ÉMILE DIGEON
"Le
armi! Le armi! Qualsiasi
cittadino libero ha il diritto di averne come unica sanzione seria, efficace,
dei suoi diritti (...) Al giorno d’oggi, in presenza di trame monarchiche, un
funzionario che rifiuta di armare il popolo non può essere considerato come un
repubblicano. (...) Sventoliamo apertamente, coraggiosamente la bandiera della
rivoluzione". Questo fu l’appello
alla rivolta che Emile Digeon, il 12 marzo 1871, fece al Club della
Rivoluzione di Narbonne. «L'uomo
di testa e d'azione che mancava ai movimenti del Sud si trovò nell'insurrezione di
Narbonne», scrisse Prosper-Olivier
Lissagaray; ma chi era quell’uomo che, il 24 Marzo 1871, proclamò dal balcone dell’Hôtel de
Ville «la Comune
insurrezionale di Narbonne (24-31 marzo 1871) e
l’unione con quella di Parigi»?
Émile Stanislas Digeon è nato il 7 dicembre 1822 a Limoux[1],
era avvocato, giornalista, socialista rivoluzionario, capo della Comune di
Narbonne, libero pensatore e libertario. Era figlio di una famiglia
borghese, il padre, Stanislas Digeon [NDR: da questo momento quando troverete scritto “Stanislas” ci riferiamo al padre, con scritto Emile, o semplicemente Digeon, ci riferiamo al
figlio], era un avvocato massone e anticlericale a Limoux[1], in contatto con i rifugiati italiani, membri della Carboneria, ed ha combattuto
contro la Restaurazione. A causa della persecuzione, la famiglia Digeon si stabilì nel 1829 a
Montpellier[2], dove Stanislas ottenne l’iscrizione all'ordine degli avvocati che
gli consentì di aprire uno studio legale. Poco dopo la rivoluzione del luglio 1830, che causò la
caduta di re Carlo
X, Stanislas Digeon ebbe qualche speranza di vedere il
paese dirigersi verso la democrazia, ma il nuovo re Luigi Filippo
lo deluse rapidamente cosi si schierò a fianco dei
repubblicani. Lo storico Paul Tirand ha sottolineato l'importanza di quegli
anni trascorsi a Montpellier[2] e della politicizzazione
repubblicana del giovane Émile, che nel frattempo intraprese gli
studi presso la facoltà di giurisprudenza, con l'intenzione di diventare
avvocato, ma non sembrava affatto che lui fosse uno studente molto diligente,
preferiva frequentare i club clandestini
e imparare il mestiere di giornalista.
Con la proclamazione della Seconda
Repubblica francese nel febbraio del 1848,
Stanislas fu nominato membro della Commissione Provvisoria Municipale di
Montpellier[2], diventò l’avvocato dei repubblicani
e fu eletto presidente dell'ordine degli
avvocati di Montpellier[2]. Così Emile disse di suo padre: "vide la magistratura dei monarchici spazzata
via, la dea della libertà indossare il cappuccio rosso e acclamare con entusiasmo
la Repubblica! Ma un paio di settimane più tardi, ha dovuto difendersi da
questi stessi giudici repubblicani accusati di fissare un berretto
frigio!".
Le convinzioni socialiste e
rivoluzionarie di Emile, come lui
stesso affermava, si formarono fin da molto giovane. Durante il periodo repubblicano,
padre e figlio diventano giornalisti del Suffrage Universel, quotidiano repubblicano di Montpellier[2]. Eppure, se
Stanislas apparteneva al club dei
democratici borghesi, il giovane Émile si unì al club dei
montagnardi[3], e si dichiarò repubblicano socialista. Nei vari
processi da loro presieduti, Stanislas era nel banco della difesa per
protestare contro gli attacchi alla libertà di stampa.
Il
colpo di stato del 2 dicembre 1851 fece di padre e figlio Digeon, due
vittime designate. Arrestati insieme ad altri compagni in una sala
dove si teneva una manifestazione di protesta contro la censura della stampa, furono
incarcerati nella prigione di Montpellier[2]. Emile dichiarò: "So che la causa della democrazia è persa, noi non abbiamo altre risorse
che la pallottola che ci libererà da questo mostro (Riferendosi a Luigi
Napoleone Bonaparte)".
Il 5 febbraio 1852, conobbero
la sorte a loro riservata dalla Commissione mista del’Hérault[4]: furono condannati alla
deportazione in Algeria e il 24 febbraio nel porto di Sete vennero imbarcati, legati alla stessa
catena, insieme
ad altri prigionieri, su uno battello per Algeri. "Erano furenti tanto più spietati che hanno dovuto cancellare le loro
ipocrite dimostrazioni repubblicane del 1848
e hanno voluto annientarci per rassicurarsi contro la stupida paura che li ha
dominati", scrisse Émile in seguito. Da Algeri furono portati al campo
di concentramento di Birkadem, nei pressi della capitale
algerina,
una base militare in disuso e rapidamente ristrutturata per ospitare i
trasportati.
Nel mese di agosto 1852 le autorità vollero
beneficiarli di un regime di semilibertà a Medea (Algeria), a condizione che
essi giurassero fedeltà al principe-presidente Luigi
Napoleone, altrimenti sarebbero stati rimasti a Birkadem, ma entrambi rifiutarono.
Entrambi decisero allora di fuggire dall’Algeria e con la complicità di alcuni
militari si imbarcarono su una nave nel porto di Algeri con la
speranza di arrivare in Catalogna, ma una tempesta il 2 ottobre 1852, li fece
naufragare nei pressi di
Manacor (Maiorca, Isole Baleari). Immediatamente, andarono a Palma di
Maiorca, dal governatore delle Isole Baleari, e si misero sotto la protezione del governo spagnolo.
Mentre Stanislas
lasciò Palma per unirsi ai proscritti di Barcellona, per poi tornare in Francia
nel 1855, e dove morì nel 1860, Émile Digeon rimase a Palma fino al 1868 dove si integrò rapidamente
all'interno della borghesia maiorchina. In quegli anni di esilio creò una
raffineria di zucchero, acquistò una fattoria e infine, il 4 settembre 1853,
sposò
una ricca ereditiera di 43 anni di Castres:
Hélène Canut, nata Choussat, vedova di Basile Canut (nato a Montferrand[5]) e padrone della
più grande banca della Baleari. Émile, diventato banchiere,
gestiva in tutto o in parte gli interessi della famiglia, facendo entrare la
banca Canut nel finanziamento per la costruzione del Canale di Suez. Intanto,
nel 1859, in Francia ci fu un'amnistia, ed Emile ne approfittò per
attraversare, con la moglie, l'Europa da una parte all'altra, senza cessare la
sua attività politica (incontrando il rivoluzionario repubblicano francese Audois
Armand Barbès[6] in esilio all’Aia). Emile
finì la sua attività bancaria nel 1865.
Nel mese di agosto 1865, Palma
fu devastata dal colera; e mentre le autorità e gli abitanti, che avevano i
mezzi, fuggivano dalla città verso la terraferma, Émile decise di rimanere per dedicarsi attivamente all’aiuto dei malati.
Finita l’epidemia, il
console francese lo visitò e lo ringraziò per la sua dedizione. Poiché non
voleva ricevere nessuna onoreficenza dall'imperatore,
rifiutò la Legione d'Onore con la quale il console di Francia avrebbe voluto
decorarlo, suggerendo
di assegnarla al vescovo di Palma, che aveva creato un corpo medico
volontario senza
arrendersi al colera, per aver fatto il suo dovere durante la terribile
malattia, mentre il suo clero era fuggito e l’aveva vilmente abbandonato.
Nel mese di gennaio 1870 venne
nominato primo ministro Émile Ollivier[7]; Digeon decise, con la moglie, di
tornare in Francia, approfittando di alcune misure dette "liberali" dal nuovo ministro.
Visse tra Parigi (dove vi si
stabilì all'inizio del 1867) e Sainte-Eulalie nel dipartimento dell’Aude, dove
risiedeva la madre, e dove, nel 1870, la coppia Digeon vi si trasferì e dove collaborò, diventandone redattore, col
periodico
repubblicano La Fraternité de Carcassonne, di cui il
suo amico Theophile Marcou[8], vecchio
proscritto, ne fu redattore e capo.
Nel dipartimento dell’Aude
c’erano divergenze ideologiche che opposero i repubblicani agli opportunisti di
diverse ideologie. Il conflitto tra Marcou[8]-Digeon e i fratelli Raynal (Jean
Joseph Théodore Siméon[9] e il più piccolo
Jean Antoine) rappresentò l’orientamento politico del dipartimento il
4
settembre 1870.
Émile
Digeon fece di quel giornale di Carcassonne[10]
il giornale di chi pensava che la rivoluzione del 4
settembre 1870 non era per niente finita. Su
quel giornale pubblicò alcuni suoi ricordi senza mai citare nulla delle condizioni del suo
esilio a Palma.
Nel 1870, dopo la proclamazione
della Terza Repubblica, trovando ispirazione nell’atteggiamento dei
rivoluzionari del 1792, si appellò alla lotta sia contro i nemici interni
(monarchici, bonapartisti, conservatori) che contro i prussiani. Nel 31 gennaio 1871, venne
nominato vice presidente del Comitato di salute pubblica creata nella città di
Carcassonne[10].
Pieno di attività, moltiplicò le iniziative: viaggiò per tutto il sud
della Francia per partecipare alla creazione di leghe e vari comitati
repubblicani; rappresentò il dipartimento dell’Aude
alla Comune di
Lione; incontrò a Marsiglia Esquiros[11], capo della Lega del Sud;
partecipò a Tolosa
alla creazione della Lega del Sud-Ovest; presidiò il Comitato centrale
repubblicano dell’Aude; infine, fu inviato come delegato al governo di Bordeaux,
dove incontrò Gambetta
per chiedere, senza
successo, di rinviare le elezioni che prevedeva catastrofiche per i
repubblicani.
Le elezioni ebbero luogo l'8 febbraio 1871, Émile
Digeon non venne candidato nella lista di Theophile Marcou[8], ormai capo dei
repubblicani del dipartimento dell’Aude, fu scartato perché si temeva che la
sua presenza avesse spaventato gli elettori rurali.
Il 12 marzo prese la parola in una riunione al Club Lamourgier,
chiamato successivamente «Club de La
Revolution» di Narbonne,
davanti a duemila attivisti ansiosi di scontrarsi con il governo di Verailles,
e nel suo discorso socialista rivoluzionario chiese di armare la Guardia
Nazionale e l'adozione della bandiera
rossa. Per Émile Digeon, il tempo di una propaganda pacifica era ormai
passato; adesso ci si doveva radunare attorno alla bandiera
rossa.
Quando arrivò la notizia della rivolta
di Parigi del 18 marzo 1871 che servì da esempio per altre città della
Francia, i militanti del Club della
Revolutione lo chiamarono per guidare la proclamazione della Comune a
Narbonne. Il 23 marzo arrivò in città e immediatamente passò nella sede
del club
per arringare la folla,
che includeva un gran numero di donne. Si rivolse a loro per ringraziarle
"per portare il loro contributo al
trionfo della democrazia". Come a Parigi,
le donne furono in prima linea nel movimento comunardo di Narbonne,
che iniziò il 24 marzo 1871 con l'occupazione del municipio. "Il popolo che vuole andare avanti, non si
ritira" dichiarò Digeon al suo processo. Émile
proclamò, diventandone "leader provvisorio", la Comune, che fu presieduta da Baptiste
Limouzy, presidente del Club della
Rivoluzione. In mezzo alla confusione generale, cercò di stabilire
un certo ordine e di organizzare la protezione con delle barricate per cercare
di resistere ad un eventuale assedio. Così le donne accatastarono in cima alle
torri del municipio, travi, pietre destinate ad essere gettate sugli aggressori.
Il giorno successivo, i soldati
fraternizzarono con i rivoltosi che presero tre ostaggi, due ufficiali e Antoine Raynal, il
vicesindaco; Digeon si assicurò della neutralizzazione
del restante presidio militare facendo sfilare i suoi uomini attorno alle
caserme. I Comunardi presero l'arsenale della sottoprefettura diventando
padroni della città. Digeon mise tutta la sua
energia per mantenere l'ordine e prevenire gli eccessi. Il suo obiettivo
era quello di riunire le città e le campagne circostanti per sollevare tutto il
Sud, ma i suoi messaggi, inviati nelle vicinanze di Narbonne,
rimasero senza risposta.
Ma Versailles
fu più veloce, un piccolo esercito
proveniente da Perpignan[12], Montpellier[2], Tolosa,
Carcassonne[10] e Foix[13] circondò i ribelli prima di poter iniziare la spedizione che si
stava preparando su Béziers[14], e le autorità di Narbonne,
nel frattempo ritiratesi nei locali della stazione, organizzarono invece la
loro risposta, facendo appello ai fucilieri algerini, i Turcos. Il 30 marzo,
una sparatoria causò tre morti e diversi feriti e Digeon, per prevenire altri morti, decise di
ordinare la fine della Comune e
convinse i governativi che la fine della rivolta sarebbe stata attuata
immediatamente; il municipio fu evacuato il 31
marzo. Digeon, convinto di essere arrivato alla fine, scrisse una
commovente lettera d'addio alla moglie Helen; si
rifiutò di fuggire, ma i suoi amici lo presero con la forza prima
dell’assalto delle truppe e lo portarono in un luogo sicuro; tuttavia, il 1° aprile si
consegnò al nemico e venne imprigionato a Narbonne. Fu portato
davanti alle corte d’assise di Aveyron[15]
con sedici altri insorti: il processo si sarebbe dovuto tenere a Carcassonne[10] ma, temendo
un’agitazione, le autorità decisero di cambiare la località. Alla fine di
aprile, gli imputati furono trasferiti a Rodez[16] in attesa del giudizio, che si tenne nel mese di
novembre. La moglie di Emile si trasferì in quella città per stare con suo
marito. Nel
mese di aprile gli imputati furono trasferiti a Rodez[16] in attesa di
giudizio. Jules
Guesde, allora giornalista a Montpellier[2], organizzò la loro difesa nel
processo, che alla fine ebbe luogo tra il 13 e il 18 novembre. Contro ogni
previsione, il 18 novembre 1871 i processati furono assolti perché i loro
ostaggi testimoniarono in loro favore, desrcivendo Digeon come
"un uomo di cuore".
In quell’anno Digeon pubblicò
La vérité sur les
événements de Narbonne. Il 17 dicembre 1871 partecipò a Beziers[17] alla
creazione della Federazione Radicale, che mirava a riunire i socialisti
rivoluzionari del sud-ovest, e ne fu nominato segretario. Dopo aver cercato di
creare un giornale radicale nella stessa Beziers[17], nel gennaio 1872 tornò a
Palma con l'idea di organizzare, con il supporto di spagnoli repubblicani, una
rivolta nel sud della Francia. A tal fine, negoziò la fornitura di armi che
sarebbero state fatte sbarcare nella cittadina Port La Nouvelle[18]
per rifornire gli insorti. Ma a questo progetto a cui volle associarsi Eudes,
discepolo di Blanqui,
rimase senza seguito
in quanto la sanguinosa repressione delle Comuni aveva neutralizzato la forza
al movimento degli insorti, e sia i repubblicani che i socialisti non furono
disposti a combattere di nuovo.
Da Palma inviò articoli sula situazione spagnola
a diversi quotidiani tra cui La
Fraternité. La
Repubblica spagnola fu proclamata nel febbraio del 1873; Digeon si rallegrò per
il fatto che le libertà in Spagna erano garantite meglio che in Francia. Con l'esempio della
proclamazione della Repubblica spagnola, nel febbraio del 1873, elaborò un
progetto di costituzione di una «repubblica Comunale-federativa» per la
Francia, e nello stesso tempo, insieme all'inglese George Goldsmith creò una
società specializzata nel trattamento di coloranti vegetali («Societé Digeon
Goldsmith»). Nel 1876, decise di tornare definitivamente in Francia. Riprese i
contatti con Jules
Guesde, tornato dall'esilio, cui Emile gli trovò una lavoro di correttore
di bozze in un giornale: Nel 1879 ci fu la rottura tra Emile ed Helene che
ritornò a Palma; fu una rottura definitiva: infatti quando, alcuni anni dopo,
Emile affondò nella miseria, sua moglie non gli portò nessun aiuto.
Fino al 1885 Digeon, che visse
a Parigi prima e nella vicina Puteaux[19]
poi, si dedicò alla politica. Così, tre volte nelle elezioni legislative
(generali e parziali), si candidò nella circoscrizione di Narbonne
successivamente sotto l'etichetta radicale, socialista e, infine, unico caso nella
storia politica, in una lista anarchica. Digeon non fu
eletto, ma ottiene un notevole 45% dei voti nel 1881 di fronte a un candidato
della sinistra repubblicana. Dal 1884 promosse l'astensionismo.
In quel periodo mantenne una stretta amicizia con
Louise
Michel, che era ritornata dall'esilio nel 1880, accompagnandola
nei viaggi di conferenze in tutta la Francia, partecipando alla stesura di
alcune delle sue opere, diventa il suo confidente dopo la prigionia nel 1883. Louise
Michel giocò un ruolo importante nell'evoluzione di Digeon verso
l'anarchismo; diceva di lui: "Prode Digeon! Aveva visto tante di quelle
cose che al nostro ritorno dalla Caledonia lo abbiamo ritrovato anarchico, da
rivoluzionario autoritario che fu, mostrando la sua grande ostilità contro il
potere additandolo come la fonte di tutti i crimini contro il popolo". Infatti nel 1880 Digeon diventò anarchico. Iniziò una
relazione politica e amichevole, oltre che con Louise
Michel, anche con Émile Pouget[20] che chiamò il suo "figlio politico". Pouget[19]
disse di essere stato profondamente segnato dal processo dei Comunardi di Narbonne a
Rodez[16], dove era un bambino nel 1871.
Il 14 luglio 1880 partecipò alla nascita del
giornale di Narbonne
L'Émancipation Sociale, con il
patrocinio di Louis
Auguste Blanqui. Tra il 18 e il 22 Settembre, 1881 rappresentò
Lézignan-Corbières[21]
al Congresso Internazionale del Libero Pensiero tenutosi a Parigi. Il 30
ottobre 1881 scrisse e pubblicò il pamphlet Proposition
mise en accusation de Gambetta
et des ministres.
Divenne amico con Auguste
Blanqui, Louis
Blanc, Benoît
Malon e Jules
Vallès, che lavoravano nella pubblicazione di Le
Cri du Peuple. Con loro, partecipò a numerosi incontri a Parigi e
nelle province: il suo motto fu l'unione dei rivoluzionari e socialisti,
condizione indispensabile per la creazione di una società più giusta. Scrisse
in molti giornali socialisti e anarchici e pubblicò degli opuscoli. A Parigi visse al numero 28 di
rue Vennise, nel 4°
arrondissement e fu uno degli animatori del
gruppo anarchico che si riuniva vicino alla sua casa, allo stabilimento del
vino Rousseau, al numero 131 di rue Saint-Martin; a queste riunioni,
partecipava anche Emile Pouget[19]. In quegli anni tenne numerosi incontri in
tutta la Francia, predicando l'unione dei socialisti rivoluzionari e collaborò
con numerosi periodici socialisti e anarchici, come La Révolution Sociale.
Nel mese di agosto 1882 creò con Louise
Michel, la Lega Rivoluzionaria Internazionale (LRI), con la finalità di
creare una unità rivoluzionaria. In quel periodo pubblicò gli opuscoli Droits
et devoirs de l’anarchie rationnelle (1882),
Propos révolutionnaires (1884)
e Le 14 juillet 1789. Aperçu historique du vrai rôle du peuple dans la prise
de la Bastille (1884). Fu anche il
capo redattore dell’opuscolo insurrezionale anti-militarista À l'armee,
che Emile Pouget[19] pubblicò nei primi mesi del 1883 da parte dell'Unione dei
dipendenti tessili. Dopo il «Processo dei 66[22]» nel gennaio
del 1883, si impegnò, insieme con Louise
Michel, nel sostenere i detenuti e le loro famiglie. Dopo la manifestazione
il 9 marzo del 1883, dove furono arrestati Emile Pouget[19] e Louise
Michel, tra gli altri, partecipò a tutte le riunioni di sostegno ai
compagni detenuti. Nel marzo 1885 contribuì all’uscita del giornale anarchico Terre
et Liberté. Il 5 gennaio 1885, in occasione dei funerali della madre di Louise
Michel, che furono seguiti da più di sei mila persone, tenne un discorso a
nome di gruppi anarchici. Nel 1885 scrisse, incaricato da gruppi anarchici di
Bruxelles, ‘opuscolo La Commune de Paris devant les anarchistes.
La sua salute, già precaria, andava peggiorrando
(nell'ottobre 1885 venne ricoverato all'Hospital Lariboisière di Parigi) e
senza risorse finanziarie, sopravvisse gestendo un bar con i sostegno
finanziari del fratello Fernand.
Émile Digeon morì il 24 marzo 1894 (l'anniversario della
proclamazione della Comune di
Narbonne) a Trebes[23] e fu sepolto in
una fossa comune nel cimitero della città. Le autorità di Narbonne
rifiutarono di seppellirlo nella sua città per evitare una manifestazione
socialista ed anarchica.
Secondo le sue ultime volontà,
il suo corpo fu coperto di calce viva, e per il suo
funerale chiese che si desse lettura del suo testamento politico che al
tempo stesso fu una professione di fede anarchica. Nel
suo testamento, dopo aver messo in guardia gli operai contro tutti quelli che
lusingano le persone per tendere loro una trappola, scrisse anche: "(...)
dal punto di vista sociale, ritengo dannoso per l'umanità tutti gli individui
che aspirano a governare gli altri, in qualsiasi modo e in qualsiasi forma e in
particolare quelli che causano la miseria dei lavoratori, monopolizzano la
ricchezza che producono (...)".
Émile Digeon fu un uomo di
passione, rabbia, detestando tutto ciò di cui lui era contrario. La sua
intransigenza lo ha portato a diventare un nemico delle autorità perché pensava
che il potere è fatto di compromessi, quello che lui odiava.
Nel 1957 l'Archivio Nazionale di Parigi ha
acquistato la documentazione di Emile Digeon che è conservata sotto il nome di «Fondo
Emile Digeon». Nel 2006 lo storico Paul Tirand ha pubblicato la biografia «Emile Digeon (1822-1894). L'Itinéraire singulier d’un communard» e
nel 2010 le memorie di Hélène Choussat, vedova Digeon, come specificato nel
necrologio della sua morte che avvenne a Palma di Maiorca il 23 maggio 1896, sono stati tradotti in
catalano e pubblicati a Palma di Maiorca.
Necrologio a Emile Digeon
(Tratto da: Almanach
de la Question Sociale pour 1895, pp. 106-107)
Molto tempo fa, un giovane
uomo, che era stato un soldato sotto Digeon a Narbonne,
ha parlato di lui nei migliori termini possibili, ma io non l'avevo mai visto,
quando alcuni anni fa, quattro o cinque anni, ho avuto l'occasione di
ritrovarmi in sua compagnia.
È stata la prima e ultima
volta, ahimè!, che l’ho visto. È stato in una riunione, presso la Salle de
Bretagne, organizzata, credo, dall’Egalité o dalla Lega Socialista fondata da
quella rivista. Odino, Zevaco e altri erano li a parlare.
Eravamo, io e alcuni amici,
seduti vicino al palco, dove era stato piazzato un tavolo con delle sedie, in attesa
dell'apertura del dibattito. Accanto a me, un bell’uomo anziano, con una fronte
alta, occhi profondi, capelli grigi e la barba. Qualcuno passò e gli strinse la
mano dicendo: "Bonjour, Digeon". Era Emile Digeon. Così abbiamo fatto
la sua conoscenza. Qualcuno disse che era caldo.
Improvvisamente, Digeon
impallidì, poi cadde. Venne portato via, e il giorno successivo entrò in una
casa di cura, che lasciò solo lo scorso marzo, per andare al cimitero.
Emile Digeon era di
temperamento un rivoluzionario per eccellenza, un militante attivo, uno di quei
soldati di ferro di cui ne abbiamo incontrato solo pochi in questo secolo:
questi uomini, del calibro di Barbès[24]
e Blanqui,
sono rari in questi giorni.
Egli fu l'anima della Comune di
Narbonne, nel 1871.
Ecco cosa Lissagaray
dice di lui, nella sua Storia
della Comune:
"Alle notizie del 18 marzo, Narbonne non
esitò. Si mise subito a fianco di Parigi.
Proclamata la Comune,
i narbonnesi pensarono di seguire Digeon, emarginato dall'Impero, un uomo di
forti convinzioni e carattere costante. Digeon, tanto modesto quanto risoluto,
offrì la direzione del movimento al suo compagno in esilio, Marcou[8], il capo riconosciuto della democrazia,
nell’Aude, uno dei più feroci oppositori di Gambetta,
durante la guerra. Marcou[8],
avvocato scaltro, aveva paura di compromettersi e temendo l'energia di Digeon,
presso il centro amministrativo (Carcassonne[10]), lo spinse
a Narbonne.
Lui arrivò lì il 23 e il primo pensiero fu di convertire il consiglio comunale
all'idea della Comune. Ma
il sindaco, Raynal, rifiutò di convocare il Consiglio, e il popolo, impaziente,
invase l’Hôtel de ville, la sera del 24, e si armarono coi fucili che teneva la
Municipalità, e fecero entrare Digeon e i suoi amici. Lui si affacciò sul
balcone, e proclamò la Comune di
Narbonne unita a quella di Parigi,
e prese subito le misure per la difesa".
Il 28, le truppe sono arrivate
da più parti. Digeon, che aveva sognato di creare il movimento generale, si
limitò a un'azione difensiva.
Il 30, il prefetto e il
procuratore pubblicarono un bando contro il «sediziosi», e Digeon emise la sua
risposta: "C'è un motivo per
abbassare, di fronte alla forza, questa bandiera macchiata di rosso con il
sangue dei nostri martiri? .. lasciare ad altri il consenso ad essere oppressi
eternamente", e così dicendo fece barricare il Municipio.
Un rappresentante parlamentare
fu inviato, per proporre l'amnistia, l'evacuazione del municipio e dare
ventiquattro ore di tempo a Digeon per passare la frontiera. Si tenne un
incontro, e l'offerta fu rifiutata. Il Generale Zentz è stato inviato a Narbonne.
Il 31, dopo un primo impegno, annunciò che avrebbe cominciato il bombardamento.
Digeon gli scrisse: "Ho il diritto di rispondere a una minaccia
selvaggia in modo analogo. Vi avverto che se voi bombardate la città, io
ucciderò le tre persone che ho nelle mie mani", dato che aveva
arrestato, come ostaggi, un capitano, un tenente e il sindaco. Ci furono nuovi
negoziati, e Digeon, giudicando inutile la difesa, evacuò il municipio e si
rinchiuse da solo nell'ufficio del sindaco, deciso a vendere cara la pelle. La
folla lo tolse dal municipio prima dell'arrivo delle truppe. Digeon rifiutò di
fuggire, e fu arrestato.
Dopo una preventiva detenzione
di otto mesi, gli accusati da Narbonne furono
giudicati davanti la Corte d'Assise a Rodez[16], e furono assolti.
Una popolazione di
simpatizzanti salutò Digeon e i suoi coimputati, appena uscirono dalla corte,
con grida di "Viva la Repubblica!"
"L'atteggiamento energico e dignitoso di Digeon ha mostrato, ancora una
volta, il forte carattere di quella natura", aggiunse Lissagaray.
Con gli anni, trovando che le
cose non progredivano abbastanza rapidamente, ha combattuto solo
nell'avanguardia rivoluzionaria, respingendo parlamentarismo, l'azione
elettorale, ecc
Emile Digeon ha collaborato
con diversi giornali e scritto diversi opuscoli, tra i quali Propos révolutionnaires, che inizia
così: "Lo scopo principale di queste osservazioni generali è quello di
rispondere alle domande, e cioè: -1) Se è possibile distruggere l'iniquità
sociale diversa dall’azione rivoluzionaria; -2) Se possiamo ragionevolmente
aspettarci da qualsiasi governo, anche di uno stato operaio, la libertà
assoluta in concomitanza con l'abolizione dello sfruttamento degli individui,
sia da parte di altri individui, o da parte della comunità sociale".
[1] Nel
dipartimento dell'Aude nella regione dell'Occitania.
[2] Capoluogo del dipartimento dell'Hérault nella regione
dell'Occitania.
[3] La Montagne
(Montagna) i cui membri si chiamavano montagnards (montagnardi)
era un gruppo politico della Rivoluzione Francese, alla Convenzione Nazionale,
favorevole alla Repubblica e contraria ai Girondini. Non si può escludere, da
una corrente politica imbevuta della sua filosofia, che il nome fosse un
omaggio alle Lettere scritte dalla montagna di Jean-Jacques Rousseau.
Durante il diciannovesimo secolo, il riferimento ai montagnardi venne usato dai
sostenitori della Repubblica per rivendicare la loro affiliazione con i
redattori della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino e
per mobilitarsi attorno a questi principi. Nell'atmosfera
rivoluzionaria del 1830, fu glorificata la figura della Montagna designata
come "l'opposto, l'antagonista, il nemico giurato della Gironda, per
chi ama la virtù deve aborrire il crimine. La Montagna è l'uomo semplice,
naturale, che coltiva i suoi sentimenti e la ragione, che si occupa sempre
della felicità degli altri, che fa la guerra agli oppressori di ogni genere,
mai compromesso con la sua coscienza, che allevia lo sfortunato, che riconosce
nell'amore del paese solo l'amore dell'umanità e lo serve con tutta la sua
potenza; in breve, è colui che fa agli altri tutto ciò che vuole che sia fatto
a lui. Ecco il Montagnard, il repubblicano, il democratico". Sotto la Seconda
Repubblica, gli eredi membri repubblicani della rivoluzione
francese, quindi posizionati alla sinistra dell'emiciclo, ripresero il nome
della Montagna per il loro gruppo politico, e nell'Assemblea costituente
nazionale del 1848
e nell'assemblea legislativa del 1849
cercando di difendere dagli attacchi del partito dell'Ordine e dei repubblicani
moderati, le conquiste politiche e di certi vantaggi sociali della rivoluzione
del febbraio 1848. La Montagna venne soppressa dalla repressione dopo il
fallimento della giornata del 13
giugno 1849: 34 dei suoi deputati vennero privati del loro mandato e
processati davanti all'Alta Corte di Giustizia (la maggior parte fu anche
costretta a fuggire). Nonostante la repressione il gruppo parlamentare
sopravvisse fino al novembre 1851. Dopo il Secondo
Impero, una grande parte dei membri della Montagna fornirà diventarono i
politici dell'inizio Terza
Repubblica.
[4] Dipartimento
francese della regione Occitania, al sud del paese.
[5] Nel dipartimento dell'Aude nella regione
dell'Occitania.
[6] Armand Barbès (18 settembre
1809 - 26 giugno 1870) fu un rivoluzionario repubblicano francese e un feroce e
risoluto oppositore della monarchia
di luglio (1830-1848).
Viene ricordato come un uomo la cui vita è incentrata su due giorni: il 12 maggio
1839, giorno della rivolta in cui i repubblicani tentarono di rovesciare il re,
Luigi
Filippo. Le sue azioni poco ponderate in questo giorno hanno portato a una
condanna all'ergastolo; fu, tuttavia, rilasciato dalla rivoluzione
del 1848; e il 15
maggio 1848, il giorno in cui i manifestanti hanno invaso l'Assemblea
Nazionale, dove Barbès ha servito, per circa tre settimane, come deputato. Lo
scopo apparente dei manifestanti era di sollecitare il governo ad esercitare
qualunque influenza potesse per sostenere la liberazione della Polonia. Le cose
sono andate fuori controllo, Barbès è stato coinvolto in quello che è stato
percepito come un colpo di stato attraverso l'imposizione di un governo
provvisorio. Barbès fu nuovamente imprigionato, ma fu graziato da Napoleone
III nel 1854. Fuggì in esilio nei Paesi Bassi, dove morì il 26 giugno 1870,
poche settimane prima della fine
del Secondo Impero in Francia.
[7] Olivier Émile Ollivier (Marsiglia,
2 luglio 1825 – Saint-Gervais-les-Bains, 20 agosto 1913) è stato un politico,
scrittore e avvocato francese. È stato il Primo ministro della Francia e
ministro di Grazie e Giustizia, dal 2 gennaio al 9 agosto 1870, con l'incarico
di elaborare una nuova Costituzione, che fu ratificata cl Plebiscito dell'8
maggio 1870.
[8] Théophile Marcou (Carcassonne, 18 maggio 1813 - Parigi 7
giugno 1893) è stato un politico francese. Avvocato di Carcassonne, contrario
all'Impero,
fu costretto a fuggire in Spagna fino al 1867. Al suo ritorno, gestì un
giornale repubblicano. Sindaco di Carcassonne il 22 agosto 1870, proclamò la
Repubblica il 4
settembre. Battuto alle legislature del 1871, fu eletto in una elezione
ordinaria nel 1873. Fu deputato dell'Aude, seduto all'estrema sinistra, dal
1876 al 1885 e senatore dal 1885 al 1893.
[9] Jean Joseph Raynal è stato un politico francese nato il 16
febbraio 1818 a Narbonne (Aude) e morto il 16 aprile 1896 a Narbonne.
Avvocato e giornalista, è stato un oppositore liberale della monarchia di
luglio. Ha fondato una casa di commercio a Narbonne.
Vice commissario del governo nel 1848
è stato membro dell'Aude dal 1848
al 1849,
seduto all'estrema sinistra. È stato candidato all'opposizione nel 1869 e
prefetto dell'Aude nel settembre 1870. Venne battuto alle
elezioni dell'8 febbraio 1871.
[10] Cittadina
collinare situata nel dipartimento dell'Aude nella regione della Linguadoca nel sud della Francia.
[11] Alphonse François Henry Esquiros
(Parigi, il 23 maggio 1812 – Versailles, 12 maggio 1876) era un autore
romantico e uomo politico francese. Più volte membro del parlamento, fu eletto
senatore il 30 gennaio 1876 e morì durante il suo mandato. Dopo alcune
pubblicazioni minori ha prodotto L'évangile du peuple (1840),
un'esposizione sulla vita e sul carattere di Gesù come riformatore sociale.
Quest'opera fu considerata un'offesa contro la religione e la decenza, ed
Esquiros fu multato e imprigionato. Fu eletto nel 1850 come socialista presso
l'Assemblea legislativa, ma fu esiliato nel 1851 per la sua opposizione al Secondo
Impero francese.
[12] Capoluogo del dipartimento
dei Pirenei Orientali nella regione amministrativa chiamata Occitania.
[13] Capoluogo del dipartimento
dell'Ariège nella regione del Midi-Pirenei,
[14] Nel dipartimento
dell'Hérault nella regione dell'Occitania.
[15] Dipartimento francese della
regione Occitania.
[16] Capoluogo del dipartimento dell'Aveyron nella regione
dell'Occitania.
[17] Nel dipartimento dell'Hérault nella regione
dell'Occitania
[18] Nel
dipartimento dell'Aude nella regione dell'Occitania.
[19] sulla riva sinistra della Senna, nel dipartimento
dell'Hauts-de-Seine nella regione dell'Île-de-France
[20] Émile Pouget (Salles-de-Source, Aveyron, Francia,
12 ottobre 1860 - Lozère, Francia, 21 luglio 1931), è stato uno dei militanti
anarchici più rappresentativi del movimento operaio francese. Insieme a Fernand
Pelloutier, tra la fine del XIX secolo e
l'inizio del XX, fu uno dei militanti
anarchici che maggiormente influenzò lo sviluppo delle tematiche sindacaliste
rivoluzionarie. Nel 1871, durante il processo ai danni dei comunardi di Narbonne,
il giovanissimo Pouget si distinse per la continua incitazione alla rivolta
attraverso le pagine del suo giornale, Le Lycéen républicain. Nel 1889
fondò il Père Peinard, un giornale spiccatamente anarchico ed ispirato al Père
Duchesne di Hébert. La fine del XIX secolo
vede proprio l'esplosione del sindacalismo e lui vi si dedicò con grande
passione, soprattutto dopo una serie di conversazioni con Fernand Pelloutier
(1894). «Le Père Peinard» propose, fin dal 1889, lo sciopero generale e l'azione
diretta quale principale mezzo di lotta, raccomandando anche l'ingresso
degli anarchici nei sindacati. Nel 1895, in un articolo de «Le Père Peinard»,
introdusse il concetto del sabotaggio come mezzo di lotta sindacale e sociale,
che fece poi adottare alla CGT durante il congresso di Tolosa del 1897, durante
il quale parlò anche dell'importanza del boicottaggio.
[21] Nel
dipartimento dell'Aude nella regione dell'Occitania.
[22] Il cosiddetto "processo dei
66" si riferisce al processo che vide imputati un gruppo di anarchici (tra
cui Kropotkin, Emile Gautier, Felix Tressaud e altri), accusati di un attentato
contro il Teatro Bellecour di Lione (ottobre 1882). Il processo iniziò l'8
gennaio 1883, a Lione. L'accusa agli anarchici fu «D'esser stati affiliati o fatto atto d'affiliazione ad una società
internazione, avente per obiettivo di provocare la sospensione del lavoro,
l'abolizione del diritto della proprietà, della famiglia, della patria, della
religione e di aver anche commesso attentati contro la pace pubblica». Le
condanne, molto dure, furono emesse il 28 gennaio contro gli imputati: 4 anni
di carcere per gli anarchici Pëtr Kropotkin, Emile Gautier, Joseph Bernard,
Pierre Martin, Toussaint Bordat, e da sei mesi a tre anni per 39 altri loro
compagni.
[23] Nel
dipartimento dell'Aude nella regione dell'Occitania.
[24] Armand Barbès (Pointe-à-Pitre, 18
settembre 1809 - L'Aia 26 giugno 1870) era un militante repubblicano francese,
contrario alla monarchia di luglio. In seguito agli eventi del 12 maggio 1839,
giorno dell'insurrezione durante il quale i repubblicani della Société des
Seasons tentarono di rovesciare Luigi
Filippo, fu condannato all'ergastolo, poi liberato dalla rivoluzione
del 1848. Il 15 maggio 1848,
quando gli attivisti del club cercarono di imporre la loro legge al governo
provvisorio, fu imprigionato, prima di ottenere l'amnistia nel 1854. Quindi
scelse di andare in esilio nei Paesi Bassi.