GUSTAVE TRIDON
Edme Marie Gustave Tridon è
nato a Châtillon-sur-Seine[1]
il 1º gennaio 1841, ed è stato un avvocato, un uomo politico, giornalista,
socialista rivoluzionario e scrittore francese. Seguace di Blanqui
è stato membro della Prima Internazionale e della Comune di
Parigi.
Figlio di un ricco
proprietario terriero ha studiato legge a Parigi, ed anche se ha ottenuto tutte
le sue qualifiche professionali, realmente non ha mai praticato la professione.
Quando era studente Tridon diventò un materialista metafisico, un ateo convinto
(considerava l'ateismo la più alta realizzazione della ragione scientifica), un
repubblicano radicale ed un avversario del Secondo
Impero di Napoleone
III.
Tra le figure della prima rivoluzione francese, egli ammirava di più Jacques-René
Hébert[3],
il leader parigino sans-colotte che è stato ghigliottinato dai Giacobinicerca.
Tridon pubblicò due libri sugli Hebertisti: Les Hébertistes, plainte
contre une calomnie de l'Histoire (Gli Hebertisti: Protesta contro una
storica calunnia) nel 1864, con prefazione di Blanqui
e La Comune del 1793: Gli Hebertisti nel 1871. Ha pubblicato anche una
storia dei Girondini, La Gironda e i Girondini (1869). Inoltre, Tridon
fu un patriota francese incandescente.
Il punto di vista di Tridon,
in tutte le questioni politiche, corrispondeva con quello del veterano
rivoluzionario Louis
Auguste Blanqui. Il primo incontro tra Tridon e Blanqui
fu nella prigione
di Sainte-Pélagie nel 1865; Tridon era stato incarcerato lì per aver
scritto degli articoli anti-religiosi che sono stati ritenuti contrari alla
morale. Da allora divenne un caro amico e fervido seguace di Blanqui.
La pubblicazione de Les
Hébertistes, plainte contre une calomnie de l'Histoire gli conferì una
certa notorietà e gli permise di fondare vari giornali repubblicani come La
Critique (1867). Dopo il suo rilascio, Tridon finanziò e divenne il direttore
del giornale Candide (1865) del suo amico Blanqui,
che servì da piattaforma per il blanquismo[2] ed i suoi associati. Blanqui
stesso contribuì scrivendo articoli con uno pseudonimo. Il giornale venne poi
chiuso dalle autorità. Tridon fu arrestato nei primi mesi del 1866, in una
riunione al Café de la Renaissance à Saint-Michel, insieme a Eugène
Protot, Raoul
Rigault, i fratelli Edmond
e Leonce
Levraud, ai fratelli Charles,
Gaston
e Jules
Da Costa, Alfred
Verlière, Longuet,
Genton
e Landowski.
Nel 1866, entrò a far parte
della Prima Internazionale, fu uno dei primi blanquisti[2] a farlo. Alcuni blanquisti[2]
erano diffidenti nei confronti dell’Internazionale
perché la sezione francese era dominata da sindacalisti e proudhoniani[4],
che loro consideravano insufficientemente rivoluzionari. Tridon era uno dei sei
blanquisti[2] francesi che parteciparono al congresso di Ginevra della Prima Internazionale nel 1866; partecipò in qualità di rappresentante di Blanqui.
Tridon ed i suoi compagni blanquisti con rabbia denunciarono la maggioranza
proudhoniana della delegazione francese come agenti di Napoleone
III.
I blanquisti[2] furono gettati fuori dal Congresso, ma si guadagnarono la
gratitudine di Karl Marx,
la cui contesa con Proudhon
risaliva dal 1840.
Tornato in Francia, dal Congresso Internazionale, fu arrestato e condannato a quindici mesi di prigione. La
detenzione, però, non fermò la sua attività di pubblicista. Fondò il giornale Revue,
tra gli altri, ed ha scritto articoli per diversi altri giornali. Fu rilasciato
nel 1868. Ha partecipato con il suo amico Albert Regnard all’anti-concilio
di Napoli nel dicembre 1869[5].
Nel gennaio 1870 è stato coinvolto in un processo politico a Blois; temendo
l'arresto imminente, fuggi recandosi a Bruxelles.
Anche se Tridon detestava il
regime di Napoleone
III,
fu un sostenitore della difesa nazionale durante la guerra
franco-prussiana del 1870-71. Nel 1870 finanziò il giornale La
Patrie en danger (La Patria in
pericolo), un altro quotidioano blanquista[2]. Nelle sue pagine, Tridon
attaccò fortemente il governo di Napoleone
III.
Tornò a Parigi alla caduta del Secondo
Impero, dopo la proclamazione
della Repubblica il 4 settembre 1870. Si oppose con forza ai negoziati di
pace con la Prussia effettuati dal governo repubblicano conservatore di Adolphe
Thiers. Il 31
ottobre 1870, i blanquisti[2] tentarono una rivolta senza successo contro
il governo Thiers,
e Tridon evitò l’arresto.
Nel mese di gennaio 1871 come Parigi
era assediata dall'esercito prussiano, Tridon aderì al Comitato
centrale repubblicano dei venti arrondissement, in cui blanquisti[2], proudhoniani[4],
giacobini[6]
e vari altri radicali, che erano stati rivali fino a poco tempo prima,
collaborarono. Insieme ad Edouard
Vaillant, Jules
Vallès e altri partecipò alla stesura dell’Affiche
rouge (il Manifesto rosso pubblicato il 6 gennaio 1871), dove si
denunciava il governo Thiers,
si chiedeva l'istituzione dell’autonomia comunale (la Comune) di
Parigi e metteva in avanti tre richieste principali: requisizione generale di
tutte le risorse umane e materiali, razioni gratuite per tutti, e la massimo
lotta contro l'assedio.
Alle elezioni dell’8 febbraio
1871, Tridon corse come candidato alle elezioni dell'Assemblea nazionale e fu
eletto deputato per il dipartimento della Côte-d'Or. Si dimise, a
Bordeaux[7],
dopo aver votato contro i preliminari di pace firmato tra il governo di Adolphe
Thiers e la Germania, e ritornò a Parigi.
Il 26
marzo, è stato eletto al Consiglio
della Comune da parte del 5°
arrondissement con 6.469 voti su 12.422 votanti e fece parte della
Commissione Esecutiva e della Commissione Guerra. Tridon fece parte della
minoranza che al Consiglio votò contro la creazione di un Comitato
di Salute pubblica, sul modello di quello della prima rivoluzione francese,
che aveva scatenato il terrore. L'opposizione di Tridon al Comitato
di Salute pubblica fece di lui uno strano compagno di letto di molti dei
suoi rivali di un tempo, proudhoniani[4] come Eugène
Varlin, e lo mise in contrasto con i socialisti giacobini[6] come Félix
Pyat e Théophile
Ferré, la cui ideologia potrebbe nel complesso essere sembrata più vicino
alla sua. Forse la simpatia di Tridon per gli Hebertisti, che erano stati
vittime del primo Comitato
di Salute pubblica, ha motivato la sua opposizione alla rinascita del Comitato.
A quanto pare Tridon è stato a
lungo sofferente di un qualche tipo di disturbo nervoso; i massacri della Semaine
sanglante (Settimana sanguinante)
lo fecero precipitare in una crisi emotiva. Tridon fuggì da Parigi e si rifugiò
a Bruxelles, dove morì il 29 agosto 1871. A quanto pare la sua morte fu un
suicidio.
Le opinioni antisemite erano
diffuse nel XIX secolo in Europa e si possono trovare pure negli
scritti di molti socialisti francesi del periodo. Di solito, però, questi erano
espressioni private di pregiudizio. Proudhon,
per esempio, si è lamentato nei suoi diari che la Francia è stata invasa da
ebrei e stranieri, mentre Blanqui,
nelle sue lettere, a volte ha usato il termine «Shylock[8]»
come sinonimo di capitalismo o di usuraio. Tuttavia, alla fine del XIX secolo, alcuni veterani di precedenti movimenti
rivoluzionari hanno espresso il loro veemente e pubblico antisemitismo, di
solito combinato con un feroce nazionalismo. Questa miscela
ideologica - nazionalismo, antisemitismo e radicalismo sociale - ha spianato la
strada ai movimenti fascisti francesi del XX
secolo. Il marchio di alta acqua di questo rivoluzionario anti-semita è venuto
a galla durante l'affare Dreyfus[9]
del 1890, quando alcuni ex rivoluzionari repubblicani, tra cui alcuni veterani blanquisti[2]
come Ernest
Granger, si schierarono con gli anti-dreyfussiani. Questi eventi si sono
verificati molto tempo dopo la morte di Tridon, tuttavia, egli ebbe
un’influenza postuma su di loro, principalmente attraverso un manoscritto che
scrisse, ma non pubblicò: Du Molochisme Juif: Études Critiques et
Philosophiques (Sul Molochismo
ebraico:. Studi Critici e Filosofici) Questo libro è stato pubblicato
postumo nel 1884, ed è stato citato come influente verso gli apostoli
dell’antisemitismo francese come Édouard Drumont[10].
Nel libro, Tridon ha proclamato la superiorità dell’«indo-ariano» sulla
cultura «semitica» e risalendo dall'ebraismo arrivò all'antico culto del dio
Moloch; Tridon vide nell'ebraismo una sopravvivenza del culto sanguinario a
Moloch, quella statua arroventata, nella cui bocca i Fenici gettavano bambini
vivi. Tridon associò anche l'ebraismo con il capitalismo e lo sfruttamento.
[1] Nel
dipartimento della Côte-d'Or nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[2] Il blanquismo fu un movimento dottrinale e
attivista a favore, in primo luogo, della Repubblica e, una volta raggiunta,
del comunismo in Francia, che era in vigore durante il diciannovesimo
secolo, penetrò fino in fondo in modo dominante ed eccitante tra intellettuali
e studenti, e fu anche caratterizzato da una forte disciplina rivoluzionaria
combattiva. Deve il suo nome allo
scrittore, politico e leader di questa fazione, il francese Louis
Auguste Blanqui.
[3] Jacques-René Hébert (Alençon, 15 novembre 1757 – Parigi,
24 marzo 1794) è stato un giornalista e rivoluzionario francese. Fondatore nel 1790
del giornale Le Père Duchesne, iscritto al Club dei Cordiglieri e a
quello dei Giacobini, divenne il rappresentante, dopo gli arrabbiati,
dell'ala più radicale della Rivoluzione francese, dagli avversari chiamata
"gruppo degli esagerati" o hébertisti. Fu arrestato e
giustiziato durante il Regime del Terrore di Robespierre.
[4] Per proudhoniani
s’intendono definire i seguaci del filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon, fondato essenzialmente
sul mutualismo e sul federalismo, da molti studiosi inserito impropriamente
nell’ambito di quello che Marx definì socialismo utopistico.
L’anarchismo proudhoniano educa i seguaci ad una società libera e federata, di
artigiani e piccoli contadini, che pone al centro i problemi del credito e del
prestito ad interessi limitati. Gli elementi basilari dell’anarchismo
proudhoniano sono il federalismo, il decentramento, il controllo diretto da
parte dei lavoratori, abolizione della proprietà (ma non del possesso poiché
reputato naturale), l'istruzione sotto il controllo degli insegnanti e dei
genitori, l'istruzione legata all’apprendistato ecc.
[5] L’Anticoncilio di
Napoli fu un evento anticlericale che ebbe luogo contemporaneamente al Concilio
Vaticano I, di cui rappresentò una contestazione pubblica. L'iniziativa, principalmente presa dal deputato Giuseppe
Ricciardi e sostenuta da Giuseppe Garibaldi, David Levi e altri sessanta deputati,
fece sorgere il movimento italiano del Libero Pensiero "Giordano
Bruno". L'Anticoncilio fu aperto al Teatro San Ferdinando il 9 dicembre.
Vi inviarono delegati 62 logge massoniche italiane e straniere, 34 società
operaie, 25 associazioni italiane, 26 associazioni straniere, 63 gruppi di
liberi pensatori italiani e vi parteciparono a titolo personale 27 stranieri,
58 deputati e 2 senatori. Il 10 aprile, durante la seconda seduta,
l'Anticoncilio fu sciolto dalla forza pubblica, allarmata dalle accese dichiarazioni
politiche contenute in alcuni interventi.
[6] Con
il termine giacobinismo si intende un movimento e un'ideologia politica
risalenti all'esperienza del Club dei Giacobini durante la Rivoluzione francese (il
club des Jacobins fu un'associazione politica fondata a Parigi nel
novembre 1789 con sede nel convento domenicano di San Giacomo -Saint-Jacobus-
in rue Saint-Honoré). Il giacobinismo si diffuse in buona parte dell'Europa
durante l'epoca rivoluzionaria ed ebbe un'influenza politica notevole nella
storia francese per tutto il XIX secolo, in particolare negli eventi della
Rivoluzione di luglio, della Rivoluzione
francese del 1848 e, soprattutto, nell'esperienza della Comune di
Parigi del 1871. Il giacobinismo è sopravvissuto a lungo alla sua fine
storica, che viene canonicamente fissata al 1800. Quello che Vovelle ha
definito giacobinismo trans-storico ha infatti alimentato le vicende
politiche della Francia e, in parte, anche del resto d'Europa. Durante la Rivoluzione
di luglio, nel 1830, si assisté a una nuova fase del giacobinismo, dove
tuttavia andarono a mescolarsi istanze repubblicane, socialiste e cattoliche,
unite solo dall'opposizione a una nuova esperienza monarchica[. Il
“neogiacobinismo” del XIX secolo, sempre più legato al socialismo repubblicano,
si consolidò con la rivoluzione
del 1848 e con la Seconda
Repubblica, ma finì per essere spazzato via dall'ascesa di Napoleone
III. Con la brevissima e drammatica esperienza della Comune di
Parigi (1871), il giacobinismo tornò al governo della capitale francese, in
una replica delle forme dell'anno II, a partire dalla ricostituzione del Comitato
di salute pubblica e dalla rinnovata applicazione del vecchio Calendario
repubblicano. La diffusione del comunismo su scala europea, tra la fine del XIX
e l'inizio del XX secolo, alimentò le ipotesi di una sua discendenza dal
giacobinismo. Karl Marx
e Friedrich Engels, nel 1848,
lo scrissero esplicitamente: “Il giacobino del 1793 è diventato il comunista
dei giorni nostri”.
[8] Shylock è un immaginario usuraio ebreo veneziano,
principale antagonista della commedia Il mercante di Venezia di William
Shakespeare, che accorda un prestito a Bassanio (amico di Antonio), con Antonio
(mercante di Venezia) come garante. Shylock stabilisce che in caso di
mancato pagamento, Antonio debba pagare con una libbra di carne dal proprio
corpo.
[9] Alfred Dreyfus (Mulhouse, 9 ottobre
1859 – Parigi, 12 luglio 1935) è stato un militare francese. Nel 1871 la Francia
era reduce dalla sconfitta
subita nella guerra
Franco-Prussiana, ed i rapporti interni erano ancora tesi. Nonostante il
processo si basasse su documenti palesemente falsi, Dreyfus fu condannato quale
estensore di una lettera indirizzata ad un ufficiale tedesco in cui venivano
rivelate importanti informazioni militari francesi. Nonostante l'esplodere del
caso, Dreyfus non fu interamente riabilitato prima del luglio 1906, grazie a un
verdetto della Corte di Cassazione.
[10] Edouard Drumont (Parigi, 3 maggio 1844 – Parigi, 5 febbraio 1917)
era un giornalista, scrittore, polemista e politico francese. Fondatore del
quotidiano La Libre Parole, antidreyfussiano, nazionalista e antisemita,
fu il creatore, con il Marchese de Morès, della Lega nazionale antisemita
francese. Deputato ad Algeri dal 1898 al 1902, è stato una delle figure
storiche di spicco dell'antisemitismo in Francia.