NAPOLÉON GAILLARD
Napoléon
Gaillard, chiamato anche «Gaillard père (Gaillard padre)», è nato a Nimes[1], il 7 giugno 1815 e fu un calzolaio francese o «artista delle scarpe»,
come lui stesso si definiva.
Repubblicano di estrema
sinistra, comunista, avversario dell’«istituzione del matrimonio, dell'eredità
e delle proprietà individuali», secondo le accuse mosse contro di lui dal
Tribunale penale di Parigi, è sempre stato un uomo di convinzione fino alla sua
morte, ad ottantacinque anni.
Meno famoso di altri Comunardi,
questo "rivoluzionario incorreggibile" fece
parlare molto di se alla fine del Secondo
Impero e durante la Comune;
le sue idee e il suo impegno posero il militante operaio in testa al simbolo
della Comune:
la barricata. Il 30
aprile 1871, Louis
Rossel, delegato alla guerra, lo nominò direttore generale delle barricate,
ruolo che lo fece diventare uno dei protagonisti dell’insurrezione popolare
comunarda, tanto da associare il suo nome ad una
barricate della Comune, lo
«Château-Gaillard».
Suo padre,
anche lui calzolaio, lo chiamò Napoléon, in
omaggio al continuatore della Rivoluzione francese e al nemico dei Borboni, che
affermava i suoi ideali in una città piuttosto monarchica. Successivamente, sotto il regno del «piccolo
Napoleone», Gaillard non userà questo nome e si firmerà semplicemente «Gaillard
père (Gaillard padre)».
Caricatura di Napoleon Gaillard dove leggiamo Gaillard padre e figlio riparano le scarpe e spopolano le strada |
Il relatore
degli incontri pubblici
Quando
Gaillard, attivista politico, si fece conoscere a Parigi alla fine del 1868,
sembrava uscito dall'anonimato. In realtà,
aveva lasciato alcuni ricordi a Nîmes, dove era diventato famoso durante la seconda
Repubblica. Il suo primo atto da militante
fu di andare ad accogliere Armand Barbès[2] quando lasciò il carcere di Nîmes, il 26 febbraio 1848.
Gaillard entrò in politica in quell’anno, partecipando a banchetti democratici[3]. Tra il 1848
e il 1849 fu un instancabile fondatore di club, sempre
situati all'estrema sinistra: quello della Fraternité Républicaine, poi quello dell’Encontre, chiaramente socialista,
infine, dopo una scissione di quest'ultimo, il club della rue
Saint-Mathieu, che era organizzato in sezioni,
secondo le modalità delle società segrete. I
discorsi di Gaillard nei banchetti e nei club,
specialmente nell'autunno del 1848
e nella primavera successiva, rispecchiavano tutti un repubblicanesimo di
estrema sinistra, ancorato alla memoria della Rivoluzione. Gaillard non
dimenticò l'organizzazione del lavoro e dei lavoratori e cercò di contribuirvi.
Il club da
lui fondato, chiamato «Gracchus Babeuf[4]», e le sue varie attività politiche gli valsero una
condanna ad otto giorni di carcere.
Mentre faceva il militante,
continuava a dedicarsi con passione al suo lavoro di calzolaio; il 3 novembre 1851, depositò un
brevetto per una scarpa che da lui inventata («la
scarpa francese gutta-percha», flessibile e impermeabile).
Nel 1868,
all'età di 53 anni, si trasferì a Parigi, a Belleville,
rue Julien Lacroix 74, con la convivente, l’operaia Marie Cortes e con il loro
figlio Gustave nato nel 1847, un pittore di
porcellana, a cui era molto legato.
A Parigi, Gaillard partecipò attivamente
al movimento democratico prendendo parte a varie riunioni politiche
pubbliche. All'inizio del novembre 1868 si unì ai
militanti che, al richiamo del giornale Le Réveil, andarono a deporre ghirlande sulla tomba di Godefroy
Cavaignac[5]
nel cimitero di Montmartre.
Quindi cercarono la tomba di Jean-Baptiste
Baudin, deputato montanaro[6]
ucciso su una barricata il 3 dicembre 1851, il giorno dopo il colpo
di stato di Luigi Napoléone Bonaparte, organizzando una dimostrazione
semi-improvvisata in cui Gaillard figlio pronunciò alcune parole di
circostanza. Fu a seguito di questa manifestazione che
la sottoscrizione per la creazione di un monumento a Baudin
venne organizzata dai giornali Le Réveil di Delescluze
e L'Avenir national di Alphonse Peyrat[7]. Ne seguì una causa, che
diede inizio alla carriera di Léon
Gambetta, in quel periodo avvocato e difensore di Delescluze
al processo, che fu senza dubbio benefico per il progresso dell'idea
repubblicana, ma fatale per l'imputato, che fu severamente punito dalle
disposizioni della legge di sicurezza generale. Nonostante la difesa dall'avvocato Leblond che mise in opera tutto il
suo talento per dimostrare che il suo cliente non aveva fatto nulla di
sbagliato, «Gaillard père» venne condannato al
pagamento di una multa di 500 franchi, una somma considerevole per un semplice
operaio, mentre a suo figlio venne inflitta, oltre ad una multa di 150 franchi,
un mese di prigione.
Alla fine
dell'anno 1868 e all'inizio del 1869, Napoléon Gaillard partecipò ardentemente,
e si mise in evidenza, al movimento parigino delle riunioni pubbliche,
autorizzate dalla legge del giugno 1868. Parlava, organizzava, specialmente le
domenica e i lunedì, nei quartieri popolari, a Belleville e Ménilmontant. Nell'aprile
1869, mentre era in carcere, si lamentò che il ministro degli Interni aveva
bandito due riunioni pubbliche da lui organizzate, uno su «lavoro e proprietà»,
l'altro su «l'umanità e i suoi martiri dal punto di vista storico» e che si
sarebbero dovuti svolgere a Folies-Belleville[8].
I suoi discorsi, alle riunioni
pubiche, erano duri: "Cittadini, io sono un lavoratore, il lavoro è
l'unica fortuna dell'uomo (...) Per sollevare i poveri, dobbiamo abbattere i
ricchi. Non dobbiamo demolire l'interesse, ma l'intero capitale; che quelli che
non lavorano non divorino quelli che lavorano".
Nei suoi vari
interventi, spesso descritti dai depliant delle riunioni pubbliche, Napoléon
Gaillard si dichiarava comunista, libero pensatore, negatore della moralità
borghese; si dichiarò ateo, anticlericale e antireligioso perché “la
religione giustifica le disuguaglianze sociali («ci saranno sempre ricchi e
poveri») ed è un fattore di alienazione intellettuale e civica. […] Chiediamo,
vogliamo che il catechismo, sia sostituito dalla storia filosofica dei popoli,
e il Nuovo e Antico Testamento dal codice civile. Vogliamo, in una parola, creare uomini e cittadini, non
schiavi”. In questa logica, ripudiava la
morale tradizionale del matrimonio, criticava la soppressione del divorzio
nella legislazione come la situazione di inferiorità dei figli illegittimi. "Secondo me, il concubinato è l'unico matrimonio
dell'uomo d'onore".
Gaillard e il
figlio Gustave, ormai ventunenne, cercarono di sfruttare il successo delle
riunioni pubbliche per fondare un giornale, Les Orateurs
des Clubs, Réunions publiques, dove
Gaillard padre era l'amministratore e Gaillard figlio editore e
disegnatore. Il giornale doveva presentare ogni settimana, oltre alle
informazioni sugli incontri tenuti e futuri, i relatori di quegli incontri. Il
giornale cessò la pubblicazione dopo alcuni numeri, il 6 marzo 1869.
Tutte queste
attività gli valsero diverse condanne: un mese di carcere il 22 gennaio 1869
per incitazione alla guerra civile, l'11 giugno a due mesi di prigione per
grida sediziose, il 26 novembre a 500 franchi di ammenda per contravvenzione
relativa alle riunioni pubbliche, il 30 novembre a quattro mesi di prigione per
oltraggio. Questi soggiorni in carcere
indubbiamente indebolirono la sua salute. Nel
giugno 1869, malato di polmoni, dovette essere trasportato in una casa di cura
per i prigionieri nel faubourg Saint-Denis, poi a Nizza, dove rimase nel maggio
1870.
Nel 1869 e
nel 1870 Napoléon Gaillard si fece un nome nell'opposizione parigina all’Imperatore
Napoleone. La radicalità delle sue
posizioni ha indubbiamente irritato alcuni militanti, ma la sua determinazione
e la sua scioltezza ne hanno colpito altri. Iniziò
ad essere un personaggio, ed a soffrire per le sue idee. Con la caduta dell'Impero, il 4
settembre, le sue responsabilità politiche aumentarono.
Il 4
settembre, in effetti, aprì a Napoléon Gaillard un campo d'azione più
ampio. Si diede da fare in organizzazioni che
appoggiavano l'azione di difesa nazionale. Si
unì quindi al Comitato
centrale dei venti arrondissement, creato subito dopo il 4
settembre per centralizzare l'azione delle commissioni di difesa, elette
dalla popolazione riunita in assemblee pubbliche. L'idea venne lanciata dagli internazionalisti.
Indipendentemente dal fatto che Gaillard facesse parte o meno dell'Internazionale,
prese parte al Comitato
centrale dove rappresentava, con Jules
Vallès, il comitato di difesa di Belleville.
Molto diligente nelle sessioni fino alla fine dell'anno, firmò il primo
manifesto rosso (15 settembre) che proponeva al governo tutti i tipi di misure
di sicurezza pubblica, economica, sociale e di difesa. Il 30 settembre fu anche
assessore del Comitato
centrale. Alla fine di settembre-inizio ottobre, Gaillard fu insinuato
dalla stampa che lo accusò di essere stato corrotto dall'Impero.
La giustizia era pubblicamente fatta di queste accuse. Quando, a metà ottobre,
il Comitato,
in conflitto con il governo per l'elezione municipale di Parigi, sembrava un
po' senza fiato, Gaillard propose di sostituirlo con un'organizzazione più
vigorosa, un Comitato centrale di riunioni pubbliche della capitale. Tuttavia,
rimase membro del Comitato
e, a dicembre, protestò contro la prolungata detenzione degli attivisti
arrestati dopo il giorno dell'insurrezione
del 31 ottobre successivo alla caduta
di Metz. Successivamente, quando il Comitato
centrale diventò Delegazione dei venti arrondissements, Gaillard non vi
fece più parte. Non si sa per quale motivo (dissensi interni, partenza
momentanea nella provincia o altro motivo). Nel frattempo, Gaillard Jr. divenne
segretario del quotidiano L'Œil de Marat, Moniteur des XIX et XX arrondissements, il cui direttore era Charles
Paschal Dumont, membro del Comitato
centrale. Si conoscono due numeri datati 29 novembre e 2 dicembre.
Il 18
marzo Napoléon Gaillard fu un candidato del Comitato
centrale per l'elezione
alla Comune di Parigi ma, curiosamente, nel diciassettesimo
e non nel suo arrondissement, il ventesimo,
e arrivò solo al quinto posto, che lo privò della possibilità di essere eletto.
Tuttavia, diede un sostegno attivo alla Comune.
Il 30
marzo, con i membri del Comitato
centrale, aderì pienamente ai decreti del 29
marzo relativi agli affitti, alla coscrizione e alla liquidazione degli
oggetti depositati presso il monte dei pegni. Un
po' più tardi, ha esortato la Comune ad
attuare le sue promesse elettorali, a pubblicizzare le sue riunioni, a mostrare
la sua fermezza, soprattutto nei confronti di coloro che ostacolavano
l'organizzazione della Guardia
Nazionale. Fu allora che iniziò a
interessarsi più da vicino alle barricate.
Il comandante
del battaglione dei barricadieri
Quali erano
le possibili difese nella lotta di Parigi contro le truppe di Versailles? In questo contesto, la questione delle barricate viene alla
ribalta.
L'8
aprile Cluseret
creò, con l'accordo della Comune,
una commissione
di barricate presieduta da Rossel. Ne facevano parte capitani del genio, due membri della Comune e
un membro eletto per arrondissement. Quando si riunì per la prima
volta, il 12
aprile, erano presenti al fianco di Miot,
un membro della Comune, i
delegati di cinque arrondissement: il nono,
l'undicesimo,
il quattordicesimo,
il primo
e il ventesimo
rappresentato da Gaillard. La commissione setacciò in modo critico le
barricate esistenti, ingombranti per il traffico, inadatte per una guerra
moderna, pericolose anche per coloro che le difendevano perché erano state
costruite su marciapiedi che si trasformerebbero in proiettili se attaccati da
cannoni. Rossel,
sottolineò l'importanza fondamentale delle fortificazioni esistenti e delle
linee di difesa utilizzabili (ferrovia della cintura e viali esterni). Il sistema di barricate doveva essere adattato alla
prevedibile offensiva di Versailles
e sostituite le barricate esistenti da quelle che potevano piuttosto essere
chiamate fortificazioni. Furono quindi previsti due tipi di barricate,
una per le piccole strade, l'altra per le grandi, con un fossato di 2 m di
profondità nella parte anteriore e 50 a 80 cm nella parte posteriore. Gaillard
fu responsabile della stampa dei profili delle barricate da costruire. Questa
standardizzazione fu una rottura con la pratica precedente. La continuità,
d'altra parte, fa parte del desiderio di contare almeno parzialmente sulla spontaneità
delle masse per la realizzazione del progetto programmato: "le
barricate devono essere studiate metodicamente e svolte rivoluzionariamente",
cioè con l'assistenza della popolazione.
Barricata del boulevard Puebla |
"Questa è la prima
volta, a nostra conoscenza, che si prevede di includere la barricata nella
strategia generale di difesa di una città - disse lo storico francese
Raymond Huard in una conferenza tenutasi nel 1995 sulla barricata - nel 1815
c'erano alcune barricate (...) ma senza un piano globale. Durante le insurrezioni
di Parigi del 1830
e 1848,
erano piuttosto un mezzo di sovversione interno alla città, con valore sia
offensivo che difensivo. Nel 1871, venne intrapreso uno sforzo per la
collocazione di una rete di barricate”.
Ai delegati venne dato tutto
il potere per eseguire il piano nei loro arrondissement
con l'aiuto di una commissione municipale. Gaillard venne incaricato da Rossel
di costruire barricate in quattro distretti: 1°,
20°,
16°
e 17°.
Il 17
aprile, firmò un appello ai «cittadini di tutte le età e di tutte le
condizioni» per partecipare alla costruzione di barricate «patriottiche e
repubblicane». Tuttavia, sono stati utilizzati
anche i barricadieri stipendiati (3 franchi al giorno per gli adulti, 2 franchi
per i giovani). Il 30
aprile, infine, Gaillard venne nominato delegato alle barricate da Rossel.
Il suo titolo esatto era: direttore generale delle
barricate, comandante del battaglione speciale dei barricadieri. Questa fu la prima volta che le barricate vengono considerate
parte della strategia di difesa complessiva di una città. Nel 1815, c'erano state alcune barricate, specialmente alla
barriera di Clichy[9], ma senza un piano d’insieme. Durante le insurrezioni di
Parigi del 1830
o 1848,
erano piuttosto un mezzo di sovversione interno alla città, con valore sia
offensivo che difensivo. Questa volta, è stato
intrapreso uno sforzo per sistematizzare la rete di barricate.
La fiducia di
Rossel
verso Napoléon Gaillard fu messa in discussione. Probabilmente erano dello stesso
dipartimento, ma molte cose separavano l'austero repubblicano protestante
dall’espansivo operaio militante, ateo e rivoluzionario. Alcuni come Cluseret
pensavano che Rossel
volesse fare affidamento sulla popolarità di Gaillard per prendere il potere a
spese della Comune.
Ipotesi improbabile dato che Gaillard sosteneva
fedelmente la Comune.
Si è anche supposto che Rossel
non attribuiva alcuna importanza alle barricate e avesse posto Gaillard in una
funzione ampiamente onoraria. Ma avrebbe potuto
evitare di aumentare le sue responsabilità. Perché
non ammettere che Rossel
è stato colpito dall'ardore con cui Gaillard era interessato ai problemi di
difesa e che riteneva opportuno utilizzarlo, con la speranza, forse, di
indirizzarlo a compiti più utili della costruzione di barricate interne?
Quando Rossel
divenne delegato generale alla guerra il 30
aprile, Napoléon Gaillard fu incaricato di costruire un sistema di
barricate che avrebbero formato una seconda cinta, oltre alle tre cinte chiuse
o fortificazioni al Trocadero, alle Buttes
Montmartre e al Pantheon. Poté farsi
assegnare dalle municipalità gli ingegneri o i delegati incaricati di lavorare
sotto i suoi ordini per la costruzione: Gaillard convocò suo figlio Gustave
come aiutante maggiore delle barricate.
Più di 500 barricate fatte di
selciati, travi, botti, inferriate, alberi ... crebbero a Parigi nel vano
tentativo di contenere l'avanzata di Versailles.
Quella di rue Puebla, attuale rue des Pyrénées, fu munita con cinque cannoni.
Ma l'opera più notevole di «Gaillard padre» sorse in place de la Concorde, innalzata all'angolo tra rue de Rivoli e rue Saint-Florentin:
una vera fortezza, costruita su due piani, con fortificazioni, un fossato ...
Il lavoro fu tale che i parigini la chiamarono, ironicamente
e simpaticamente, «Château Gaillard (Castello Gaillard)» ...
La scelta strategica
di costruire barricate nel cuore di Parigi piuttosto che fortificare i bastioni
fu discutibile. Il giornale Le
Cri du peuple pubblicò un sbalordito
articolo il 9
maggio. Gaillard spiegò il suo operato con
la seguente lettera scritta in risposta e pubblicata nel giornale La Commune:
"Nel Le
Cri du Peuple del 9
maggio, alcune righe dedicate alle barricate mi costringono a una risposta:
Ci si
affretta troppo ad attaccare le barricate
costruite all'interno della città; esse hanno la
loro straordinaria opportunità come principio morale.
Versailles
e la Reazione devono sapere bene che non si tratta di distruggere un forte o di
fare una breccia ai bastioni per sconfiggere Parigi, ma che sarà necessario
combattere strada per strada per sconfiggerla e che un esercito, per quanto
grande, non può penetrare senza perire. Tuttavia, il vostro saggio consiglio è
già messo in atto; Avrei voluto
tacere, ma mi obbligate a dire; sono passati tre
giorni da quando 80 dei miei operai hanno lavorato di notte su una strada
coperta a porte Dauphine e duecento altri stanno distruggendo nello stesso
momento il tunnel di porte Maillot e mi sto preparando ad inviarne 300 per
costruire un formidabile cittadella sull'altopiano di Issy, tutto sotto gli
ordini e le indicazioni del coraggioso generale Rossel,
delegato alla guerra.
Per quanto
riguarda place de la Concorde, deve diventare una formidabile fortezza, tutte
le strade barricate, la terrazza delle Tuileries
blindate, l'hotel della marina armata e merlata, che domina tutto lo spazio
fino all'arco di trionfo aspetta il nemico che arriva.
Ho accettato
con gratitudine la grande missione di direttore generale della difesa interna
ed è con gioia che accetto di andare a costruire barricate all'esterno sotto il
fuoco del nemico, anche a rischio della mia vita .
Mio figlio
condividerà i miei pericoli ed entrambi devoti alla Comune e
alla Repubblica, siamo pronti a morire per queste.
Salvezza e
fraternità
Gaillard père
Direttore generale delle barricate, comandante del
battaglione speciale dei barricadieri."
Questa
lettera fa capire l'impegno che Gaillard mise al servizio delle barricate
parigine. Gaillard portò un profondo cambiamento nella concezione del ruolo
delle barricate. A differenza dei loro predecessori del 1830
o del 1848,
gli insorti della Comune
furono portati ad vedere in modo nuovo il ruolo delle barricate. Queste dovevano essere integrate in un coerente sistema di
difesa di natura militare, il che significava ripensare sia la forma che la
posizione delle barricate. La Comune ha
iniziato questa mutazione dell'obiettivo mentre cercava di preservare, per la
costruzione di questi mezzi di difesa, il contributo della spontaneità
popolare. Gaillard aveva insistito, fin dall'inizio, sul valore psicologico
delle barricate; queste dovevano inquietare il
nemico, rafforzare la fiducia della popolazione parigina, proteggere Parigi
contro «tradimento e sorprese».
Fotografia della grande barricata tra rue de Rivoli e Place de la Concorde, nota come Château-Gaillard. Gaillard padre è in primo piano, a sinistra |
Gaillard
s’impegnò seriamente nel farle edificare, e il
suo lavoro, tuttavia, venne criticato. L'emblema dell'insurrezione agitò
i dibattiti all'interno delle istanze della Comune. A Napoléon Gaillard, "colonnello, in pieno sole
di maggio, nella sua uniforme elegantemente cinturata (come riferiva Maxime
Vuillaume)", il 19
maggio, durante una sessione della Comune, si
contestarono i “due milioni spesi per l'acquisto di stracci, da parte del
cittadino Gaillard, per fare barricate". "Capisco che le
barricate sono fatte con letame e sabbia, ma con stracci!" criticò Louis
Chalain. Un episodio chiaro oscuro che lascia intravedere i dissensi sul
piano militare e umano. Napoléon
Gaillard si scontrò con il genio militare. In una lettera indirizzata a Charles Delescluze, il
nuovo delegato alla guerra, avvertì: "Il tempo sta scadendo. Le ore
passano, devi agire. Di grazia, abbi fiducia nel mio patriottismo (...) È
necessario che place de la Concorde sia interamente fortificata: una linea di
formidabili barricate si deve immediatamente formare da Montrouge all’Arc de
Triomphe e all’Arc de Triomphe di Batignolles. Allo stesso tempo, la cittadella
di Montmartre, quelle del Trocadéro e della montagna Sainte-Geneviève; mi
prenderò cura di questo se sarò aiutato, cioè se non sarò ostacolato ...
". Non ebbe successo, i denigratori dell'insurrezione lo presero in giro:
"Era un patito delle barricate; le ha fatte ovunque, a casa sua con le
sue forme delle scarpe, al caffè con il domino, durante il suo pasto con croste
di pane", disse lo scrittore francese Maxime Du Camp nel suo Les
Convulsions de Paris.
È difficile
giudicare un uomo che non aveva precedenti esperienze militari in un'azione che
durò solamente quindici giorni. La barricata della Concorde fu una specie di capolavoro mentre il
tempo stringeva, ma forse sarebbe stato meglio moltiplicare i lavori di difesa,
forse meno imponenti, ma più efficaci. Tuttavia,
era consapevole dell'importanza delle fortificazioni esterne e non rifiutò di
aiutare Rossel
a rafforzare il forte di
Issy. Napoléon Gaillard, il capo dei barricadieri, lasciò le sue mansioni il 15
maggio, otto giorni dopo Rossel.
L'attacco a
Parigi era imminente. Come aveva previsto
Gaillard, la conquista di Parigi si rivelò molto difficile per l'esercito di Versailles.
Dopo essere
stato ospitato per una settimana dal suo avvocato nel periodo della repressione
anti-comunarda, Gaillard poté quindi lasciare Parigi con suo figlio e
rifugiarsi in Svizzera dove arrivò nel dicembre 1871 e dove, cita
il dizionario biografico Maitron[10]
nell’«incorreggibile rivoluzionario», divenne "l'apostolo del comunismo
e del socialismo".
Il 18 ottobre
1872, dopo essere stato ricercato a Nîmes dove vivevano suo fratello e sua
sorella, il diciassettesimo Consiglio
di guerra condannò in contumacia, sia lui sia il figlio, alla deportazione in un carcere
fortificato.
Gaillard si
trasferì a Carouge, a sud di Ginevra, con l'aiuto di suo figlio Gustave creò
un Estaminet français, un piccolo «cafè» osteria che trasformò in una sorta di memoriale della Comune
chiamandolo "Buvette de la Commune", decorato da Gustave e
adornato con scene e attori della rivoluzione. Poi,
probabilmente per ragioni finanziarie, nel 1876, si trasferì a Ginevra dove
riprese il suo lavoro di calzolaio. Qui, lo stesso anno, pubblicò la sua Art
de la Chaussure (Arte della scarpa), una
sorta di testamento professionale, dove sviluppò la sua concezione di una
scarpa naturale, adattata ai piedi di ogni individuo, modello suggerito
dall'osservazione dei piedi di statue antiche nei musei. Collaborò anche alla
composizione di due opuscoli: Garibaldi (1875) e
Les proscrits français (1880). Suo figlio, invece, continuò a dipingere e scrivere.
Un attivista rivoluzionario
L’anno successivo, il nostro
uomo si mise in evidenza con una protesta contro l'arrivo di Thiers
nella capitale Svizzera.
Dopo l'amnistia,
“Gaillard père” ritornò in Francia dove riprese il suo
attivismo all'interno dei gruppi socialisti militando all'interno del
Partito broussiste[11]. Venne candidato
alle elezioni municipali del 1881. Nello stesso anno, Gaillard diventò il perno
di un comitato di «combattenti del 1871» per la costruzione di un monumento ai Federati.
Nel 1883, partecipò alla fondazione della Federazione socialista rivoluzionaria
dei circoli dei dipartimenti; un anno dopo si unì al partito allemanista[12] e nel 1896 fondò
un gruppo comunista. La sua età avanzata lo costrinse al ritiro, ma "al
comunismo della sua giovinezza rimarrà irriducibilmente fedele (...) Il suo
ideale sociale rimane la «felicità comune»”, come riferisce lo storico
francese Raymond Huard.
Dopo aver
perso la suo compagna, si sposò (due volte) e finì la sua vita come custode di
una casa nel 2°
arrondissement, in passage des Petits-Pères numero 2, dove morì senza aver visto il nuovo secolo, alle 8 del
mattino del 16 ottobre 1900, all’età di 85 anni.
[1] Nel
dipartimento del Gard nella
regione dell'Occitania.
[2] Armand Barbès, (Pointe-à-Pitre 18 settembre 1809, Aia 26
giugno 1870) fu un repubblicano francese, che si oppose alla monarchia
di luglio.
[3] La campagne des banquets è stata
una serie di circa 70 incontri organizzati in tutta la Francia tra il 1847 e il
1848 dai riformatori per chiedere un ampliamento dell'elettorato e per opporsi
alle decisioni prese dal governo conservatore di François Guizot. Bypassando il divieto di incontri politici sotto forma di
banchetti, questa campagna si diffuse in tutto il paese e difese idee che
variavano in base a luoghi e date.
[4] François-Noël Babeuf, che dal 1794 si firmò Gracchus Babeuf
(Saint-Quentin, Piccardia, Francia, 23 novembre - Vendôme, 27 maggio1797), fu
un rivoluzionario francese e uno dei capi comunisti durante la Rivoluzione del
1789. Ispiratore della congiura degli Uguali che avrebbe dovuto rovesciare il
governo borghese del Direttorio, fu tradito, arrestato e ghigliottinato.
[5] Jacques Louis Éléonore Godefroy
Cavaignac, (Parigi 30 maggio 1800 – Parigi 6 maggio 1845) fu un giornalista
romanziere e repubblicano, principale avversario della monarchia
di luglio.
[6] Durante la Rivoluzione francese, i deputati più a sinistra dell'Assemblea legislativa del 1791, favorevoli alla Repubblica e contrari ai Girondini, presero il nome di montagnards
(montanari) formando il gruppo della Montagne (Montagna), mentre i
deputati più moderate presero il nome di Plaine o Marais. Durante
il diciannovesimo secolo, il riferimento ai montagnard sarà usato dai
sostenitori della Repubblica per rivendicare la loro affiliazione con i
redattori della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino e per
mobilitarsi attorno a questi principi. Così, negli ambienti rivoluzionari del
1830, non si esitò a glorificare la figura del montagnard designandolo come:
"l’oppositore, l'antagonista, il nemico giurato del girondino, colui
ama la virtù deve aborrire il crimine. Il montagnard è l'uomo semplice e
naturale che coltiva i suoi sentimenti e la sua ragione, che si occupa
costantemente della felicità degli altri, che fa la guerra agli oppressori di
ogni tipo, che non viene a patti mai con la sua coscienza, che allevia lo
sfortunato, che riconosce nell'amore del paese solo l'amore dell'umanità e lo
serve con tutta la sua forza; in breve, è colui che fa agli altri tutto ciò che
vuole essere fatto a lui. Ecco il Montagnard, il repubblicano, il democratico
(tratto da Società dei diritti umani, piccolo catechismo repubblicano,
1832". Sotto la
Seconda Repubblica, i deputati repubblicani eredi della Rivoluzione francese,
quindi collocati a sinistra dell'emiciclo (Armand Barbès, Alexandre-Auguste e
Ledru-Rollin) assunsero il nome di Montagne per designare il loro gruppo
politico, mentre i monarchici, convinti che il suffragio universale avrebbe
portato alla restaurazione della monarchia, adottarono il nome di «Montagne
blanche (Montagna bianca)».
[7] Jean Alphonse
Peyrat, nato a Tolosa il 21 giugno 1812 e morto il 31 dicembre 1890 nel 9° arrondissement di Parigi, era un
giornalista e un politico francese.
È noto per essere stato editore di La Presse,
fondatore e direttore del quotidiano Avenir national, vice allora
senatore della Senna, e infine per il suo attivista anticlericalismo.
[8] Les Folies-Belleville è un'ex sala
di cabaret, una sede di incontri pubblici, un caffè-teatro, una sala da musica
e un cinema in rue de Belleville numero 8, nel quartiere di Belleville a Parigi.
In seguito alla legge del 6 giugno 1868 che autorizzava lo svolgimento di
incontri pubblici non politici, la Salle des Folies-Belleville, diventò un
luogo di ritrovo rivoluzionario: non meno di 124 sessioni, note per la qualità
e la violenza delle loro i dibattiti, si svolsero lì sotto la presidenza di
oratori con idee radicali vicine al comunismo e al libero pensiero. La stampa
del tempo riferiva quotidianamente su questi frenetici incontri, come quello
del 10 ottobre 1869 che finì in una scazzottata con la polizia e che rimase
nella memoria2 La stanza vide il suo slancio fermato solo dai sentimenti antisocialisti
del suo proprietario che rifiutò di affittarlo dalla fine del 1869, ma aprì la
strada all'avvento della Comune di
Parigi pochi mesi dopo.
[9] Nel dipartimento
dell'Hauts-de-Seine, nella regione dell'Île-de-France.
[11] Partito dei socialisti indipendenti nel Partito socialista
francese (PSF).
[12] Partito operaio socialista rivoluzionario, più brevemente
chiamato partito «allemanista» dal nome di uno dei suoi principali leader, Jean
Allemane.