STANISLAS XAVIER POURILLE
Jean Baptiste Stanislas Xavier
Pourille, detto Blanchet, è nato a Troyes[1]
il 26 agosto 1833; ha fatto vari mestieri ed è stato un giornalista e scrittore
francese.
I genitori di Pourille erano
poveri. Stanislas studiò alla scuola superiore di Troyes con una borsa di
studio della città e manifestò attitudini letterari. Venne a Parigi nel 1852,
dove fondò il giornale Le Sans le sou (Il Senza un soldo).
Nel 1860 si fece frate
cappuccino (Brest[2] 1860,
La Roche[3]
1862), ma nel 1862 tornò allo stato laicale e si stabilì a Lyon, dando
lezioni di francese e tedesco, e lavorando come interprete per i tribunali di Lyon (1864-1867).
Licenziato nel 1867, per immoralità; Pourille da parte sua, ha detto, che si
era dimesso, si diede al commercio della seta ma nel 1868 fece fallimento e
finì per sei giorni in prigione per bancarotta, sempre a Lyon, il 10
marzo 1868.
Tornò a Parigi, dove diventò
in un venditore di oggetti di seconda mano, e dove collaborando alla stampa
anti-bonapartista con lo pseudonimo di Blanchet (dopo la sua bancarotta,
aveva preferito cambiare usare uno pseudonimo).
Nel 1870, durante l'assedio
prussiano di Parigi, si arruolò nella 5ª Compagnia del 60º battaglione
della Guardia
Nazionale, e prese parte alle insurrezioni del 31
ottobre 1870 e del 22
gennaio 1871 contro il governo.
In quel periodo si era impegnato a creare la Legione garibaldina.
Il 18
marzo è stato membro del Comitato
centrale della Guardia nazionale ed ha firmato tutte le dichiarazioni, i
proclami e i manifesti del mese di marzo. Il 18
marzo, era in rue Basfroi alle 8 del mattino con Assi,
Gouhier
e Rousseau,
diffondendo le consegne di cautela, optando per la difensiva quartiere per
quartiere. Il 19,
ha firmato due proclami che annunciavano la liberazione di Parigi, la fine
dello stato d'assedio, la proclamazione delle elezioni
municipali, la fine del potere temporaneo del Comitato
Centrale, e ad altri annunci dei giorni 21,
22,
23,
24,
25,
28
marzo eccetera. Forse grazie a questo, il 26
marzo, fu eletto al Consiglio
della Comune dal 5°
arrondissement di Parigi, con 5.994 voti su 12.422 elettori.
Fece parte della Commissione
giustizia dalla sua formazione fino al 21
aprile; i suoi interventi alle sedute erano efficienti e di una violenza
puramente verbale: ha proposto, il 3
aprile, di arrestare le donne dei vecchi informatori o agenti di polizia e
di deferirli al Comitato di Sicurezza generale; ha riferito il 4
aprile, di aver requisito vetture piene di cibo e liquidi che si trovano
nei conventi religiosi del quinto
arrondissement, pronte ad andare a Versailles.
Il 5,
partecipò alla discussione sul diritto della chiamata alle truppe. Il 6,
propose che ogni refrattario fosse immediatamente deferito al consiglio di
guerra. Il 7,
garantì le idee repubblicane di Dombrowski
e lo presentò come un militare esperto. L'8,
ha preso parte alla discussione sull'aiuto da dare alle vedove e agli orfani
delle guardie nazionali uccise. Il 9,
propose che "dato i maltrattamenti inflitti ai Comunardi prigionieri di
Versailles,
si dovrebbe usare la stessa arma contro gli ostaggi". Si rammaricò che
il decreto contro i refrattari non fosse più totale nei confronti dei
fuggiaschi e dei ricchi (15
aprile). Nei giorni successivi partecipò alle discussioni sulla colonna
Vendome, sull'incorporazione dei soldati nella Guardia
Nazionale. Il 14
ha votato affinchè "ogni arresto venga notificato immediatamente al
delegato alla Giustizia della Comune ". Il 18,
riguardo alla presa di Asnieres da parte dei versagliesi, difese Cluseret
"che fornisce prove di capacità, repubblicanesimo, modestia".
Il 19,
ha votato per la convalida delle elezioni complementari. Il 22,
ha chiesto che la delegazione scientifica fosse "nominata senza
denominazione e senza discussioni". Lo stesso giorno ha criticato il
fallimento della riunione: "Prendo atto che, in questi ultimi giorni,
la Comune
si suicida non reagendo abbastanza, e se non agendo più, la rivoluzione è persa
[...] Parliamo di meno, agiamo di più ... " (22
aprile). Al suo intervento, rispose Varlin
replicando: "Quelli che gridano più forte non sono quelli che fanno di
più". Il 23,
si è lamentato per la disorganizzazione militare, della mancanza di cibo e di
scarpe. Il 24,
ha detto di non capire la sospensione delle armi di Neuilly "a favore
di chi ci tradisce forse" ed ha protestato contro la decisione della Comune di
rivedere le sentenze della Corte Marziale.. Il 26,
è andato molto oltre: "Propongo che la Comune prenda
diversi gendarmi nelle carceri [...]. Di fucilarli all'alba!” Il 27,
ha proposto che tutti i vecchi soldati dovrebbero avere diritto ad una
pensione. Il 28,
ha chiesto che "gli ufficiali di stato maggiore, tre quarti dei quali
sono inutili a Parigi, dovrebbero essere inviati agli avamposti". Si
lamentò della disorganizzazione della guerra, del cibo, della presenza dei
bonapartisti, delle guardie di Parigi, dei battaglioni, ecc. "Se non è
tradimento, è la stessa cosa".
Il 1°
maggio, ha votato per il Comitato
di Salute pubblica "considerando che, se la Comune ha
armato tutte le persone oneste, non ha ancora adottato le misure necessarie per
tremare i vigliacchi ei traditori …". Chiese quindi la pubblicazione
del voto nominale motivato. Il 3,
ha proposto un decreto: "gli edifici religiosi sono di proprietà
comunale, dovrebbero essere usati solo su proposta della Comune per
ciascuna municipalità". Nel corso di uno dei suoi interventi, ci fu
una replica di Delescluze
"contro coloro che pensano che non facciamo abbastanza, e che a sua
volta, non fanno altro che recriminazioni sterili".
Pourille venne accusato, il 5
maggio, da Raoul
Rigault di essere un ex-agente informatore della polizia bonapartista di Lyon sotto l'impero;
per questo si dimise dal Consiglio. Quando fu interrogato da Ferré,
ammise di essere Pourille, segretario del commissario di polizia a Lyon, e di
essere stato monaco cappuccino per otto o nove mesi; si è dimesso, è stato
arrestato e rinchiuso a Mazas. La
sera del suo arresto, ha protestato: "Non sono stato interrogato dalla
commissione d'inchiesta ... Sono pronto a rispondere alla commissione di
Sicurezza generale che ha ritenuto mio dovere interrogarmi senza la commissione
di inchiesta, arrestarmi e dare le mie dimissioni che la Comune non
può accettare nelle circostanze attuali secondo la sua decisione, a meno che
dopo avermi ascoltato, pensa che lei mi debba cacciare dal suo grembo".
Desiderava essere giudicato dall'Assemblea comunale e contestò la validità
delle sue dimissioni. I suoi sforzi furono vani. Due settimane dopo, ripetè la
sua protesta in una nota inviata a diversi membri della Comune, ancora senza
risultato. Non lasciò Mazas fino
al 25
maggio, quando i Federati
gli aprirono le porte.
Il Terzo
Consiglio di guerra, giudicandolo membro della Comune, lo
condannò, il 30 dicembre 1872, alla pena di morte; in contumacia, perché era
fuggito a Ginevra. Dopo Ginevra, andò in esilio in Sud America, dove, nel 1875
a Buenos Aires (Argentina), fu redattore di un giornale in lingua francese, Le
Révolutionnaire (che fu pubblicato dal 9 luglio 1875 al 24 gennaio, 1876)
di tendenza repubblicana e molto anticlericale. Si presentò come il
continuatore di Rousseau[4],
Robespierre[5],
Saint-Simon[6],
Cabet[7],
Leroux[8],
Edgar Quinet[9] e Garibaldi.
Difese la memoria della Comune e
parlava della "lotta di classe" che opponeva la "classe
proletaria" alla "classe borghese". Questo giornale scomparve
dopo aver tentato di trasformarsi in un'edizione bilingue; da allora si perdono
le tracce di Pourille. S'ignora il luogo e la data della sua morte.
Né i sospetti dei Federati,
né la severità del Consiglio di Guerra non bastarono assolutamente a provare
l’appartenenza di Pourille alla polizia imperiale o, al contrario, la sua
estraneità; in un modo o nell'altro non esiste, negli archivi, nessuna prova
conclusiva, e gli storici non hanno trovato prove della fondatezza delle accuse
di Rigault.
Forse Pourille fu
semplicemente un uomo debole, spazzato via dal tumulto di un'epoca violenta.
[1] Nel dipartimento dell'Aube nella regione Grand
Est.
[2] Nel dipartimento del Finistère nella regione della
Bretagna, sulla costa occidentale.
[3] Nel dipartimento dell'Isère della regione
dell'Alvernia-Rodano-Alpi.
[4] Jean-Jacques Rousseau (Ginevra, 28 giugno 1712 –
Ermenonville, 2 luglio 1778) è stato un filosofo svizzero di lingua francese.
Illuminista nella critica ai valori culturali e all'organizzazione sociale del
suo tempo in nome della fondamentale eguaglianza di tutti gli uomini, precorse
il romanticismo nella rivendicazione della spontaneità del sentimento contro la
ragione e, partendo dai principi giusnaturalistici, pose le basi della moderna
democrazia.
[5] Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre
(Arras, 6 maggio 1758 – Parigi, 28 luglio 1794) detto l'Incorruttibile è stato
un politico, avvocato e rivoluzionario francese, protagonista di spicco della
Rivoluzione Francese e del Regime del Terrore.
[6] Claude Henri de Saint Simon (Parigi, 17 Ottobre 1760 –
Parigi, 19 maggio 1825), filosofo francese, è considerato un importante
precursore dell'anarchismo e del socialismo utopistico francese insieme a
Charles Fourier e Pierre
Joseph Proudhon. Da giovane partecipò alla guerra d'indipendenza americana,
durante la Rivoluzione Francese rinunciò ai titoli nobiliari.
[7] Étienne Cabet (Digione, Francia, 1º gennaio 1788 – St.
Louis, 9 novembre 1856) è stato un socialista utopista francese. Eletto deputato
per la Côte d'Or nel 1834, è obbligato a esiliarsi in Inghilterra dove verrà influenzato dalle idee di Robert Owen. Tornato
in Francia nel 1839, pubblica clandestinamente nel 1840, un romanzo che espone la
sua teoria di una città ideale comunista
(Icaria), ma che non si è ancora sbarazzata da un cristianesimo primitivo: Viaggio
in Icaria. Questo libro ottiene un grande successo e nel 1842 fu pubblicato
ufficialmente con grande successo. Condannato per i suoi scritti nel suo giornale
Le Populaire, con l'aiuto di importanti sottoscrizioni, acquista dei terreni
nel Texas per porre in pratica le sue teorie. Una prima colonia icaraiana si imbarca
per il Nuovo Mondo nel 1848, ma in seguito a delle dissidenze e cattive condizioni
climatiche, fu uno scacco. La Colonia si spostò a Nauvoo nell'Illinois dove rimase
11 anni. Ma a causa, in parte dell'autoritarismo di Cabet, la comunità si divise, ed egli morì l'8 novembre 1856 circondato
da alcuni fedeli.
[8] Pierre Henri Leroux (Parigi, 7 aprile 1797 – Parigi, 12
aprile 1871) è stato un editore, filosofo e politico francese. Pierre Leroux può
essere considerato l'inventore del termine socialismo, benché in italiano
e in inglese, fossero stati usati alla fine del secolo precedente termini analoghi
in un significato però molto diverso, per designare cioè il sostenitori del contratto
sociale.
[9] Edgar Quinet (Bourg-en-Bresse, 17 febbraio 1803 – Parigi,
27 marzo 1875) è stato uno storico, scrittore e politico francese. Repubblicano e rivoluzionario convinto:
si unì ai rivoltosi durante la Rivoluzione
del 1848 che rovesciò re Luigi-Filippo. Ha pubblicato nel 1848 Les Révolutions
d'Italie ("Le rivoluzioni d'Italia"), uno dei suoi principali lavori.
Scrisse numerosi pamphlet durante la breve Seconda
Repubblica, attaccò la spedizione di Roma con tutte le sue forze e fu dall'inizio
un irriducibile oppositore del principe Luigi-Napoleone
Bonaparte (Napoleone III).
Eletto deputato alla Costituente nel 1848-1849 continuò da quella tribuna a propugnare
le sue idee, manifestando la sua opposizione alla spedizione francese contro la
Repubblica Romana.