LE CREUSOT
Gli scioperi di gennaio e marzo 1870
Sciopero a Le Creusot. Disegno di Yon, L’Univers Illustré |
Alla vigilia
della Comune
parigina del 1871, Le Creusot[1] era una delle più importanti città industriali in Francia.
Dal XVI secolo, dal
suo sottosuolo veniva estratto carbone e ferro. L'industria
metallurgica si sviluppò nel XVIII secolo con la creazione del
primo grande impianto metallurgico nel paese per la fusione del ferro e del
carbon coke negli altiforni (1500 lavoratori nel 1785). Lì sono stati prodotti
i cannoni delle battaglie della Rivoluzione e dell'Impero.
Nel 1836, gli
Schneider, famiglia di industriali tutt’ora in attività, acquistò le miniere e
le fabbriche. Essi utilizzarono abilmente le condizioni favorevoli per lo
sviluppo dell'industria metallurgica della metà del XIX secolo, abbandonando
temporaneamente la fabbricazione delle armi per lanciarsi nella nascente
industria ferroviaria: la fabbricazione delle locomotive e delle rotaie.
Solo al
comando della società dal 1845, Eugene Schneider utilizzò abilmente il sostegno
politico. Monarchico sotto il
regno di Luigi Filippo, fu eletto deputato nel dipartimento di Saône-et-Loire
e fece eleggere come sindaco di Le Creusot
un impiegato sella sua azienda.
Perse un po'
di terreno all'inizio della Seconda
Repubblica, ma politicamente si rifece
sotto il Secondo
Impero. Nel 1867, fu nominato da Napoleone
III
presidente del Corpo legislativo. Per evitare le protesta dei lavoratori,
Eugene Schneider mise in opera una gestione sociale «paternalistica»
(costruzione di alloggi per i lavoratori, di scuole elementari, la creazione di
una cassa di soccorso gestita dalla direzione degli stabilimenti Schneider
...), tutto pur di mantenere i salari dei lavoratori più bassi possibile.
La città di
Le Creusot si trasformò profondamente nell'era industriale. La sua
popolazione crebbe da 2.700 abitanti nel
Le Creusot è stata un simbolo
della classe operaia francese per la prima formazione
di un movimento dei lavoratori autonomi e politicizzati (in particolare
associazioni di lavoratori nel 1848), per i programmi di rivendicazioni, per
gli scioperi, per il 73% dei voti alla lista socialista democratica alle
elezioni di Le Creusot il 13 Maggio 1849 e l'elezione di un deputato operaio,
per la durezza e la repressione del datore di lavoro, per esempio con
l’intervento militare nel 1850, per attività militante di leader famosi della 1ª Internazionale come Eugène
Varlin e Benoît
Malon.
Joseph Eugene Schneider |
Verso il
Dal 1851 al
1869 i 10.000 lavoratori della società Schneider di Le Creusot (per 24.000
abitanti) ebbero un peggioramento della loro situazione: subirono un calo
significativo del 10% del loro potere di acquisto, avevano condizioni di lavoro
estremamente dure sia nelle miniere che nelle fabbriche (i minatori
lavoravano in gallerie alte da
Dal 1868, un
gruppo di giovani operai, piccoli commercianti e artigiani, che formarono il "Cercle
d’études sociales", guidato da Jean-Baptiste
Dumay, tornitore di 27 anni, fecero un’attiva campagna repubblicana. Nelle
elezioni del 1869, egli sostenne contro Eugene Schneider, un candidato borghese
più liberale che ottenne 800 voti a Le Creusot, mentre nell'elezione del 1863,
il siderurgico fu eletto con un voto all'unanimità. Pieno di rabbia, Schneider
definì le famiglie dei suoi dipendenti come "persone immorali" per i quali ogni salario al di sopra del
minimo indispensabile “viene sperperato a
favore del vizio", e per vendetta, licenziò 200 lavoratori sospettati
di aver votato contro di lui.
Il periodo
1869-1871 rappresentò il secondo apogeo del movimento sociale francese dopo il
1848-1851. Un'ondata di scioperi furono indetti in tutta la Francia. A Le
Creusot, nel dicembre del 1869, i lavoratori chiesero di auto-gestire il fondo
di emergenza della cassa di soccorso alimentato dai loro contributi (la cassa
veniva fornita di denaro mediante una ritenuta pari al 2,5% dei salari di tutti
i lavoratori). Il padrone Schneider organizzò un referendum in cui si chiedeva
il mantenimento del vecchio modo di gestione, cioè dalla direzione degli
stabilimenti. Una grande maggioranza fu a favore della gestione dei lavoratori.
Il 17 gennaio, i lavoratori elessero un meccanico, Adolphe
Assi come presidente
di un comitato provvisorio per la gestione del fondo e per trasformare la Cassa
di soccorso in Società di Mutuo Soccorso.
Il 19 gennaio
Schneider reagì, Assi
e i suoi due assessori furono licenziati dalle sue fabbriche. Immediatamente
tutti gli operai metallurgici, in solidarietà con i loro tre compagni,
lasciarono il loro posto di lavoro e come una marea umana improvvisamente
esasperata scesero in sciopero. Una delegazione di scioperanti fu ricevuta
dall’industriale che senza farli parlare li rimproverò per il loro "spirito di opposizione" e subito li
cacciò dichiarando che si rifiutava di ascoltarli e di continuare a parlare con
loro.
Per garantire
la sua sicurezza Il 21 gennaio, Schneider fece mandare dal prefetto 3000
soldati a Le Creusot e si appellò alla ripresa dei lavori. Nonostante le
minacce di azioni giudiziarie, i proclami bellicosi del prefetto, nonostante le
truppe, gli operai decisero di
continuare lo sciopero. Il 23 gennaio 1870 la Marsigliese (quotidiano repubblicano di Le Creusot) scrisse: "Fare sciopero è una cosa terribile; per un niente, si spara e ci
si scontra. I lavoratori di Le Creusot che hanno organizzato
il rifiuto del lavoro, sono responsabili per la fame e la miseria, e questo, in
silenzio, senza tumulti, senza scalpori, senza sommosse". Le Società operaie di Parigi e le sezioni parigine
reagirono con vigore a quanto scritto sulla Marsigliese
con un manifesto, firmato da Varlin
e Benoît
Malon, sulla verità dello sciopero. Qualche
giorno dopo, sullo stesso giornale, la Camera sindacale dei Lavoratori
Metalmeccanici di Parigi lanciò un appello urgente per aiutare materialmente
gli scioperanti di Le Creusot. Tuttavia, i rapporti di forza pesavano troppo a
favore dei datori di lavoro, i lavoratori ingannati, dalle sue parole, e da
alcuni capi non residenti a Le Creusot, il 24
gennaio, con la stessa rapidità con cui avevano iniziato, interruppero lo
sciopero e il lavoro riprese in condizioni umilianti: ogni giorno a mezzogiorno
un battaglione faceva il giro della fabbrica dietro una banda musicale.
Ma questo fu solo un
rinvio delle lotte. Ai primi di marzo, Eugène
Varlin, di passaggio a Le Creusot, pose le basi per una sezione dell'Internazionale.
Nel mese
marzo, la direzione delle società Schneider operò una diminuzione nelle buste
paga di tutti i suoi dipendenti da
Il 23 gli
vennero in aiuto tre reggimenti. Lo stesso
giorno, un corteo di scioperanti si mosse in direzione della vicina città
mineraria di Montchanin[2], con l’intenzione di far cessare il lavoro nelle altre miniere. I
soldati intervennero, caricarono il corteo e inseguirono gli scioperanti fin
nei boschi ed eseguirono quattordici arresti. Il 24 venne formato un comitato
di sciopero che presto fu smantellato dagli arresti dei suoi aderenti. Benoît
Malon, decoratore,
inviato dall’Internazionale,
prese la direzione del movimento, fece eleggere un nuovo comitato per lo
sciopero, e fece redigere una "Dichiarazione di sciopero" che
includeva 11 richieste tra le quali: la giornata lavorativa dei minatori ad 8
ore con 5 franchi di paga; la giornata lavorativa nei luoghi dove si stava in
mezzo all’acqua, doveva essere massimo di 5 ore con 5 franchi di paga; la giornata
lavorativa di 8 ore per bambini che iniziavano a lavorare e con 2 franchi e 25
centesimi di paga; il rilascio dei lavoratori imprigionati; l’amministrazione
del fondo di soccorso da parte dai lavoratori stessi.
Schneider
respinse con disprezzo tutte le richieste dichiarando: "Io non
parlamenterò con questi teppisti". Questo brutale rifiuto rafforzò la
combattività degli scioperanti che furono supportati dall'azione energica delle
donne che incoraggiarono alcuni lavoratori non scioperanti a smettere di
lavorare. La polizia ne fermò una, ma le sue
compagne la liberarono. L’indomani la cosa si ripeté. Per
protestare contro l'arresto di tre di loro, portarono i loro bambini di fronte
i gendarmi e urlarono: "arrestateci e li nutriremo". Poi si
ammassarono davanti al treno che doveva portare i prigionieri nella cittadina
di Autun[3] per il processo; così facendo
ottennero il loro rilascio. Gli
scioperanti furono in grado di continuare lo sciopero grazie alle
sottoscrizioni provenienti dalle sezioni dell’Internazionale
di tutta la Francia. La pressione padronale e del governo aumentò.
La giustizia
diede pieno appoggio alle grandi imprese per schiacciare la lotta. Il 7 aprile,
venticinque scioperanti comparvero davanti al Tribunale Penale di Autun[3], il
processo iniziò con la requisitoria del pubblico ministero che parlò di legami
di classi, di casta e di ideologia spontanea: "... Un modello di Amministrazione tenutosi in onore del salario e
della sua massima espressione ... Non ci sono lotte tra capitale e lavoro, ci
sono solo i lavoratori che lottano tra di loro per disorganizzare il lavoro che
diffonde ricchezza nel paese ... Voi siete ingrati all'ammirevole amministrazione
che fece di Le Creusot un luogo di benessere, una scuola di scienza e di morale
... La società è minacciata!". Il procuratore generale lanciò in una
filippica che merita di essere ricordata: "Il signor Frémond (l’avvocato degli imputati) ha parlato del feudalesimo e di oppressione del lavoro da parte del
capitale, lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo: questa è spazzatura ...
Le Creusot è il più felice centro di lavoro. I salari sono alti rispetto Epinac[4], Montceau[5] e Saint
Etienne. ... Lo sciopero è dovuto al partito repubblicano ... Questo non è
uno sciopero della popolazione, ma di questi malvagi operai, sacra banda della
rivolta … accusati ... voi siete gli strumenti
della sommossa, voi avete attaccato la proprietà, voi siete i soldati della
rivoluzione! Nessuna pietà per questi oppressori ... “
Il tribunale
di Autun[3] al servizio dei padroni, condannò 24 scioperanti a 298 mesi di
prigione. Benoît
Malon descrisse l'atmosfera del verdetto: “I detenuti restarono impassibili; tutto il mondo li guardava; subito le donne, le madri
scoppiarono in lacrime, chiesero a gran voce chi nutrirà i loro figli ... il
pubblico era indignato per l’accaduto; le donne, con la forza della
disperazione, si rifiutarono di uscire e lanciarono grida più terrificanti che
mai... "
A Le Creusot,
la notizia della sentenza avvilì i quartieri operai, annientò la voglia di
lotta di molti, demoralizzò i più combattivi. Di fronte a questa dura
repressione, a poco a poco molti minatori tornarono al lavoro, mentre altri
dovettero andar via da Le Creusot. Il 15 aprile, il Comitato di sciopero chiese
di fermare le agitazioni e rese pubblica (tramite affissione di manifesti) la
seguente posizione: "Dopo 23 giorni
di una lotta impari, siamo stati sconfitti. Vi invitiamo dunque a tornare
dentro le miniere. Non aumentiamo più, per una più lunga assenza dal lavoro, la
miseria che deriva da condanne pronunciate e dai numerosi licenziamenti che ci attendono ...
". Infatti, nonostante la ripresa dei lavori, nonostante la mancanza di
pane che colpì le famiglie, nonostante la riduzione dei dipendenti, la
direzione aziendale decise un centinaio di licenziamenti.
In condizioni
così terribili, il Comitato di sciopero trovò ancora le parole per esaltare la
qualità dell’ideale del lavoratore internazionalista rispetto alla meschinità
dimostrata dal procuratore generale: "La
nostra causa ha sollevato la simpatia universale, siamo orgogliosi e, se
necessario, sapremo anche noi praticare la fraternità operaia. Nel frattempo,
proclamiamo altamente la nostra adesione all’Associazione Internazionale dei Lavoratori, questo sublime confraternita di tutti i
proletari del mondo, una speranza per un futuro di uguaglianza. A tutti i
democratici che sono fraternamente venuti in aiuto, grazie".
Ma i lavoratori
in sciopero a Le Creusot non sono stati abbandonati alla loro triste sorte di
quei giorni difficili. La solidarietà giocò a loro favore. La Camera
federale di Parigi fece una sottoscrizione, la Camera federale di Marsiglia,
Le Società dei lavoratori di Lione, i
lavoratori di Mulhouse[6] erano venuti generosamente in soccorso. Un manifesto stampato
dalla Sezione Internazionale
di Rouen[7] firmata da Aubry,
e indirizzato ai lavoratori del dipartimento, è significativo: "Migliaia di lavoratori chiedono in nome del
diritto di coalizione, un aumento della parte che loro apportano ala produzione
della ricchezza ... Un solo uomo, manipolatore di diversi milioni, abusa della
sua posizione e disdegna qualsiasi conciliazione".
Se gli
scioperi fallirono, il malcontento continuò; la coscienza
dei lavoratori era in evoluzione. Era la
vigilia di eventi critici e un punto di svolta nella storia della Francia.
Nella storia
dei movimento sindacale, gli scioperi che si sono verificati nelle fabbriche di
Le Creusot, nei mesi di gennaio e marzo 1870 attirarono l'attenzione dai fatti
particolari che ne furono la causa. Entrambi gli scioperi per il loro carattere
e la loro evoluzione, riflettono senza dubbio lo stato d'animo dei padroni di
quel periodo e il comportamento psicologico dei lavoratori che avevano
raggiunto un alto grado di coscienza sindacale.
Gli scioperi
di febbraio e marzo 1870 non hanno soddisfatto le rivendicazioni degli
scioperanti, ma ebbero una grande influenza sul futuro del movimento dei
lavoratori in tutta la Francia. A Le Creusot le
manifestazioni di protesta ebbero seguito dopo la
caduta dell'Impero e al tempo della Comune
di Parigi.
Un operaio sindaco di Le Creusot
Nel 1870, i
minatori e gli operai di Le Creusot non furono i soli a scioperare. A Lione, le ovalistes[8], utilizzate in filatura, ottennero un aumento dei salari e
giornate di lavoro più brevi. Nelle elezioni del
Dopo la
dichiarazione di guerra
contro la Prussia, la sezione dell’Internazionale
di Le Creusot organizzò una manifestazione per la pace che riunì 4.000 persone.
Il 4
Settembre Schneider presiedeva l’Assemblea parlamentare quando il popolo di
Parigi invase la riunione. I manifestanti lo accompagnarono al suo hotel con grida di "Morte
al sicario di Le Creusot! La morte per lo sfruttatore dei lavoratori!" Schneider andò in esilio in Inghilterra.
Manifestazione delle donne a Le Creusot. Disegno di Yon, stampa BN |
A Le Creusot, due correnti si affrontavano: da una parte c’era un comitato repubblicano che riuniva i lavoratori aderenti all’Internazionale e repubblicani avanzati o moderati; dall’altra parte c’erano i bonapartisti, i monarchici e i repubblicani conservatori sostenuti dalla direzione della fabbrica. Mentre i prussiani si avvicinavano a Le Creusot, si formò un comitato di difesa nazionale, sotto la presidenza di Dumay, che venne nominato "sindaco ad interim" il 24 settembre da parte dell’amministrazione prefettizia installata da Gambetta, il nuovo ministro degli interni. Dumay chiese lo scioglimento del consiglio municipale eletto sotto l'Impero e composto da dirigenti della fabbrica, lo scioglimento della Guardia Nazionale, dei gruppi armati nella fabbrica e l'insediamento di una nuova Guardia Nazionale popolare e repubblicana. Gambetta rifiutò il primo punto, non voleva scontentare i dirigenti della fabbrica che produceva armi per la difesa nazionale. La nuova Guardia Nazionale venne formata ed elesse ufficiali repubblicani. Ma il prefetto rifiutò di consegnare le armi promesse. I club repubblicani organizzarono la difesa contro i prussiani che avanzavano verso Le Creusot.
La parte
reazionaria tramò contro il sindaco e i repubblicani. Essa fu
ascoltata da Gambetta
che, con un telegramma, "biasimò" Dumay
per aver ostacolato il buon funzionamento delle fabbriche e per il disordine
nella città. Dumay
si dimise. Gambetta
accettò le dimissioni affermando che "non c'è
nessun uomo necessario". I democratici
risposero la lotta organizzando un incontro in cui "3000
cittadini di Le Creusot protestarono contro le dimissioni del cittadino Dumay
... protestarono contro le condizioni in cui le dimissioni furono accettate dal
Ministro dell'Interno, visto che il cittadino Dumay
è tanto necessario a Le Creusot quanto il cittadino Gambetta
lo è per Tours". Gambetta
cedette, rifiutò le dimissioni di Dumay
e, infine, accettò lo scioglimento del consiglio municipale.
Dumay
si candidò alle elezioni parlamentari dell'8 febbraio 1871, e ottenne il 77%
dei voti a Le Creusot, ma nell’insieme nel dipartimento di Saône-et-Loire, la
lista conservatrice borghese guidata da Thiers
prevalse. Il partito reazionario sollevò inquietudini e il governo inviò
delle truppe a Le Creusot.
La Comune di Le Creusot
Il governo di
Thiers
volle farla finita con i repubblicani di Le Creusot. Il 5 marzo,
il prefetto di Saône-et-Loire, amico di Gambetta
(nel frattempo non più ministro degli Interni), che aveva cercato di allentare
le tensioni tra la democratici di Le Creusot e il governo, si dimise. Il sostituto di Gambetta,
Emmanuel Arago[9], chiese al prefetto di destituire il sindaco e il comandante
della Guardia
Nazionale. Il Comitato repubblicano aggiunse al suo titolo l'appellativo "socialista", sostenne fortemente
Dumay
e costruì relazioni con altri comitati repubblicani della regione.
Il 18 marzo
iniziò la Comune
di Parigi. Il 24 marzo, nel corso di un incontro pubblico 3000 creusottini
indirizzarono alla Guardia
Nazionale di Parigi «l'espressione della loro più viva simpatia". Una manifestazione a sostegno della Comune
di Parigi venne preparata dal Comitato repubblicano e socialista: la Guardia
Nazionale venne chiamata per una revisione. Dumay,
con due compagnie di guardie si installò al municipio. Gli altri
funzionari del Comitato incitarono la Guardia
Nazionale, formarono un corteo cui presero la testa e andarono a chiedere
al sindaco di proclamare la Comune.
Il 26 marzo
le cose non andarono esattamente come previsto. Il prefetto,
il procuratore generale, il comandante militare del posto, che erano in stato di
allerta risposero con l'invio in piazza del municipio di una compagnia di
fanteria e di due gruppi di corazzieri. Dei tre
battaglioni della Guardia
Nazionale previsti, solo uno (800 uomini) andò al municipio per difenderlo. Si temette lo
scontro, ma i soldati e la Guardia
Nazionale fraternizzarono. Dumay
si affacciò da una finestra del primo piano del Municipio e proclamò la Comune
di Le Creusot. Trentadue persone formarono il consiglio della Comune e scrissero
una dichiarazione che affermava di voler esercitare per qualche giorno il
potere amministrativo in attesa delle elezioni ... "Tutte
le misure amministrative comunali saranno immediatamente presentate alla
valorizzazione del popolo in un incontro pubblico o per mezzo di manifesti".
I membri
della Comune decisero l'occupazione della stazione ferroviaria, del telegrafo e
della posta da parte della Guardia
Nazionale. Ma fu troppo tardi, l'esercito occupò prima di loro i tre edifici.
Nella notte,
il prefetto inviò rinforzi militari che occuparono la città. Il 27 marzo,
impressionati dal dispiegamento militare, la maggior parte dei lavoratori
andarono a lavorare. La Comune di Le Creusot fallì e Dumay
si aspettava di essere arrestato. Dato che molti dei lavoratori erano armati,
le autorità furono contrari all’arresto, perché temevano la
reazione dei lavoratori, proposero quindi a Dumay
di non incriminarlo in cambio della sua promessa di trasferirsi nella cittadina
di Autun[3]. Dumay
rifiutò e scrisse al prefetto che avrebbe continuato a combattere il governo di
Thiers. Un’ultima
manifestazione si svolse la sera, rinforzata dai lavoratori che uscivano dalla
fabbrica.
Il 28 marzo,
la situazione si calmò, la maggior parte dei membri del Comitato repubblicano e socialista
andò in esilio a Ginevra, alcuni furono imprigionati, Dumay
si nascose a Le Creusot per tutta la durata della Comune
di Parigi.
Alla fine di
aprile, il prefetto ordinò il disarmo della Guardia
Nazionale. 700 cannoni e 20.000 cartucce furono recuperati, ma molti
lavoratori mantennero le loro armi.
Alle elezioni
comunali del 30 aprile, Dumay
ancora clandestino affrontò il figlio di Schneider. Nel primo
turno, la lista democratica ebbe quattro eletti contro un solo reazionario.
Schneider figlio reagì licenziando un centinaio di lavoratori, gli altri
furono ricattati: pane votando Schneider contro la fame votando Dumay. La destra
vinse il secondo turno, ma la lista democratica ottiene un certo successo con
circa di 2.400 voti.
Il 28 e il 29
giugno si svolsero, davanti alla Corte
d'assise di Chalon[10], il processo a 22 creusotini accusati di aver partecipato alla
rivolta. I tredici accusati presenti furono assolti. Dumay
e altri cinque dirigenti democratici latitanti furono condannati in contumacia,
il primo ai lavori forzati a vita, gli altri deportati nelle fortificazioni.
La comune di
Le Creusot fu uno scontro di classe tra il capitalismo incarnato dai Schneider,
e il proletariato ancora inesperto, ma che riuscì a minacciare, per un certo
periodo, il potere dei maestri del ferro.
BIOGRAFIA DI ALCUNI COMUNARDI DI LE CREUSOT
Cliccare sul nome che interessa
per collegarsi alla biografia
|
☺ Le Creusot (Francia) 4 agosto 1843
- U ?. Repubblicano e membro dell'A.I.T..
Membro del Comitato di distribuzione dei soccorsi agli scioperanti alla fine
dello sciopero dei minatori, nell'aprile 1870, prese parte attiva alle
agitazioni operaie e democratiche a Le Creusot,
dal 4 settembre 1870 al marzo 1871, e in particolare alla proclamazione della
Comune
il 26 marzo. Fu processato davanti alla Corte d'Assise del dipartimento della
Saône-et-Loire, ma la giuria non lo ha condannato. |
|
☺ Roanne (Francia) 18 marzo 1819 - U ?. Operaio; repubblicano militante; membro dell’A.I.T.;
partecipò alla Comune di
Le Creusot. Sostenne gli scioperi degli operai delle officine Schneider.
Colonnello della Guardia
Nazionale. Fu commissario di polizia e durante la municipalità di Jean-Baptiste
Dumay (settembre 1870-marzo 1871). Venne condannato a quindici mesi di
prigione. |
||
☺ ? - U ?. Proprietaria di un locale di vendita di bevande;
democratica socialista; membro di una sezione dell'Internazionale
di Lione;
partecipò alla Comune di Le Creusot. È stata una delle organizzatrici dello
sciopero delle operaie
ovaliste di Lione. Il 24 giugno 1869, si unì all'Alleanza
Internazionale della Democrazia Socialista organizzata da Bakunin.
Condannata in contumacia. Si rifugiò quindi in Svizzera. |
||
☺ Toulon-sur-Arroux (Francia) 1839 - U ?. Operaio delle miniere; domiciliato a Le
Creusot. Prese parte al proclama della Comune di Le Creusot il 26 marzo 1871
e, per questo motivo, comparve dinanzi alla Corte d'Assise il 28 giugno, dove
fu assolto. |
||
☺ Lurmschwiller (Francia) 1837 - U ?. Modellatore. Fu processato davanti alla Corte
d'Assise come membro della Comune di Le Creusot, ma la giuria lo ha assolto
dall'accusa.
|
||
|
☺ Le Creusot (Francia) 10 Settembre 1841 - U Parigi il 27 aprile 1926. Operaio meccanico nelle officine di Schneider; attivista dell’Internazionale.
Organizzò la lotta repubblicana a Le Creusot
alla fine
dell'Impero. Creò, il 18 marzo 1870, una sezione della Prima Internazionale di cui era segretario-corrispondente. Quando a Parigi fu proclamata
la Comune, aiutato da Albert
Leblanc, delegato della Comune
nelle province, preparò con cura l'annuncio della Comune di Le Creusot. La
corte d'assise di Chalon-sur-Saône lo condannò in contumacia, il 9 settembre
1871, Lui era fuggito in Svizzera, ai lavori forzati a vita. Rientrò in Francia nel 1879, dopo l’amnistia.
Le sue ceneri si trovano nel colombario del cimitero di Père-Lachaise
cassa 5562. |
|
☺ Aviglione (Francia) ? - U ?. Prese parte al proclama del Comune di Le
Creusot. La Corte d'Assise di Chalon-sur-Saône lo assolse dall'accusa.
|
||
☺ Chissey (Francia) 14 giugno 1839 - U Saint-Blaise (Svizzera) 29 novembre
1907. Produttore di cestini; è stato uno dei primi
attivisti repubblicani nel feudo di Schneider e membro dell'Internazionale.
Partecipò alla Comune di Le Creusot. Andò in esilio nel marzo 1871 e fu
condannato in contumacia il 9 settembre, dalla corte d'assise di
Chalon-sur-Saône[11],
alla deportazione in un recinto fortificato. |
||
☺ Saint-Désert (Francia) 1842 - U ?. Calzolaio, membro della Comune di
Le Creusot. La corte d'assise di Saône-et-Loire ha ritenuto che non
fosse necessario perseguirlo.
|
||
☺ Saint-André-le-Désert (Francia) 1829
- U ?. Prese parte alla proclamazione della Comune di
Le Creuso t. Processato il 28 giugno 1871, la giuria ne ha respinto l'accusa.
|
||
☺ ? - U ?. Operaio nelle officine Schneider. Arresto dopo la caduta della Commune di Le Creusot, fuggì a Ginevra.
Fu condannato in contumacia il 13 febbraio 1873 dal 16°
Consiglio di guerra alla deportazione in un recinto fortificato. |
||
☺ Mont-Saint-Vincent (Francia)
4 gennaio 1844 - U ?. Operaio meccanico nelle officine Schneider a Le
Creusot, militante molto attivo durante lo sciopero del gennaio 1870 e membro
della sezione dell'Internazionale.
Prese parte attiva all'agitazione rivoluzionaria e partecipò alla
proclamazione della Comune il 26 marzo 1871 e per questo fu condannato in
contumacia (era andato in esilio a Ginevra), dalla corte d'assise di
Chalon-sur-Saône alla deportazione in un recinto fortificato. |
||
☺ Saint-Eusèbe (Francia) 1840 - U ?. Fabbro, poi agente di polizia a Le Creusot dopo
il 4
settembre 1870. Prese parte al proclama della Comune di Le Creusot il 26
marzo 1871. Fu processato davanti alla Corte d'Assise di Saône-et-Loire nella
sua sessione dal 28 giugno al 1° luglio 1871, ma la giuria lo ha assolto. |
||
☺ Parigi (Francia) 29 gennaio
1844 - U ?. Ingegnere civile; membro dell'Internazionale
e del comitato esecutivo della Delegazione
Rivoluzionaria dei venti arrondissement di Parigi; partecipò alle Comuni
di Le Creusot e Lione. Due consigli
di guerra lo condannarono in contumacia (perché riuscì a fuggire), due
volte - 2 settembre e 13 dicembre 1871 - alla deportazione in un recinto
fortificato, la sentenza venne commutata in semplice deportazione il 15
gennaio 1879 e consegnata il 27 novembre dello stesso anno. Si era rifugiato
in Inghilterra, ma probabilmente tornò in Francia e fu arrestato, poiché fu
deportato in Nuova
Caledonia. Fu rimpatriato dopo l'amnistia. |
||
☺ Chalon-sur-Saône (Francia) 1828 - U ?. Insegnante in una scuola pubblica, socialista, membro
dell'Internazionale,
partecipò alla Comune di Le Creusot.. Giudicato dalla Corte d'assise di
Chalon-sur-Saône, fu assolto. |
||
☺ 1849 - U ?. Partecipò alla Comune di Le Creusot,
per questo motivo fu processata davanti alla Corte d'Assise di
Saône-et-Loire. Il procuratore generale ha ritenuto che non fosse necessario
procedere. |
||
☺ ? - U ?. Proprietario di una caffetteria a Le Creusot, attivista
repubblicano e dell'A.I.T..
Capitano della Guardia
Nazionale, partecipò alla proclamazione della Comune di Le Creusot. Condannato
in contumacia dalla Corte d'Assise di Chalon-sur-Saône alla deportazione in
un recinto fortificato, aveva trovato rifugio a Ginevra. Nel 1876 si unì ad una
sezione dell'A.I.T.
affiliata alla Federazione
del Giura. In seguito si rifugiò negli Stati Uniti. |
||
☺ Autun (Francia) 5 ottobre 1820 - U ?. Operaio nelle officine Schneider. Comandante di
uno dei tre battaglioni della Guardia
Nazionale creusottina, partecipò alla proclamazione della Comune e
fu condannato in contumacia alla deportazione in un recinto fortificato. Andò
a vivere quindi in Svizzera. Fu graziato
nel 1879. |
||
☺ Marmagne (Francia) 12 marzo 1839 - U ?. Operaio, membro dell'Internazionale,
partecipò al proclama della Comune di Le Creusot. Condannato in contumacia
alla deportazione in un recinto fortificato. |
||
☺ ? - U ?. Minatore, membro dell’Internazionale.
Ha partecipato alla Comune di Le Creusot.
|
||
☺ Couches (Francia) 1829 - U ?. Aveva una caffetteria a Le Creusot. Venne processato
per la sua partecipazione alla Comune di Le Creusot. Il pubblico ministero ha
ritenuto che non ci fosse nessun’accusa da perseguire. |
||
☺ Marly-sous-Issy (Francia) 1826 - U ?. Operaio, partecipò alla Comune di Le Creusot. Fu processato ma la
giuria non lo ha condannato.
|
||
☺ Toulon-sur-Arroux (Francia) 1838 - U ?. Membro dell'Internazionale,
partecipò alla Comune di Le Creusot. Portato alla Corte d'assise, fu assolto.
|
||
☺ Le Creusot (Francia) 7 dicembre 1840 - U ?. Minatore, partecipò alla Comune di Le Creusot. Giudicato
davanti alla corte d'assise di Saône-et-Loire, fu assolto.
|
||
☺ Dezize-lès-Maranges (Francia) 1832 - U ?. Stagnino. Processato come membro della Comune
di Creusot, la giuria non lo ha condannato.
|
||
☺ Fresse (Francia) 1838 - U ?. Parrucchiere; tenente della Guardia
Nazionale; prese parte al proclama della Comune di Le Creusot, per questo
motivo, fu processato davanti alla Corte d'Assise, ma la giuria non lo ha
condannato. |
||
☺ Ruffey (Francia) 1839 - U ?. Orologiaio. Coinvolto in tutte le
manifestazioni degli operai di Le Creusot, era membro dell'Internazionale.
È stato eletto colonnello della Guardia
Nazionale. Fu processato davanti alla Corte d'Assise come membro della Comune
di Le Creusot; il procuratore generale ha ritenuto che non fosse necessario
seguirlo. |
||
☺ Villefranche (Francia) 1835 - U ?. Cappellaio. Prese parte alla proclamazione della
Comune di Le Creusot, per questo motivo comparve davanti alla Corte d'Assise.
Tuttavia, la giuria non lo ha condannato. |
||
☺ ? - U ?. Operaio. Partecipò a tutte le manifestazioni degli
operai di Le Creusot, di cui ne fu membro della sua Comune proclamata il 26
marzo 1871.
|
[1] Situata nel dipartimento di Saône-et-Loire, nella regione Bourgogne-Franca-Comté.
[2] Nel
dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[3] Nel
dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[4] Nel
dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[5] Nel
dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[6] Nel
dipartimento dell'Alto Reno nella regione Grand Est.
[7] Capoluogo della
Normandia, regione della Francia settentrionale, è una città portuale sulla
Senna.
[8] Le ovalistes (Ovaliste) erano
lavoratrici della seta il cui compito era quello di effettuare i trattamenti
preparatori del filato di seta grezza che emerge dalla filatura per fare la
tessitura (l'ovale era il fulcro del mulino che monitoravano). Le ovalistes
erano reclutate nelle campagne vicino Lione, ed erano pagate 1,40 franchi al
giorno per una giornata lavorativa di 12 ore, ed venivano fatte alloggiare in
camere sovraffollate e spesso insalubri. A Lione, durante l'estate del 1869,
250 operaie ovalistes scesero in sciopero per chiedere un aumento di stipendio
ed una riduzione del loro orario di lavoro. Il giorno prima dello sciopero, le
250 firmarono una petizione in cui rivendicavano 2 franchi al giorno, e il
giorno lavorativo di 11 ore. Chiesero l'aiuto del prefetto affinché le loro
richieste avessero buon esito, ma invano. Quattro giorni dopo, il 21 giugno
smisero di lavorare. Esse ricevettero il sostegno dalla sezione
dell'Internazionale di Lione, che permise loro di formare un comitato di
sciopero, ed ottennero dal Consiglio Generale il permesso di organizzare una
colletta per il loro sostegno (fondi sono stati raccolti in Francia, ma anche
in Belgio, Inghilterra, Svizzera ...). In un mese lo sciopero si diffuse nelle
altre officine della fabbrica della seta, e si organizzarono uffici di
soccorso, in spazi messi a disposizione dai locali pubblici (caffè, strada).
Dopo un mese lo sciopero lo sciopero ebbe successo ed i lavoratori della sete
ottennero quanto richiesto.
[9] François
Victor Emmanuel Arago (Parigi, 6 agosto 1812 – Parigi, 26 novembre 1896) è
stato un politico francese. Alla caduta di Napoleone, divenne ministro di
Giustizia del governo di difesa nazionale, poi ministro degli Interni. Fu
membro dell'Assemblea nazionale dal 1871 al 1876, quando divenne senatore.
[10] Nel dipartimento
della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea.
[11] Nel dipartimento della Saona e Loira nella regione
della Borgogna-Franca Contea.