venerdì 6 settembre 2019

03-04 - Le Creusot

 

LE CREUSOT

 

 

Gli scioperi di gennaio e marzo 1870

 


Sciopero a Le Creusot. Disegno di Yon, L’Univers Illustré

Alla vigilia della Comune parigina del 1871, Le Creusot[1] era una delle più importanti città industriali in Francia.

Dal XVI secolo, dal suo sottosuolo veniva estratto carbone e ferro. L'industria metallurgica si sviluppò nel XVIII secolo con la creazione del primo grande impianto metallurgico nel paese per la fusione del ferro e del carbon coke negli altiforni (1500 lavoratori nel 1785). Lì sono stati prodotti i cannoni delle battaglie della Rivoluzione e dell'Impero.

Nel 1836, gli Schneider, famiglia di industriali tutt’ora in attività, acquistò le miniere e le fabbriche. Essi utilizzarono abilmente le condizioni favorevoli per lo sviluppo dell'industria metallurgica della metà del XIX secolo, abbandonando temporaneamente la fabbricazione delle armi per lanciarsi nella nascente industria ferroviaria: la fabbricazione delle locomotive e delle rotaie.

Solo al comando della società dal 1845, Eugene Schneider utilizzò abilmente il sostegno politico. Monarchico sotto il regno di Luigi Filippo, fu eletto deputato nel dipartimento di Saône-et-Loire e fece eleggere come sindaco di Le Creusot un impiegato sella sua azienda.

Perse un po' di terreno all'inizio della Seconda Repubblica, ma politicamente  si   rifece  sotto  il Secondo Impero. Nel 1867, fu nominato da Napoleone III presidente del Corpo legislativo. Per evitare le protesta dei lavoratori, Eugene Schneider mise in opera una gestione sociale «paternalistica» (costruzione di alloggi per i lavoratori, di scuole elementari, la creazione di una cassa di soccorso gestita dalla direzione degli stabilimenti Schneider ...), tutto pur di mantenere i salari dei lavoratori più bassi possibile.

La città di Le Creusot si trasformò profondamente nell'era industriale. La sua popolazione crebbe da 2.700 abitanti nel 1836 a 24.000 nel 1866. I lavoratori, la cui numerazione risultava di 1.700 persone nel 1836, aumentò fino a 10.000 nel 1869. A quel tempo, l'impianto di Le Creusot era il più grande della Francia.

Le Creusot è stata un simbolo della classe operaia francese per la prima formazione di un movimento dei lavoratori autonomi e politicizzati (in particolare associazioni di lavoratori nel 1848), per i programmi di rivendicazioni, per gli scioperi, per il 73% dei voti alla lista socialista democratica alle elezioni di Le Creusot il 13 Maggio 1849 e l'elezione di un deputato operaio, per la durezza e la repressione del datore di lavoro, per esempio con l’intervento militare nel 1850, per attività militante di leader famosi della 1ª Internazionale come Eugène Varlin e Benoît Malon.

Joseph Eugene Schneider

Verso il 1867, l'età media della vita a Le Creusot raggiungeva solo i 24 anni contro i 33 anni a Parigi.

Dal 1851 al 1869 i 10.000 lavoratori della società Schneider di Le Creusot (per 24.000 abitanti) ebbero un peggioramento della loro situazione: subirono un calo significativo del 10% del loro potere di acquisto, avevano condizioni di lavoro estremamente dure sia nelle miniere che nelle fabbriche (i minatori lavoravano in gallerie alte da 50 a 60 cm strisciando nell’acqua, da 2 a 3 cm, da 10 a 12 ore al giorno).

Dal 1868, un gruppo di giovani operai, piccoli commercianti e artigiani, che formarono il "Cercle d’études sociales", guidato da Jean-Baptiste Dumay, tornitore di 27 anni, fecero un’attiva campagna repubblicana. Nelle elezioni del 1869, egli sostenne contro Eugene Schneider, un candidato borghese più liberale che ottenne 800 voti a Le Creusot, mentre nell'elezione del 1863, il siderurgico fu eletto con un voto all'unanimità. Pieno di rabbia, Schneider definì le famiglie dei suoi dipendenti come "persone immorali" per i quali ogni salario al di sopra del minimo indispensabile “viene sperperato a favore del vizio", e per vendetta, licenziò 200 lavoratori sospettati di aver votato contro di lui.

Il periodo 1869-1871 rappresentò il secondo apogeo del movimento sociale francese dopo il 1848-1851. Un'ondata di scioperi furono indetti in tutta la Francia. A Le Creusot, nel dicembre del 1869, i lavoratori chiesero di auto-gestire il fondo di emergenza della cassa di soccorso alimentato dai loro contributi (la cassa veniva fornita di denaro mediante una ritenuta pari al 2,5% dei salari di tutti i lavoratori). Il padrone Schneider organizzò un referendum in cui si chiedeva il mantenimento del vecchio modo di gestione, cioè dalla direzione degli stabilimenti. Una grande maggioranza fu a favore della gestione dei lavoratori. Il 17 gennaio, i lavoratori elessero un meccanico, Adolphe Assi come presidente di un comitato provvisorio per la gestione del fondo e per trasformare la Cassa di soccorso in Società di Mutuo Soccorso.

Il 19 gennaio Schneider reagì, Assi e i suoi due assessori furono licenziati dalle sue fabbriche. Immediatamente tutti gli operai metallurgici, in solidarietà con i loro tre compagni, lasciarono il loro posto di lavoro e come una marea umana improvvisamente esasperata scesero in sciopero. Una delegazione di scioperanti fu ricevuta dall’industriale che senza farli parlare li rimproverò per il loro "spirito di opposizione" e subito li cacciò dichiarando che si rifiutava di ascoltarli e di continuare a parlare con loro.

Per garantire la sua sicurezza Il 21 gennaio, Schneider fece mandare dal prefetto 3000 soldati a Le Creusot e si appellò alla ripresa dei lavori. Nonostante le minacce di azioni giudiziarie, i proclami bellicosi del prefetto, nonostante le truppe, gli operai  decisero di continuare lo sciopero. Il 23 gennaio 1870 la Marsigliese (quotidiano repubblicano di Le Creusot) scrisse: "Fare sciopero è una cosa terribile; per un niente, si spara e ci si scontra. I lavoratori di Le Creusot che hanno organizzato il rifiuto del lavoro, sono responsabili per la fame e la miseria, e questo, in silenzio, senza tumulti, senza scalpori, senza sommosse". Le Società operaie di Parigi e le sezioni parigine reagirono con vigore a quanto scritto sulla Marsigliese con un manifesto, firmato da Varlin e Benoît Malon, sulla verità dello sciopero. Qualche giorno dopo, sullo stesso giornale, la Camera sindacale dei Lavoratori Metalmeccanici di Parigi lanciò un appello urgente per aiutare materialmente gli scioperanti di Le Creusot. Tuttavia, i rapporti di forza pesavano troppo a favore dei datori di lavoro, i lavoratori ingannati, dalle sue parole, e da alcuni capi non residenti a Le Creusot, il 24 gennaio, con la stessa rapidità con cui avevano iniziato, interruppero lo sciopero e il lavoro riprese in condizioni umilianti: ogni giorno a mezzogiorno un battaglione faceva il giro della fabbrica dietro una banda musicale.

Ma questo fu solo un rinvio delle lotte. Ai primi di marzo, Eugène Varlin, di passaggio a Le Creusot, pose le basi per una sezione dell'Internazionale.

Nel mese marzo, la direzione delle società Schneider operò una diminuzione nelle buste paga di tutti i suoi dipendenti da 30 a 60 centesimi al giorno, per compensare il profitto perso al primo sciopero. Il 21 dello stesso mese i 1500 minatori dell’area di Creusot dichiararono sciopero per protestare contro la riduzione dei loro stipendi. Bisogna dire che i minatori avevano soltanto sostenuto, senza partecipare attivamente, il movimento dei lavoratori nel mese di gennaio. Questa mancanza di coordinamento tra due scioperi fu un errore che Schneider sfruttò.

Il 23 gli vennero in aiuto tre reggimenti. Lo stesso giorno, un corteo di scioperanti si mosse in direzione della vicina città mineraria di Montchanin[2], con l’intenzione di far cessare il lavoro nelle altre miniere. I soldati intervennero, caricarono il corteo e inseguirono gli scioperanti fin nei boschi ed eseguirono quattordici arresti. Il 24 venne formato un comitato di sciopero che presto fu smantellato dagli arresti dei suoi aderenti. Benoît Malon, decoratore, inviato dall’Internazionale, prese la direzione del movimento, fece eleggere un nuovo comitato per lo sciopero, e fece redigere una "Dichiarazione di sciopero" che includeva 11 richieste tra le quali: la giornata lavorativa dei minatori ad 8 ore con 5 franchi di paga; la giornata lavorativa nei luoghi dove si stava in mezzo all’acqua, doveva essere massimo di 5 ore con 5 franchi di paga; la giornata lavorativa di 8 ore per bambini che iniziavano a lavorare e con 2 franchi e 25 centesimi di paga; il rilascio dei lavoratori imprigionati; l’amministrazione del fondo di soccorso da parte dai lavoratori stessi.

Schneider respinse con disprezzo tutte le richieste dichiarando: "Io non parlamenterò con questi teppisti". Questo brutale rifiuto rafforzò la combattività degli scioperanti che furono supportati dall'azione energica delle donne che incoraggiarono alcuni lavoratori non scioperanti a smettere di lavorare. La polizia ne fermò una, ma le sue compagne la liberarono. L’indomani la cosa si ripeté. Per protestare contro l'arresto di tre di loro, portarono i loro bambini di fronte i gendarmi e urlarono: "arrestateci e li nutriremo". Poi si ammassarono davanti al treno che doveva portare i prigionieri nella cittadina di Autun[3] per il processo; così facendo ottennero il loro rilascio. Gli scioperanti furono in grado di continuare lo sciopero grazie alle sottoscrizioni provenienti dalle sezioni dell’Internazionale di tutta la Francia. La pressione padronale e del governo aumentò.

La giustizia diede pieno appoggio alle grandi imprese per schiacciare la lotta. Il 7 aprile, venticinque scioperanti comparvero davanti al Tribunale Penale di Autun[3], il processo iniziò con la requisitoria del pubblico ministero che parlò di legami di classi, di casta e di ideologia spontanea: "... Un modello di Amministrazione tenutosi in onore del salario e della sua massima espressione ... Non ci sono lotte tra capitale e lavoro, ci sono solo i lavoratori che lottano tra di loro per disorganizzare il lavoro che diffonde ricchezza nel paese ... Voi siete ingrati all'ammirevole amministrazione che fece di Le Creusot un luogo di benessere, una scuola di scienza e di morale ... La società è minacciata!". Il procuratore generale lanciò in una filippica che merita di essere ricordata: "Il signor Frémond (l’avvocato degli imputati) ha parlato del feudalesimo e di oppressione del lavoro da parte del capitale, lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo: questa è spazzatura ... Le Creusot è il più felice centro di lavoro. I salari sono alti rispetto Epinac[4], Montceau[5] e Saint Etienne. ... Lo sciopero è dovuto al partito repubblicano ... Questo non è uno sciopero della popolazione, ma di questi malvagi operai, sacra banda della rivolta  … accusati ... voi siete gli strumenti della sommossa, voi avete attaccato la proprietà, voi siete i soldati della rivoluzione! Nessuna pietà per questi oppressori ...

Il tribunale di Autun[3] al servizio dei padroni, condannò 24 scioperanti a 298 mesi di prigione. Benoît Malon descrisse l'atmosfera del verdetto: “I detenuti restarono impassibili; tutto il mondo li guardava; subito le donne, le madri scoppiarono in lacrime, chiesero a gran voce chi nutrirà i loro figli ... il pubblico era indignato per l’accaduto; le donne, con la forza della disperazione, si rifiutarono di uscire e lanciarono grida più terrificanti che mai... "

A Le Creusot, la notizia della sentenza avvilì i quartieri operai, annientò la voglia di lotta di molti, demoralizzò i più combattivi. Di fronte a questa dura repressione, a poco a poco molti minatori tornarono al lavoro, mentre altri dovettero andar via da Le Creusot. Il 15 aprile, il Comitato di sciopero chiese di fermare le agitazioni e rese pubblica (tramite affissione di manifesti) la seguente posizione: "Dopo 23 giorni di una lotta impari, siamo stati sconfitti. Vi invitiamo dunque a tornare dentro le miniere. Non aumentiamo più, per una più lunga assenza dal lavoro, la miseria che deriva da condanne pronunciate e dai  numerosi licenziamenti che ci attendono ... ". Infatti, nonostante la ripresa dei lavori, nonostante la mancanza di pane che colpì le famiglie, nonostante la riduzione dei dipendenti, la direzione aziendale decise un centinaio di licenziamenti.

In condizioni così terribili, il Comitato di sciopero trovò ancora le parole per esaltare la qualità dell’ideale del lavoratore internazionalista rispetto alla meschinità dimostrata dal procuratore generale: "La nostra causa ha sollevato la simpatia universale, siamo orgogliosi e, se necessario, sapremo anche noi praticare la fraternità operaia. Nel frattempo, proclamiamo altamente la nostra adesione all’Associazione Internazionale dei Lavoratori, questo sublime confraternita di tutti i proletari del mondo, una speranza per un futuro di uguaglianza. A tutti i democratici che sono fraternamente venuti in aiuto, grazie".

Ma i lavoratori in sciopero a Le Creusot non sono stati abbandonati alla loro triste sorte di quei giorni difficili. La solidarietà giocò a loro favore. La Camera federale di Parigi fece una sottoscrizione, la Camera federale di Marsiglia, Le Società dei lavoratori di Lione, i lavoratori di Mulhouse[6] erano venuti generosamente in soccorso. Un manifesto stampato dalla Sezione Internazionale di Rouen[7] firmata da Aubry, e indirizzato ai lavoratori del dipartimento, è significativo: "Migliaia di lavoratori chiedono in nome del diritto di coalizione, un aumento della parte che loro apportano ala produzione della ricchezza ... Un solo uomo, manipolatore di diversi milioni, abusa della sua posizione e disdegna qualsiasi conciliazione".

Se gli scioperi fallirono, il malcontento continuò; la coscienza dei lavoratori era in evoluzione. Era la vigilia di eventi critici e un punto di svolta nella storia della Francia.

Nella storia dei movimento sindacale, gli scioperi che si sono verificati nelle fabbriche di Le Creusot, nei mesi di gennaio e marzo 1870 attirarono l'attenzione dai fatti particolari che ne furono la causa. Entrambi gli scioperi per il loro carattere e la loro evoluzione, riflettono senza dubbio lo stato d'animo dei padroni di quel periodo e il comportamento psicologico dei lavoratori che avevano raggiunto un alto grado di coscienza sindacale.

Gli scioperi di febbraio e marzo 1870 non hanno soddisfatto le rivendicazioni degli scioperanti, ma ebbero una grande influenza sul futuro del movimento dei lavoratori in tutta la Francia. A Le Creusot le manifestazioni di protesta ebbero seguito dopo la caduta dell'Impero e al tempo della Comune di Parigi.

 

 

Un operaio sindaco di Le Creusot

 

Nel 1870, i minatori e gli operai di Le Creusot non furono i soli a scioperare. A Lione, le ovalistes[8], utilizzate in filatura, ottennero un aumento dei salari e giornate di lavoro più brevi. Nelle elezioni del 1869 l'opposizione repubblicana ottenne un buon risultato. Napoleone III rispose a questo loro successo organizzando un plebiscito nel maggio 1870. A Le Creusot, i repubblicani si unirono in un comitato guidato dagli antiplébiscitari Dumay e Assi. Il prefetto fece arrestare Assi e Schneider licenziò Dumay. Ma lo stratagemma ideato da Napoleone III non ingannò gli abitanti di Le Creusot che furono 3.400 a rispondere di NO al plebiscito, contro 1.500 che votarono SI.

Dopo la dichiarazione di guerra contro la Prussia, la sezione dell’Internazionale di Le Creusot organizzò una manifestazione per la pace che riunì 4.000 persone.

Il 4 Settembre Schneider presiedeva l’Assemblea parlamentare quando il popolo di Parigi invase la riunione. I manifestanti lo accompagnarono al suo hotel con grida di "Morte al sicario di Le Creusot! La morte per lo sfruttatore dei lavoratori!" Schneider andò in esilio in Inghilterra.

Manifestazione delle donne a Le Creusot. Disegno di Yon, stampa BN

A Le Creusot, due correnti si affrontavano: da una parte c’era un comitato repubblicano che riuniva i lavoratori aderenti all’Internazionale e repubblicani avanzati o moderati; dall’altra parte c’erano i bonapartisti, i monarchici e i repubblicani conservatori sostenuti dalla direzione della fabbrica. Mentre i prussiani si avvicinavano a Le Creusot, si formò un comitato di difesa nazionale, sotto la presidenza di Dumay, che venne nominato "sindaco ad interim" il 24 settembre da parte dell’amministrazione prefettizia installata da Gambetta, il nuovo ministro degli interni. Dumay chiese lo scioglimento del consiglio municipale eletto sotto l'Impero e composto da dirigenti della fabbrica, lo scioglimento della Guardia Nazionale, dei gruppi armati nella fabbrica e l'insediamento di una nuova Guardia Nazionale popolare e repubblicana. Gambetta rifiutò il primo punto, non voleva scontentare i dirigenti della fabbrica che produceva armi per la difesa nazionale. La nuova Guardia Nazionale venne formata ed elesse ufficiali repubblicani. Ma il prefetto rifiutò di consegnare le armi promesse. I club repubblicani organizzarono la difesa contro i prussiani che avanzavano verso Le Creusot.

La parte reazionaria tramò contro il sindaco e i repubblicani. Essa fu ascoltata da Gambetta che, con un telegramma, "biasimò" Dumay per aver ostacolato il buon funzionamento delle fabbriche e per il disordine nella città. Dumay si dimise. Gambetta accettò le dimissioni affermando che "non c'è nessun uomo necessario". I democratici risposero la lotta organizzando un incontro in cui "3000 cittadini di Le Creusot protestarono contro le dimissioni del cittadino Dumay ... protestarono contro le condizioni in cui le dimissioni furono accettate dal Ministro dell'Interno, visto che il cittadino Dumay è tanto necessario a Le Creusot quanto il cittadino Gambetta lo è per Tours". Gambetta cedette, rifiutò le dimissioni di Dumay e, infine, accettò lo scioglimento del consiglio municipale.

Dumay si candidò alle elezioni parlamentari dell'8 febbraio 1871, e ottenne il 77% dei voti a Le Creusot, ma nell’insieme nel dipartimento di Saône-et-Loire, la lista conservatrice borghese guidata da Thiers prevalse. Il partito reazionario sollevò inquietudini e il governo inviò delle truppe a Le Creusot.

 

 

La Comune di Le Creusot

 

Il governo di Thiers volle farla finita con i repubblicani di Le Creusot. Il 5 marzo, il prefetto di Saône-et-Loire, amico di Gambetta (nel frattempo non più ministro degli Interni), che aveva cercato di allentare le tensioni tra la democratici di Le Creusot e il governo, si dimise. Il sostituto di Gambetta, Emmanuel Arago[9], chiese al prefetto di destituire il sindaco e il comandante della Guardia Nazionale. Il Comitato repubblicano aggiunse al suo titolo l'appellativo "socialista", sostenne fortemente Dumay e costruì relazioni con altri comitati repubblicani della regione.

Il 18 marzo iniziò la Comune di Parigi. Il 24 marzo, nel corso di un incontro pubblico 3000 creusottini indirizzarono alla Guardia Nazionale di Parigi «l'espressione della loro più viva simpatia". Una manifestazione a sostegno della Comune di Parigi venne preparata dal Comitato repubblicano e socialista: la Guardia Nazionale venne chiamata per una revisione. Dumay, con due compagnie di guardie si installò al municipio. Gli altri funzionari del Comitato incitarono la Guardia Nazionale, formarono un corteo cui presero la testa e andarono a chiedere al sindaco di proclamare la Comune.

Il 26 marzo le cose non andarono esattamente come previsto. Il prefetto, il procuratore generale, il comandante militare del posto, che erano in stato di allerta risposero con l'invio in piazza del municipio di una compagnia di fanteria e di due gruppi di corazzieri. Dei tre battaglioni della Guardia Nazionale previsti, solo uno (800 uomini) andò al municipio per difenderlo. Si temette lo scontro, ma i soldati e la Guardia Nazionale fraternizzarono. Dumay si affacciò da una finestra del primo piano del Municipio e proclamò la Comune di Le Creusot. Trentadue persone formarono il consiglio della Comune e scrissero una dichiarazione che affermava di voler esercitare per qualche giorno il potere amministrativo in attesa delle elezioni ... "Tutte le misure amministrative comunali saranno immediatamente presentate alla valorizzazione del popolo in un incontro pubblico o per mezzo di manifesti".

I membri della Comune decisero l'occupazione della stazione ferroviaria, del telegrafo e della posta da parte della Guardia Nazionale. Ma fu troppo tardi, l'esercito occupò prima di loro i tre edifici.

Nella notte, il prefetto inviò rinforzi militari che occuparono la città. Il 27 marzo, impressionati dal dispiegamento militare, la maggior parte dei lavoratori andarono a lavorare. La Comune di Le Creusot fallì e Dumay si aspettava di essere arrestato. Dato che molti dei lavoratori erano armati, le autorità furono contrari all’arresto, perché temevano la reazione dei lavoratori, proposero quindi a Dumay di non incriminarlo in cambio della sua promessa di trasferirsi nella cittadina di Autun[3]. Dumay rifiutò e scrisse al prefetto che avrebbe continuato a combattere il governo di Thiers. Un’ultima manifestazione si svolse la sera, rinforzata dai lavoratori che uscivano dalla fabbrica.

Il 28 marzo, la situazione si calmò, la maggior parte dei membri del Comitato repubblicano e socialista andò in esilio a Ginevra, alcuni furono imprigionati, Dumay si nascose a Le Creusot per tutta la durata della Comune di Parigi.

Alla fine di aprile, il prefetto ordinò il disarmo della Guardia Nazionale. 700 cannoni e 20.000 cartucce furono recuperati, ma molti lavoratori mantennero le loro armi.

Alle elezioni comunali del 30 aprile, Dumay ancora clandestino affrontò il figlio di Schneider. Nel primo turno, la lista democratica ebbe quattro eletti contro un solo reazionario. Schneider figlio reagì licenziando un centinaio di lavoratori, gli altri furono ricattati: pane votando Schneider contro la fame votando Dumay. La destra vinse il secondo turno, ma la lista democratica ottiene un certo successo con circa di 2.400 voti.

Il 28 e il 29 giugno si svolsero, davanti alla Corte d'assise di Chalon[10], il processo a 22 creusotini accusati di aver partecipato alla rivolta. I tredici accusati presenti furono assolti. Dumay e altri cinque dirigenti democratici latitanti furono condannati in contumacia, il primo ai lavori forzati a vita, gli altri deportati nelle fortificazioni.

La comune di Le Creusot fu uno scontro di classe tra il capitalismo incarnato dai Schneider, e il proletariato ancora inesperto, ma che riuscì a minacciare, per un certo periodo, il potere dei maestri del ferro.

 

 

BIOGRAFIA DI ALCUNI COMUNARDI DI LE CREUSOT

Cliccare sul nome che interessa per collegarsi alla biografia

 

 

Jean ALEMANUS


 

Le Creusot (Francia) 4 agosto 1843 - U ?.

Repubblicano e membro dell'A.I.T.. Membro del Comitato di distribuzione dei soccorsi agli scioperanti alla fine dello sciopero dei minatori, nell'aprile 1870, prese parte attiva alle agitazioni operaie e democratiche a Le Creusot, dal 4 settembre 1870 al marzo 1871, e in particolare alla proclamazione della Comune il 26 marzo. Fu processato davanti alla Corte d'Assise del dipartimento della Saône-et-Loire, ma la giuria non lo ha condannato.

Joseph ALEMANUS

 

Roanne (Francia) 18 marzo 1819 - U ?.

Operaio; repubblicano militante; membro dell’A.I.T.; partecipò alla Comune di Le Creusot. Sostenne gli scioperi degli operai delle officine Schneider. Colonnello della Guardia Nazionale. Fu commissario di polizia e durante la municipalità di Jean-Baptiste Dumay (settembre 1870-marzo 1871). Venne condannato a quindici mesi di prigione.

 

Virginie BARBET

 

? - U ?.

Proprietaria di un locale di vendita di bevande; democratica socialista; membro di una sezione dell'Internazionale di Lione; partecipò alla Comune di Le Creusot. È stata una delle organizzatrici dello sciopero delle operaie ovaliste di Lione. Il 24 giugno 1869, si unì all'Alleanza Internazionale della Democrazia Socialista organizzata da Bakunin. Condannata in contumacia. Si rifugiò quindi in Svizzera.

 

Jean BOGUEL

 

Toulon-sur-Arroux (Francia) 1839 - U ?.

Operaio delle miniere; domiciliato a Le Creusot. Prese parte al proclama della Comune di Le Creusot il 26 marzo 1871 e, per questo motivo, comparve dinanzi alla Corte d'Assise il 28 giugno, dove fu assolto.

 

 

Christophe BRUNNER

 

Lurmschwiller (Francia) 1837 - U ?.

Modellatore. Fu processato davanti alla Corte d'Assise come membro della Comune di Le Creusot, ma la giuria lo ha assolto dall'accusa.

 

 

Jean-Baptiste DUMAY


 

Le Creusot (Francia) 10 Settembre 1841 - U Parigi il 27 aprile 1926.

Operaio meccanico nelle officine di Schneider; attivista dell’Internazionale. Organizzò la lotta repubblicana a Le Creusot alla fine dell'Impero. Creò, il 18 marzo 1870, una sezione della Prima Internazionale di cui era segretario-corrispondente. Quando a Parigi fu proclamata la Comune, aiutato da Albert Leblanc, delegato della Comune nelle province, preparò con cura l'annuncio della Comune di Le Creusot. La corte d'assise di Chalon-sur-Saône lo condannò in contumacia, il 9 settembre 1871, Lui era fuggito in Svizzera, ai lavori forzati a vita. Rientrò in Francia nel 1879, dopo l’amnistia. Le sue ceneri si trovano nel colombario del cimitero di Père-Lachaise cassa 5562.

 

Auguste EYRAUD

 

Aviglione (Francia) ? - U ?.

Prese parte al proclama del Comune di Le Creusot. La Corte d'Assise di Chalon-sur-Saône lo assolse dall'accusa.

 

 

Louis-Philippe GAFFIOT

 

Chissey (Francia) 14 giugno 1839 - U Saint-Blaise (Svizzera) 29 novembre 1907.

Produttore di cestini; è stato uno dei primi attivisti repubblicani nel feudo di Schneider e membro dell'Internazionale. Partecipò alla Comune di Le Creusot. Andò in esilio nel marzo 1871 e fu condannato in contumacia il 9 settembre, dalla corte d'assise di Chalon-sur-Saône[11], alla deportazione in un recinto fortificato.

 

Jean-François GESSE

 

Saint-Désert (Francia) 1842 - U ?.

Calzolaio, membro della Comune di Le Creusot. La corte d'assise di Saône-et-Loire ha ritenuto che non fosse necessario perseguirlo.

 

 

Jean-Marie GUEUGNON

 

Saint-André-le-Désert (Francia) 1829 - U ?.

Prese parte alla proclamazione della Comune di Le Creuso t. Processato il 28 giugno 1871, la giuria ne ha respinto l'accusa.

 

 

Pierre-Marie JANIN

 

? - U ?.

Operaio nelle officine Schneider. Arresto dopo la caduta della Commune di Le Creusot, fuggì a Ginevra. Fu condannato in contumacia il 13 febbraio 1873 dal 16° Consiglio di guerra alla deportazione in un recinto fortificato.

 

Jean-Claude LAUPRÊTRE

 

Mont-Saint-Vincent (Francia) 4 gennaio 1844 - U ?.

Operaio meccanico nelle officine Schneider a Le Creusot, militante molto attivo durante lo sciopero del gennaio 1870 e membro della sezione dell'Internazionale. Prese parte attiva all'agitazione rivoluzionaria e partecipò alla proclamazione della Comune il 26 marzo 1871 e per questo fu condannato in contumacia (era andato in esilio a Ginevra), dalla corte d'assise di Chalon-sur-Saône alla deportazione in un recinto fortificato.

 

Louis LAVOILOTTE

 

Saint-Eusèbe (Francia) 1840 - U ?.

Fabbro, poi agente di polizia a Le Creusot dopo il 4 settembre 1870. Prese parte al proclama della Comune di Le Creusot il 26 marzo 1871. Fu processato davanti alla Corte d'Assise di Saône-et-Loire nella sua sessione dal 28 giugno al 1° luglio 1871, ma la giuria lo ha assolto.

 

Albert LEBLANC

 

Parigi (Francia) 29 gennaio 1844 - U ?.

Ingegnere civile; membro dell'Internazionale e del comitato esecutivo della Delegazione Rivoluzionaria dei venti arrondissement di Parigi; partecipò alle Comuni di Le Creusot e Lione. Due consigli di guerra lo condannarono in contumacia (perché riuscì a fuggire), due volte - 2 settembre e 13 dicembre 1871 - alla deportazione in un recinto fortificato, la sentenza venne commutata in semplice deportazione il 15 gennaio 1879 e consegnata il 27 novembre dello stesso anno. Si era rifugiato in Inghilterra, ma probabilmente tornò in Francia e fu arrestato, poiché fu deportato in Nuova Caledonia. Fu rimpatriato dopo l'amnistia.

 

Antoine LECOQ

 

Chalon-sur-Saône (Francia) 1828 - U ?.

Insegnante in una scuola pubblica, socialista, membro dell'Internazionale, partecipò alla Comune di Le Creusot.. Giudicato dalla Corte d'assise di Chalon-sur-Saône, fu assolto.

 

Eugénie LEMOINE

 

1849 - U ?.

Partecipò alla Comune di Le Creusot, per questo motivo fu processata davanti alla Corte d'Assise di Saône-et-Loire. Il procuratore generale ha ritenuto che non fosse necessario procedere.

 

Victor LEMOINE

 

? - U ?.

Proprietario di una caffetteria a Le Creusot, attivista repubblicano e dell'A.I.T.. Capitano della Guardia Nazionale, partecipò alla proclamazione della Comune di Le Creusot. Condannato in contumacia dalla Corte d'Assise di Chalon-sur-Saône alla deportazione in un recinto fortificato, aveva trovato rifugio a Ginevra. Nel 1876 si unì ad una sezione dell'A.I.T. affiliata alla Federazione del Giura. In seguito si rifugiò negli Stati Uniti.

 

Claude MAITRE

 

Autun (Francia) 5 ottobre 1820 - U ?.

Operaio nelle officine Schneider. Comandante di uno dei tre battaglioni della Guardia Nazionale creusottina, partecipò alla proclamazione della Comune e fu condannato in contumacia alla deportazione in un recinto fortificato. Andò a vivere quindi in Svizzera. Fu graziato nel 1879.

 

Jean NIGAULT

 

Marmagne (Francia) 12 marzo 1839 - U ?.

Operaio, membro dell'Internazionale, partecipò al proclama della Comune di Le Creusot. Condannato in contumacia alla deportazione in un recinto fortificato.

 

PELLETIER

? - U ?.

Minatore, membro dell’Internazionale. Ha partecipato alla Comune di Le Creusot.

 

 

 

Pierre PELLETIER

 

Couches (Francia) 1829 - U ?.

Aveva una caffetteria a Le Creusot. Venne processato per la sua partecipazione alla Comune di Le Creusot. Il pubblico ministero ha ritenuto che non ci fosse nessun’accusa da perseguire.

 

Claude PIERRE

 

Marly-sous-Issy (Francia) 1826 - U ?.

Operaio, partecipò alla Comune di Le Creusot. Fu processato ma la giuria non lo ha condannato.

 

 

Louis PILLET

 

Toulon-sur-Arroux (Francia) 1838 - U ?.

Membro dell'Internazionale, partecipò alla Comune di Le Creusot. Portato alla Corte d'assise, fu assolto.

 

 

Jean POISOT

 

Le Creusot (Francia) 7 dicembre 1840 - U ?.

Minatore, partecipò alla Comune di Le Creusot. Giudicato davanti alla corte d'assise di Saône-et-Loire, fu assolto.

 

 

Joseph PROTOT

 

Dezize-lès-Maranges (Francia) 1832 - U ?.

Stagnino. Processato come membro della Comune di Creusot, la giuria non lo ha condannato.

 

 

François RÉMERY

 

Fresse (Francia) 1838 - U ?.

Parrucchiere; tenente della Guardia Nazionale; prese parte al proclama della Comune di Le Creusot, per questo motivo, fu processato davanti alla Corte d'Assise, ma la giuria non lo ha condannato.

 

Joseph Désiré SUPPLISSY

 

Ruffey (Francia) 1839 - U ?.

Orologiaio. Coinvolto in tutte le manifestazioni degli operai di Le Creusot, era membro dell'Internazionale. È stato eletto colonnello della Guardia Nazionale. Fu processato davanti alla Corte d'Assise come membro della Comune di Le Creusot; il procuratore generale ha ritenuto che non fosse necessario seguirlo.

 

Alexandre TRONCY

 

Villefranche (Francia) 1835 - U ?.

Cappellaio. Prese parte alla proclamazione della Comune di Le Creusot, per questo motivo comparve davanti alla Corte d'Assise. Tuttavia, la giuria non lo ha condannato.

 

Jean-Marie VERNEAU

 

? - U ?.

Operaio. Partecipò a tutte le manifestazioni degli operai di Le Creusot, di cui ne fu membro della sua Comune proclamata il 26 marzo 1871.

 

 

 



[1] Situata nel dipartimento di Saône-et-Loire, nella regione Bourgogne-Franca-Comté.

[2] Nel dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.

[3] Nel dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.

[4] Nel dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.

[5] Nel dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.

[6] Nel dipartimento dell'Alto Reno nella regione Grand Est.

[7] Capoluogo della Normandia, regione della Francia settentrionale, è una città portuale sulla Senna.

[8] Le ovalistes (Ovaliste) erano lavoratrici della seta il cui compito era quello di effettuare i trattamenti preparatori del filato di seta grezza che emerge dalla filatura per fare la tessitura (l'ovale era il fulcro del mulino che monitoravano). Le ovalistes erano reclutate nelle campagne vicino Lione, ed erano pagate 1,40 franchi al giorno per una giornata lavorativa di 12 ore, ed venivano fatte alloggiare in camere sovraffollate e spesso insalubri. A Lione, durante l'estate del 1869, 250 operaie ovalistes scesero in sciopero per chiedere un aumento di stipendio ed una riduzione del loro orario di lavoro. Il giorno prima dello sciopero, le 250 firmarono una petizione in cui rivendicavano 2 franchi al giorno, e il giorno lavorativo di 11 ore. Chiesero l'aiuto del prefetto affinché le loro richieste avessero buon esito, ma invano. Quattro giorni dopo, il 21 giugno smisero di lavorare. Esse ricevettero il sostegno dalla sezione dell'Internazionale di Lione, che permise loro di formare un comitato di sciopero, ed ottennero dal Consiglio Generale il permesso di organizzare una colletta per il loro sostegno (fondi sono stati raccolti in Francia, ma anche in Belgio, Inghilterra, Svizzera ...). In un mese lo sciopero si diffuse nelle altre officine della fabbrica della seta, e si organizzarono uffici di soccorso, in spazi messi a disposizione dai locali pubblici (caffè, strada). Dopo un mese lo sciopero lo sciopero ebbe successo ed i lavoratori della sete ottennero quanto richiesto.

[9] François Victor Emmanuel Arago (Parigi, 6 agosto 1812 – Parigi, 26 novembre 1896) è stato un politico francese. Alla caduta di Napoleone, divenne ministro di Giustizia del governo di difesa nazionale, poi ministro degli Interni. Fu membro dell'Assemblea nazionale dal 1871 al 1876, quando divenne senatore.

[10] Nel dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.

[11] Nel dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.