
anche a La Rivista calabrese fondata dal socialista (anarchico)
calabrese Giovanni Domanico nel 1885. Dopo aver ancora partecipato a Bruxelles
nel 1891 al 2° Congresso dell’Internazionale.
Benoit Malon ha pubblicato molti libri, tra cui: Le
Socialisme intégral (1891), in cui sostenne la creazione di un
ministero della Previdenza sociale.
Affetto da un tumore alla gola, morì, ad
Asnières-sur-Seine, nel dipartimento dell'Hauts-de-Seine nella regione
dell'Île-de-France, il 13 settembre 1893; 10000 persone accompagnarono il suo
corpo al cimitero di Pere
Lachaise, dove fu sepolto nella divisione 76. Nel 1913, di fronte al muro
federati, è stato costruito un monumento per raccogliere le sue ceneri.
Egli riassunse la sua linea politica personale nella
frase “siamo rivoluzionari quando le circostanze lo esigono e riformisti
sempre”.
[3] Per proudhoniani s’intendono
definire i seguaci del filosofo francese Pierre-Joseph
Proudhon, fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo, da molti
studiosi inserito impropriamente nell’ambito di quello che Marx
definì socialismo utopistico. L’anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una
società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che pone al centro
i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati. Gli elementi
basilari dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il
controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non
del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli
insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc.
[4] Nel dipartimento della
Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[5] Enrico Bignami è stato un
giornalista e politico italiano. Ha fondato a Lodi il giornale La plebe, si
interessò agli avvenimenti in seno alla Prima Internazionale. Decisamente
anti-anarchico, si avvicinò a Marx ed
Engels di cui divenne corrispondente. Nel 1876 riuscì a creare intorno a sé e
ad Osvaldo Gnocchi-Viani (1837-1917) un movimento evoluzionista che si costituì
in Federazione Alta Italia dell'Internazionale.
Fallito il tentativo di convertire gli anarchici al socialismo elettoralistico,
strinse rapporti con le prime organizzazioni operaie milanesi e fu di stimolo
alla nascita del Partito Operaio Italiano. Iscritto poi al Partito Socialista
Italiano, non fece mai attività politica ma, esiliato definitivamente a Lugano
- dove si occupò professionalmente della rete del gas e di materiale elettrico
-, cercò di diffondere gli ideali del pacifismo attraverso la rivista
Coenobium, pubblicata a Lugano dal 1906 al 1919, cui collaborò tra l'altro il
socialista e filosofo Giuseppe Rensi.
[6] Andrea Costa (Imola, 30
novembre 1851 – Imola, 19
gennaio 1910) è stato inizialmente
anarchico protagonista di numerose iniziative insurrezionali in Italia (Bologna, Banda del Matese ecc.), successivamente passò al socialismo
parlamentare diventando il primo deputato socialista della storia d' Italia.
[7] James Guillaume (Londra, 16 febbraio 1844 - Préfargier, 20
novembre 1916), scrittore e anarchico svizzero, è stato tra i principali
esponenti dell'Internazionale
anarchica fondata a Saint-Imier nel 1872 e dell'anarchismo svizzero. James
Guillaume partecipa attivamente all'attività del movimento internazionalista,
ma ben presto, in sintonia con la maggioranza degli internazionalisti del
Giura, giunge alla conclusione che la classe operaia doveva pretendere di più
che il semplice riformismo. Il congresso dell'Internazionale
a Losanna e quello della Lega
per la Pace e la Libertà a Ginevra, tenutosi nel 1867, convincono
definitivamente l'anarchico svizzero della necessità della rivoluzione sociale.
Il salto ideologico definitivo, lo compie insieme a gran parte dei militanti
del Giura quando in Svizzera giunge, nel 1869, il carismatico anarchico russo Michail
Bakunin. Guillaume si convince così in maniera definitiva che l'eguaglianza
non può realizzarsi che in assenza di Stato. Guillaume si dedica anima e corpo
all'Internazionale.
dall'11 aprile 1870 diviene redattore de «La Solidarité», organo della
federazione romanda dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, e poi viene anche espulso con Bakunin
dall'Internazionale
a causa del suo ruolo preponderante nell'ambito della Federazione
del Giura. Si tratta di una prima piccola scissione interna al movimento
internazionalista che anticipa quanto si concretizzerà nel 1872. James
Guillaume muore il 20 novembre 1916
a Préfargier (Svizzera) e viene inumato a Parigi presso
il cimitero di Montparnasse.
[8] César De Paepe (12 luglio 1841 Ostenda, Belgio - 1890
Cannes, Francia) era un medico e un importante sindacalista il cui lavoro
influenzò fortemente gli operai industriali del mondo e il movimento
sindacalista in generale.
[9] Eduard Bernstein (Berlino, 6
gennaio 1850 – Berlino, 18 dicembre 1932) è stato un politico, filosofo e
scrittore tedesco, teorico del revisionismo del marxismo.
[10] Tito Zanardelli era un
giornalista e anarchico italiano. Dapprima sostenitore della rivoluzione, in
seguito divenne più moderato e sostenne i mezzi legali per raggiungere gli
obiettivi dei lavoratori.
[11] Lodovico Nabruzzi era un
giornalista e anarchico italiano. Ha svolto un ruolo di primo piano nei dissidi
tra i rivoluzionari e socialisti italiani evoluzionisti. Trascorse diversi anni
in esilio in Svizzera e in Francia, spesso costretto a svolgere lavori umili e
spesso nei guai con le autorità.
[13] Karl Höchberg era uno
scrittore, editore ed economista tedesco riformista sociale, con una famiglia
ebrea, che recitava sotto gli pseudonimi Dr. Ludwig Richter e R.F. Seifert. Nel
1876 divenne membro del Partito socialdemocratico dei lavoratori della Germania.
[14] Il boulangismo fu un movimento
politico francese del tardo diciannovesimo secolo (1886 - 1891) che costituiva
una minaccia per la Terza Repubblica Francese. Il
suo nome deriva dal generale Georges Boulanger, un soldato che divenne ministro
della Guerra, ottenne una grande popolarità per le sue riforme e disturbò il
governo per i suoi discorsi di guerra. Boulanger era diventato un nuovo eroe. Il
governo lo depose come ministro della Guerra nel 1889, il che indusse Boulanger
a dichiarare la lotta alla Terza Repubblica. Secondo
Mommsen, Boulanger divenne il portavoce dei gruppi insoddisfatti nella società.
Formò una coalizione di gruppi eterogenei all'insegna
di un nazionalismo fanatico e della sua persona.