venerdì 26 luglio 2019

02-14-MA05 – Benoît MALON

BENOÎT MALON


Benoit Malon è nato a Précieux[1] il 23 giugno 1841, ed è stato un giornalista, un politico e uno scrittore. Ha giocato un ruolo importante nella storia del movimento operaio internazionale e, soprattutto, francese.
Nato in una numerosa famiglia, era figlio di braccianti, rimase presto orfano e, per quanto avesse propensione allo studio, dovette trovare lavoro come pastore e bracciante nelle aziende agricole della regione (guardiano di tacchini e maiali). Malon, fu ospite del fratello Jean, un istitutore che gli fornì un'istruzione primaria e poi lo mandò a Lione in una scuola cattolica per prepararsi al seminario. Non essendo credente, rinunciò al seminario e nel 1863, a ventidue anni, si recò a Parigi a piedi, come molti giovani della sua generazione.


Il militante parigino

Dopo alcuni giorni difficili per le strade della città, senza soldi e niente da mangiare, trovò lavoro in un atelier nella vicina Puteaux[2] come tintore, dove conobbe le dure condizioni dei lavoratori del Secondo Impero, che lavoravano dieci o undici ore al giorno. Uno dei primi membri dell’Internazionale, l'operaio bronzista Zephyrin Camélinat, andò a trovarlo nello stabilimento di Puteaux, trovandolo con i piedi nell’acqua, mentre puliva l’atelier. Camélinat gli parlò dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, l’A.I.T. di cui era aderente. Lo coinvolse talmente tanto che Benoit Malon si iscrisse all’A.I.T..
Benoit incontrò, grazie a degli amici in comune, la scrittrice femminista Léodile Champseix (André Léo) vedova di Grégoire Champseix, dove in un suo romanzo, Un mariage scandaleux (Un matrimonio scandaloso), mise in scena un personaggio che sembrava essere proprio Benoît Malon; i loro amici li fecero conoscere e i due si innamorarono. L'influenza politica della scrittrice femminista fu decisiva. Benoit Malon venne influenzato anche dall’editore, filosofo e politico francese Pierre Leroux e anche dall’anarchico Elisée Reclus, il grande geografo autore della Geografia universale. In quel periodo il giovane Benoit aveva grande appetito di lettura e scrittura, una sorta di febbre del conoscere, capire ed essere capiti.
Benoît Malon giovane
Nel 1866 Malon organizzò il grande sciopero degli operai tintori di Puteaux, dopo di che, sempre a Puteaux, creò una cooperativa di lavoratori che fu anche una società mutualista di risparmio e di credito, chiamata La Revendication; Benoît ne fu il vice presidente. Nel settembre dello stesso anno, divenne delegato al Congresso dell’A.I.T. a Ginevra. Sempre nel 1866, fu condannato a tre mesi di carcere
Divenuto con Eugène Varlin uno dei dirigenti della sezione francese della Prima Internazionale (A.I.T.), Benoit Malon in questo periodo, assunse il compito di dirigere, di introdurre in provincia e, dopo il 1867, di mantenere in clandestinità l'Associazione Internazionale dei Lavoratori, vietata nel frattempo dal regime napoleonico. Malon e i suoi amici Camélinat e Varlin furono i nuovi leader dell'Internazionale. Parteciparono insieme ai primi congressi dell'A.I.T. a Ginevra e Basilea.
Proudhoniani[3] rivoluzionari, associarono l'azione politica e la rivendicazione sociale. Così, viaggiarono attraverso la Francia per sostenere la grande ondata di scioperi degli anni 1869-1870 e contribuendo ad aprire diverse sezioni dell’Internazionale nel nord (Lille, Robubaix, Tourcoing), e nel centro (Fourchambault, Le Creusot).
Nel 1870 collaborò al giornale di Henri Rochefort La Marseillaise, e ne fu l’inviato speciale a Le Creusot, per seguire gli scioperi dei minatori del 1870. Per il quotidiano scrisse una serie di articoli in cui parlava del grande sciopero delle fabbriche Schneider di Creusot, rendendosi conto che per la prima volta gli operai misero in discussione il potere dei grandi padroni delle ferriere Schneider. Come giornalista manifestò un innegabile talento per l'osservazione e la scrittura. Ha denunciato il potere assoluto dei padroni e la pressione sugli scioperanti; raccontò con gran calore i dibattiti nel tribunale penale di Autun[4] durante il processo agli scioperanti, con la relazione del Procuratore imperiale che non ha mai menzionato i salari dei lavoratori, evidenziando, invece, la loro ingratitudine [… sic! …] verso il padrone.
Gli articoli di Benoit Malon, che da inviato del giornale La Marseillaise scrisse sugli scioperi di Le Creusot, furono clamorosi e si rivelano allora al mondo della stampa e della politica.
A Le Creusot, non fu solo un giornalista a scrivere quegli articoli, ma anche l'uomo dell’Internazionale e Jean-Baptiste Dumay, uno dei leader degli operai nella cittadina Creusottiana, disse in seguito, di avere un grande debito nei confronti di Benoît Malon.
Poco dopo, Malon fece l’esperienza della prigione politica, venendo condannato ad un anno, nel luglio del 1870, per la ricostituzione della società segreta (l’Internazionale nel frattempo era stata sciolta). Imprigionato nel carcere di Sainte-Pelagie, ricevette le visite di Léodile Champseix che, nel frattempo, partecipava attivamente agli incontri pubblici che prepararono le basi della Comune di Parigi e organizzò il movimento di protesta delle donne. In prigione, Benoit Malon firmò l'appello alla chiamata internazionale degli operai francesi e tedeschi a stare contro la guerra franco-prussiana. Ma l'appello ebbe poca risonanza.
Dopo la sconfitta francese a Sedan e la resa di Napoleone III, la proclamazione della Repubblica, il 4 Settembre 1870, Benoit Malon venne rilasciato.


Proclamazione della Commune 28 marzo 1871
L’eletto della Comune

Il posto che occupò nel movimento operaio si spiega anche con il ruolo che ebbe durante l'Année Terrible 1870/1871, con l'assedio di Parigi e la Comune. Durante l'assedio di Parigi organizzò con Varlin l'assistenza pubblica ai più bisognosi, alle vittime della miseria. Membro del Comitato centrale dei venti arrondissements e vicesindaco del 17° arrondissement (la circoscrizione Batignolles, a nord ovest del capoluogo francese); il 6 gennaio 1871, firmò il testo dell’”Affiche rouge", il manifesto rosso che denunciava "l’incapacità" e "tradimento" del governo.
La sua crescente popolarità lo fece eleggere deputato della Senna nell'Assemblea Nazionale, l'8 febbraio 1871 come socialista rivoluzionario; nello stesso mese votò contro la cessione dell’Alsazia e della Lorena alla Germania. L’internazionalismo è incompatibile con il patriottismo, e i repubblicani, attorno a Gambetta, erano animati da un patriottismo vibrante; con Victor Hugo, Henri Rochefort e con diversi membri repubblicani, diede le dimissioni dall’Assemblea per protesta contro i preliminari del trattato di pace, che sarà poi firmato a Francoforte il 10 maggio 1871, che prevedeva, appunto, la cessione dell’Alsazia e della Lorena.
Il 18 marzo 1871, il giorno che scoppiò la rivolta della Comune, dalla Loira, tornò a Parigi.
Come la maggior parte membri dell’Internazionale, non volle lo scontro con il governo di Thiers installato a Versailles; Egli voleva evitare la guerra civile perché pensava che lo scontro avrebbe rischiato di schiacciare il movimento operaio che in quel periodo si stava organizzando. Ma quando avvenne la rottura tra le fazioni del pro e contro l’insurrezione, Benoit si schierò con gli insorti.
Il 26 marzo fu eletto al Consiglio della Comune, divenne sindaco del quartiere di Batignolles e, in seguito fu membro della Commissione Lavoro, Scambio e dell'industria, insieme a Fränkel. Oltre al suo mandato, fu anche responsabile della gestione del suo arrondissement. Volle promuovere le cooperative di lavoratori.
All'interno della Comune, per l'attaccamento alla democrazia, Benoit Malon si trovò nella minoranza che si oppone alla creazione di un Comitato di salute pubblica che, per salvare la situazione, avrebbe potuto esercitare un potere dittatoriale. Con Léodile Champseix, che nel frattempo aveva adottato lo pseudonimo di André Léo, scrisse, per conto della Comune, ai lavoratori delle campagne, cercando di coinvolgere i contadini alla causa della Comune. Fu lui che nominò Rossel, un capitano dell'esercito di Bazaine che aderì alla Comune, come comandante militare dei federati.
Durante la "Settimana sanguinante" (21-28 Maggio 1871), in quel contesto di guerra civile, il suo compito era difficile. Così, organizzò la difesa di Batignolles dove combatté sulle barricate fino all'ultimo giorno.
1880 circa


Esilio

Benoit Malon sfuggì alla repressione in quanto, dopo la fine della Comune, riuscì subito a lasciare la Francia. Pochi mesi dopo venne condannato in contumacia, da parte del 3° Consiglio di guerra di Versailles, all'esilio perpetuo: sembra che una dichiarazione resa a suo favore da parte di uno degli ostaggi della Comune, un preside di scuola superiore che venne a testimoniare in suo favore, gli evitò la condanna a morte.
Riuscì a mettersi in salvo raggiungendo la Svizzera, dove André Léo lo raggiunse a Lugano. Come per tutti gli esuli, l'inserimento in un nuovo paese è difficile e l'esistenza precaria. Tuttavia, riprese immediatamente la sua attività politica entrando a far parte della sezione centrale di Ginevra dell’A.I.T.. In un momento in cui l'Internazionale era combattuta tra marxisti e bakuniani, all’inizio assunse un posizione conciliatrice nello scontro fra Marx e Bakunin, ma nel dicembre 1871 si avvicinò alle posizioni dell'anarchico Bakunin, aderendo alla Federazione del Giura, di tendenza bakuninista, appunto, schierandosi contro l'autoritarismo di Marx che fu paragonato da André Léo a ... Bismarck!
Si recò molte volte in Italia dove sostenne le correnti progressive del socialismo transalpino. A Milano, Torino, Palermo o Lugano, collaborò a stretto contatto con Enrico Bignami[5] e Andrea Costa[6].
Costituì quindi, all'interno del movimento operaio internazionale, una vera e propria rete composta da leader italiani, svizzeri (James Guillaume[7]), belgi (Caesar de Paepe[8]), tedeschi (Eduard Bernstein[9]) ... Poi iniziò a scrivere molto. La terza sconfitta del proletariato francese (1871) che fu la sua testimonianza sulla Comune, e Spartacus (1873), un romanzo storico sulla famosa rivolta degli schiavi, sono stati riscoperti recentemente.
Nel marzo del 1872 si spostò a Neuchâtel per esercitarvi il mestiere di panieraio, e prese a collaborare al Bulletin de la fédération jurassienne. Dopo aver partecipato in maggio al 2° Congresso della Federazione a Le Locle, al V Congresso dell’A.I.T., svoltosi in settembre all’Aja, venne proposta la sua espulsione dall’associazione, che tuttavia non venne accettata. A Neuchâtel pubblicò La troisième défaite du Prolétariat français (La terza sconfitta del proletariato francese), una delle opere più importanti sulla Comune.
Nel luglio 1872 è diventato il compagno di André Léo, convivendo con lei a Lugano e a Chiasso.
Nell’agosto del 1873 iniziò il primo dei suoi due soggiorni palermitani. A Palermo lavorò come correttore di bozze ed iniziò a collaborare ad Il Povero, orientandolo verso le sue posizioni socialiste evoluzioniste. Posizioni alle quali conquistò anche La Lince, sempre di Palermo, e Lo Scarafaggio di Trapani. In seguito si trasferì a Milano ed avviò la sua collaborazione a La Plebe di Enrico Bignami[5]. In rappresentanza di questa partecipò nel capoluogo lombardo al Congresso degli economisti del gennaio 1875; dal febbraio prese a pubblicarvi le sue positivistiche Lettere sul socialismo contemporaneo; e dopo l’avvio della polemica originata dai falliti moti bolognesi dell’agosto 1874, iniziò una puntigliosa diatriba con le posizioni anarchiche. Sul finire del 1875 fu tra i fondatori della Sezione internazionalista del Ceresio, assieme a Tito Zanardelli[10], Lodovico Nabruzzi[11] e Joseph Favre[12], apertamente polemica nei confronti dell’insurrezionalismo anarchico. Raggiunto da un decreto di espulsione, nel gennaio del 1876 emigrò a Lugano. In aprile partecipò alla conferenza della sezione, caratterizzandola sempre più come centro propulsore di un socialismo gradualistico, legalitario ed evoluzionista. In novembre ritornò a Palermo, riprese il lavoro di tipografo, e la redazione della sua Histoire du socialisme; ma nel febbraio del 1877 fu nuovamente raggiunto da un ordine di espulsione. Rifugiatosi a Tunisi, potè tuttavia rientrare in Italia grazie all’intercessione di alcuni deputati liberali. Dopo aver trascorso la primavera-estate a Cagliari, dove proseguì ed accentuò la sua polemica con gli anarchici, nel settembre 1877 si stabilì nuovamente in Svizzera. A Lugano entrò in contatto col filantropo socialista Karl Höchberg[13] e col suo segretario Eduard Bernstein [9], ed accettò di collaborare alle sue iniziative editoriali: dapprima alla sua rivista berlinese Zukunft, poi alla zurighese Jahrbuch für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik. Nello stesso periodo, gennaio 1878, pubblicò la rivista di breve durata Le Socialisme progressif, improntata ad un socialismo umanitario e riformista. Sempre con l’aiuto finanziario di Höchberg, pubblicò a Lione e a Parigi per breve tempo, a partire dal gennaio 1880, la Revue socialiste. Seguì ed appoggiò inoltre la svolta di Andrea Costa [6], e partecipò alla redazione della sua nuova Rivista internazionale del socialismo.


Benoît Malon, la barbe du parti,
L'Illustration, congresso socialista di Saint-Etienne, 1882
"La barba del partito"

Grazie all’amnistia, nel luglio 1880 poté rientrare a Parigi. Prese allora a dirigere La Marseillaise de Lyon, fondò L’Emacipation sociale ed in seguito aderì al Partito operaio francese. Dapprima collaborò con L’Egalité e la corrente “marxista" di Jules Guesde, poi, nel 1882 presiedette il congresso socialista di Saint-Etienne che vide la rottura tra i riformisti di Paul Brousse e i marxisti di Jules Guesde. Uomo di riflessione, fu contrario al settarismo e si sentiva a disagio nello stare nelle catene di un'organizzazione. Per questo motivo interruppe i i rapporti con Guesde, diventando con Brousse uno degli esponenti più in vista della corrente "possibilista". Il suo socialismo era pluralista, aperto a tutte le diversità. Fondò la Revue Socialiste (Revisione Socialista), crocevia di idee e tendenze, un laboratorio di riflessione e di ricerca: in questa rivista scrissero socialisti di tutte le tendenze, spesso opposte, del socialismo francese. In questa veste contribuì significativamente all’affermazione del suo programma al Congresso di Reims dell’ottobre-novembre 1881, e all’espulsione dei guesdisti al successivo Congresso di Saint-Etienne del settembre 1882. Dopo aver partecipato alla Conferenza internazionale operaia di Parigi, nell’ottobre-novembre 1883, si allontanò tuttavia anche da Brousse. Iniziò allora a collaborare a numerosi giornali: a La semaine socialiste, a Le Proletariat, al foglio italiano L’Evoluzione, pubblicato a Nicotera dal socialista calabrese Antonino De Bella, e nel 1885 con i suoi fedeli ed ex Comunardi (Zéphyrin Camélinat, Francis Jourde, Elie May ...), riprese anche a far uscire La Revue socialiste, che continuerà poi sino al 1914. Fu su questa rivista che uscì a puntate l’opera sua più famosa, Le socialisme intégral, riedito poi a Parigi in due volumi nel 1891-92. Tuttavia, l'agitazione dei boulangisti[14] divise la rivista. Consapevole dei pericoli di tale avventura, Malon ed i suoi amici radunarono il campo repubblicano che creò, nel maggio 1888, una Società per i diritti dell'uomo e dei cittadini per difendere il regime.
Inoltre, si affermò come uno dei pensatori del socialismo francese. Collaborò quindi con diversi giornali, alcuni dei quali pubblicarono la sua rubrica lunedì socialista.
Già membro della massoneria, esplicò sino alla morte un’intensa attività giornalistica collaborando a vari periodici francesi (La Revue moderne, L’Oevre socialiste, La Question sociale), come anche a La Rivista calabrese fondata dal socialista (anarchico) calabrese Giovanni Domanico nel 1885. Dopo aver ancora partecipato a Bruxelles nel 1891 al 2° Congresso dell’Internazionale.
Benoit Malon ha pubblicato molti libri, tra cui: Le Socialisme intégral (1891), in cui sostenne la creazione di un ministero della Previdenza sociale.
Affetto da un tumore alla gola, morì, ad Asnières-sur-Seine, nel dipartimento dell'Hauts-de-Seine nella regione dell'Île-de-France, il 13 settembre 1893; 10000 persone accompagnarono il suo corpo al cimitero di Pere Lachaise, dove fu sepolto nella divisione 76. Nel 1913, di fronte al muro federati, è stato costruito un monumento per raccogliere le sue ceneri.
Egli riassunse la sua linea politica personale nella frase “siamo rivoluzionari quando le circostanze lo esigono e riformisti sempre”.


Opere



Monumento al Père Lachaise
Monumento al Père Lachaise
Monumento al Père Lachaise




[1] Nel dipartimento della Loira nella regione del Rodano-Alpi.
[2] Nel dipartimento dell'Hauts-de-Seine nella regione dell'Île-de-France.
[3] Per proudhoniani s’intendono definire i seguaci del filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon, fondato essenzialmente sul mutualismo e sul federalismo, da molti studiosi inserito impropriamente nell’ambito di quello che Marx definì socialismo utopistico. L’anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una società libera e federata, di artigiani e piccoli contadini, che pone al centro i problemi del credito e del prestito ad interessi limitati. Gli elementi basilari dell’anarchismo proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il controllo diretto da parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non del possesso poiché reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli insegnanti e dei genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc.
[4] Nel dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[5] Enrico Bignami è stato un giornalista e politico italiano. Ha fondato a Lodi il giornale La plebe, si interessò agli avvenimenti in seno alla Prima Internazionale. Decisamente anti-anarchico, si avvicinò a Marx ed Engels di cui divenne corrispondente. Nel 1876 riuscì a creare intorno a sé e ad Osvaldo Gnocchi-Viani (1837-1917) un movimento evoluzionista che si costituì in Federazione Alta Italia dell'Internazionale. Fallito il tentativo di convertire gli anarchici al socialismo elettoralistico, strinse rapporti con le prime organizzazioni operaie milanesi e fu di stimolo alla nascita del Partito Operaio Italiano. Iscritto poi al Partito Socialista Italiano, non fece mai attività politica ma, esiliato definitivamente a Lugano - dove si occupò professionalmente della rete del gas e di materiale elettrico -, cercò di diffondere gli ideali del pacifismo attraverso la rivista Coenobium, pubblicata a Lugano dal 1906 al 1919, cui collaborò tra l'altro il socialista e filosofo Giuseppe Rensi.
[6] Andrea Costa (Imola, 30 novembre 1851 – Imola, 19 gennaio 1910) è stato inizialmente anarchico protagonista di numerose iniziative insurrezionali in Italia (Bologna, Banda del Matese ecc.), successivamente passò al socialismo parlamentare diventando il primo deputato socialista della storia d' Italia.
[7] James Guillaume (Londra, 16 febbraio 1844 - Préfargier, 20 novembre 1916), scrittore e anarchico svizzero, è stato tra i principali esponenti dell'Internazionale anarchica fondata a Saint-Imier nel 1872 e dell'anarchismo svizzero. James Guillaume partecipa attivamente all'attività del movimento internazionalista, ma ben presto, in sintonia con la maggioranza degli internazionalisti del Giura, giunge alla conclusione che la classe operaia doveva pretendere di più che il semplice riformismo. Il congresso dell'Internazionale a Losanna e quello della Lega per la Pace e la Libertà a Ginevra, tenutosi nel 1867, convincono definitivamente l'anarchico svizzero della necessità della rivoluzione sociale. Il salto ideologico definitivo, lo compie insieme a gran parte dei militanti del Giura quando in Svizzera giunge, nel 1869, il carismatico anarchico russo Michail Bakunin. Guillaume si convince così in maniera definitiva che l'eguaglianza non può realizzarsi che in assenza di Stato. Guillaume si dedica anima e corpo all'Internazionale. dall'11 aprile 1870 diviene redattore de «La Solidarité», organo della federazione romanda dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, e poi viene anche espulso con Bakunin dall'Internazionale a causa del suo ruolo preponderante nell'ambito della Federazione del Giura. Si tratta di una prima piccola scissione interna al movimento internazionalista che anticipa quanto si concretizzerà nel 1872. James Guillaume muore il 20 novembre 1916 a Préfargier (Svizzera) e viene inumato a Parigi presso il cimitero di Montparnasse.
[8] César De Paepe (12 luglio 1841 Ostenda, Belgio - 1890 Cannes, Francia) era un medico e un importante sindacalista il cui lavoro influenzò fortemente gli operai industriali del mondo e il movimento sindacalista in generale.
[9] Eduard Bernstein (Berlino, 6 gennaio 1850 – Berlino, 18 dicembre 1932) è stato un politico, filosofo e scrittore tedesco, teorico del revisionismo del marxismo.
[10] Tito Zanardelli era un giornalista e anarchico italiano. Dapprima sostenitore della rivoluzione, in seguito divenne più moderato e sostenne i mezzi legali per raggiungere gli obiettivi dei lavoratori.
[11] Lodovico Nabruzzi era un giornalista e anarchico italiano. Ha svolto un ruolo di primo piano nei dissidi tra i rivoluzionari e socialisti italiani evoluzionisti. Trascorse diversi anni in esilio in Svizzera e in Francia, spesso costretto a svolgere lavori umili e spesso nei guai con le autorità.
[12] Joseph Favre era uno chef svizzero noto per il suo Dictionnaire universel de cuisine in quattro volumi. Da giovane, ha combattuto con Garibaldi, è diventato un anarchico e poi ha adottato un socialismo più moderato.
[13] Karl Höchberg era uno scrittore, editore ed economista tedesco riformista sociale, con una famiglia ebrea, che recitava sotto gli pseudonimi Dr. Ludwig Richter e R.F. Seifert. Nel 1876 divenne membro del Partito socialdemocratico dei lavoratori della Germania.
[14] Il boulangismo fu un movimento politico francese del tardo diciannovesimo secolo (1886 - 1891) che costituiva una minaccia per la Terza Repubblica Francese. Il suo nome deriva dal generale Georges Boulanger, un soldato che divenne ministro della Guerra, ottenne una grande popolarità per le sue riforme e disturbò il governo per i suoi discorsi di guerra. Boulanger era diventato un nuovo eroe. Il governo lo depose come ministro della Guerra nel 1889, il che indusse Boulanger a dichiarare la lotta alla Terza Repubblica. Secondo Mommsen, Boulanger divenne il portavoce dei gruppi insoddisfatti nella società. Formò una coalizione di gruppi eterogenei all'insegna di un nazionalismo fanatico e della sua persona.