ANDRÉ LÉO
“L’assoggettamento della donna è la radice più profonda e tenace del dispotismo nella società; esso insudicia senz’eccezione ogni carattere con le volgarità della tirannia o le vigliaccherie della schiavitù; e la monarchia, che tanti spiriti ingenui additano in questa situazione come causa unica dei nostri mali, ne rappresenta piuttosto il risultato. Io insegno quindi alle nostre donne, alle nostre ragazze, il rispetto per loro stesse, i loro diritti, e questa bella energia, davvero divina, – fonte di tutte le grandi proteste e di tutte le vere conquiste – che fa di un essere attaccato nella libertà e nell’onore, un leone o un martire”.
André Léo
Anarchica e membro della Prima Internazionale, giornalista e scrittrice di punta del femminismo d’oltralpe, André Léo fu senz’altro una delle intellettuali più sorprendenti del secondo Ottocento europeo. L’importante ruolo che ebbe nelle vicende del socialismo francese e della Comune di Parigi, oltre che la lucida analisi della condizione femminile di cui diede prova nella sua vastissima produzione, la rendono in effetti un’interprete originalissima delle battaglie femministe di quegli anni.
Léodile Bera e Grégoire Champseix con il loro figli gemelli Andrea e Leo al 1856 |
Vittoria Léodile Béra, questo il suo nome all’anagrafe (André Léo sarà infatti il suo pseudonimo), è nata il 18 di agosto del 1824 a Lusignan[1]. Suo nonno Joseph-Charles Béra (1758-1839), avvocato, fu un rivoluzionario, aveva partecipato attivamente alla Rivoluzione francese e, nel 1791, fondò la Société des amis de la Constitution (Società degli Amici della Costituzione).
Léodile proveniva da una famiglia dell’alta borghesia (era la figlia di un ex ufficiale di marina che si ritirò nelle sue proprietà, diventando successivamente, giudice di pace), dovette ricevere, verosimilmente, quell’educazione dal carattere paternalistico riservata alle ragazze della sua classe sociale che costituirà non a caso, negli anni a venire, il bersaglio prediletto delle sue numerose battaglie politiche e civili.
Nel 1830 la famiglia di Léodile si trasferì nella vicina Champagné-Saint-Hilaire[2], dove il padre esercitò la professione di notaio, e dove lei ricevette un'eccellente istruzione.
Il contributo di André Léo alla causa socialista fu precoce, ed è testimoniato almeno a partire dagli anni Cinquanta del secolo, quando comincia a collaborare al giornale d’ispirazione sansimonista[3] «La Revue Sociale». Quest’impegno a favore dell’uguaglianza sociale e dei diritti delle donne caratterizzerà, in seguito, tutta la vita dell’autrice, non di rado legandosi a doppio filo alle sue vicende personali. Nel dicembre del 1851, infatti, Léodile sposa Grégoire Champseix, che era redattore proprio presso «La Revue Sociale», e che Vittoria conobbe nel 1848. I due, dopo il colpo di stato di Napoleone III del 2 dicembre 1851, fuggirono dalla Francia per sottrarsi alla polizia bonapartista e raggiungere Losanna, dove si sposarono il 17 dicembre. Qui nacquero nel 1853 i loro due gemelli, André e Léo. In Svizzera Vittoria Bera pubblicò il suo primo romanzo, scritto a Vienne[4], Une vieille fille, seguito da molti altri che le renderanno una vera e propria reputazione nel mondo delle lettere. Nello scrivere i suoi romanzi adottò lo pseudonimo di André Léo, composto dai nomi dei sui figli, pseudonimo adottato anche come giornalista. Con l'amnistia del 1860 Grégoire e Léodile tornarono in Francia, dove Grégoire Champseix morì il 4 dicembre 1863.
Léodile decide allora di trasferirsi a Parigi, sfruttando la rete di contatti e conoscenze che Champseix aveva accumulato nella capitale francese. Qui la sua attività di pubblicista e scrittrice militante prese definitivamente il volo, innanzitutto sul fronte della narrativa. Nell’autunno del 1868 esce in appendice su «L’Opinion Nationale» Ali-Aline (poi raccolto in volume l’anno successivo), romanzo “gender” ante litteram in cui l’omonima protagonista viene messa in guardia dalla sorella, sposata ad un uomo che non ama, sul destino di schiavitù cui la costringerebbe il matrimonio: Aline decide allora di travestirsi da ragazzo per andare alla ricerca d’un compagno di vita che possa davvero considerarla per quella che è, al riparo dai pregiudizi che impongono le costruzioni sociali legate al genere sessuale. Sempre dello stesso anno è l’opera teorica La Femme et les Moeurs (1869), nella quale l’autrice si schierò apertamente contro la teoria della presunta inferiorità fisica e morale delle donne sostenuta da Proudhon.
Su Le Siècle scrisse «Un Divorce» pubblicato a proprie spese, non essendo riuscita a trovare un editore, e «Il Matrimonio scandaloso», due romanzi iniziati in Svizzera e completati a Parigi. Più tardi, Elisa Lemonnier[5] le trovò un editore.
Nel 1870, in omaggio al paese di Grégoire Champseix, pubblicò un volume: «Légendes corréziennes».
Negli ultimi anni del Secondo Impero, intraprese la battaglia politica e sociale.
Sul terreno del più diretto impegno civile, sempre alla fine degli anni Sessanta, risale inoltre la partecipazione di Léodile Béra ad una serie di incontri parigini che si tennero presso la Salle du Vauxhaul intorno alla questione del lavoro femminile, incontri che si svolsero nel pieno di quel dibattito che si era solito identificare con l’espressione “question des femmes”. A Parigi si impegnò politicamente con i repubblicani, con l'attivista femminista Paule Mink e con l’anarchica Louise Michel, ed aderì all’Associazione Internazionale dei Lavoratori (A.I.T.) fondata a Londra nel settembre 1864. Nel 1866 ha creato l'«Association pour l'amélioration de l'enseignement des femmes (Associazione per il miglioramento della formazione delle donne)». Léodile conobbe nel 1868 Benoît Malon, operaio e membro dell'Internazionale; con Louise Michel, Noémie Reclus e Maria Deraismes[6], fondò la Société de revendication des droits de la femme (Società per la promozione dei diritti delle donne), il cui programma fu redatto, nel 1868 a casa sua. Sottoscritto, tra gli altri, anche da Louise Michel, questo manifesto trovò in brevissimo tempo il sostegno di oltre trecento firmatari; l’obiettivo principale di quest’operazione era quello di fondare una scuola democratica per ragazze che risultasse completamente slegata dall’influenza dei circoli ecclesiastici; il manifesto, il cui testo difende l'uguaglianza dei sessi, è all'origine della prima ondata del femminismo in Francia.
A questo manifesto seguirà nel 1869 la pubblicazione della “Revendication des droits civils refusés à une moitié de la nation”, con la partecipazione di Élie Reclus e Noémie Reclus.
Tuttavia, l’avvento della guerra franco-prussiana nel 1870 vanificherà, purtroppo, questo progetto.
André Léo, durante l'assedio di Parigi nel 1870 frequentò i club rivoluzionari della città e fu attiva nel comitato di vigilanza di Montmartre con Louise Michel e Paule Mink e il 18 settembre 1870, venne arrestata con Louise Michel durante una manifestazione che venne repressa dall'esercito.
Anche il successivo e complicato periodo della Comune vide André Léo in prima fila, questa volta al fianco dei Federati e in particolare di Benoît Malon, che sarà poi suo compagno di vita e di lotta fino al 1878. Insieme a Malon e a Élie e Élisée Reclus, collaborò durante la Comune alla redazione del giornale «La République des Travailleurs (La Repubblica dei lavoratori)»; e un’altra importante iniziativa legata a questo periodo è la sua partecipazione alla “Commission féminine de l’Enseignement” nel marzo del 1871, delegata – anche in questo caso – alla creazione di una scuola femminile che si fondasse su principi democratici.
Membro del Comitato dei cittadini del 17° arrondissement, collaborò con l'Union des femmes pour la défense de Paris et les soins aux blessés (l’Unione delle Donne per la Difesa di Parigi e la cura ai feriti), diventandone la segretaria, e ha collaborato con le "cittadine" Jaclard, Périer, Recluse, Sapia, alla Commissione istituita da Édouard Vaillant "per organizzare e supervisionare l'insegnamento nelle scuole femminili".
Con Anna Jaclard fondò il quotidiano La Sociale (31 marzo - 17 maggio, 1871) che, pur protestando contro alcuni degli eccessi del Comitato Centrale, ha sostenuto vigorosamente diritti di Parigi.
È stata "una grande giornalista"; in quest’ultimo giornale, ha pubblicato degli editoriali e il suo "appello ai lavoratori delle campagne" intitolato «Au travailleur des campagnes», stampato in 100.000 il 3 maggio 1871. Questo il testo:
AI CONTADINI:
Fratelli, siete stati ingannati. I nostri interessi sono gli stessi: vogliamo solo ciò che anche voi desiderate. La liberazione che noi chiediamo è anche la vostra proprio così. Sia in città o in campagna, il punto importante è che c’è insufficiente cibo, vestiario, alloggio o assistenza per chi produce la ricchezza del mondo. Un oppressore è un oppressore sia si tratti di un grande proprietario terriero o di un industriale. Per voi, come per noi, una giornata di lavoro è lunga e difficile e fornisce appena il sufficiente per mantenere il proprio corpo in buono stato. Sia a voi che a noi manca la libertà, il riposo e svago per la mente e il corpo. Siamo sempre stati e siamo tuttora, sia voi che noi, nella morsa della povertà.
Non senti com’è ingiusto questo? Si può facilmente vedere che siete ingannati; Infatti, se fosse vero che proprietà è nata dal lavoro, voi, che avete lavorato così duramente, dovreste essere proprietari. Sareste proprietari proprio di quella piccola casa con il giardino e il cortile che avete desiderato per tutta la vita e che invece vi è impossibile acquisire. Oppure, anche se avete forse avuto la sfortuna di acquistare una casa, è stato al prezzo di un mutuo che drena le tue risorse. E questo mutuo costringerà i vostri figli a vendere questa casa, che è costata così tanto, quando voi morirete, se non prima. No, il lavoro non porta a possedere proprietà. La proprietà è ereditaria o è ottenuta con l'inganno. Il ricco conduce una vita di ozio mentre gli operai sono poveri e rimangono poveri. Le poche eccezioni confermano la regola.
Questo è chiaramente ingiusto. Gli interessi acquisiti vi hanno indotto ad accusare Parigi di barare, ma questa ingiustizia è proprio ciò che ha portato Parigi a sollevarsi e chiedere un cambiamento nelle leggi che mettono tutto il potere sui lavoratori nelle mani dei ricchi. Parigi vuole che il figlio del contadino sia educato come il figlio del ricco, e senza alcun costo.
Quindi vedete voi stessi, lavoratori agricoli, lavoratori giornalieri, contadini, mezzadri, che seminate, raccogliete e faticate in modo che la parte migliore di quello che si produce va a qualcuno che non fa nulla, quello che Parigi vuole, in sostanza, è che LA TERRA APPARTENGA AL CONTADINO, GLI STRUMENTI DI PRODUZIONE AL LAVORATORE, LAVORO PER TUTTI.
Sì, i prodotti dell'agricoltura dovrebbero andare a chi fa l'agricoltura. A ciascuno il suo; lavoro per tutti. Non più ricchi e poveri. Niente più lavoro senza riposo e non più riposo senza lavoro. È possibile raggiungere questo ... Tutto ciò che serve sono buone leggi. Tali leggi saranno adottate quando i lavoratori decideranno di non essere più manipolati dalle classi inattive.
Si può facilmente vedere, abitanti delle campagne, che gli obiettivi per i quali Parigi combatte sono anche i vostri; che nel tentativo di aiutare il lavoratore, si sta cercando di aiutare voi. I generali che in questo momento stanno attaccando Parigi sono gli stessi che hanno tradito la difesa della Francia. I rappresentanti scelti senza essere conosciuti vogliono restaurare la monarchia sotto un Enrico V. Se Parigi cade, allora il giogo della povertà rimarrà intorno al collo e sarà anche messo attorno a quello dei vostri figli. Quindi aiutate Parigi per vincere. Non importa cosa succede, ricordate questi obiettivi perché ci saranno sempre le rivoluzioni nel mondo fino a quando non si ottengono:
LA TERRA AI CONTADINI, STRUMENTI DI PRODUZIONE AL LAVORATORE, LAVORO PER TUTTI.
I LAVORATORI DI PARIGI
Nei dibattiti della Comune, sostenne la lotta armata contro Versailles, ma quando la Comune decise di sopprimere i giornali di opposizione, richiese il rispetto incondizionato per la democrazia "Se ci comportiamo come i nostri avversari, come il mondo può scegliere tra loro e noi?". In questo periodo estremamente fervido, che la vedrà collaborare anche al giornale di Vallès «Le cri du peuple» e ad altri periodici radicali, Léodile Béra si pose spesso come voce fuori dal coro, criticando con spirito d’autonomia la svolta autoritaria del progetto comunardo e continuando a difendere con energia la causa femminista, causa che – d’altra parte – continuava a trovare fredda accoglienza all’interno del movimento rivoluzionario.
La tragica fine della Comune, soffocata nel sangue dalle truppe di Thiers nel maggio del ‘71 e un mandato di cattura, obbligarono André Léo a recarsi ancora una volta in Svizzera rifugiandosi con i due figli a Basilea.
Michail Bakunin |
In Svizzera sposò la causa dei bakuninisti "con la sua irruenza femminile". (James
Guillaume, L'Internationale). Fu lì che incontrò Benoit Malon con il quale ha convissuto dal 1872 al 1878.
Ha vissuto a Ginevra dove è stata in grado di sfuggire alla sentenza pronunciata dai consigli di guerra.
Nel 1871 ha pubblicato a Neuchatel, La Guerre sociale dove racconta la storia della Comune; intervenne, con un discorso, al 5° Congresso della Lega della Pace e della Libertà tenutosi a Losanna nel mese di settembre 1871. Aderì all'Alleanza internazionale della democrazia socialista fondata da Bakunin. Lavorò al quotidiano dei rifugiati Comunardi a Ginevra: La Révolution Sociale, nel quale, come anarchica, si impegnò in violenti attacchi contro Karl Marx considerato autoritario, ed era preoccupata per la crescente influenza politica che ha maturato nell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, di cui lei era anche aderente.
Questo è ciò che ha scritto ne La Révolution Sociale del 2 novembre 1871:
"Ed io, che ho fino ad ora creduto che l'Associazione Internazionale è stata la più democratica, la più ampia, la più fraterna associazione che si poteva sognare; la grande madre, con immensi seni, di cui ogni lavoratore di buona volontà è il figlio. [...] Possa la dea Libertà aiutarci! Per noi che abbiamo violato l'ultima bolla papale nel divulgare queste cose alla gente e nei dibattiti l'infallibilità del Consiglio Supremo. Ora, che anche noi siamo minacciati di scomunica, e non abbiamo altra via che cedere la nostra anima al demone dell’anarchia non ci rimane altro da dire".
In un altro articolo, sempre su La Révolution Sociale, André Léo ha scritto:
"Fin dall'inizio dell’Associazione Internazionale ad oggi, quando abbiamo sentito i buoni borghesi che si riferiscono ad essa come una società segreta, costruita alla loro maniera, cioè gerarchicamente, con una parola d'ordine, un consiglio segreto, la vecchia piramide, con Dio Padre, un Vecchio della Montagna o di un Consiglio dei Dieci alla sua sommità, ci stringevamo le spalle e dicevamo loro, non senza orgoglio: - tutto questo è un mucchio di vecchi racconti! Voi non sapete niente del nuovo spirito; vostri stampi indossati non possono contenerlo. Noi che vogliono distruggere gerarchie non siamo in procinto di stabilirne un'altra. Ogni sezione è sovrana, come lo sono gli individui che la compongono, e ciò che li lega tutti è la profonda fede nell’uguaglianza, il desiderio di stabilirla, e la pratica delle nostre regole: l'emancipazione dei lavoratori da parte dei lavoratori stessi; nessun diritto senza doveri, nessun dovere senza diritti. Tutto è fatto nella piena luce della libertà, che sola è onesta e fruttuosa; non abbiamo leader, per noi che non ne riconosciamo alcuno, solo un consiglio di amministrazione. - Ma ora, ahimè! Ora chiniamo il capo davanti alle accuse del sig Prudhomme, o meglio, ci meritiamo la sua ammirazione; noi soffriamo questo supremo insulto, perché le risoluzioni pubblicate qui costruiscono la vecchia piramide nell’Internazionale come altrove: ‘È vietato’, ‘non sarà consentito’, ‘il Consiglio Generale ha il diritto di ammettere o rifiutare l'affiliazione di ogni nuova sezione o di gruppo’, ‘il Consiglio Generale ha il diritto di sospendere, fino alla riunione del prossimo Congresso, ogni sezione dell’Internazionale’. Chiedo scusa; siamo sbagliati, qui, come per il codice? Questo è un articolo della legge sui consigli generali di Francia, fatta dall'Assemblea di Versailles: 'Il potere esecutivo ha il diritto di sospendere il consiglio che ...' - No, è vero, ma l'articolo è lo stesso in entrambe le leggi, - 'd'ora in poi il Consiglio generale sarà tenuto a denunciare pubblicamente e sconfessare tutti i giornali ...' - per il nostro Santo padre il Papa, dove siamo? Bismarck ha trasformato le teste di tutti, dal Reno al Oder, e allo stesso tempo che Guglielmo I fece se stesso imperatore, Karl Marx consacrò se stesso Pontefice dell’Associazione Internazionale".
André Léo ha avuto anche un ruolo di primo piano nella pubblicazione della rivista Le Socialisme Progressif. Viaggiò per l’Europa, vivendo per lungo tempo all'estero, dedicandosi allo studio della condizione femminile del suo tempo. Andò in Italia, stabilendosi per brevi periodi a Milano, a Viareggio e a Palermo, trovando alcune risorse nella pubblicazione di romanzi a puntate e articoli sulla politica e sulla condizione femminile. pubblicati in serie sui giornali repubblicani: Le Siècle, La République française.
Lasciato Malon nel 1878, visse a Firenze con il figlio André, insegnante di chimica.
Tornò in Francia dopo l'amnistia del 1880, e lavorando di tanto in tanto nella stampa socialista (è stata redattrice a L’Aurore).
Ultimo atto della sua vita di battaglie sarà infine, nel 1899, e cioè un anno prima della sua morte, la pubblicazione del saggio Coupons le câble!, nel quale sosterrà, precorrendo ancora una volta i tempi, la necessità di una separazione tra potere politico e religione.
André Léo è morta il 20 maggio 1900 a Parigi, è stata cremata e le sue ceneri sono state trasferite al cimitero di Auteuil dove riposa con il padre dei suoi figli.
Morì nel 1900. Nel testamento ha lasciato in eredità una piccola rendita al primo comune della Francia che voleva fare un’esperienza collettivista con l'acquisto di un pezzo di terra comunale, lavorando in comune con la condivisione del raccolto.
A noi ci lascia il suo notevole lavoro: numerosi romanzi, racconti e saggi, decine di articoli e testi politici.
[1] Piccola cittadina nella regione francese nel dipartimento della Vienne nella regione di Poitou-Charentes.
[3] Il sansimonismo è stato un movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo. Il movimento prende il nome dal suo ideatore il conte Henri de Saint-Simon, il centro di questo movimento fu l'École polytechnique. La società sarebbe stata gestita da scienziati e industriali che grazie alle scoperte scientifiche e allo sviluppo industriale avrebbero dato vita ad una società che garantisse migliori condizioni di vita ai proletari.
[5] Élisa Lemonnier (24 marzo 1805 - 5 giugno 1865) era un'educatrice francese che è considerata la fondatrice dell'istruzione professionale femminile in Francia.
[6] Marie Adélaïde Deraismes, abbreviata in Maria Deraismes (Parigi, 17 agosto 1828 – Parigi, 6 febbraio 1894), è stata una scrittrice e giornalista francese, nonché una femminista ante litteram che sostenne la parità dei diritti civili ed il voto per le donne.