domenica 28 luglio 2019

02-14-PO09 – Stanislas POURILLE

STANISLAS XAVIER POURILLE


Jean Baptiste Stanislas Xavier Pourille, detto Blanchet, è nato a Troyes[1] il 26 agosto 1833; ha fatto vari mestieri ed è stato un giornalista e scrittore francese.
I genitori di Pourille erano poveri. Stanislas studiò alla scuola superiore di Troyes con una borsa di studio della città e manifestò attitudini letterari. Venne a Parigi nel 1852, dove fondò il giornale Le Sans le sou (Il Senza un soldo).
Nel 1860 si fece frate cappuccino (Brest[2] 1860, La Roche[3] 1862), ma nel 1862 tornò allo stato laicale e si stabilì a Lyon, dando lezioni di francese e tedesco, e lavorando come interprete per i tribunali di Lyon (1864-1867). Licenziato nel 1867, per immoralità; Pourille da parte sua, ha detto, che si era dimesso, si diede al commercio della seta ma nel 1868 fece fallimento e finì per sei giorni in prigione per bancarotta, sempre a Lyon, il 10 marzo 1868.
Tornò a Parigi, dove diventò in un venditore di oggetti di seconda mano, e dove collaborando alla stampa anti-bonapartista con lo pseudonimo di Blanchet (dopo la sua bancarotta, aveva preferito cambiare usare uno pseudonimo).
Nel 1870, durante l'assedio prussiano di Parigi, si arruolò nella 5ª Compagnia del 60º battaglione della Guardia Nazionale, e prese parte alle insurrezioni del 31 ottobre 1870 e del 22 gennaio 1871 contro il governo. In quel periodo si era impegnato a creare la Legione garibaldina.
Il 18 marzo è stato membro del Comitato centrale della Guardia nazionale ed ha firmato tutte le dichiarazioni, i proclami e i manifesti del mese di marzo. Il 18 marzo, era in rue Basfroi alle 8 del mattino con Assi, Gouhier e Rousseau, diffondendo le consegne di cautela, optando per la difensiva quartiere per quartiere. Il 19, ha firmato due proclami che annunciavano la liberazione di Parigi, la fine dello stato d'assedio, la proclamazione delle elezioni municipali, la fine del potere temporaneo del Comitato Centrale, e ad altri annunci dei giorni 21, 22, 23, 24, 25, 28 marzo eccetera. Forse grazie a questo, il 26 marzo, fu eletto al Consiglio della Comune dal 5° arrondissement di Parigi, con 5.994 voti su 12.422 elettori.
Fece parte della Commissione giustizia dalla sua formazione fino al 21 aprile; i suoi interventi alle sedute erano efficienti e di una violenza puramente verbale: ha proposto, il 3 aprile, di arrestare le donne dei vecchi informatori o agenti di polizia e di deferirli al Comitato di Sicurezza generale; ha riferito il 4 aprile, di aver requisito vetture piene di cibo e liquidi che si trovano nei conventi religiosi del quinto arrondissement, pronte ad andare a Versailles. Il 5, partecipò alla discussione sul diritto della chiamata alle truppe. Il 6, propose che ogni refrattario fosse immediatamente deferito al consiglio di guerra. Il 7, garantì le idee repubblicane di Dombrowski e lo presentò come un militare esperto. L'8, ha preso parte alla discussione sull'aiuto da dare alle vedove e agli orfani delle guardie nazionali uccise. Il 9, propose che "dato i maltrattamenti inflitti ai Comunardi prigionieri di Versailles, si dovrebbe usare la stessa arma contro gli ostaggi". Si rammaricò che il decreto contro i refrattari non fosse più totale nei confronti dei fuggiaschi e dei ricchi (15 aprile). Nei giorni successivi partecipò alle discussioni sulla colonna Vendome, sull'incorporazione dei soldati nella Guardia Nazionale. Il 14 ha votato affinchè "ogni arresto venga notificato immediatamente al delegato alla Giustizia della Comune ". Il 18, riguardo alla presa di Asnieres da parte dei versagliesi, difese Cluseret "che fornisce prove di capacità, repubblicanesimo, modestia". Il 19, ha votato per la convalida delle elezioni complementari. Il 22, ha chiesto che la delegazione scientifica fosse "nominata senza denominazione e senza discussioni". Lo stesso giorno ha criticato il fallimento della riunione: "Prendo atto che, in questi ultimi giorni, la Comune si suicida non reagendo abbastanza, e se non agendo più, la rivoluzione è persa [...] Parliamo di meno, agiamo di più ... " (22 aprile). Al suo intervento, rispose Varlin replicando: "Quelli che gridano più forte non sono quelli che fanno di più". Il 23, si è lamentato per la disorganizzazione militare, della mancanza di cibo e di scarpe. Il 24, ha detto di non capire la sospensione delle armi di Neuilly "a favore di chi ci tradisce forse" ed ha protestato contro la decisione della Comune di rivedere le sentenze della Corte Marziale.. Il 26, è andato molto oltre: "Propongo che la Comune prenda diversi gendarmi nelle carceri [...]. Di fucilarli all'alba!” Il 27, ha proposto che tutti i vecchi soldati dovrebbero avere diritto ad una pensione. Il 28, ha chiesto che "gli ufficiali di stato maggiore, tre quarti dei quali sono inutili a Parigi, dovrebbero essere inviati agli avamposti". Si lamentò della disorganizzazione della guerra, del cibo, della presenza dei bonapartisti, delle guardie di Parigi, dei battaglioni, ecc. "Se non è tradimento, è la stessa cosa".
Il 1° maggio, ha votato per il Comitato di Salute pubblica "considerando che, se la Comune ha armato tutte le persone oneste, non ha ancora adottato le misure necessarie per tremare i vigliacchi ei traditori …". Chiese quindi la pubblicazione del voto nominale motivato. Il 3, ha proposto un decreto: "gli edifici religiosi sono di proprietà comunale, dovrebbero essere usati solo su proposta della Comune per ciascuna municipalità". Nel corso di uno dei suoi interventi, ci fu una replica di Delescluze "contro coloro che pensano che non facciamo abbastanza, e che a sua volta, non fanno altro che recriminazioni sterili".
Pourille venne accusato, il 5 maggio, da Raoul Rigault di essere un ex-agente informatore della polizia bonapartista di Lyon sotto l'impero; per questo si dimise dal Consiglio. Quando fu interrogato da Ferré, ammise di essere Pourille, segretario del commissario di polizia a Lyon, e di essere stato monaco cappuccino per otto o nove mesi; si è dimesso, è stato arrestato e rinchiuso a Mazas. La sera del suo arresto, ha protestato: "Non sono stato interrogato dalla commissione d'inchiesta ... Sono pronto a rispondere alla commissione di Sicurezza generale che ha ritenuto mio dovere interrogarmi senza la commissione di inchiesta, arrestarmi e dare le mie dimissioni che la Comune non può accettare nelle circostanze attuali secondo la sua decisione, a meno che dopo avermi ascoltato, pensa che lei mi debba cacciare dal suo grembo". Desiderava essere giudicato dall'Assemblea comunale e contestò la validità delle sue dimissioni. I suoi sforzi furono vani. Due settimane dopo, ripetè la sua protesta in una nota inviata a diversi membri della Comune, ancora senza risultato. Non lasciò Mazas fino al 25 maggio, quando i Federati gli aprirono le porte.
Il Terzo Consiglio di guerra, giudicandolo membro della Comune, lo condannò, il 30 dicembre 1872, alla pena di morte; in contumacia, perché era fuggito a Ginevra. Dopo Ginevra, andò in esilio in Sud America, dove, nel 1875 a Buenos Aires (Argentina), fu redattore di un giornale in lingua francese, Le Révolutionnaire (che fu pubblicato dal 9 luglio 1875 al 24 gennaio, 1876) di tendenza repubblicana e molto anticlericale. Si presentò come il continuatore di Rousseau[4], Robespierre[5], Saint-Simon[6], Cabet[7], Leroux[8], Edgar Quinet[9] e Garibaldi. Difese la memoria della Comune e parlava della "lotta di classe" che opponeva la "classe proletaria" alla "classe borghese". Questo giornale scomparve dopo aver tentato di trasformarsi in un'edizione bilingue; da allora si perdono le tracce di Pourille. S'ignora il luogo e la data della sua morte.
Né i sospetti dei Federati, né la severità del Consiglio di Guerra non bastarono assolutamente a provare l’appartenenza di Pourille alla polizia imperiale o, al contrario, la sua estraneità; in un modo o nell'altro non esiste, negli archivi, nessuna prova conclusiva, e gli storici non hanno trovato prove della fondatezza delle accuse di Rigault.
Forse Pourille fu semplicemente un uomo debole, spazzato via dal tumulto di un'epoca violenta.



[1] Nel dipartimento dell'Aube nella regione Grand Est.
[2] Nel dipartimento del Finistère nella regione della Bretagna, sulla costa occidentale.
[3] Nel dipartimento dell'Isère della regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi.
[4] Jean-Jacques Rousseau (Ginevra, 28 giugno 1712 – Ermenonville, 2 luglio 1778) è stato un filosofo svizzero di lingua francese. Illuminista nella critica ai valori culturali e all'organizzazione sociale del suo tempo in nome della fondamentale eguaglianza di tutti gli uomini, precorse il romanticismo nella rivendicazione della spontaneità del sentimento contro la ragione e, partendo dai principi giusnaturalistici, pose le basi della moderna democrazia.
[5] Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre (Arras, 6 maggio 1758 – Parigi, 28 luglio 1794) detto l'Incorruttibile è stato un politico, avvocato e rivoluzionario francese, protagonista di spicco della Rivoluzione Francese e del Regime del Terrore.
[6] Claude Henri de Saint Simon (Parigi, 17 Ottobre 1760 – Parigi, 19 maggio 1825), filosofo francese, è considerato un importante precursore dell'anarchismo e del socialismo utopistico francese insieme a Charles Fourier e Pierre Joseph Proudhon. Da giovane partecipò alla guerra d'indipendenza americana, durante la Rivoluzione Francese rinunciò ai titoli nobiliari.
[7] Étienne Cabet (Digione, Francia, 1º gennaio 1788 – St. Louis, 9 novembre 1856) è stato un socialista utopista francese. Eletto deputato per la Côte d'Or nel 1834, è obbligato a esiliarsi in Inghilterra dove verrà  influenzato dalle idee di Robert Owen. Tornato in Francia nel 1839, pubblica clandestinamente nel 1840, un romanzo che espone la sua teoria di una città  ideale comunista (Icaria), ma che non si è ancora sbarazzata da un cristianesimo primitivo: Viaggio in Icaria. Questo libro ottiene un grande successo e nel 1842 fu pubblicato ufficialmente con grande successo. Condannato per i suoi scritti nel suo giornale Le Populaire, con l'aiuto di importanti sottoscrizioni, acquista dei terreni nel Texas per porre in pratica le sue teorie. Una prima colonia icaraiana si imbarca per il Nuovo Mondo nel 1848, ma in seguito a delle dissidenze e cattive condizioni climatiche, fu uno scacco. La Colonia si spostò a Nauvoo nell'Illinois dove rimase 11 anni. Ma a causa, in parte dell'autoritarismo di Cabet, la comunità  si divise, ed egli morì l'8 novembre 1856 circondato da alcuni fedeli.
[8] Pierre Henri Leroux (Parigi, 7 aprile 1797 – Parigi, 12 aprile 1871) è stato un editore, filosofo e politico francese. Pierre Leroux può essere considerato l'inventore del termine socialismo, benché in italiano e in inglese, fossero stati usati alla fine del secolo precedente termini analoghi in un significato però molto diverso, per designare cioè il sostenitori del contratto sociale.
[9] Edgar Quinet (Bourg-en-Bresse, 17 febbraio 1803 – Parigi, 27 marzo 1875) è stato uno storico, scrittore e politico francese. Repubblicano e rivoluzionario convinto: si unì ai rivoltosi durante la Rivoluzione del 1848 che rovesciò re Luigi-Filippo. Ha pubblicato nel 1848 Les Révolutions d'Italie ("Le rivoluzioni d'Italia"), uno dei suoi principali lavori. Scrisse numerosi pamphlet durante la breve Seconda Repubblica, attaccò la spedizione di Roma con tutte le sue forze e fu dall'inizio un irriducibile oppositore del principe Luigi-Napoleone Bonaparte (Napoleone III). Eletto deputato alla Costituente nel 1848-1849 continuò da quella tribuna a propugnare le sue idee, manifestando la sua opposizione alla spedizione francese contro la Repubblica Romana.